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mercoledì 22 febbraio 2017

Stasera sciopero (reg. Mario Bonnard - 1951)




SCIOLTO A PLATI’
un comizio non autorizzato

Un comizio non autorizzato è stato sciolto a Platì dal tenente dei carabinieri Scilipoti della tenenza di Locri.
In seguito alla chiusura di tre Bar per motivi di pubblica sicurezza, il segretario di quella camera di lavoro aveva proclamato uno sciopero di protesta. 
L’On. Minasi socialista nenniano recatosi sul posto, dopo avere stilato un ordine del giorno stava per recarsi alla sede comunale per elevare una protesta, seguito da numerosi lavoratori, quando è intervenuto il tenente dei carabinieri per intimare lo scioglimento dell’assemblea, per motivi, di ordine pubblico.
Dopo vivace discussione il parlamentare proseguiva da solo verso la casa comunale per presentare le sue lagnanze.
GAZZETTA DEL SUD, Domenica 17 Gennaio 1954

Nota
In quegli anni Rocco Minasi (1910 – 1994) è stato un agguerrito combattente di un partito socialista ancora integro e al fianco dei lavoratori che per Platì erano essenzialmente braccianti agricoli o manovali.
La foto, uffaaaaa ..., è sempre di Toto Delfino.


lunedì 20 febbraio 2017

Strada sbarrata - I cittadini ringraziano e chiedono






Spett. DIREZIONE COMPARTIMENTALE A.N.A.S.
CATANZARO
 e p.c.: spett. DIREZIONE GENERALE A.N.A.S.
 R O M A
On. PRESIDENTE REGIONE CALABRIA;
 CATANZARO
I sottoscritti cittadini di Platì (RC), tutti possessori di autoveicoli, A 5
CONSIDERATO
lo stato attuale della S.S. 112 Bagnara-Bovalino, che per essi è un’arteria di vitale interesse per lo sviluppo
sociale, economico, culturale e turistico del loro Comune, mentre rivolgono a Cd. Direzione e a tutti gli organi ed Uffici competenti il loro più vivo
  RINGRAZIAMENTO
per la sistemazione ormai quasi completa e definitiva della tratta Km.564V (Zillastro) = 65 (Aconi), per cui il loro centro abitato agevolmente si congiunge con l'autostrada del Sole, la piana di Gioia Tauro e zone adiacenti non possono tuttavia non esternare il loro increscioso disappunto per lo stato di completo abbandono in cui versa la seguente tratta Km.65=77. In essa, infatti, il fondo stradale è talmente sconvolto, da recare gravissimi danni agli autoveicoli e da mettere in serio pericolo la loro stessa salute ed incolumità. ' 
Da diversi anni si nota che i dipendenti di Cd. Azienda si limitano all' allegro lavoro di falciatura dell'erba e degli arbusti che la fiancheggiano, mentre per nulla provvedono al livellamento delle buche e dei dossi che si susseguono quasi ininterrottamente. Ciò a prescindere dai due tratti di cento metri ciascuno in località Crocifisso (Km.69+9)e Cromati(Km.68), su cui non fu mai compito alcun lavoro di bitumazione.
I sottoscritti cittadini non dimenticano che per sistemazione della tratta Kma56+V = 65 sono occorsi VENTINOVE ANNI(l943: prime interruzioni per eventi bellici; 1945-47: sistemazione provvisoria con passerelle in legno; 1951 - 1953: alluvioni con enormi falle in località Aconi, Rondinelle, Arcopio, Pedalini,
Catanzaro); e in ciò ravvisano lo scarso interessamento degli Organi competenti alle istanze delle popolazioni del Sud Italia e della provincia di Reggio Calabria in particolare.
E non potendo più sopportare tale situazione di fatto,
RICORDANO

a Cd. Direzione il loro buon diritto alla decente manutenzione delle strade che più direttamente li interessano;
CHIEDONO
il più sollecito interessamento perché siano eliminati gli inconvenienti sopra lamentati,e una più solerte opera di manutenzione della S.S. 112;

SI DICHIARANO DISPOSTI
a reperire, mediante offerte volontarie, i fondi necessari per l’acquisto del bitume occorrente a tali lavori, qualora Cd. Direzione dichiari di non essere in grado di reperirli nel proprio bilancio;
AVVERTONO

che si serviranno, d’ora innanzi, di tutti i mezzi legali per la tutela dei loro diritti, qualora il presente appello non sarà preso in immediata considerazione.

