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mercoledì 28 gennaio 2015

Pietro il grande (reg. Vladimir M. Petrov - 1937)


Dalle nostre parti le leggende su San Pietro sono fiorite per via dei Vangeli e degli Atti. Sono esse legate ai culti e alle tradizioni di un popolo ancorato alla terra da cui tutto aveva origine. Questa è una delle tante.

La regina delle magare si crede che fosse stata la madre di S. Pietro. Il popolo crede che S. Pietro fosse tignoso, e magara la madre di lui. Ed ella disse tra sé: Or perché mio figlio deve essere discepolo, e maestro cosi potente colui dalla zazzera lunga? Voglio fare una magia a codesto Cristo. Gliela fece, e la pose sotto la soglia della porta, senza farne motto al figlio. Ci era un di festivo, e disse a Pietro: Vedi Pietro che stamane voglio invitare il maestro tuo. S. Pietro fa fare un banchetto, e vi porta il maestro. Ma Cristo stando per entrare disse a Pietro:  Pietro, pigliami a cavalluccio. Pietro obbedì, e la madre se ne morse il dito. Durante la tavola, ella dunque si alza e passa la magia nell'architrave. Finito il desinare, Cristo disse a Pietro:  Mettiti a cavalluccio su di me . Pietro obbedì, ma quando furono soli, Pietro chiese ragione del fatto, Cristo raccontò la cosa come era; e concluse con dire:
Magaria fatta sia;
Chi la fa, e chi la fa fare
non vedrà la cera mia.

Vincenzo Padula, Persone di Calabria


Nella foto Pietra Cappa, legata anch’essa ad una leggenda su San Pietro.

mercoledì 19 novembre 2014

La spada e la croce (reg. Carlo Ludovico Bragaglia - 1958)



Autore di questo poema incompiuto è G. Fuggiasco poeta di San Luca (l'antica Potamia) amico dello zio Ernesto il vecchio di cui ho già pubblicato Inaugurazione ( Allegoria futuristica in veste passatisteggiante )All’Amico Grantassa. Sicuramente siamo in pochi a conoscerlo, visto che nel suo paese si sono perse le tracce del poeta come dei suoi componimenti. La composizione dovrebbe risalire agli anni venti o trenta del secolo scorso.



Polsiade

_____________////___________
Argomento
____.____

  Al tempo dello storico potamese, Don Antonio Zigàla de’ Scalamoginis, visse in Potamia l’eroe di questa leggenda, Nababbo Barbasotto.
Costui aveva fatto voto, mentr’era nelle lande d’oltremare, di recarsi a Polsi e fare delle fotografie della Madonna e del Santuario. Rimpatriato, infatti, dopo tanti anni, mantenne la parola, e si recò con un aiutante e colla camera oscura, a Polsi.
La fama del suo viaggio tosto si sparse, e il Guardiano del Convento l’attendeva ansioso. Appena egli lo vide coll’aiutante e con quell’incomprensibile arnese, lo scambiò per un miliardario che fosse ivi giunto con un tesoro chiuso in quella specie di scrigno. Ma, deluse le speranze, non volle sapere di fotografie e  mise fuori fotografo e aiutante! Questi, andando via, giurò di vendicarsi; ma al primo attacco frontale, siccome le truppe del Padre Guardiano furono guidate dal famigerato Papà Candela, egli perdette la pugna; ma non disperò, ritentando, con leve di malcontenti, l rivincita.

Canto I.
____.____
1

  Canto i monti, ed il silvano
Convento che da Polsi prende il nome:
le foreste che avvolgono l’arcano
santuario nel fitto di lor chiome:
le grasse mandrie e il Padre Guardiano, (1)
e i questuanti (2) con le opime some:
l’acqua delle viole … (3) e, pian pianino,
il chiuso in botti e fusti ottimo vino! … (4)
____.____

 O Musa, o tu che assisti ogni cantore
che a Marte, o Bacco, o a Venere s’inchini,
prendi sull’ali tue questo mio core
ed issalo con te sugli Appennini ! …
Fagli gustare il gaudio del pastore
E la fede che muove i pellegrini ...
Onde, all’ombra d’un tempio cotanto,
alto rimbombi l’umile mio canto!

