Lungo la scalea, si svolge un continuo rosario di gente: ammalati che
vengono recati a forza di robuste braccia; devoti che scendono, - molti
ginocchioni - recitando le loro preghiere; ragazzi e giovani che la risalgono
d'un baleno; nella chiesa, un accalcarsi di gente che canta, che prega, che
invoca a gran voce, mentre all'altare si celebrano i divini Misteri; sullo spiazzo,
una confusione di gente d'ogni età e d'ogni provenienza; sotto le pareti della
roccia, teorie di rivenditori di candele, di oggetti di devozione e di
giocattoli, con cui saranno allietati i bambini rimasti a casa, o rivenditori
delle caratteristiche ciambelle, impastate di miele e farina. Intanto, squilli
a distesa si diffondono all'intorno, dalla campana issata sulla roccia, priva di batacchio, suonata con pezzi di legno o di
ferro, o con monete lanciate dai fedeli che qui arrivano per la prima volta, ligi
alla credenza, secondo cui chi suona la campana, avrà la ventura di tornare al
Santuario, negli anni successivi.
La maggior parte dei pellegrini, sciolti i loro voti, ripercorrono,
nello stesso giorno, il cammino che li porta ai loro paesi; molti, pero,
trascorrono la notte sul posto, alloggiando presso le ospitali famiglie di
Bombile o bivaccando all'aperto, quando il cielo è clemente. Altri intrecciano
suoni e danze paesane, o sostano nelle celle e nella chiesa, in fervida attesa del
passaggio del carro della Madonna, che, secondo una pia credenza, non manca mai
all'appuntamento, nella mezzanotte precisa, tra la vigilia e il giorno della
festa. Infatti. a quell'ora -- vuole la leggenda -- si ode, al di sopra della
grotta, uno stridio di ruote che, muovendo dalla porta, va a fermarsi dinanzi
all'altare: è la Madonna che dà ai suoi fedeli la sensazione quasi fisica,
della sua presenza. Ma, checché si voglia pensare di tale tradizione, sta dì
fatto che, attraverso i secoli, la Vergine invocata col titolo della Grotta, ha
sempre ricompensato la pietà dei suoi fedeli devoti, con grazie e favori
celesti.
Il Santuario della Madonna della Grotta di Bombile, con quello della
Madonna della Montagna di Polsi, sono le due gemme più fulgide della diocesi di
Gerace-Locri; il loro nome è un richiamo di fede profonda, nel cuore delle
popolazioni calabresi: D’altro canto, non si può tacere che entrambi i Santuari
soggiacciono, tuttora, alle più gravi carenze, per quanto riguarda i mezzi di
accesso a quei luoghi così impervi, e provo di qualunque conforto alberghiero.
Se gli Enti pubblici, a cui spetta il compito di provvedere,
rivolgessero qui le loro attenzioni; se i loro contributi, uniti alle offerte
generose dei fedeli, potessero allargare, con un muraglione, il piazzale della
Chiesa, rendendone più comoda la scala a mezzo di normali gradini; se, in una
parola, si avesse cura di riparare, periodicamente, le inevitabili ingiurie del
tempo e degli uomini, si otterrebbe il risultato inestimabile di vedere
infoltito il pellegrinaggio dei fedeli che amano raccogliersi, annualmente ai
piedi del celebre Santuario.
ERNESTO GLIOZZI
BIBLIOGRAFIA
A. Oppedisano,
Cronistoria della diocesi di Gerace, Gerace Sup. 1934, pp. 187-91
E. Gliozzi, Bombile,
nella Monografia Ardore, S. Maria C.
Vetere, 1905, pap. 55-56
V. De Cristo, Monografia del Santuario di Nostra Signora
della Grotta, presso Bombile di Calabria Ultra, Roma 1896
G. B. Zappia, Il
Santuario della Grotta di Bombile in Ardore, Diocesi di Gerace, Padova,
1936, 2 ed. 1940
Tratto da:
STORIA E CULTURA DELLA LOCRIDE,
a cura di G. Calogero, Editrice LA SICILIA Messina, 1964