In questo racconto di Barbaro Francesco ci sono molte cose che mi incuriosiscono,
una su tutte le vince, quella data riportata nel testo: 2 febbraio 1959. Una
data lontana nella vita di un ragazzo nato al principio del XXI secolo. Essa contiene tutte le paure passate e future di chi vive in una terra abbandonata e
dove ancora tutti sono spinti alla fuga, in una zona presa d’assalto da innumerevoli
volti carbonizzati, provenienti da un Sud ancora più a Sud, cercatori di un
miraggio, o di un sogno, l’America, meta, di solo andata, di chissà quanti
parenti di Barbaro Francesco.
A questo punto vi invito a leggerlo bene perché Francesco non fa che l'indovino di se stesso,tracciando le sue ansie, le sue aspettative, il suo avvenire; cuoricini compresi!
A questo punto vi invito a leggerlo bene perché Francesco non fa che l'indovino di se stesso,tracciando le sue ansie, le sue aspettative, il suo avvenire; cuoricini compresi!
I due immigrati
Barbaro Francesco
Platì 3C, Scuola Media
Dall’Africa all’inizio della seconda metà del XX secolo due coniugi
partirono per trovare pace e soprattutto lavoro in un paese industrializzato. I
due si chiamavano Solah l’uomo e Carmen la donna. Solah e Carmen erano partiti
su una barcona e avevano portato con se i pochi risparmi che avevano tenuto da
parte e dei vecchi vestiti. I due arrivarono sul barcone e partirono insieme
agli altri.
Il barcone su cui viaggiavano andava diretto in Italia ma l’obiettivo
di Salah e Carmen era arrivare in America più precisamente negli Stati Uniti.
Arrivati a circa 100 – 200 dalla costa il barcone si rovesciò, e ci furono più
di 400 persone in mare, ma Salah e Carmen riuscirono a nuotare e raggiungere la
costa dove poi vennero salvati da alcuni italiani. Per entrare in Italia i due
dovettero pagare delle tasse e così persero molti risparmi, gli restarono
soltanto qualche spicciolo e così non potevano a partire per l’America.
I due si ritrovarono per strada disperati, e così Salah cercò di andare
a trovare lavoro. Salah in qualche modo fu fortunato, perché trovò lavoro in
una locandina dove veniva pagato bene e dove venne anche ospitato insieme a
Carmen. Per avere due biglietti della nave che porta negli Stati Uniti ci
volevano molti soldi e quindi Salah doveva lavorare molto. Anche se ospitati i
due non si ambientarono bene, non socializzarono con nessuno e non venivano
visti di buon occhio perché di colore.
Salah andava a lavorare molto presto, verso le sei del mattino, e
tornava a casa un po’ tardi, verso l’una di notte ed arrivava a casa molto
stanco ma con il desiderio che prima o poi avrebbe avuto i soldi per comprare
quei biglietti che l’avrebbero portato, insieme a Carmen, alla libertà e alla
vita benestante. Dopo due anni e mezzo di lavoro e sacrificio Salah e sua
moglie Carmen raccolsero i soldi per comprare due biglietti per dirigersi verso
l’America. Appena comparti i biglietti i due si diressero al porto dove si sono
imbarcati e partirono verso le sette e mezza di mattino del giorno 2 febbraio
1959. Il viaggio durò poco più di venti giorni.
Arrivati lì con i primi risparmi che gli erano rimasti Salah e Carmen
acquistarono una casa dove cominciarono la loro vita di libertà e dove non
c’era più guerra. La casa che avevano acquistato si trovava in un quartiere
dove vivevano altri immigrati e quindi, i due, socializzarono molto.
Salah non ebbe problemi a trovare lavoro e così cominciarono a stare
bene anche economicamente. Salah e Carmen felici del posto dove si erano
insediati non si spostarono più e crearono una grande famiglia dove vissero per
molti anni con amore e felicità.