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giovedì 18 aprile 2013

La montagna di luce (reg. Umberto Lenzi - 1964)


Su L’Aspromonte
“Ego sum via, veritas, vita”
Io lo vidi lassù: era un titano,
ravviluppato ne l’intatta vesta,
e, vindice, la Croce ne la mano
sorridente teneva, alto la testa.
Io lo vidi lassù. La valle il piano
Ricoperto di neve e, tutta mesta,
la natura dormia sotto lo strano
mantello funeral de la tempesta.
Tutto nel sonno e ne la morte giace!
Ei solo veglia la, da la romita
Cima del monte, su l’immensa pace.
Mi par che in alto a sollevar c’invita
I cuori affranti e, al secolo fallace
Segni – in contrasto – la sua via che è Vita.

Sac. Ernesto Ghiozzi sen.
Dalle Sacre Vette

mercoledì 17 aprile 2013

Per l'amore di mia figlia (reg. Charles Spaak - 1948)



                                                                                            I.M.I                   Viterbo 7 – 8 -  1942 XX
Mia carissima mamma.
E’ da tempo che non scrivo a te direttamente, ed ho grande desiderio di parlarti un poco.
Papà mi ha scritto che ti trovi a Locri, e mi disse pure che tu entrando in casa ti sei messa a piangere perché mancavo io. Non voglio dirti che la lontananza non è brutta, e quanto maggiormente per chi è lontana da tutti, ma non dobbiamo piangere, ma pensare che il Signore merita infinitamente di più di quel poco che facciamo per lui. Dobbiamo offrire tutto al Signore con grande generosità; egli non lascia senza ricompensa neppure un bicchiere d’acqua offerto per suo amore.
Io ogni volta che mi viene il desiderio di vedere te, e tutti gli altri di famiglia “ quante volte! “ parlo a Gesù di questo sacrificio, ed Egli non può dimenticare che ho lasciato tutti per Lui, sento che Egli mi vuole bene perché ho fatto la sua volontà; che si era manifestata così chiaramente: e sono felice. Non perdiamo il merito piangendo, ma amiamo il Signore con amore così grande che fa godere nel soffrire, il tempo vola e noi dobbiamo acquistarci meriti per il Cielo. Oh se potessi avere la gioia di averti vicina il giorno della vestizione, certo che non piangeresti più. Quanto è stato bello il discorso che abbiamo ascoltato il giorno della professione delle novizie! Parlava il predicatore del giovane del Vangelo, al quale Gesù disse: se vuoi essere perfetto abbandona tutti e seguimi . Ma quel giovane perché era attaccato ai suoi beni se ne andò conturbato. Al rifiuto di quel giovane  diceva il predicatore: hanno risposto e risponderanno le giovinezze di tutti i secoli, che hanno sentito nel loro cuore la medesima chiamata e generosamente hanno ubbidito. Fortunati, diceva, ai parenti delle novizie che erano venuti per assistere alla cerimonia: che avete sentito la chiamata del Signore nella vostra casa e non avete opposto resistenza. Quante cose ti potrei dire ancora, ma per ora ti dico solo di ringraziare il Signore di avermi chiamata ad abitare nella sua casa, dove sono meno i pericoli, e maggiore gli aiuti alla salvezza dell’anima. Prega che sia buona, che abbia la S. perseveranza in questa vocazione. Mamma, voglio confidarti un’altra cosa, e questa mi dispiace: alle volte dallo scritto di Papà mi accorgo che egli non è contento di me,  per questo che son venuta in monastero. Non è che mi ha detto mai niente, perché non vuole dispiacermi, ma mi accorgo. Per esempio, in quest’ultima lettera, mi diceva che tu piangi dicendo: dov’è Fina? E poi ha scritto: lasciamo stare ogni cosa. Mi promise papà che qualcuno verrà per la vestizione, io desidero che venisse anche lui, certo che la mia festa è quella e io desidero di avervi qui. Il giorno che indosserò l’abito religioso, mi verrà cambiato anche il nome, ed io ci ho piacere di prendere un nome che piace a te, pensa un po’ in questi giorni e scrivimi, poi se le Madri lo approveranno prenderò quello se no farò come loro desiderano.
Peppe mi ha mandato una fotografia.
L’altro giorno sono andata a visitare la casa di S. Rosa. Sono due stanzette, c’è una finestra e di là S. Rosa vide il Crocifisso, vicino al focolare ci sono due lucerne a olio come si usavano prima, proprio una casetta di gente povera, un po’ annerita, al muro c’era un grande Crocefisso e tanti quadri. Al posto dove morì fecero un altare, in quell’altra casetta c’era la cassa dove si conservò il corpo della Santa, per tanti secoli, e poi fu trasportata in un monastero dove sono andata pure a vederla. Ti mando nella lettera una medaglietta, e una mando ad Amalia che oggi fa il compleanno, e le faccio i miei migliori auguri. Alle altre mie sorelle gliela manderò in un’altra lettera, se no questa viene pesante. Ho comprato un quadrettino tanto grazioso, ad Ernesto, a Ciccillo ed uno allo zio, ma con la posta temo che si perdano, glieli darò a mano con la loro venuta. Ernesto ancora non mi ha risposto alla cartolina che gli ho scritto  da qui, neanche le mie sorelle mi scrissero più, mi scrive Ernesto ed esse mai prendono la penna ricordandosi di Fina.
Non è necessario raccomandarti, di scrivermi anche tu al più presto, e mentre attendo per leggere le tue belle parole, ti chiedo la S. Benedizione, ed abbraccio sorelle e fratello come te grandemente-
                                                                                                           La tua
                                                                                                                       Fina