1)   A quel tempo, era Padre Guardiano il Rev. Franco Galàpan, uomo austero, che non amava gli
       Scherzi. Ecco, la causa delle complicazioni avvenute
(2)  Questuanti ce n’eran molti, ma chi veramente si distinse fu Fra Rosario. Il quale visse in
       Odor dio santità, pur fra le tentazioni di Zane I e Zane II tiranni di S. Luca.
(3)  Celebre fontana dall’acqua profumata, che il citato guardiano costruì pei forestieri astemii.
(4)  Si allude alle varie specie di eccellente vino, custodito dal convento. Lo storico de’ Scalamoginis, che ne era un buon intenditore, l’à
       ripetutamente gustato e decantato! V. sue opere minori.






2

  Fu già dal tempo del buon Re Ruggero
Che questi luoghi apparvero fatati:
si genuflesse il bove (1) in sul sentiero
e accosservi i pastori costernati! … (2)
Una croce era al fondo del mistero
e i monaci si son quindi adunati!
ecco perché risale a quel momento
la fondazion del celebre convento! (3)

____.____

 Da quel dì sempre fur beati e puri
questi monti; e l’Abbate don Vitale
aiutò i Potamesi in tutti i duri
travagli con la fé che non ha eguali  …
Vi stette in saio irsuto Fra Mercuri,
e vi tornò la Vergine; cui l’ale
aveano messo per portarla via
al Santo Salvator di Potamia

(1)  Si allude alla miracolosa adorazione del bove.
(2)  I pastori, come si vede, si mostrarono da meno del bove, perché si
       costernarono. I pastori attuali non tralignano dai loro antenati.
(3)  Su tale fondazione si ‘possono leggere altri storici locali, più antichi e
       accreditati dello de’ Scalamoginis.
(4)  C’è la leggenda che la Vergine era stata portata altrove, ma
       Essa è tornata, di sorpresa e nascostamente al primo posto.



3

 D’allora in poi la fè sempre più crescente
sempre più folto popolo qui aduna:
e vengon su dalla Trinacria ardente (1)
e dalla Sila giù discendon bruna! …
Questa devota e multiforme gente,
 abbia propizia o avversa la fortuna,
altro che qui prostrarsi non agogna
salmodiando in cembali e zampogna.

____.____

Ma un dì, l’alpestre pace qui, di botto,
urlava un pellegrin di foggia strana:
da strani lidi giunto, chiotto, chiotto,
s’incamminava alla sagra montana,
nol ravvisate ormai? _ gli è Barbasotto, (2)
l’ardito e prode figlio di Lucana,(3)
che dalle Pampe ancor dell’Argentina
scioglie un voto di Polsi alla Regina! (4)

(1)  Fra i celebri pellegrini giuntivi dalla Sicilia, ci fu un tal Don Luigi. Di lui Zane I
       diceva che fu sparato a Troina e cadde a Potamia.
(2)  Eroe della leggenda qui cantata. Di lui c’è larga messe d’informazioni
       nello storico de’ Scalamoginis, suo contemporaneo  che lo fa discendere da Cesare.
(3)  Qui alcuni storici dissentono dallo Zigàla: essi presumono altro paese al posto di
       Lucana _ che suona meglio dopo figlio di …
(4)  Questo voto fu la causa di tutti i guai per Barbasotto. Come vedrassi
       nel corso della narrazione


4

  Il  Padre Guardian, quando avvisando
esservi giunto un pellegrin straniero,
smise sue preci, e in men ch’io non vi parlo,
andò incontro all’illustre forestiero!
E l’assillava tormentoso un tarlo,
e il tormentava assillante un pensiero:
“ chi sa che ricco don, s’io non mi gabbo,
asconde, in suo forestier, (1) questo Nababbo! …”
____.____

 E non cessava mai d’ir contemplando
del nababbo il magnifico forziere:
( una scatola cupa e, a un lato, un blando
vetro chiudente le tenebre vere!) (2)
Il maggiordomo (3) del nababbo, quando
si vide intorno così oneste ciere, (4)
pensò: “ qui, certamente e senza affanno,
felici passerem qualche buon anno!”

(1)  Il P. Guardiano, scambiò la macchina fotografica di Barbasotto con un forziere, e da
       questo fatale errore seguirono gli altri avvenimenti.
(2)  Circonlocuzione per indicare la camera oscura O, meglio, la camera oscura
       vista da chi la scambia con un forziere.
(3)  L’aiutante del fotografo che, visto dal P. Guardiano, appare maggiordomo.
(4)  Si allude al primo entusiasmo con cui furono accolti quando furono creduti
       miliardari.

