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lunedì 30 maggio 2011

Ho salvato l'America (reg. David Butler - 1943)

I genitori della nonna Mariuzza, Trimboli Giuseppe, born in Platì 1861 e Rosa Cusenza born in Platì 1869, entrambi sono morti a MishawakaIN. Si sposarono l1/09/1886 Filippo Oliva arcipr., Pasquale Bertone e Antonio Agresta testimi. E l'ultima figlia Josephine (Mishawaka IN, 1914 - 2001).


Antonio il fratello della nonna, 
nato a Platì nel 1896 e morto a Mishawaka IN nel 1976

venerdì 27 maggio 2011

Ciao America (reg. Brian De Palma - 1968)

zia Iola Platì 23/05/1923 - Mishawaka,IN 29/12/2008



 Caterina oggi direbbe che sono ancora indignato, ma quanto segue, senza nulla togliere ai meriti di Marilisa, che è l’altra metà, il quotidiano, di questo blog, l’avevo scritto qualche settimana fà con l’intenzione di postarlo oggi. Vi dirò di più:  in principio, nel nome di questo blog avevo visto un collegamento, un “ponte” virtuale,  Novella l’aveva tradotto in latino “imago pontis”, dato che la parola virtuale in quella lingua non esisteva.  Per qualche ora, anzi, questo ne fu il sottotitolo. Questo ponte, ora,  l'ha realizzato Marilisa. Oggi è lei Platì, me - ssina, Ciurrame
 Spero che Marilsa non mi porti rancore per questo.

Dunque, andiamo avanti…

E’ accaduto, e continua ad accadere, un fatto strano. Da quando è stata scoperta, che l’America , a cui abbiamo dato un tributo notevole di vite umane, invece di ringraziarci, ci offre un piano Marshall continuamente aggiornato, per altro in questi anni ci gratifica con sogni impossibili pure per loro.
Anni fa almeno l’Australia aveva tentato di spendere qualche soffio sotto forma di ringraziamento per il lavoro svolto dai platioti  per lo sviluppo di quel continente.
State pensando, sicuramente, che abbiamo esportato in America anche il malessere e la malavita. Io vi provoco di più! Vi dico che un capolavoro come Il Padrino I, II e III non sarebbe esistito, Martin Scorsese  iscritto nelle liste di mobilità e Leo Di Caprio a vendere polizze. E poi:gli ebrei, gli irlandesi, i cinesi e ora i russi non hanno fatto lo stesso? La Spagna non ha inviato in quella terra il più criminale di tutti: Cortez?
Per intenderci sto parlando di un America, quella per di Washington, di Wall Street e del generale Custer. Ma esiste un’altra America ed è quella di Henry David Thoreau, Ralph Waldo Emerson, Walt Whitman, Edward Abbey, Wendell Berry e Cormac McCarthy,  Stanley Kubrick e di Tom Joad che non coincide con la prima.
Sento il ghigno feroce, e fanno bene, di quanti mi conoscono, e di quelli che riprendono un detto spesso affibiatomi: “predichi bene e razzoli male, non sei andato tutta la vita appresso a cinema, letteratura e musica rockettara di chiara marca USA?” Io vi rispondo: sissi!
Basta, torniamo a Platì.
Dovrei scrivere una storia per ricordare la zia Iola e con essa tutta la famiglia di nonna Mariuzza: suo padre, Giuseppe Timboli, nato a Platì il 18/09/1861, sua madre, Cusenza Rosa, nata a Platì il 29/05/1869 e suo fratello Antonio, nato a Platì il 29/06/1896.
La zia Iola ,come i parenti della nonna avevano scelto come destinazione una cittadina nello stato dell’Indiana, Mishawaka  il cui nome deriva da quello della figlia del capo Shawnee Elkart,  pugnalata dai suoi compagni per essersi innamorata di un bianco. I genitori della nonna in America ebbero pure la fortuna di procreare già grandi una figlia, Josephine, nata molto dopo la nascita di mio papà. Essa venne a Messina, già grande, a vedere la nonna Mariuzza qualche anno prima che quest’ultma scomparisse.
Da parte della zia Iola e degli altri parenti giungevano fiumi di lettere rassicuranti e montagne di fotografie che testimoniavano il progressivo e difficoltoso adattamento dapprima e a poco a poco l’integrazione nella cultura Yankee. A volte giungevano i mitici pacchi con pensieri per tutti e tutti aspettavamo l’apertura con la speranza di ricevere qualcosa.
Nel momento di tornare al Creatore, coloro che erano emigrati dal paese piangevano per l’ultima volta il suolo natio, i figli nati in quella terra, a tutti gli effetti americani, conservavano qualche ricordo e il dialetto che si parlava in famiglia. La successiva generazione porta solo un cognome ormai anch’esso americano.