martedì 16 aprile 2013

Corpo celeste (reg. Alice Rohrwacher - 2011)

  Comincia oggi, come annunciato qualche post addietro, la trascrizione di un libretto dato alle stampe nel 1920 per desiderio di Giacomo Tassoni – Oliva come memoria di don Saverio Oliva suo zio, che  resse la parrocchia di Platì tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900. Giacomo Tassoni Oliva era di Gerace ma lo si vedeva spesso nel nostro paese per via delle parentele ma anche per aver stretto amicizia con gli intellettuali platiesi di quel tempo.
  L’opuscolo che ho trascritto porta in apertura  la dedica ad Ernesto Gliozzi sen., e contiene anche il testo che quest’ultimo recitò il giorno dei funerali al camposanto prima della tumulazione del parroco.
  Ho già postato un altro ricordo editato per volere degli amici di Giacomo Tassoni – Oliva, dedicato alla cognata Signora Mattia Migliaccio Furore nel 1910.
  Tra i due mi sembra di scorgere una differenza sostanziale dovuta alle diverse personalità omaggiate: una giovane mamma morta al primo parto ed un vecchio parroco di un paese aspromontano.
  Il ricordo della giovane donna è profondamente elegiaco mentre al sacerdote vengono tributati gli onori dovuti ad una persona pubblica, conosciuta in tutti gli strati sociali del paese, dai più umili ai più nobili.
  In questo dedicato al parroco c’è un testo, ad opera del canonico Alberto Tosi di Oppido Mamertina,   originale, per l’uditorio, perché, oltre a riportare i cenni biografici del commemorato, vengono in luce un epoca che fu quella della Prima Guerra Mondiale con gli innumerevoli sacrifici umani -  molti anche i platioti che persero la vita -  accettati unanimemente anche dalla Chiesa,  e una relazione approfondita di quel che è il celibato per un sacerdote cattolico, che ancora oggi può essere assunta a difesa di quanti hanno visto nella vocazione una via/vita alternativa sebbene non fuori dal mondo.
   Per una maggiore attenzione, come il precedente libretto, verrà pubblicato in più parti.