5

 Ma, mentre il Guardiano ebbe allestito
coll’alloggio un pranzetto ricco e ghiotto,
per cementare (1) il nobile appetito
all’illustre nababbo Barbasotto,
il maggiordomo, ahi duolo inaudito! …
senza volerlo, avea l’incauto rotto,
confessando (2) non essere il gitante
che un modesto fotografo ambulante! …
____.____

 E allora addio pranzetto, e alloggio addio.
Che il Padre Guardian, da furor preso, (3)
decise far pagar bentosto il fio
all’intruso che sì si fea paleso.
E giva ripetendo : _“ Santo Iddio,
guardate che solenne malinteso ! …”
… e, masticando … mirra e cinnamomo,  (4)
scacciò via Barbasotto e il maggiordomo!

(1)  Cementare =  rinforzare Alcuni malignamente sostengono che la cementazione dell’appetito
       fosse stato un metodo culinario per far mangiar poco, in seguito, gli ospiti … lunghi.
(2)  La confessione fu involontaria. Il povero aiutante non poteva aver capito ch’erano  stati
       creduti Cresi, percò parlò sinceramente, e ciò fu la loro ruina.
(3)  Ecco provato che Padre Galàpan non amava gli scherzi! …
(4)  Maniera eufemistica per indicare i moccoli che talora accendono
       Gli ecclesiastici, in maniera, però, dolce e sommessa.


6

 Barbasotto che già tanta acquolina
s’era sentito in bocca scioglier pia
è rimasto di sasso, e la dottrina
l’abbandonò nell’evenienza ria … (1)
Il maggiordomo, in vista a tal ruina,
per poco venir men non si sentia … (2)
Fu così che i due grandi pellegrini
si cangiano in due semplici tapini!
____.____

 Allor che Barbasotto “ della Luna
all’albergo” si vede esser ridotto,
volle tentare  ancor sua fortuna,
a al Padre Guardian volse tal motto:
“ O capo del Convento, in cui s’aduna
ogni ben, (3) de permetti a Barbasotto,
prima di comandarlo all’abbandono,
ch’ei possa meritarsi il tal perdono! (4)

 (1)  In un primo tempo egli ammutolì, né lo soccorse la vasta dottrina. Così gli storici antichi
        Lo Zagàla, però, afferma che Barbasotto non era dotto, e spiega questo passo così:  “ in quel frangente
        Egli si dimenticò della dottrina cristiana i cui argomenti l’avrebbero aiutato “ Ciò calza col seguito.
(2)  Perché involontaria causa del proprio male.
(3)  Secondo lo Zagàla ogni ben si riferisce al P. Guardiano. Secondo gli antichi, invece, al convento.
(4)  Ecco che la Dottrina Cristiana ripiglia possesso di Barbasotto.


7

 “ Util vedrai che al santuario anch’io,
col mio amico, rendermi tosto: (1)
divulgherò pel mondo il luogo pio,
e doppio pioverà qui l’olio e il mosto! .
Una lastra ch’io elabori nel mio
gabinetto, è ben giunta in ogni posto
Infatti, mercé l’arte, da “ tramwista “, (2)
mi fer capo d’azienda, a prima vista!
____.____

 “  E tel può dire l’” Officiale Herréro “ (3)
quanto ben visto io fossi agli alti lochi:
quand’ei mi ripuliva il pozzo nero,
e, a viver da signori, eravam pochi …
colle posate tutte argento vero …
col “ mate “ tutto il dì su cento fochi … (4)
Oh Padre Guardian, se m’eri allato
vagliavi allor la forza del mio stato! …

(1)  Qui gli antichi sostengono la interpretazione allegorica: “ egli prometteva rendersi utile subito …”
       Invece lo Zigàla propende per l’interpretazione realistica : “ egli , coll’aiutante, volevano “ mpistonarsi “!
(2)  Si allude ai trionfi, dell’altro mondo, di quello cioè argentino.
(3)  E’ il nome di battaglia di un celebre avversario di Barbasotto, detto “ Licinio di ostéra “
       Costui, prima, usufruì della protezione di B. e, poi, gli si mise contro. Secondo
       altra versione pare che B. usufruì prima, della protezione di Licinio e, poi, lo combatté.
(4)   Riscontrare le narrazioni dello Zigàla riguardo “ Le posate d’argento “  ovvero “ Sbucciando patate ..”        
        ecc. …