Platì, 29 luglio 1972

Nota
Questa petizione, redatta sempre dallo zio Ernesto il giovane, è l'ultimo documento di questo serial intitolato Strada sbarrata. Oggi voglio farvi notare il senso civico di una cittadina che ponendosi di fronte alle mancanze dello Stato cerca di superarlo con l'iniziativa che è propria delle comunità avanzate.Potete scorrere anche l'elenco dei firmatari per ricordare nomi e volti della Platì di un tempo lontano, sempre presente.
La foto è ancora una volta di Toto Delfino.

domenica 19 febbraio 2017

Vittorie perdute (reg. Ted Post - 1978)


L’esperienza diretta e personale, l’esame di molte pubblicazioni e documenti, le inchieste condotte in loco in molti paesi della Calabria hanno contribuito a chiarirmi il quadro storico delle cause che precipitano il Mezzogiorno nelle condizioni in cui si trova al momento dell’Unificazione: la questione meridionale che si delinea prima dell’Unità come problema politico, si pone dopo l’Unità, come grave problema economico-sociale.
Nel 1860 si viene a formare lo Stato Italiano con l’unione di due popoli che etnicamente appartengono allo steso gruppo, geograficamente allo stesso territorio, ma socialmente, negli ultimi sette secoli che precedono l’unificazione, hanno vissuto on aspetti storici diametralmente opposti.
Mentre al Centro-Nord si verificano condizioni storiche favorevoli ad una progressiva evoluzione socio-economica, nel Sud l’assolutismo monarchico e il feudalesimo instaurano un sistema distruttivo nei confronti delle repubbliche marinare, favoriscono il formarsi di vastissimi latifondi, la gran parte non coltivati, e gettano le masse popolare contadine nell’ignoranza e nella miseria.
La civiltà della Magna Grecia, che fa del Sud per lunghi secoli la parte più evoluta e ricca d’Italia, viene soffocata, distrutta e il Mezzogiorno si trasforma inesorabilmente in zona depressa e sottosviluppata ponendosi in condizioni di estrema inferiorità nei confronti del Centro-Nord.
Questo stato di cose, aggravandosi sempre più, si evidenzia, con l’Unità, in quel complesso di ricerche analisi e provvedimenti che caratterizzano la questione meridionale. Man mano che le indagini allargano il campo d’azione, la questione meridionale, la quale riveste dapprima carattere sociale ed economico, subisce una radicale trasformazione quando  lavori e provvedimenti infruttuosi mettono alla luce il nocciolo del problema: il sistema di governo che per secoli opprime il Mezzogiorno richiede alle masse sottomissione passiva, figlia dell’ignoranza, e determina così quell’assenza di istruzione ed educazione di base del popolo, per cui non si può formare l’uomo meridionale e perciò il cittadino, cosciente e della propria personalità e del ruolo che ogni singolo deve avere nella comunità sociale e politica.
Fin quando ciò non avviene compreso tutte le iniziative prese a favorire l’avanzamento del Mezzogiorno e del paese risultano poco fruttuose.

Pasquale (Pasqualino) Perri, Scuola e Mezzogiorno, Qualecultura editrice, Vibo Valentia 1971


domenica 12 febbraio 2017

I piccoli maestri (reg. Daniele Luchetti - 1997)




Ho veduto nascere il lavoro di Pasquale Perri ed ho seguito con trepidazione, ma soprattutto con soddisfazione, la particolare volontà dell’autore di capire e di chiarire a sé e agli altri un problema che gli sta a cuore proprio in quanto meridionale.
Nel giovanile entusiasmo e nell’amore per la sua terra, il Perri ha trovato quel sostegno che lo ha aiutato a liberarsi via via delle incertezze organizzative della prima stesura dei primi capitoli e a coordinare, con equilibrio ed oggettività, le tesi più varie offerte dalle numerose letture e dalle ricerche di Archivio. Egli ha saputo giungere al traguardo.
In verità non intendo esprimere un giudizio sul lavoro, che è bene sia sottoposto al vaglio della critica ufficiale, quanto desidero presentare il mio scolaro. Il Perri vuole ulteriormente approfondire le sue ricerche e non potrà che avvantaggiarsi delle osservazioni e delle critiche che gli verranno mosse, tanto più ch’egli tende a tradurre in azione questa sua esperienza di studio.
Non intendo esprimere un giudizio sul lavoro, ho detto, ma è opportuno dichiari che sono pienamente d’accordo con la tesi di fondo sostenuta dall’autore, direi necessariamente formulata in termini perentori: il problema del Mezzogiorno è prima di tutto problema di educazione (educazione degli adulti; educazione professionale; educazione politica; ecc.); è quindi soprattutto problema di Scuola.
ICLEA PICCO
(Dirigente dell’Istituto di Pedagogia, Università degli Studi – L’Aquila)

