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mercoledì 6 marzo 2019

Atto di violenza [di Fred Zinneman, 1949]



C’è anche chi ha subito un’aggressione tanto al chiuso che all'aperto. E il caso capitato nel 1912 a una fanciulla di Cirella, frazione del comune di Platì. Era andata ad attingere acqua a una fontana cha distava circa duecento metri dall’abitato quando vanne aggredita da un suo compaesano, un negoziante di 25 anni. Riuscì a resistere e ad evitare le estreme conseguenze di quell’assalto.
Ma l'uomo non si diede per vinto. Due giorni dopo, forzata la porta d’ingresso, penetrò nella casa dove la giovane dormiva con una zia.
Anche questa volta non raggiunse il suo scopo. Frustrato, con un colpo di rasoio sfregiò il volto dalla donna. Non riuscendo a violare la verginità ne violò il volto. Perché tanta audacia da parte cli quell'uomo? Perché tanta insistenza? Lei era “figlia dalla colpa”.
Cosi scrivevano i giudici con una definizione che, normale per quei tempi, è agghiacciante e orrenda perché era un marchio d'infamia che avrebbe accompagnato lei e i sui figli per un tempo infinito.
Essere figlia della colpa significa essere già debole sin dalla nascita. Lui “credevasi forte dell‘impunità fidando sull‘autorità di uno zio che funzionava da sindaco in quella frazione del comune”.
Sentendosi forte lui e conoscendo la debolezza della fanciulla non è il caso di parlare di audacia da parte di quel giovane. Quando si arrivò al processo si cercò di diffamare la ragazza insinuando che avesse avuto degli interessi a fare quella denuncia. Ma i giudici della Corte di appello scrissero a questo proposito: “non odio, non risentimento, non scopo di matrimonio, non speculazione essendoci in atti la pruova della di lui assoluta nullatenenza».
Si insinuò anche che non era credibile perché aveva fatto dichiarazioni contrastanti. “Ma di chi è la colpa delle aggiunzioni e di qualche leggiera difformità nelle dichiarazioni della giovane? La colpa certo non è sua, ma del Pretore cha in modo veramente deplorevole menò innanzi le indagini. Non curò egli, che pur con molto ritardo si curò di sentire la parte lesa di raccogliere le minute dichiarazioni”, ma si limitò solo a farsi confermare quelle già rese al brigadiere dei carabinieri “che certo si limitò ad inserirle sommariamente”
Non è la prima volta che ci imbattiamo in critiche dei tribunali o della Corte di appello rivolte al modo come erano state condotte le indagini. E sono sempre casi che rappresentavano un danno per le donne. L'uomo aveva fatto affidamento su quello zio importante in quella piccola comunità, ma quando il giorno dopo lo sfregio si disse «pubblicamente» chi ne era fautore, lo zio non coprì il nipote, anzi, «raccolte le opportune informazioni», lo denunziò ai carabinieri”
Un sindaco che si comportò bene. Ma non tutti i sindaci sono uguali, come si sa.
Enzo Ciconte, Storia dello stupro e di donne ribelli, Rubettino 2014



1 commento:

  1. i giudici di inizio novecento sembrano più civili dei corregionali crotonesi autori di un vergognoso manifesto nel 2019

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