8

 “ Per or ti dico sol che, in tanti modi
gaia ci sapevan rendere la vita:
era quello un paese di “ Bengodi “
e passavamo il dì fra “ zita “ e “zita “! (1)
Io, una volta, così come tu m’odi,
conquistai la più nobil “ senorita “
del luogo, che fu quella donde il motto
mi venne di Nababbo Barbasotto! (2)
____.____

 “ Insomma io non ti espongo altro argomento
per provarti il mio senno e l’arte mia:
dargli un lustro saprò che mai s’oblìa …
Or  tu perché d’inedia mi vuoi spento? …
che mi neghi fin gl’infimi fagioli? … (3)
E, se non piangi, di che pianger suoli? …”(4)

(1)  Metodo argentino di far lucrar poco argento in cambio di molto svago.
(2)  L’aneddoto è alquanto piccante. Rimandiamo il lettore allo storico Zigàla, o agli altri
       antichi, che lo riferirono in modo concorde.
(3)  Nella gerarchia delle vicende del convento, i fagioli pare occupino l’ultimo
       posto. Dal giorno che li à maledetti S. Luciano, il protettore dei funghi velenosi.
(4)  Il B. per muovere gli affetti, non  isdegna le avvedutezze retorico - letterarie
       come qui può vedersi. E ne avrebbe auto frutto se avesse trovato un osso
       meno duro di P. Galapàn.


9

 Dice, e il Guardian per nulla intenerito (1)
“ Che farci non sappiam dell’arte vostra”
Risponde; e, verso le “ Tre Arie “ (2) il dito
steso, la via del paésel gli mostra!
Il Nababbo avvilito, annichilito
s’avvede che perduta è ormai la giostra …
Onde, gli ordini dati al maggiordomo,
con essolui si squaglia tomo, tomo ! …
____.____

 Squagliossi, è vero, allor; ma dentro il
cor  di trar terribile vendetta ..
E, assente il Guardian, a cielo sereno,
un bel dì vi piombò come saetta …    
Ei di lanzichenecchi tenea a fren
un’orda (3), ma il Cugino di Zuppetta, (4)
che, allor, del Guardian sedeva al posto,
decise fronteggiarlo ad ogni costo!

(1)  Ormai è una verità solare: P. Galapàn non amava gli scherzi! Figurarsi che egli non ammetteva la teoria 
       dei funghi, quando discutevano con S. Luciano intorno alla vita eterna!
(2)  Giogaia di monti a mezzodì del Santuario, nella direzione di S. Luca. Da questa cacciata ebbe origine
       il canto dei pellegrini: “ Torna al tuo paesello – ch’è tanto bello! “
(3)  Squadre di filibustieri al comando di Barbasotto.
(4)  Prelato trappista, chiamato a sostituire temporaneamente P. Galapàn. Mercé la sua avvedutezza
       e tenacia, gli sforzi militari di Barbasotto quella volta fecero fiasco.                


10

 Era già l’alba e, alle turrite mura
di Polsi, s’appressava Barbasotto,
per cingerla d’assedio e di paura,
e guastar del nemico il pianto rotto …
Ma di Zuppetta il consanguineo (1) cura
ben mise alla difesa del ridotto,
chiamando a capo di sua truppa anela
chi in pace e in guerra val, Papà Candela! … (2)

 Papà Candela, ch’à già superato
_____ le astuzie e Cacusenno,
guardò di Polsi il campo trincerato
e, coll’abitual scettro, (3) ai suoi fé cenno:
“ Sieno aperti i valichi, e sia dato
libero ingresso a quei ch’entrar qui denno! …
Fu il lor capo d’alloggio un dì qui scemo?
Or non son io se succo a lui non spremo! … (4)

(1)  Il Prelato Trappista cugino del celebre giureconsulto: Il quale scrive pure intorno agli avvenimenti
       di cui ci occupiamo. Vedere il suo trattato: “ Questi le fatte “.
(2)  Parente del precedente. Egli, come Cincinnato, era prode in pace e prode in guerra; per cui non
       rifiutava nulla, “ fussero frutti di agricoltura, o d’industria, o di guerra “.
(3) Bacchetta magica che Papà Candela portava sempre seco: Lo Ziggàla riferisce che i montanari
      del posto la credevano fatata. Sembra siagli stata regalata dall’amico Gattamelata.
(4)  Papà Candela, fra le altre vittorie, registra anche quella così detta del limone di Carnéra.
       Per maggior schiarimenti rivolgersi ai cronisti del tempo. Si vedrà chiaramente
       essere stato Papà Candela uomo d’azione, tanto ch’ei  dispregiava i libri e coloro
       che li acquistavano. Sostenne in proposito brillanti dispute col Padre Trappista.