SDG Soli Deo Gloria

Per non smentirmi:il riferimento a Cortez mi fa venire in mente Cortez The Killer di Neil Young, una delle vette raggiunte dal canadese in gioventù assieme ai Crazy Horse. Ma anche Pocahontas per  quanto riguarda la storia di Mishawaka.

mercoledì 25 maggio 2011

La collina del disonore ( reg. Sidney Lumet - 1965)


In questi ultimi anni,vivendo in campagna, ho visto le colline e i terreni peggiorare irreversibilmente, erodersi dal di dentro. Questa erosione sta aumentando nei poderi coltivati dai proprietari come in quelli affittati per denaro o in quelli codotti per conto di agricoltori ora inurbati,come in quelli dei professionisti arricchiti che comprano della terra per avere meno tasse da pagare attraverso coltivazioni intense che nulla lasciano alla libera rotazione, e ancora da quelli che si sono fatti la casetta per trascorrere i fine settimana o qualche mese d’estate distruggendo colline intere per avere un fotogramma 35mm di panorama.
Questa è quella che chiamano politica economica ed agricola. Vista dalla parte dei campi questa è rovina, follia criminale, idiozia morale. Vista dalla Protezione Civile, dal Corpo Forestale, da dentro l’economia, si chiama “libera impresa” e “piena produzione”. Ma le terre coltivate sono in generale declino: campi e interi poderi abbandonati, lasciati con le loro ferite aperte, a dilavarsi sotto le erbe infestanti dapprima e dal fuoco provocato dopo, oppure cosparse di prodotti diserbanti. Terre messe a coltura senza criterio un anno dopo l’altro, senza riposo e rotazione; case e recinzioni che cascano; case buone che stanno là senza essere imbiancate, con le finestre rotte che aspettano la prossima alluvione e la conseguente elargizione di contributi per acquistare una jeep e andare all’Ikea.

 con la supervisione di Wendell Berry


lunedì 23 maggio 2011

La Rabbia (reg. Pier Paolo Pasolini - 1963)



      Indignata

20.05.2011
Per quanto ancora dovremo cadere e dove? Dove si trova la fine dell’abisso? A che punto dovrà arrivare l’indignazione, prima che l’orgoglio di essere quello che siamo ci imponga di alzare finalmente la testa e URLARE che non siamo come ci dipinge quell’unico pittore ispirato da mente ignota per far emergere, di noi, solo il peggio?
Che cosa spinge la mano di un bambino a copiare le immagini di un film e a riproporre, nella vita, a noi e a se stesso, l’idea della provocazione, della persecuzione, del dispetto e della minaccia? Chi sta tramando contro un popolo, “inculcando” nella mente dei nostri figli il pensiero e la necessità e l’urgenza di ritagliare le parole da un giornale e trasformarle, come cinema insegna, in una lettera minatoria? Dove trova, e prende, e confeziona, e recapita, nostro figlio, dei proiettili inesplosi alle persone che gli stanno a fianco ogni giorno?  E’ lo stesso che ha visto “TUTTI” i film di rocky e di rambo e di mafia e di camorra? Oppure siamo noi, che li abbiamo visti e non abbiamo impedito a lui di vederli (come se potesse bastare a” proteggerlo”…) ad armare la sua mente e le sue mani? O si armano l’un l’altro, i nostri ragazzi, forti solo dei nostri silenzi, per apparire ESATTAMENTE come l’immagine che NOI gli diamo di se stessi?   Nascondendoci, poi, dietro miseri “non è mio figlio”, come se i figli di questa nostra terra non fossero fatti, TUTTI, dello stesso sangue…
A pagare, poi e sempre, rimaniamo noi, vittime e carnefici, innocenti e criminali, perché in questo non c’è differenza. Chi non si alza per urlare NO, ha la stessa colpa della mano che uccide. Chi non si alza per riconoscere un errore continua a uccidere ogni giorno noi e se stesso.
Ma ne usciremo. Sarà necessario un atto di violenza ancora più grande: quello che sapremo, TUTTI, fare contro noi stessi, per tirarci fuori da queste reti e da queste prigioni chiamate paura, sospetto, vergogna, sgomento, per urlare a noi stessi e al mondo che siamo e valiamo molto di più di quanto ciascuno di noi sia capace di riconoscere a se stesso.