Nato a Platì (Reggio Calabria) il 1/4/1934, Pasquale Perri è residente a Popoli (Pescara). E’ laureato presso l’Università de L’Aquila. Ha in preparazione una raccolta di racconti sulla Calabria di ieri e di oggi e uno studio sui movimenti contadini nell’Italia Meridionale dai Fasci Siciliani ai nostri giorni.



 La rivoluzione italiana
sarà meridionale o non sarà
Guido Dorso

Rivoluzione che trasformi il meridionalismo, ancora fissato in schemi culturali di élite, nei precipui problemi di formazione delle masse, affinché queste sappiano trovare da sé i modi per realizzare quelle condizioni di vita che abbattano l’attuale sistema chiuso nella spirale del clientelismo politico, e di soluzione della secolare questione meridionale che oggi si riflette, pericolosamente, su tutta la vita della Nazione.
Rivoluzione, perciò, di un popolo che, prendendo coscienza della propria esistenza, esige di inserirsi nel progresso economico, sociale e politico del Paese, col diritto di portarvi il proprio contributo e goderne, equamente, i benefici.
Presa di coscienza non intesa illuministicamente, né solo come visione generale delle attuali condizioni di vita delle zone depresse del Sud né, ancora, come tentativi sporadici di interventi, ma come azione radicale che elimini definitivamente gli squilibri e metta in giusta prospettiva i problemi in funzione di una programmazione effettivamente basata sulle reali necessità del Mezzogiorno.

Pasquale (Pasqualino) Perri, Scuola e Mezzogiorno, Qualecultura editrice, Vibo Valentia 1971

Nota
Il titolo del film va riferito direttamente al bel libro di Luigi Meneghello che con quello di Pasqualino Perri contiene una presa di coscienza affiancata dall'aspirazione di una crescita intesa come maturità.

giovedì 9 febbraio 2017

Strada sbarrata - Cade in Scilla chi vuole evitare Cariddi


I lavori per la sistemazione della S. S. 112 ci lasciano
CONTENTI … MA NON TROPPO