11

 Intanto Barbasotto in luccicanti
bardature, e fra eroi dal piglio fiero,
ingresso fé, tra cembali sonanti,
nel turrito convento di Ruggero.
Papà Candela e i suoi, con gai sembianti,
fraternizzaron tosto col Guerriero …
lo quale, in sommo giubil, per più giorni
poggiava le razzìe fatte in quei torni …

____________
Manca il seguito
12

E pur che faccia, per la congrua lotta,
leve dei malcontenti più vicini:
ha già con sé il Prelato “ Mezzabotta “,
che ancora aspetta i Polisan suini,
insieme con lui che va, a quest’otta,
a la spiaggia di Motta Bovalini …
… poi ci à d’ingengneri una dozzina
dal Citarista al Santacatterina …


________________
Manca il seguito

Interruzione del manoscritto






lunedì 28 ottobre 2013

Comeback story ( I pugni di Rocco)- Kings of Leon

Manufatti scolpiti da Roccu da Rocca in Platì





venerdì 13 gennaio 2012

Confusione - Lucio Battisti

Ninu u ccinnaru l'ultimo vero pastore

Qual'è il Leitbild, come lo chiamano i tedeschi, l'immagine guida, in accordo con la quale i giovani potrebbero cercare di formarsi e di istruirsi? Non esiste: o meglio, la confusione e il pasticcio di immagini sono tali che non emerge alcuna guida saggia. Gli intellettuali, la cui funzione sarebbe proprio quella di risolvere qualcosa, trascorrono il loro tempo a proclamare che tutto è relativo, o qualcosa di questo tipo.Oppure si occupano di questioni etiche con spudorato cinismo.
Ernst F. Shumacher, op cit.

lunedì 2 gennaio 2012

Someone Saved My Lfe Tonight - Elton John


Per condurre una vita retta nel senso più ampio, un uomo deve possedere una buona educazione, amici, amore, figli
( se li desidera), mezzi sufficienti che lo tengano lontano dal bisogno e dalle preoccupazioni, buona salute e un lavoro soddisfacente. Tutte queste cose in gradi diversi, dipendono dalla comunità e sono ostacolate o favorite da fattori politici. La via retta deve essere vissuta in una buona società altrimenti non è pienamente realizzabile.
Bertrand Russell

martedì 6 dicembre 2011

Cuore di tenebra (reg. Orson Welles - mai realizzato)

Joseph Conrad, nato Józef Teodor Nałęcz Konrad Korzeniowski,
Berdicev, 3 dicembre 1857 – Bishopsbourne, 3 agosto 1924

Che sarebbe stata la mia vita senza Lord Jim, Nostromo, La linea d'ombra, Conradina e Apocalypse Now

lunedì 7 novembre 2011

L'importanza di chiamarsi Ernesto (reg. Anthony Asquith - 1952)





Oggi è Santo Ernesto ed era l'onomastico degli zii, per me in particolare di zio Ernesto junior, in quanto lo zio senior non ebbi il tempo di arrivare per conoscerlo. Negli ultimi anni di vita dello zio era per me un dovere essere a Platì per festeggiarlo e festeggiargli la vita che ebbe in dono. In questi anni il posto lasciato vuoto dallo zio Pepé fu riempito da Giuseppino, il più giovane Gliozzi, nato da Luigi e Pina.
Oggi, pure, nella piccola stazione di Astapovo (Аста́пово) nella regione di Lipeck, nell'anno 1910, alle sei del mattino lasciava la terra all'età di ottantadue anni Sergio Leone Tolstoi.
Questa congiunzione per me è molto importante, come quelle che ricorderò il due febraio se sarò ancora qui.

venerdì 26 agosto 2011

Immortalità (reg. Miklòs Jancsò - 1959)

nonno Rosario con i suoi genitori

Un essere non muore subito in noi, resta immerso in una specie di aura di vita che non ha niente a che vedere con una vera immortalità, ma fa si che egli continui a occupare i nostri pensieri allo stesso modo di quando viveva. E' come se fosse in viaggio. E' una sopravvivenza molto pagana.
Marcel Proust, op. cit.