Il testo è di Marilisa, "indignata" come solo l'autore del film citato sapeva essere "indignato".



venerdì 20 maggio 2011

Crying Song - Pink Floyd

Sua madre era vissuta piuttosto per il mondo futuro che per questo, si era governata
in ogni azione, in ogni parola, in ogni pensiero secondo questo fine.
Antonio Fogazzaro, op. cit.

giovedì 19 maggio 2011

I Shall Be Released - The Band

They say everything can be replaced
They say every distance is not near
Of every man who put me here  Bob Dylan



La mamma, zia Pina ...

La fotografia acquista un pò di dignità che le manca quando essa cessa di essere una riproduzione del reale e ci mostra cose che non esistono più. Marcel Proust

L'ultimo spettacolo (reg. Peter Bogdanovich - 1971)


Il Cinema Loreto di Platì riapre.
Come in passato si avvarrà delle opere che forniranno i ricchi cataloghi  della Sampaolo Film di Catania e dell'Angelicum Film dell'avv. Mongiardo di Messina. Proiezioni per tutti, grandi e piccini.  Inoltre ospiterà il Cineforum "Peppuccio Tornatore", dedicato alla memoria del regista baarioto, con retrospettive e dibattiti in sala, alla presenza di autori e critici provenienti da tutto il mondo. NON MANCATE.

mercoledì 18 maggio 2011

Non per soldi... ma per denaro (reg. Billy Wilder - 1966)


Da quando si è cominciato a onorare il denaro, che incatena tanti magistrati e tanti giudici, che crea magistrati e giudici, le cose hanno perduto il loro vero valore, e noi, diventati ora mercanti, ora merce in vendita, non consideriamo la qualità, ma il prezzo; per interesse siamo onesti, per interesse disonesti, e la virtù la pratichiamo finché c'è una speranza di guadagno, pronti a un voltafaccia se la scelleratezza promette di più.
Lucio Anneo Seneca, op. cit.

martedì 17 maggio 2011

La vita corre sul filo (reg. Sidney Pollack -1965)



 Qui abitava la zia Angeluzza (08/05/1894 – 15/05/1983), ultima di nove tra fratelli e sorelle di nonno Rosario, sposa di Lentini Giuseppe. I due ebbero due figlie, Ciccina (1924) e Rachele Pasqualina (1925) e un figlio Pasquale (1926) che morì ancora bambino affogando nella mastra.
 Questa casa era come quella di Penelope, costruita dal suo sposo, Ulisse, attorno al loro letto matrimoniale, progettato e realizzato dal bugiardone sotto il tronco di un ulivo. Accanto a questo stava  il telaio dove la regina tesseva la coperta che non aveva mai fine.
 Quella della zia era anch’essa una sola stanza, ma era tutto: laboratorio, camera da letto, cucina e soggiorno. La cosa magica era il telaio dove lei realizzava coperte che competevano con quelle di nonna Lisa, anch’essa una Mittiga. Quando la zia mi portava con sé in quella casa e doveva lavorare al telaio, mi faceva sedere accanto. Io un poco avevo paura perché per la mia statura era enorme come un castello, e ancora lo ricordo così.
 Abilissima si destreggiava con spole, manubri e pedali, filo per filo, come il lavoro richiedeva. Come quando Johan Sebastian Bach, in chiesa, durante una funzione, eseguiva la notissima Toccata e Fuga in re minore BWV 565.
 Zia Angeluzza, come la nonna Lisa, cardava la lana, dopo la filava col fuso e come Van Gogh la colorava  con colori brillanti che ancora reggono col passare degli anni. Operazioni ormai dimenticate e scritte solo nella memoria di pochi.
 La zia, data la poca distanza di anni che la separavano, competeva con papà, e a volte sgridandolo pure ne aveva timore. Era lei che mi portava, assieme a Gianni, da mastru ‘Ntoni u barveri per quella che era una vera tosatura; il quale, per farmi arrivare all’altezza giusta della spalliera, sui braccioli della sedia appoggiava una tavola ed io mi arrampicavo sopra. In quei momenti la zia si parava davanti allo specchio e non facendomi rispecchiare comandava il povero mastru ‘Ntoni che battendo i piedi per terra sollevava polvere e peli.
 Coincidenza della vita, la zia ora riposa vicino al nonno Rosario, il quale ha perso la sua sposa, portata lontana oltre lo stretto.

 SDG - Soli Deo Gloria