Powered By Blogger

giovedì 21 dicembre 2017

Le sorprese della neve (reg. Carlo A. Zambonelli - 1920)



Eccezionali nevicate
sull'Aspromonte
Platì, 10 gennaio
Da due giorni sull'Aspromonte continua a nevicare. La neve ha già raggiunto quote inferiori ai cinquecento metri. L'avventurarsi da soli sulla montagna è diventata una impresa rischiosissima, giacché interi branchi di lupi si sentono ululare da ogni luogo.
In contrada «Alati» la neve ha raggiunto gli ottanta centimetri di altezza; il traffico sulla statale 112 è però,
ancora ottimo.
Non si ricordava mai una nevicata cosi abbondante: evidentemente Giove Pluvio ha deciso di mandare quest'anno la neve che non ha man dato l’anno scorso, e quella che spettava regolarmente all'anno in corso.
Alcuni cacciatori di questo centro sono stati assaliti il giorno dell'Epifania da tre lupi. Sì sono dati coraggiosamente alla fuga, abbandonando i carnieri pieni di tordi assiderati, e sparando di tanto in tanto qualche fucilata contro le belve.
Anche l’apparizione dei lupi sull'Aspromonte è abbastanza strana; infatti da moltissimi anni sembrava che
queste belve fossero scomparse dalle nostre zone.
I tordi, (effetto della neve?) sono comparsi numerosissimi nelle zone venatorie dell'Aspromonte. I cacciatori
locali e forestieri, fanno ogni giorno strage dei saporiti volatili.
GAZZETTA DEL SUD, Mercoledì 11 gennaio 1953











mercoledì 20 dicembre 2017

Do They Know It's Christmas? - Band Aid

Così come nel 1984 i grandi del pop inglese si riunirono sotto la sigla Band Aid a scopo di beneficenza, anche a Platì nel 1915 alcuni maggiorenti crearono un Comitato di Assistenza Civile con lo scopo di aiutare le famiglie bisognose, specie quelle che avevano parenti impegnati sui fronti della Grande Guerra.
Come qualche post addietro, anche questo è dedicato ad un martire di quell'atroce conflitto, e precisamente  è per Caruso Francesco classe 1899 - peraltro la sua morte era già stata paventata nel documento sotto riportato - Soldato della 522 Compagnia Mitraglieri Fiat, morto a Modena il 29 novembre 1918.





Comitato di Assistenza Civile
Platì
Oggetto: Sussidi – Dono e balia
Deliberazione N. 3

Sussidio – Dono natalizio e Balia

L’anno millenovecento quindici, il giorno sei Dicembre, in Platì, nella solita sala delle adunanze.
Presenti i membri del Comitato di Assistenza Civile, nelle persone del Maresciallo Attilio Cioni, Dottor Zappia Filippo, Prof. Nicola Spadaro; sotto la Presidenza del Commissario Rag. Aricò e con l’assistenza del Segretario Sac. Gliozzi – si è aperta la seduta per disporre quanto appresso.
Il Presidente rende ostensive le domande pervenutegli di Calabria Vincenzo, Loreta Catanzariti in Barbaro, Violi Maria, Romeo Giuseppe fu Michele, Maria lentini, Nicoluso Grazia e Sergi Francesca fu Michele; con le quali si domandano sussidi.
Ed il Comitato: a Romeo Giuseppe fu Michele, vecchio, con quattro figli militari, assegna il sussidio mensile di £ 10 (dieci)
A Sergi Francesca fu Michele si accordano £ 6 (sei) al mese ed a Nicoluso Grazia £ 1(dieci) come viaggio di rimpatrio.
A tutti i sussidiati poi, compresi: Calabria Vincenzo, Loreta Catanzariti, Violi Maria e Lentini Grazia, si è pensato di dare in dono natalizio una certa misura di pasta, pescestocco e vino, secondo le famiglie.
Il Dottor Filippo Zappia informa il Comitato sulle condizioni piuttosto allarmanti di una puerpera moglie del Bersagliere Francesco Caruso ed il comitato elargisce un primo sussidio di £ trenta. Si pensa pure per la neonata – domani forse orfana – e si provvede ad una balia nella persona di Immacolato Sergi alla quale si assegnano £ 20 (venti) mensili.
Il Sac. Gliozzi propone di distribuire ai reduci del fronte le calze rimaste, dopo la spedizione fatta alla Legione dei Carabinieri a Bari – ed il Comitato accetta la proposta.
Lo stesso Gliozzi informa che a nome del Comitato furono spediti per i soldati combattenti N. 122 paia di calze, N. 27 polsini e N. 4 di guante, come da ricevuta della Legione dei Carabinieri Reali di Bari, in data 16 Novembre 1915 N. 690/166 Div. 3°.
Presa nota di tutto questo, il Comitato scioglie la seduta.
Platì 6 Dicembre 1915
Il Presidente: Aricò
Il Segretario: Gliozzi
Il Comitato: Zappia, Spadaro, Cioni



