CI SCRIVONO DA PLATI’
I documenta
e la realtà
Platì, 7 maggio
Mercoledì sera un folto pubblico ha assistito alla proiezione
in piazza Gramsci, di alcuni interessanti documentari inviati dalla Presidenza
del Consiglio dei Ministri.
I documentari erano senza dubbio interessanti: illustravano la
rinascita italiana degli ultimi anni. Ma siamo sicuri che essi non abbiano prodotto sulla folla platiese
proprio l’effetto voluto dagli autori.
Platì è infatti uno dei paesi della Calabria praticamente abbandonati
dallo Stato, dopo le alluvioni del '51 e del '53. E' naturale, quindi, che gli
«interessanti documentari» di cui abbiamo detto non abbiano fatto altro che mettere
in evidenza la incresciosa disparità di trattamento riservata dalla Stato ai
Calabresi nei confronti degli altri cittadini italiani.
Lasciamo parlare i fatti.
Nel 1951 Platì fu tra i paesi maggiormente colpiti dall’alluvione:
morti e centinaia di senzatetto furono il suo tragico bilancio; senza contare
la distruzione di massima parte dell'agricoltura. Nello stesso anno avvenne
l'alluvione del Polesine: Pero, mentre nel Polesine, dell'alluvione non restò
neanche la traccia, a Platì la situazione restò pressoché immutata; tanto che la
violenta alluvione del '53 non poté levarsi il gusto di cambiare anch’essa i
connotati al nostro paesaggio: lo aveva fatto fin troppo bene l’alluvione del ’51
e nessuno vi aveva ancora rimediato.
Troppe cose abbiamo sopportato e ci sentiamo in diritto di
chiedere allo Stato che, anziché «interessanti documentari» ci fornisca i mezzi
per ripristinare la nostra agricoltura. E, cioè, disponga una razionale bonifica
dei torrenti che attraversano la nostra zona; bonifica che oltretutto renderà
all'economia nazionale centinaia di ettari di fertilissimo terreno.
GAZZETTA DEL SUD, 8 MAGGIO 1954
L’articolo non porta firma ma dal tono e dal contrasto tra
dramma e brio lo si può attribuire alla penna di Michele Fera. Resta l’attualità
di un dramma per niente dimenticato, che si ripete ogni qualvolta Giove Pluvio decreta
di concedere la pioggia. Ma c’è anche l’abbandono e il degrado permanente che
si riflette nei comportamenti e nel morale degli abitanti che ancora, incalliti,
restano in paese.
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