venerdì 28 settembre 2012
giovedì 27 settembre 2012
Ritorno alla terra (reg. Mario Franchini - 1934)
Ill.mo
Signor Prefetto
Reggio Cal.ia
I sottoscritti cittadini nati e domiciliati nel Comune di Platì fanno istanza presso la S. S. Ill.ma perché voglia sospendere le operazioni demaniali per la quotizzazione della foresta denominata Serro di Platì, fra i cittadini di questo Comune.
Detta ripartizione, non voluta dai due terzi della popolazione, apporterà al Comune un agravio di parecchie migliaia di lire; né la foresta Serro di Platì è talmente estesa da poter accontentare e riuscire utile ad ogni singolo cittadino. Si può del resto facilmente arguire come quelli, che adesso vogliono la divisione, sognando un vasto territorio, facilmente rifiuteranno il minuscolo appezzamento che loro spetterà ad operazione finita. Poiché il Serro di Platì, così vasto in origine, venne in seguito assorbito dai molti signori del paese, per cui oggi è impossibile reintegrare il Comune dei terreni perduti. Inoltre il terreno della foresta Serro di Platì, per sua natura, è molto sfavorevole alla cultura intensiva. Ne verrebbe di conseguenza che ci si dovrà sobarcare ad una spesa immane, spesa che sarà di grande danno ai soli piccoli possidenti del Comune, e non potrà certamente colpire coloro che vogliono la quotizzazione poiché costoro, per la loro posizione sociale, nulla hanno da perdere e tutto da guadagnare, né loro monta, se, iniziata e finita l’operazione demaniale, non potrà avere dei benefici effetti per questa massa di cittadini.
Per queste ed altre molte ragioni, che i sottoscriventi, se a Lei piacerà, potranno esporre in un memoriale apposito, pregano la S. S. Ill.ma perché voglia sospendere le operazioni demaniali, a fine di non agravare il Comune di spese inutili, e, per conseguenza, i privati. Fiduciosi nella di Lei Giustizia, non credono di agire per adesso per altre vie, e con tutta stima si sottoscrivono:
Platì 20 Aprile 1912
Saverio Oliva arciprete
Francesco Portolesi di Saverio
Mittiga Francesco di Agostino
Michele Fera fu Francesco
Sac. Giuseppe Fera fu Francesco
Fera Michelangelo fu Giuseppe
Fera Rosario di Michelangelo
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Once upon a time in Platì
martedì 25 settembre 2012
Una sera ... un treno ( reg. André Delvaux - 1968)
Fina Fina
La mattina di Lunedì 27 ottobre 941 ci siamo riuniti in Locri tutti i componenti la famiglia = dodici = meno di Peppe. Lo zio Ernesto fu colto di un malore urinario e fu la prima causa del dispiacere.
La sera non si voleva partire per l’incidente dello zio, ma dati le insistenze dello stesso si convinsero a partire e così il treno delle 19,30 Fina accompagnata dal fratello Ernesto sono partiti per la volta di Roma.
Lascio considerare a chi a cuore il dispiacere che provai nel vederla partire a dopo che non sò come finisce.
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lunedì 24 settembre 2012
giovedì 20 settembre 2012
Sacrificio supremo ( reg. Dorothy Arzner - 1943 )
Ricordi
Di Suor M. GEMMA GLIOZZI
O Signore, fu un giorno la tua voce
che replicò insistente: “ Vieni a me”.
Mi offrivi per retaggio la tua croce
invitandomi a seguirti o Re dei Re.
Forti vincoli di amore onesti e santi
alla famiglia mi tenevano unita,
come spezzar però tuoi inviti amanti?
Non osai farlo e a Te donai mia vita.
Abbracciandomi la mamma nel partire,
santa, diletta, amata mamma mia,
la vidi allor tremare e impallidire;
soffrì il mio cuore un’estrema agonia.
Poi facendomi forte di tua forza,
per non vedermi ancora più soffrire:
“Va, dissemi, è Dio che lo comanda”
e si dicendomi mi benedì.
Ma il suo sembiante nobile e diletto
unito a quello del mio buon papà
è tanto forte impresso nel mio petto,
che un dì la morte qui lo troverà.
Il mio papà mi accompagnò nel treno,
e nel segnale che questo andava via
come smarrito, triste in quell’istante
emise un solo grido: “ Fina mia”.
Ciccillo, Rosa, Cata io pur lasciavo,
con Peppe, Iola e Amalietta mia,
mi fu compagno Ernesto nel viaggio,
lenendo ancora un po’ la pena mia.
I vostri sette nomi o miei fratelli,
ho qui stampati, incisi nel mio seno;
ve li stampò l’amore invitto e forte
che ci legò, ci lega e mai vien meno.