lunedì 18 dicembre 2017

Urla del silenzio (reg. Roland Joffé - 1984)


Peppinu "i barva", Mittiga
Platì 26/12/1917 – Messina 24/08/1989



















I cento anni dello zio Peppino li festeggio con le riproduzioni dei suoi dipinti (vere e proprie urla silenziose) in cui alla ricerca creativa - propria di un soggetto disabile - è unita la nostalgia per il paese abbandonato e l'isolamento - seppur addolcito dalla presenza costante della famiglia di Rosi i Masi - nella metropoli lombarda dei primi anni sessanta del secolo scorso, ridimensionato a sua volta, nella città dello Stretto dove era entrato a far parte ENS.
Ps. L'ultimo quadro è a casa dello zio Pepé.


domenica 17 dicembre 2017

The night before Christmas (reg. Walt Disney - 1933)

Questa pubblicazione è dedicata a Francesco Maria Fera di Michele e Hyeraci (Yeraci) Concetta, nato a Platì il 4 marzo 1896, Soldato del 4° Reggimento Artiglieria, morto il 29 Ottobre 1916 sul Carso, causa ferite riportate in combattimento.







NATALE
Novella di E. Gliozzi

In casa di massaro Giovanni, quella sera, il gatto era accovacciato sulla cenere del focolare.
Ogni tanto, col vento scricchiolavano le imposte e, l’animale, sollevava i suoi grandi occhi verdognoli, che lucevano come il fosforo nella notte. Niente altro dava segno di vita e il silenzio, pauroso, rendeva più lugubre quella casa dove, negli anni passati, in quella stessa serata, un allegro chiacchierio di bambini, un vociare contento di uomini e le allegre risate delle donne facevano tutta una festa intima e ricordevole.
Massaro Giovanni era il padre di tre robusti giovinotti Pasquale, Antonio e Vincenzo; due dei quali servono la patria come richiamati ed il terzo era volontario negli Alpini.
Pasquale, era stato ferito sul Monte Nero: fu allora che Vincenzo giurò di voler vendicare il sangue del fratello e partì come volontario. Antonio era bersagliere a …  (non lo sapeva neppure massaro Giovanni, perché interrotto dalla censura.)
Da Roma, dalla sala del Trono del Quirinale, dove si trovava degente, Pasquale aveva scritto mirabilia. Verrebbe quasi la voglia, d’essere ferito ed entrare in quel paradiso! ...ma la moglie dell’Eroe, al suocero che le faceva animo, aveva risposto:
-O paradiso o no, mio marito avrebbe voluto essere qui la vigilia di Natale e mangiare la pignolata coni suoi figliuoli.
Il vecchio tacque e i due marmocchi a grandi occhi sgranati, guardarono come per interrogare il nonno e la madre.
Pignolata niente quest’anno avevano sentenziato in famiglia.
Ed ecco perché il gatto era addormentato sulla cenere del fuocolare.
*
**
Un lamentio di zampogne, poi un suono allegro di campane annunziavano la Messa della mezzanotte.
Qualche lanterna rompeva allora le tenebre nella strada donde un fischiare di ragazzi, un rumore di passi facevano intendere che l’Uffcio Divino stava per cominciare - quando massaro Gianni si scosse, accese il lume, si vestì in silenzio e scese.
Entrò in Chiesa quando il prete diceva: "Deus in auditorium meum intende".
Si segnò devotamente anche lui, si mise in ginocchio e per un pezzo non intese se non quel salmodiare lento e solenne.
Se nonché, la troppa luce delle candele accese, la monotonia, di quel canto ed anche il brusio di quella folla prosternata, finirono col distoglierlo un poco dal suo raccoglimento, e volò col pensiero ai suoi figli lontani,travolti nel vortice di quella guerra di liberazione, come dicevano, ma che egli avrebbe voluto non ci fosse.