venerdì 19 agosto 2011

Resurrezione (reg. Flavio Calzavara - 1943)

                                                                                             
Sergio Leone Tolstoi
il più grande
28/08/1828 – 07/11/1910

A parte libri e libricini di preghiere della mamma, l’unico libro che ricordo in casa, a Platì, è Resurrezione di Lev Tolstoi – mi piace scriverlo così, né alla russa con la J che sembra un’appendice felina, né all’americana con la Y yankee -.
E’ sulla scrivania di papà, nel retrobottega, che, poi, era ancora una parte della bottega: di fronte, dove stava seduto papà, la scaffalatura conteneva le scarpe in vendita, alle spalle c'era di tutto, dai chiodi di tutte le dimensioni alle cartucce, piombo e polvere da sparo per i cacciatori.
Papà, è stato,  nei tempi prima dell’entrata in casa della televisione, il lettore della famiglia -  è stato anche un ascoltatore della radio (alla sinistra della scrivania), la sua passione erano le opere liriche -; molto spesso, dopo cena, leggeva per gli adulti di casa, dapprima per il nonno, la nonna e le sorelle ancora signorine, e dopo sposato si aggiunse la mamma, ma già mancava qualche sorella andata sposa di mariti venuti da fuori. Recentemente la zia Amalia mi ha detto che papà leggeva di tutto, eppure non superò mai la terza elementare. Qui a Messina  preferiva gli editoriali del direttore della Gazzetta del Sud, il quale col suo anticomunismo alla messinese infusogli dal suo padrone/padrino/allevatore, Bonino, il re della molitura, lo faceva arrabbiare e gridare, indirizzandogli, “bestia, gnoranti e mortu i fami”!
Quel titolo, Resurrezione, non l’ho scordato mai: nella copertina del libro era scritto di colore rosso, in corsivo, di traverso, da sinistra verso destra, dal basso verso l’alto, con sopra un volto dolorante d’uomo - un Cristo? -.

Ho aspettato anni prima di cominciare a leggere Tolstoi, e l’ho letto tutto. Devo dire che ho cominciato al momento giusto con Anna Karerina. Guerra e Pace lo rileggo ogni anno, sono alla sesta volta, in ottobre: del resto Cormac Mc Carthy, come ai suoi tempi Dostoevki, quest’ultimo libro, lo definisce il più grande mai scritto, superiore alla Bibbia. Mio malgrado, quello che preferisco è I Cosacchi, una cosetta rispetto all’altro, ma per dirla con Marcel Proust: “sono le opere da niente che ci fanno addentrare nei gradi capolavori di uno scrittore”.

Oggi papà avrebbe compito 103 anni.
Il titolo di oggi è stato sceneggiato, tra gli altri, da Corrado Alvaro.

giovedì 18 agosto 2011

Mutazioni genetiche (reg. Ross Hangen - 1989)



"E' ovvio che nessun mutamento di sistema o di macchina può far scomparire i motivi di malessere sociale che consistono nell'egoismo, nell'avidità e nella litigiosità della natura umana."
Richard Henry Tawney (1880 - 1962) citato da Ernst F. Schumacher in Piccolo è bello

martedì 9 agosto 2011

I giorni della vita (reg. . C. Potter - 1948)

Nonno Rosario con papà

I giorni passati ricoprono a poco a poco quelli che li hanno preceduti e, a loro volta, sono sepolti sotto quelli che li seguono. Ma ogni giorno del passato è rimasto depositato in noi come un'immensa biblioteca in cui tra libri antichissimi, ci sia un esemplare che nessuno andrà a richiedere. Pertanto, se quel remoto giorno, attraversando la lucida trasparenza delle epoche successive, risale alla superficie e si estende in noi avvolgendoci interamente allora per un momento i nomi riprendono il loro antico significato, gli esseri il loro antico volto, noi la nostra anima di allora, e avvertiamo, con una sofferenza vaga, ma divenuta sopportabile e che non durerà, i problemi divenuti da tempo insolubili che ci angosciavano tanto allora. Il nostro io è costituito dalla sovrapposizione dei nostri stati d'animo successivi, ma questa sovrapposizione non è immutabile come la stratificazione di una montagna. Continui sommovimenti fanno affiorare alla superficie strati più antichi.
Marcel Proust, op. cit.