La data del 1° luglio 1972 è certamente per Platì una data da ricordare, una di quelle date che non solo simbolicamente, ma realmente ha posto una pietra miliare sulla strada del nostro progresso; anzi, non una, bensì quattordici pietre miliari, quante son quelle che segnano la distanza kilometrica – sulla S. S. 112 Bagnara –Bovalino, dal centro abitato di Platì fino ai piani di Zillastro.
Per la verità quelle pietre miliari, in questi giorni sono state non poste, ma restituite al luogo che occupavano fino al 1943. Da allora, infatti, per motivi bellici prima, tellurici (e molto più gravi) poi, di quelle si era perduta la traccia, e la tratta di strada, in balia delle alluvioni e delle piogge autunnali, era divenuta il mattatoio inesorabile degli audaci che osavano avventurarsi a percorrerla per necessità o per svago.
1942-1972; 29 anni! Più di una generazione, perché i cenerentoli platiesi della cenerentola provincia di Reggio Calabria potessero vedere ripristinata quella strada che senza tanti intrighi burocratici e senza tanto sperpero di miliardi era stata costruita nei lontani anni 1870. Potrebbe ben parlarsi della “STRADA DEI TRENT’ANNI!
Ma, come quei che sono giunti fuori dal pelago alla riva, potremmo ben essere contenti adesso, ed esultare di gioia, se al guaio di prima non fosse succeduto un guaio peggiore. Vogliamo dire che, riparata la via dei monti, vediamo ora disastrata la via del mare.
A partire infatti dal km. 65 fino a Natile Nuovo, essa è un piacevole succedersi di dossi e di avvallamenti, prodotti da quegli stessi pesantissimi automezzi che la percorrevano per portare il materiale a quella riparazione.
I danni alle macchine e alle persone è facile immaginarli: sospensioni, coppe dell’olio, gomme, motori, tutto va alla malora in una col sistema nervoso, impegnato a studiare il centimetro, a prevenire le buche e i dossi per rallentare; scossoni da circo equestre, che ti lasciano col fiato mozzo, senza parlare degli scontri che si verificano non di rado tra automezzi, appunto per causa delle pessime condizioni della pista stradale. E se vogliamo, possiamo vederci aggiunto al danno la beffa. Perché i dipendenti dell’ANAS, constatato il danno, hanno picconato quei dossi, vi hanno apposto, tanto per lavarsi le mani, l’eterno LAVORI IN CORSO che guai a chi lo tocca, e poi si sono messi allegramente a guardare i poveri malcapitati.
Proprio l’altro ieri nel bel mezzo di Platì abbiamo visto i cantonieri racimolare qua e là calcinacci e riempirne due enormi buche, dopo che a qualcuno è capitato di sbattervi maledettamente e di rompere la coppa dell’olio.
Si dice che manca il bitume per rattoppare quelle buche; vorremmo chiederci: il bitume manca per tutte le altre strade d’Italia o solo per la 112? E se manca, perché si vedono spesso abbandonati lungo le strade per mesi e mesi tanti fusti di bitume che poi, al momento dell’impiego sono bell’e svuotati, e sembra vogliano far concorrenza alle carogne sventrate?
Cade in Scilla chi vuole evitare Cariddi! Con la semplice differenza che, se la via di monti è per noi necessaria, quella del mare è vitale e non possiamo in alcun modo rinunziare a percorrerla.
E si che le nostre tasse le paghiamo come tutti gli altri italiani. Per quanto si sappia, non vi sono tra noi autisti che circolano senza il bollo della patente o della macchina, o che pagano la benzina quattro soldi il litro, si da meritarci tale inesorabile condanna.
Quanto durerà ancora tale incresciosa situazione? Non è facile prevederlo, o meglio, forse molti anni ancora, forse fino al duemila!
Signori dell’ANAS, non vi basta quanto paghiamo per tenerci un po’ di strada decente? Siamo disposti a fare una sottoscrizione volontaria, per l’acquisto di pochi fusti di bitume occorrente alle riparazioni, purché vi decidiate a ricordarvi, una buona, volta di noi.
ERNESTO GLIOZZI(il giovane)

NOTA
Magari chi frequentava le liturgie dello zio Ernesto si faceva di lui l’idea di una personalità distante, di un uomo poco secolare; vi posso assicurare che non era così e questo scritto lo dimostra: impegnato anche sul terreno sociale, come poteva essere in quel momento, come lo è oggi, il grave problema della viabilità negata, nevralgico per gli interessi legati allo sviluppo economico della collettività platiota ed aspromontana. Ed oggi voglio farvi notare il poco interesse che nutre l’Ente Parco dell’Aspromonte per quell’arteria. Vi spingo a cercare tra i media time network quotidiani o tra i social network, anche limitandovi alla locride, quanti illustrano questo tema.
Nella foto un incidente, sulla strada in questione, occorso allo zio Ernesto quando era alla guida della cara, carissima FIAT 124 BERLINA  RC 64822.

Strange Circus (reg. Sono Sion - 2005)


Nella rozzezza della forma, che sparisce nell’onda melodiosa di tante chiare voci elleniche, si sentono i fremiti più ardenti di cuori appassionati.
La frase incisiva, scultorea, del caratteristico linguaggio calabrese riveste meravigliosamente il concetto, senza torgli punto della sua ingenua semplicità: è la creazione che sorge spontanea dall’anima di un popolo forte, fantasioso, che sente così vivamente e con tanta potenza, il bello, e che ricca d’immagini e di affetto, si presenta come poesia vera, sentita, profonda, che assurge talvolta fino alla sublimità.

Domenico Giampaolo,Un viaggio al Santuario di Polsi in Aspromonte, prima edizione 1913, ristampa, Grafiche Marafioti, Polistena 1976