Ritornò alla realtà quando il prete si voltò per fare la spiega dell’Evangelo. Disse tante cose belle, che era un piacere sentirlo; parlò pure della guerra e disse che  "una stridente circostanza vuole che il Re Pacifico quest’anno, debba nascere tra i rigori d’una guerra mondiale". 
Queste cose massaro Gianni non li capì, ma comprese benissimo la preghiera, quando l’oratore si voltò al Bambino supplicandolo che facesse ritornare i soldati che combattono per una causa santa.
Fu allora che il povero padre si mise a piangere.  Né avrebbe avuto il coraggio di sollevare la testa, assorto, com’era nella preghiera, se una mano non l’avesse scosso, ond’egli trasalì. Ritto, dietro di lui, c’era un giovine, aitante nella persona, reso più simpatico dalla divisa grigio e verde.
Pasquale! Fu un grido di gioia ed un abbraccio interminabile: pareva che entrambi volessero nascondere le lacrime.
Il prete intanto licenziava: il popolo con le parole: << Ite missa est >> e molti dissero di aver veduto sul petto  di Pasquale, brillare una cosa, come una medaglia.
*
**
Un memento dopo, Pasquale portava, in trionfo per la casa due amorini di fanciulli ignudi, coperti con la sua mantellina di lana, dalla quale mettevano fuori, le testoline bionde e ricciute.
Ogni tanto, due paia di manine si muovevano, come per accarezzarlo, ed il ferito di Monte Nero sorrideva così beatamente.
La moglie, il padre ed una turba di parenti ed amici facevano corona in quella scena troppo familiare e quando Pasquale si decise di parlare, anche i bambini spalancarono tanto di orecchi.         
Premetto - disse – che il Bambino Gesù volle ascoltare la preghiera di questi angioletti. E vi assicuro che combattevo per loro; proprio, per i miei figliuoli …
Quando vedeva dei bambini abbandonati o dei fanciulli senza tetto; quando sentivo dire come nel Belgio, i ragazzi furono mutilati da quei cani ... Oh allora, veniva la rabbia di distruggerli tutti quei birbanti. E dire che domani, potevano essere i miei figliuoli in quelle circostanze!
Se si ha la porta di casa aperta bisogna chiuderla, massime se si sa che fuori c’e gente senza scrupoli,  baciò) ancora una volta i suoi marmocchi e riprese la narrazione; tutta una storia di ardimenti e di valore.
Si saliva con le corde,  di notte, su quelle rocce nude ed ammassate sulle rocce. Di giorno, li avremmo guardati con paura, ma, allora non c’era tempo di tremare e, come con le ali, salimmo.
Quei traditori non ci aspettavano ma quando ci videro a pochi metri di distanza, c’investirono con una raffica di mitraglia.
Il mio tenente urlò << Savoia » con quella sua voce di comando. E che vedeste!
Alcuni superstiti fuggivano come se avessero inteso il terremoto. Quando il sole si levava, dalla parte di Gorizia, i nostri cannoni erano già piazzati sulla posizione conquistata.
Benissimo! Bravo! - dissero tutti.
E quella medaglia - osservò massaro Giovanni non mi avevi scritto mai che ti avevano dato una medaglia …
A proposito, questa me l’hanno data quando mi trovavo all’ospedale o meglio, in quel paradiso... nella sala del Trono... capite?
E me l’ha appuntata sul petto il generale.
D’argento?!
Che festa! Avrei voluto scrivervi per farvi venire... non ho voluto abusare.
Ma, come, perché, spiegaci, perbacco.
Ecco, cosi; ho salvata la vita al mio tenente, per cui mi buscai questa ferita.
E mostrò sul petto, una cicatrice ancora rossa, tumida, larga, come di una lama.

Platì Dicembre 1915
Sac. Ernesto Gliiozzi

L’Amico dei Piccoli  Anno IV N. 1  Roccella Ionica 6 – 1 – 1916 e
L’Amico dei Piccoli  Anno IV N. 2  Roccella Ionica 15 – 1 - 1916

SDG





giovedì 14 dicembre 2017

Il capogiro (reg. Mario Monicelli - 1954)