INTERPRETE E CUSTODE
DEI SENTIMENTI DI GRATITUDINE
E DI VENERAZIONE
DELLE MIE TENERE BAMBINE
VERSO LA SANTA MEMORIA
DELLO ZIO
ARCIPRETE DON SAVERIO OLIVA
QUESTE PAGINE
CHE DI LUI MODESTAMENTE PARLANO
CON VENERAZIONE
DEDICO

                                 GIACOMO TASSONI OLIVA


Dal quotidianoIl corriere d’Italia”

La morte di un sacerdote esemplare

  In questi giorni si è spento serenamente nel Signore – in Platì – L’Arciprete D: Saverio Oliva.
  La sua morte edificante fu il corollario della sa vita vissuto in mezzo al popolo di Platì che lo pianse con sincero cordoglio e che fu edificato della sua fine come di tutta la sua vita, esempio fulgido del vero sacerdote di Cristo. Egli, ai familiari che commossi lo assistevano negli ultimi istanti, dava coraggio, additando il Cielo e dicendo loro che la Patria nostra non è in questo mondo.
  Sulla sua salma parlarono egregiamente il Rev. Ernesto Gliozzi, il Rev. Monsignor Ettore Migliaccio e il distinto avvocato Girolamo Spagnolo, venuto espressamente da Bovalino.
  Alla famiglia vadano sincere, profonde le nostre condoglianze da queste colonne; la sua vita e la sua morte siano di esempio perenne a quel popolo che egli ha tanto amato.


lunedì 15 aprile 2013

New kid in town - The Eagles


Questa foto è un regalo di Francesco di Raimondo, è il suo battesimo:  il padrino e l'officiante il rito sono due persone d'eccezione: Mimmo De Maio e lo zio Ernesto.
Colgo l'occasione per ricordare l'anniversario della nascita dello zio Ernesto il 12 aprile del 1915

giovedì 11 aprile 2013

Un mese in campagna (reg. Pat O'Connor - 1987)

Quo non livor abit? sunt qui tibi mensis honorem              
     eripuisse velint invideantque, Venus.
nam, quia ver aperit tunc omnia densaque cedit
     frigoris asperitas fetaque terra patet,
Aprilem memorant ab aperto tempore dictum,
     quem Venus iniecta vindicat alma manu.


Ma dove non giunge il livore? Vi sono coloro, o Venere,
che per invidia vorrebbero ti fosse tolto l’onore del mese.
Infatti poiché la primavera dischiude ogni cosa, e il rigore
e l’asprezza del freddo cedono, e la terra gravida si apre,
dicono che Aprile è detto così dalla stagione che s’apre;
ma a sé lo rivendica Venere con la mano protesa.
Ovidio, op. cit.

mercoledì 10 aprile 2013

Questa è la vita (reg. Luigi Zampa - 1954)






Messina 9 – 5 – 949
Miei cari Papà e mammà e cari tutti
Anzi tutto mi auguro che la presente vi raggiunga a tutti bene di salute e di tutto e che nella famiglia è tornata la tranquillità che come vi ripeto per la situazione che ho lasciato in casa sono tornata senza pace nel cuore, avrei tanto piacere di ricevere una vostra col dirmi che siete come prima prima tutti uniti che mangiate insieme che sono convinta che di questa situazione soffrite una più dell’altro, ma si vede bene che nella nostra famiglia per grande e Santa cé la jettatura, di più dopo mi sono sposata io è stato un pivolo speciale che si nota su tutto perciò miei cari la mia raccomandazione è sempre una di compatire ogni cosa e di essere superiore in tutto in modo che l’uno per bene dell’altro e per se stesso, lascia passare ogni cosa e di pensare che questa vita finisce.
Io e Placido stiamo benone come pure tutti i miei. Cara mamma torniamo al solito discorso della ragazza che deve venire. Parlando in casa con mia cognata mi ha detto perché non me l’ho portata con me che cento lire in più e meno non contano io si ho fatto capire quanto è brava ed educata e loro sono tanti contenti spero che a quest’ora suo padre ha risposto favorevole certo che di venire noi non è  perciò ti raccomando di fare voi tutto e di tenerla sempre vicina a voi e quando ce qualche convinzione di venire qualcuno di voi  che come siamo rimaste con Ciccillo che lui vieni in questo mese me la portate  tu lo dici che mille e cinquecento lire sono molte cerca di aggiustarle tu cara mamma e si ripete che la prima volta si avevamo detto mille e due cento e credo che sarà contenta insomma quando mi risponde mi dice tutto come siete rimaste, io aspettava d’un giorno l’altro Rachelina ed ancora non è venuta speriamo che vieni in questa settimana l’altro giorno è passato suo nipote Peppino da Placido e si diceva che stanno bene.
Cari tutti otto giorni fa eramo  chi sa ora quando ci vediamo insiemi. Ciccillo lo si che quando sarà sbrigata Cata  vieni  e mi sembra che questi giorni non passano mai, miei cari smetto tanto non ho nulla da dirve e poi sono rimasta con Placido che esco e lui mi attende. Se volete cosa non vi resta altro che scrivere che noi siamo a vostra disposizione.
Termino con la solita preghiera cara Mammà che ti ho lasciata molto sciupata e voglio che farai e userai tutti i mezzi di stare bene. Io mi auguro che a questora  Ciccillo per come l’ho avuto sempre l’affetto  e ce l’ha te lo dimostra perché so che il bene tuo e suo e speciale. E col porgere i più cari saluti da me e Placido per tutti vi saluto tutti  i miei bacioni cari per Sarino e a voi cari Papà e mammà io  e Placido nell’abbracciarvi vi chiediamo la S. B. la
Vostra affma figlia Rosa
Mie carissimi
Con l’augurio che questa giunga a voi apportando salute, pace ed armonia duratura, termino inviandovi  a Rosa ed ai miei i più cari ed affettuosi saluti
Vostro Placido