Si era ritrovato con Tano ed Alfonso sopra un sudicio carro merci ed avevano impiegato dodici ore per coprire poco più di cento chilometri di strada ferrata. Lungo tutto il percorso avevano incontrato i segni della guerra che era passata da poco. Gli alleati erano sulla linea di Cassino e il governo di Salerno era troppo debole e troppo impegnato con le clausole dell'armistizio per curarsi di quanto avvenisse nell'estrema punta della penisola e nella Sicilia sconvolta dal separatismo e infestata da innumerevoli bande di rapinatori che arrivavano a bloccare i treni, i pulmanns, le auto, per poter predare i passeggeri. Sul carro c'erano militari sbandati, borsari neri, profughi, donne macilente con i segni della stanchezza e della fame patita impressi sui volti pallidi, precocemente appassiti, e bimbi che piangevano e urlavano. La stessa folla l'avevano rivista dinanzi all'ufficio adibito al rilascio dei passaporti che davano diritto ad attraversare lo stretto.
Era una lunga fila, interminabile, rassegnata e avevano dovuto attendere per delle ore prima che giungesse il loro turno.
Alla fine, tutti ebbero i passaporti. Pure i contrabbandieri. Tutti. Tutti meno loro. I profughi, i militari sbandati ritornavano alle loro case, i borsari neri dovevano vendere caffè, stoffa, tabacchi ed acquistare pasta, farina, sale. Ma loro? Loro perché volevano traghettare?

Renzo Pettè, Il Ponte sullo Stretto, Gastaldi Editore  Milano, 1953


PS. Le foto, sull'Amendolea, con quella luce del mezzogiorno nostrano, avvolgente, sono di don Salvatore Carannante.

mercoledì 8 febbraio 2017

Strada sbarrata - Il mattatoio degli audaci


“Prego si accomodi”, dice il ponte

NATILE (f.c.) -  Grave e costante pericolo sulla statale 112, diramazione Aspromonte, che collega Natile Nuovo a Bovalino, divenuta, ormai, il “mattatoio” degli audaci per il completo disinteresse dell’Anas. Infatti l’Azienda statale, incurante delle proteste, non ha ancora provveduto, a distanza di otto mesi, a rimettere, sul ponte “Giulia”, le ringhiere laterali di ferro, abbattute, nel febbraio scorso, da un’autovettura, precipitata nel sottostante torrente. Il vento ha spazzato via, da tempo, le striscette di nailon che i cantonieri avevano, frettolosamente, legato ai “resti” dei muretti per segnalare (si fa per dire) il pericolo! Quindi c’è ormai … via libera a possibili altri incidenti, dovuti anche alla scarsa visibilità nella curva  e alla mancanza di segnaletica.

GAZZETTA DEL SUD, Mercoledì 6 novembre 1985

Ricorda il mio nome


Sgrò Maria (14.4.1849) di Gius.Ant. pezzaru
Staltari Domenico (15.2.1833) carijìa
Staltari Francesco (30.9.1833) cugliandro
Strangio Domenico (11.12.1829) lana
Strangio Giuseppe (26.11.1827) billia
Taliano Francesco (26.6.1833) pitteja
Taliano Nicola di Gius.(21.8.1834) caravanu
Trimboli Antonia di Ant.(23.4.1826) judici
Trimboli Antonio (14.1.1829) iudici
Trimboli Antonio (24.2.1931) vespillo
Trimboli Anronio (3.5.1834) cucchiara
Trimboli Antonio (30.10.1834) Judici
Trimboli Caterina fu Gius. (5.11.1834)  abbatazzu
Trimboli Giuseppe (13.1.1834) fidili
Trimboli Giuseppe (24.1.1834) cinquina
Trimboli Giuseppe (21.3.1835) annici
Virgara Francesco (31.7.1834) cannuneri
Virgara Francesco di Michele (7. 2. 1835) pujeja
Zappia Agata (13.10.1830) vedova di cicciuni
Zappia Domenico (19.11.1831) stemmusu
Zappia Domenicco (31.1.1834) abbatitonnu
Zappia Giuseppe (20.1.1833) valentini
Zappia Pasquale (10.2.1834) pajuni       

P.S.
Vi ricordo che questi Alias sono riportati nei registri dei morti, qui siamo al secondo volume.                                                         

giovedì 2 febbraio 2017

Strada sbarrata- ovvero - Contestazione generale (reg. Luigi Zampa - 1969)



NON SI AFFRONTANO NEANCHE I PICCOLI PROBLEMI
Lo Stato è latitante:
allora provvediamo noi

NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE
PLATI’, 28 –Avevano avvisato persino Michele Giamba a tenersi pronto con il suo tamburo di pelle d’asino  a suonare il tam tam della contestazione. Ma Michele Giamba, preso dai suoi studi danteschi, si è addormentato. Avrebbe fatto senza dubbio la parte di Fronte di Rocca che capeggiava i careresi quando al grido di “viva il re, viva la regina“ come dice Francesco Perri, andavano ad occupare le terre  di Ancona, Carruso, Angelica e Flavia usurpate dai grossi e pingui agrari. Qualcuno avrebbe voluto vedere come nel dipinto “Fragalà” di Ernesto Treccani la scena delle occupazione delle terre del Marchesato.
Ma questo non è successo.
All’alba quando l’ultima stella scompariva dietro il Calvario dai vicoli dell’Ariella al Vignale, al Giardinello sino alla chiesuola si sono trovati tutti in piazza. C’era da scalare l’Aspromonte, dall’aria un po’ corrucciata, con la siepe di nubi a grondaia su Monte Scorda.
Si riempirono i camion, ogni mezzo si stipò come nei vecchi autobus di linea, quando, nel secondo dopoguerra, le persone si accovacciavano persino sul tetto. Si utilizzarono persino gli asini, mancò all’appuntamento soltanto uno, il più vecchio, falcidiato tempo fa, ahimè, dai colpi di mitra e lupara.
L’appuntamento era al Fonte di Cromatì sulla statale 112 impropriamente detta strada. Qualche buontempone intrecciò con oleandri, ginestre e mirti una corona con la scritta “ANAS”. Fu buttata fra la commozione generale nel ruscello sottostante. La commemorazione fu significativa. Quindici anni fa il ponte fu coperto sa una montagna di detriti a qualche giorno dal collaudo. L’ANAS era arrivata, come si disse, a “tumulazione avvenuta”
Al Passo della Rondinella 600 persone erano precedute dalla ruspa rumorosa di Peppe “u maistru”, allegro e scanzonato. Spesso si ride per non piangere. Dietro con badili e picconi tutti gli altri ad aprire al traffico una strada statale su cui da tempo l’ANAS aveva steso un certificato di morte. Un amara storia di intrallazzi, beghe, progetti scomparsi e riapparsi come nel cilindro del più bravo prestigiatore.
Questa volta a Platì hanno detto basta. Si sonno sostituiti alle carenze dello stato, hanno offerto le proprie braccia per garantire un pubblico servizio che una burocrazia borbonica e lontana un anno luce ha sempre negato.
La strada statale 112 di Aspromonte è persino scomparsa dalla più aggiornata cartografia europea. Chiusa al traffico dopo l’alluvione del 1951, fu ripristinata per garantire soltanto un sicuro rifugio a branchi di capre e pecore allo stato brado che dimoravano fra i colpi assordanti dei clacson degli automobilisti. È stata sempre considerata come il termometro della strafottenza burocratica e del pressapochismo politico. Una volta si bruciava il municipio o l’ufficio delle tasse, oggi i cittadini di Platì hanno messo in mostra una nuova forma civile di contestazione. Ci sostituiamo allo Stato, dicono contenti.
In due giorni di lavoro si sono fatti miracoli. Le previsioni catastrofiche di miliardi che si dovevano spendere per ridare una strada decente ai due versanti dell’Aspromonte sono state smentite. Si è rifatta una strada con pane e olio. Un pane duro e raffermo, tagliuzzato a dadi, di cui in platiesi non buttano neppure le briciole. Una lezione di coraggio e dignità che fa meditare tutti.
ANTONIO DELFINO
GAZZETTA DEL SUD, 29 Luglio 1972

Nota
Bisogna riconoscere che Toto Delfino il paese di Platì lo portava nel cuore. La foto, conservata da Francesco di Raimondo, è pure sua.


mercoledì 1 febbraio 2017

Seduto alla sua destra (reg. Valerio Zurlini - 1967)



ARDORE MARINA – Chiamato dalla fiducia di S. E. il Vescovo di Locri, il rev. do don Ernesto Gliozzi, che per oltre due anni resse questa Parrocchia, si è trasferito oggi nella nuova sede per completare il collegio dei canonici.
Non è un vago elogio se diciamo che questa popolazione cattolica, entusiasta dell’opera cristiana svolta da questo giovane ministro della Chiesa, è rimasta alquanto turbata, vedendosi privata del suo pastore che ispirò in tutti illimitata fiducia per serietà e correttezza nella sua delicata missione; e  si augura, pertanto, che il successore non sarà meno degno di seguire la via tracciata dal bravo sacerdote, a cui auguriamo migliori progressi ecclesiastici, non mancando in lui il grave contegno né la vasta cultura.
Il Mattino,1954

Nota. Nella foto lo zio Ernesto, alla sua destra mons. Pierantoni, davanti la chiesa di Ardore Marina, quando reggeva quella cura. Tutto questo perché domani, giorno della Candelora, ricorre l'anniversario della sua salita in Cielo.