L’anno 1882 il giorno ventidue del mese di febbraio in Platì, ad ore pomeridiane sette e minuti cinque nella casa posta nella Strada San Nicola al Numero …
Avendo la signora Grazia Maria Teresa Pistoni col mezzo di certificato medico rilasciato in pari data giustificato di esserle assolutamente impedito di recarsi nella casa Comunale per celebrare il matrimonio a causa di capogiri fuggenti
Io Francesco Oliva fu Rosario Sindaco ed Ufficiale dello Stato Civile del suddetto Comune, col mio Segretario Signor Rosario Fera, mi sono trasferito in questa casa, ove ho trovato prima, il signor arcangelo Fera di anni ventitré, possidente, nato e domiciliato in Platì, figlio delli furono Giuseppe e Marianna Mittiga residente in Platì vivendo, secondo, la Signora Grazia Maria Teresa Pistoni di anni venti gentildonna, nata a Lubrichi di Santa Cristina, e residente in Platì, figlia del Signor Domenico Pistoni farmacista, e della Signora Caterina Scullino, gentildonna, residenti in questo Comune di Platì, i quali mi hanno richiesto di unirli in matrimonio. A quest’effetto mi hanno presentato i documenti sotto descritti e dallo esame di questi, nonché di quelli già prodotti all’atto della richiesta delle pubblicazioni, i quali tutti muniti del mio visto inserisco nel volume degli allegati a questo registro, risultandomi nulla ostare alla celebrazione del matrimonio, ho letto agli sposi gli articoli centotrenta, centotrentuno e centotrentadue del codice Civile, e quindi ho domandato allo sposo se intende di prendere in moglie la qui presente Signora Grazia Maria Teresa Pistoni, ed a questa se intende di prendere in marito il qui presente Signor Arcangelo Fera, ed avendomi  ciascuno risposto affermativamente, a piena intelligenza nonché dai testimoni sottoindicati, ho pronunziato in nome della legge che sono uniti in matrimonio. A quest’atto sono stati presenti il Signor Saverio Fera fu Francesco Sacerdote, Giuseppe Portolesi di Domenico possidente, Domenico Romeo fu Giuseppe bovaro, e Giuseppe Catanzariti di Rocco bracciante tutti domiciliati e residenti in questo Comune.
Il documento presentatomi e il certificato delle pubblicazioni da me eseguite, la prima, nella domenica dodici e la seconda nella domenica diciannove di questo volgente mese come risulta dall’atto di richiesta delle pubblicazioni.
Al presente matrimonio hanno prestato il loro consenso i genitori della sposa Pistoni Domenico e Scullino Caterina, come hanno praticato gli avi materni dello sposo Giosofatto Mittiga ed Anna Zappia tutti presenti a quest’atto.
I documenti presentati sono, il certificato medico comprovante che la sposa trovansi impedita con capogiri fuggenti a causa uterina, rilasciato in pari data, ed il certificato delle eseguite pubblicazioni la prima nella domenica dodici e la seconda nella domenica diciannove volgente mese come risulta dalla richiesta delle pubblicazioni.
Etto il presente atto a tutti gl’intervenuti viene sottoscritto dallo sposo, genitori della sposa, testimone Fera e da me avendo gli altri asserito di non saper firmare
Arcangelo Fera
Domenico Pistoni
Saverio Fera
Francesco Oliva Sindaco
Segretario: Rosario Fera

Nota: da tempo ricercavo il legame che univa la nonna Lisa con la famiglia Fera per via della mamma, Caterina, spinto anche da una cartolina inviata, nel mezzo della Grande Guerra, dal medico Giuseppe Fera al nonno Luigi. Ed ora, grazie anche alla complicità di Francesco di Raimondo, ecco svelata la parentela. Il dottor Giuseppe Fera era primo cugino della nonna Lisa essendo Arcangelo e Caterina Fera fratello e sorella, il primo padre del dottor Giuseppe Fera nonché dell'avvocato Rosario, la seconda, come già scritto, mamma della nonna Lisa. La storia dei Fera, Gliozzi, Mittiga - protagonisti di prima linea in queste pagine - è lunga, e non finisce oggi. Manca poco, e anch'io potrò dire come il Mickey Rourke di Angel Heart potrò dire: "Io so, chi sono io"!



mercoledì 13 dicembre 2017

La camera verde (reg. François Truffaut - 1978)

  Idea, per te, del cor mio i palpiti Francesco Portolesi 



Francesco Portolesi ... più volte citato ... sempre senza un volto.

lunedì 11 dicembre 2017

I giorni del vino e delle rose (reg. Blake Edwards - 1962)