venerdì 22 luglio 2011

This land is your land - Woody Guthrie




                                                                           
La gestione della terra da parte dell'uomo deve essere principalmente orientata verso tre obiettivi: salute, bellezza e stabilità. Il quarto obiettivo, la produttività sarà conseguito quasi come un sottoprodotto. Aprire la terra all'occupazione, sia a tempo pieno sia part-time, di un maggior numero di persone e per orientare tutte le nostre azioni sulla terra verso quel triplice ideale.
Lungi dall'essere nobilitato e umanizzato dalle attività agricole, il più vasto abitato umano viene standardizzato fino alla desolazione o addirittura degradato fino alla bruttezza.
Ernst F. Schumacher, op. cit.

mercoledì 20 luglio 2011

L'uomo del west (reg. William Wyler - 1940)

Cormac McCarthy (20/07/1933) con i fratelli Coen

La scoperta del più grande scrittore dei nostri tempi è avvenuta proprio a Platì, leggendo una recensione su Famiglia Cristiana di Cavalli Selvaggi alla sua prima pubblicazione italiana.
Lo ricordo con queste parole di Alessandro Baricco tatto da una sua raccolta citata spesso da Marilisa su questo blog.
«E adesso ci starebbe bene un bel paragrafo per spiegare cosa secondo me bisognerebbe portare in salvo nella mutazione. Ma il fatto è che non ho le idee molto chiare, al proposito. So che c’è sicuramente qualcosa, ma cosa, è difficile dirlo, adesso, con esattezza. Difficile. L’unica cosa che mi viene in mente è una pagina di Cormac McCarthy. E’ proprio al fondo di quel libro che già vi ho citato nelle epigrafi, ve lo ricordate? La storia dello sceriffo e del killer. “Cosa si dice a uno che per sua stessa ammissione non ha l’anima?” Ve lo ricordate? Bene. Quello è un libro davvero senza speranza, sembra la resa incondizionata a una mutazione rovinosa, nessuna speranza, nessuna via d’uscita. Però ad un certo punto lo sceriffo passa vicino a una strana cosa, una specie di abbeveratoio scavato nella dura pietra a colpi di scalpello. E’ proprio nell’ultima pagina. Vede l’abbeveratoio e si ferma. E lo guarda. Una cosa lunga quasi due metri, e larga mezzo, e profonda altrettanto. Nella pietra si vedono ancora i segni dello scalpello. Sarà stato lì da cento, duecento anni, dice lo sceriffo. Così, dice, mi è venuto da pensare all’uomo che l’aveva fabbricato. Si era messo lì con una mazza e uno scalpello e aveva scavato un abbeveratoio che sarebbe potuto durare diecimila anni. Ma perché? In che cosa credeva quel tizio? Dovete pensare che a quel punto lo sceriffo è davvero stanco, non crede più in niente, e sta per chiudere la sua stella in un cassetto per sempre. Dovete immaginarvelo così. Mentre si chiede perché diavolo uno si dovrebbe mettere a scavare un abbeveratoio di pietra con l’idea di fare qualcosa che dura diecimila anni. In cosa bisogna credere, per avere idee del genere?
In cosa crediamo per avere ancora questo istinto cieco a mettere al sicuro qualcosa?
McCarthy, lui l’ha scritta così: “penso a quel tizio seduto lì, con la mazza e lo scalpello, magari un paio d’ore dopo cena, non so. E devo dire che l’unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una sorta di promessa dentro al cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra. Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa. E’ la cosa che mi piacerebbe più di tutte.

giovedì 19 maggio 2011

L'ultimo spettacolo (reg. Peter Bogdanovich - 1971)


Il Cinema Loreto di Platì riapre.
Come in passato si avvarrà delle opere che forniranno i ricchi cataloghi  della Sampaolo Film di Catania e dell'Angelicum Film dell'avv. Mongiardo di Messina. Proiezioni per tutti, grandi e piccini.  Inoltre ospiterà il Cineforum "Peppuccio Tornatore", dedicato alla memoria del regista baarioto, con retrospettive e dibattiti in sala, alla presenza di autori e critici provenienti da tutto il mondo. NON MANCATE.

mercoledì 18 maggio 2011

Non per soldi... ma per denaro (reg. Billy Wilder - 1966)


Da quando si è cominciato a onorare il denaro, che incatena tanti magistrati e tanti giudici, che crea magistrati e giudici, le cose hanno perduto il loro vero valore, e noi, diventati ora mercanti, ora merce in vendita, non consideriamo la qualità, ma il prezzo; per interesse siamo onesti, per interesse disonesti, e la virtù la pratichiamo finché c'è una speranza di guadagno, pronti a un voltafaccia se la scelleratezza promette di più.
Lucio Anneo Seneca, op. cit.

venerdì 29 aprile 2011

Il Maestro (reg. Aldo Fabrizi - 1957)

Sergio Leone 03/01/1929 - 30/04/1989

Questo post è inevitabile.