lunedì 8 aprile 2013

Rebus (reg. Nino Zanchin - 1969)


 

Dalla fossa di Platì – ottobre 1945

E Lazzaro comparve con la rossa testa rosseggiante, fuori.
Il quale incarica te, suo caro Carissimo di ringraziare quei buoni che hanno sofferto e lamentato per la sua provvisoria dipartita. Ora sta a guatare l’onda perigliosa e pensa: come fa a riprendere il lavoro?
Se era assente dall’altare altri lo ha supplito egregiamente tanto che pochi si sono accorti della mancanza di lui. Ma non bisogna abusare della pazienza dei Ciceroni.
Per cui martedì ti aspetto.
Prima di venire mettiti di accordo con Todarello e Alvaro*, l’uno per la messa domenicale, l’altro per amministrare i sacramenti. Puoi anche promettere di ritornare sera del 30 per le messe dei morti.
Ti mando i moduli firmati.
Saluti per tutti massime per la buona Sirocchia che ha tanto pianto.
Voglio che tu attribuisca alla penna i miserabili scarabocchi più che alla malferma mano.
Con la quale ti accarezzo affettuosamente
Tuo zio Ernesto

*ovvero Don Massimo Alvaro fratello minore di Corrado.

giovedì 4 aprile 2013

Il porgitore (reg Fernando Cerchio - 1958)




Gentilissimo Signor Don Luigi

    Sono spiacentissima perché vi avevo mandato un po’ di frutta  ed i porgitori e compaesani si sono serviti a loro piacere. Vi prego di mandare un recipiente per potervi mettere un po’ di vino e col porgitore stesso mandatemi un po’ di farina specificandomi per lettera il numero dei kilogrammi. Vi ringrazio anticipatamente.
    Auguri per le S. Feste
                                    Teresina Brancatisano
                                                  Vedova
                                                               Monteleone


Egregio D. Luigi

 Mi auguro che la presente vi trovi in ottima salute assieme ei vostri.
Con l’occasione del porgitore vi mando un po’ di vino. Scusate ché non ho un recipiente più grande. Vi mando pure un po’ di castagne per i bambini, abusando sempre della vostra bontà vi sarei grata se per mezzo vostro potrei mandare un po’ per farli avere a mia figlia Bettina. Vi prego di mandarmi quanto mi avevate scritto e che è in vostro possesso. Fatemi sapere se ciò me lo ha mandato Bettina oppure quanto è l’importo. Vi prego scusare tanto il disturbo e gradite i miei ossequi e gli auguri per il S. Natale.
Vi sarei obbligata se per mezzo vostro potrei avere, pagando s’intende una forma di cacio per mangiare di buona qualità.
Fatemi sapere il prezzo che vi spedirò subito per posta
          Vostra amica
                      Monteleone Teresina