Con la presente scrittura privata il Sig. Dottor Filippo Zappia quale rappresentante l’eredità di Zappia Giuseppe, vende al Sig. Luigi Gliozzi tutto il vino depositato nella cantina di Oppido Mamertina, eccetto dieci ettolitri che riserba per proprio uso. Il prezzo stabilito di comune accordo è di lire trecentocinque l’ettolitro, restando a carico dello Zappia la tassa governativa. La consegna del vino deve avvenire in tempo utile per poter preparare le botti a ricevere il mosto della prossima vendemmia. Il pagamento dev’essere eseguito alla consegna di ciascuna partita di vino.
Mancando a quanto sopra è stabilito, tanto lo Zappia che lo Gliozzi sono tenuti al pagamento dei danni.
Il Dottor Zappia riceve dallo Gliozzi lire ottomila a titolo di caparra.
                Platì, 6 Marzo 1921
                          Dott. Filippo  Zappia accetto come sopra
                                    Luigi Gliozzi accetto come sopra 

domenica 10 dicembre 2017

Ricorda il mio nome - Peppantoni


-Sergi Domenico(18.3.939/192-30).Giuseppe Pasquale tirìji e Trimboli Nicolina di Francesco furnara.
-Portolesi Maria(18.3.939/192-31)- Francesco Antonio strascinatu e Cusenza Maria Francesca di Saverio.
-Papalia Pasquale(30.3.939/193-34)- Gius. carciutu e Barbaro Seraf. di Franc.
-Trimboli Rosa(5.4.939/194-36)- Gius. gentilaru e Pangallo Anna di Francesco
-Zappia Domenico(13.4.939/194-37)- Giuseppe Salvatore cagnolaru e Pangallo Anna di Francesco
-Virgara Rosario) 16.4.939/195-40)- Saverio zoccula e Campiti Fr.sca di Ant.
-Pangallo Pasquale(20.4.939/197-44)- Frncesco jemiju e Pangallo Caterina di Domenico batazzinu.
-Papalia Francesca(14.5.939/197-46) - Gius. e Portolesi Elis.di Gius. lucìu.
-Trimboli Rosario Ant.Rod.(14.5.939/198-47)-Rosario piseja e Mittiga Fortunata Gorizia di Antonio..
-Pangallo Maria Caterina(14.5.939/198-48)-Antonio e Sergi Elisabetta di Rocco perciasipali.
-Ielasi Saverio(21.5.939/199-50)-Ant. carvuneju e Catanz.Rosa di Saverio.
-Musitano Antonio(21.-5.939/199-51)-Frasnc. turripirara e Mezzatesta Caterina di Giuseppe.
-Perre Domenico(27.5.939/199-52)-Rocco ràsula e Perre Anna di Pasquale santallìnu.
-Perre Anna(3.6.939/200-53)- Rocco jhumentaru e Barbaro Elisab.di Franc.
-Perre Caterina(4.6.939/200-54)- Francesco e Sergi Rosa di Antonio judici.
-Zappia Domenico Gius. (10.6.939/200-55)- Pasquale cagnolaru e Callipari Elisabetta di Vincenzo.
-Pangallo Giuseppa(11.6.939/201-56)- Vinc. jemiju e Taliano Elis.di Pasq.
-Zappia Pasquale(13.6.939/201-57)- Gius. cirejotu e Zappia Immac.di Pasq.
-Portolesi Rosa(18.6.939/202.61)- Pasq. lucìu e Spagnolo Maria di Francesco.
-Violi Teresa(9.7.939/204-66)- Gius. brunello e Virgara Domenica di Franc.
-Pangallo Elisabetta(6.8.939/208-78)- Franc. batazzino e Portolesi Gius.di Ros
-Trimboli Elisabetta(13.8.939/208-79)- Dom. vajana e Pelle Mariant.di G.Ant.
-Catanzariti Domenico(17.8.939/209-82)- Gius. gajìna e Carbone M.R. di Fr.
-Papalia Maria(24.8.9339/210-85)- Domenico carciuta e Perre Anna di Gius.
-Virgara Rosario(26.8.939/211-86)- Vinc. zoccula e Furore Franc.di Rosario.
-Lentini Maraia(27.8.939/211-87)- Nicola lissandru e Crea M.Carm.di Nichele.
-TrimboliAntonio(30.8.939/211-88)-Franc. maluni e Callipari Concetta di Vinc.
-Perre Michelina(7.9.939/212-89)- Dom. pascalici e Carbone M.G.C.di Saverio
-Trimboli Antonio(7.9.939/212-90)- Gius. vajaneja e Perre Elisab. di Antonio.
-Marando Caterina(8.9.939/212-91)- Rocco pistola e Romeo Caterina di Fr.
-Romeo Antonia(23.9.939/213-93)- Giov. pettinaru e Ielasi Elisabetta di Dom.
-Perre Rosario Arcangelo(1.10.939/213-94)-Rocco celestrino e Perre Caterina di Antonio cundutu.
-Sergi Giuseppe(1.10.939/214-95)- Pasq. birrozzu e Carbone Cat.Imm.di Gius.
-Sergi Francesco(4.10.939/214-96)- Michele 'mbilli e Morabito Elisab.di Dom.
-Stalteri Franbcesca(9.10.939/214-97)- Dom.Nic.e Sergi Caterina di Dom. tri
-Romeo Carmela(12.10..939/215-98)- Giuseppe Domenico e Iermanò Francesca di Maria mutareja.
-Violi Domenico Loreto(22.10.939/215-100)-Antonio rigineju e Ielasi Francesca di Domenico.
-Perre Saverio(22.10.939/216-101)- Dom. ciuciu e Trimboli Elisab.di Franc.
-Fotia Rocco(26.12.939/216-102). Dom. bumbulici e Morabito Conc.di Sav.