L'unico, il vero, il prototipo maestro che il cinema italico abbia mai avuto.
La sua morte è stato il corollario della sua opera, ucciso, al momento giusto, istantaneamente, da quell'essere più "Cattivo (bad)" di Lee Van Cleef, e come Henry Fonda ne Il Mio Nome E' Nessuno consegnato al mito "con un buon colpo di pistola", affinché quel "pugno di lavori" realizzati montassero a poco a poco e con costanza, negli anni a venire.
P. S. Nel film citato nel post di oggi, come in quello citato ieri, ne fu aiuto regista.

SDG Soli Deo Gloria.

lunedì 18 aprile 2011

Il Vangelo Secondo Matteo (reg. Pier Paolo Pasolini, 1964)

In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum, Luca - 23,46

 Quando il bambino era bambino, questo Cristo adorava, non solo nella processione del Venerdì Santo, tutte le volte che entrava nella sagrestia della chiesa del Rosario, dove, per lui, c'era sempre lo zio Ciccillo.
Il Cristo era adagiato in una specie di barella/lettiga avvolta da un velo bianco, quasi una zanzariera, per non recare fastidio a quell'innocente, appena deposto esangue dalla croce, sempre fresco del suo sacrificio.
Gli bastava osservarlo per sentirsi in colpa: sfiorando con la manina quel  corpo bianco come il latte percepiva il gelo, toccando la ferita sul costato, notava ancora fresche le incrostazioni del sangue, quel suo viso ormai spento, con la bocca, espressione di un dolore perenne, rifletteva la tristezza di aver perso il migliore amico.
 Tutto questo, un pò più avanti, lo ritrovò nel Cristo di Pier Paolo Pasolini. Il poeta gli aveva ridato quella figura in tutt'altro aspetto. Nel film, Enrique Irazoqui che interpetrava la figura di Gesù era doppiato da Enrico Maria Salerno, la prima, mai dimenticata voce, del "man with no name" del cinema di Sergio Leone. In certi momenti, come nel discorso della montagna, chiudendo gli occhi, solo ascoltando la pellicola, come in una metamorfosi di Ovidio, il Redentore si trasformava in Clint Eastwood.  Ancora è così per lui.
 Quell'opera cinematografica è una morte annunciata dal suo stesso autore, dove raffigurava, anche, il dolore successivamente provato dalla madre Susanna Colussi, che prestava il viso a Maria. Vide in quella doppia madre, disperata sotto la croce, vestita di nero e trattenuta per il braccio da altre donne, quello strazio che ricordava nelle donne di Platì davanti ad un padre, fratello, marito o figlio, tolto dalla vita senza pietà.

Adesso ascoltatevi "Wir setzen uns mit Tränen nieder" dalla Passione Secondo Matteo di Johan Sebastian Bach nella versione incisa da Herbert Von Karajan, la mia preferita e prima.

Se esiste una persona che deve tutto a Johan Sebastian Bach quello è Dio. Letto da qualche parte.

mercoledì 6 aprile 2011

La Maschera di Cera (reg. André De Toth, 1953)


Sotto la maschera della dimenticanza, della disattenzione, della mancanza di intenzione, gli uomini esprimono i
loro sentimenti e le loro passioni che farebbero meglio a confessare a se stessi se non sono capaci di dominarli.
Psicopatologia della Vita quotidiana, Sigmund Freud 06/05/1856 - 23/09/1939

martedì 5 aprile 2011

Il Sogno di Noodles (reg.Valerio Vella e M.L. - 1998)



Per molto tempo sono andato a dormire presto.
Incipit della Recherce , Marcel Proust, 10/07/1871 - 18/11/1922

venerdì 1 aprile 2011

The Promised Land - Bruce Spingsteen


Aprile è il più crudele di tutti i mesi. Genera
lillà dalla terra morta, mescola
memoria e desiderio, desta
radici sopite con pioggia di primavera.
La Terra Desolata - Thomas S. Eliot  26/09/1888 - 04/01/1965