Nota - Può capitare, a volte, che un nome proprio si converta in alias, come nel caso di Giuseppeantonio Perri meglio conosciuto come peppantoni; come può capitare che un alias al maschile trapassi in femminile: carciutu in carciuta, come potete verificare da voi sopra. Del resto vi sarete già accorti certamente che vajana regredisce in vajaneja! 
Ricordo ancora una volta che questo lavoro - qui siamo al XVII° Libro dei Battezzati - era stato portato a termine dallo zio Ernesto il giovane.

mercoledì 29 novembre 2017

INVERNO - Antonio Vivaldi, II Movimento - Largo

         Inverno
Iermanò Domenico 2° A 


La brina sui rami,
la neve sui prati,
sulla città si posa,
e fischia ululando il gelido vento

Giocano i bambini sui prati innevati
dappertutto pupazzi di neve
mentre il gelido vento trasporta
i fiocchi cadenti

Dai tetti imbiancati
sale il fumo dei camini accesi
alle famiglie riunite
sembra augurare pace






Domenico è anche qui:



Domenico Iermanò sembra essere d'accordo con Claudio Scimone e con l'andamento che questi ne dà al classico vivaldiano.

lunedì 27 novembre 2017

Una fede cieca (reg. Luigi Zampa - 1945)

Confesso che quando ho trascritto questo discorso di Ernesto Gliozzi il vecchio sono rimasto alquanto sbigottito per il tono e le parole, altresì per la cieca adesione al Partito Nazional Fascista da parte di un sacerdote dimentico dei fatti del 1922 ma pur esso fornito della necessaria cultura per stare fuori dalla politica. Un servilismo, se volete, di quei tempi - servilismo che successivamente col cambio delle facciate, e fino ai nostri giorni, non è mai venuto meno -. Ma poi è arrivato il discorso seguente a mitigare quella delusione, dove lo zio Ernesto si svela per quello che era: un uomo di Dio e del popolo, per la dottrina e il conseguente proselitismo cristiano.



 DISCORSO
Dell’Arc. Sig. GLIOZZI
IN OCCASIONE DELLA BENEDIZIONE DEL GAGLIARDETTO
DELLA SEZIONE FASCISTA
DI
CASIGNANA

IN PRESENZA DI AUTORITA’ COLA ‘ CONVENUTE.
 OTTOBRE 1926
PUBBLICATO
a cura del Podestà del luogo
Sig. SERGIO FRANCESCO

Gerace Marina
Tipi VINCENZO FABIANI
1927


Autorità, Fratelli tutti, Fascisti.
L'Uomo Provvidenziale (ascoltatemi) S. E. BENITO MUSSOLINI in persona, nel maggio ultimo, consegnava ad un mio ottimo Amico - il Missionario P. Coltrè  una Bandiera.
Quella Bandiera sventola ora sulla nuova chiesetta di tavole e di foglie, che il giovine soldato della Religione e della Patria ha innalzato là, nelle Isole Salomone – in Australia.
Lo stesso Uomo Provvidenziale, al Napoletano De Pinedo, consegnava pure una bandiera, che per le vie dell’aria, faceva il giro del mondo.
Ultimamente, una Bandiera d'Italia, scendeva lentamente nell’immensità del Polo violato; ed il capitano Nobile, in nome del Fascismo, ancora una volta, la Patria.
E Viva Dio! cosi doveva essere; perché la nostra Bandiera - come la Croce - deve salire in alto, sempre più in alto, exelsior - per la tutela della libertà e della civiltà, nell'ordine.
Fascisti, in alto, con la Bandiera, i cuori! Voi –vi stringete attorno a questo segnacolo – l’abbassaste, per ricevere su di esso la benedizione di Dio, e l’innalzate, superbo, come una dichiarazione di giubilo, di tranquillità e di Vittoria. Fate bene!
La Bandiera dice lotta ed attività instancabile per il trionfo dell'Idea.
Non vorrei predire la guerra, ma il descrivervi un avvenire tutto roseo, sarebbe tradirvi: - Dalla cerchia delle Alpi - dove si sono uniti in abominevole concilio – gli invidiosi di ieri ed i fuorusciti di oggi, vengono singulti di catastrofiche civette. Crepi l'Astrologo! …  Interruzioni applausi
Se l’Italia perisce, è per sua colpa.
Un popolo che possiede nel suo seno una falange invitta di camicie nere, una Milizia come la nostra, ed un Duce, come l’abbiamo noi questo popolo ha tutto il dritto di parlare d’imperialismo nel mondo, ed ha ragione. Quel popolo che arriva a piantare la sua bandiera nel Polo.... che manda i suoi araldi di patriottismo e di fede tra i selvaggi..,. quel popolo che si espande con la luce sublime dell’Idea, non ha nulla che fare con la politica bottegaia di altri mercanti atroci, i cui libri di fondaco non portano altro che cifre. Applausi. Noi esportiamo il pensiero di Dante, la filosofia di Tomaso e l’amore ardente del Poverello d’Assisi.
Ci basta! - Fratelli, dunque, Fascisti alzate ed agitate in segno di trionfo il gagliardetto: quello che rappresenta è l'Italia ... Essa possiede un principio di salvezza sicura, una forza invincibile e invulnerabile; sciagura a chi nol conosce e lo rinnega: è l’Uomo Provvidenziale – come vi ho detto - che BENITO MUSSOLINI si chiama.
Egli è triplice ed uno; si compone di forza, di ordine e di volontà; è tutto di un pezzo, come un masso granitico della sua Toscana. Si espande nel mondo con l’audacia del Capitano Nobile, con la precisione e la volontà di De Pinedo, con l’amore e la fede del Missionario Coltrè.  -  Onore a Lui!
Inchinate, dunque, o fascisti, dinanzi a Dio il gagliardetto, e quando lo vuole e lo comanda il Duce - sia uno, forte e possente il grido di battaglia:
                                            A Noi!
Arc. GLIOZZI

Signori,
Or fa un anno – presenti voi e le autorità civili e militari di tutta la provincia – ebbi a pronunziare anche delle parole, dopo la benedizione del gagliardetto fascista. Ricordate? Non so perché, quelle parole sentite ebbe l’onore della pubblica stampa ed “orgogliosette”, perché no?, fecero il giro da un capo all’altro dell’Italia … Si trattava di un simbolo … esponente è vero, d’una grande nazione qual è la nostra. Ma io in quel simbolo vedevo la Religione e la Patria, abbracciate così come sorelle, scioglievo le note più belle dell’anima mia: di Sacerdote di Cristo e Italiano. Facevo bene.
Oggi salgo – non la tribuna in piazza ma questa cattedra di verità per la benedizione dello stendardo, glorioso dell’Apostolato della Preghiera su cui rosseggia un Cuore – che è il Cuore di tutti i cuori – voglio dire il Cuore Sacratissimo di Gesù. Vedetelo!
E prima di procedere alla benedizione di rito, permettetemi nobili signore, signorine graziose e gentili, permettetemi tutti che i porga tutta quanta la mia lode alle buone e virtuose zelatrici Rosina e Gioconda Nicita, che l’hanno ricamato con tale e tanto intelletto d’amore da non lasciar comprendere se sia maggiore l’arte o la divozione di esse. Il meritato encomio serva di nobile esempio, di emulazione e di gara per quelle che possono e mi sentono. E passo avanti … (continua)