Ora per me pregate che a quel Dio
cui allora con fervor mi dié
fedele ognor mi serbi
e sempre unita,
sorretta dall’amore e dalla fé.
E il sacrificio mio sia al cielo accetto,
e a voi ottenga grazie ed ogni ben.
Questo è l’augurio mio ora in terra,
sarà il mio voto ancora un dì nel cielo!
il giorno della festa per il cinquantesimo della professione di fede della zia Gemma, al centro con il crocefisso
21/12/1917 – 02/09/1999
Remember
Sister M. GEMMA Gliozzi
O Lord, was a day your voice
insistent that said, "Come to me."
I offer you for your legacy cross
inviting me to follow you or King of Kings
Strong bonds of love and honest saints
I kept the family together,
But as breaking of your invitations lovers?
I did not dare to do it and I gave my life to You.
Hugging her mother in starting,
holy, beloved, my beloved mother,
Then I saw her tremble and turn pale;
my heart suffered extreme agony.
Then making me stronger than your strength,
not to see me suffer even more:
"Go, dissemi, it is God who commands it"
and telling me blessed.
But his countenance noble and beloved
together with that of my good father
is so strong imprint in my chest,
that one day death will find it here.
My dad took me to the train,
and signal that this was going away
as missing, sad at that moment
uttered one cry: "Fina mine."
Ciccillo,Rosa, Cata while I was leaving,
with Peppe, Iola and Amalietta my
I was Ernesto companion on the journey,
soothing a little 'worth mine.
Your seven names or my brothers,
I have here printed, engraved in my breast;
I love them printed invincible and strong
we tied, binds us and never fails.
Time for me to pray to the God that
which then gave me with fervor
I evermore faithful Serbs
and more united,
supported by the love and fidelity.
And my sacrifice is accepted into heaven,
and thanks to you and all get well.
This is the wish mine now on earth,
my vote is still a day in the sky!
Sister M. GEMMA Gliozzi
O Lord, was a day your voice
insistent that said, "Come to me."
I offer you for your legacy cross
inviting me to follow you or King of Kings
Strong bonds of love and honest saints
I kept the family together,
But as breaking of your invitations lovers?
I did not dare to do it and I gave my life to You.
Hugging her mother in starting,
holy, beloved, my beloved mother,
Then I saw her tremble and turn pale;
my heart suffered extreme agony.
Then making me stronger than your strength,
not to see me suffer even more:
"Go, dissemi, it is God who commands it"
and telling me blessed.
But his countenance noble and beloved
together with that of my good father
is so strong imprint in my chest,
that one day death will find it here.
My dad took me to the train,
and signal that this was going away
as missing, sad at that moment
uttered one cry: "Fina mine."
Ciccillo,Rosa, Cata while I was leaving,
with Peppe, Iola and Amalietta my
I was Ernesto companion on the journey,
soothing a little 'worth mine.
Your seven names or my brothers,
I have here printed, engraved in my breast;
I love them printed invincible and strong
we tied, binds us and never fails.
Time for me to pray to the God that
which then gave me with fervor
I evermore faithful Serbs
and more united,
supported by the love and fidelity.
And my sacrifice is accepted into heaven,
and thanks to you and all get well.
This is the wish mine now on earth,
my vote is still a day in the sky!
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Once upon a time in Platì,
Zie
mercoledì 19 settembre 2012
My heart and I - Sting
a Platì from gino on Vimeo.
Questo bel filmato di Pasqualino Spagnolo fatto con un’angolazione giusta, che io, downloaded, ho rimaneggiato, mi da l’occasione di ricordare lo zio Ernesto progettista di quella macchina sollevatrice che vi appare in mezzo ai devoti alla fine della processione di quest’anno.
Subito dopo la morte dello zio Ciccillo, lo zio Ernesto venne nominato reggente la parrocchia di Maria SS. Di Loreto sita in Platì. Lo zio non volle mai la nomina a parroco per i motivi che ho ricordato in alcune pubblicazioni precedenti, ma anche perché non voleva avere nessun primato, “che quella carica comunque gli avrebbe conferito, sulla popolazione platiota “. Queste ultime vi posso assicurare che sono parole sue.
Con l’andare del tempo lo zio cercò di introdurre delle novità e dei miglioramenti nella guida, anche pratica, della parrocchia.
Entro breve tempo si accorse di un fatto abbastanza “ pesante” e gravoso per il comitato che lo aiutava durante i festeggiamenti “ pa Madonna du ritu “.
La Madonna devotamente onorata nel paese ha la corporatura di una popolana in carne e come si può vedere nel video madre novella di un bimbo da allattare. Essa non è asciutta come il suo rivale, nei festeggiamenti intendo dire, San Rocco, pellegrino e asceta digiunatore che il pane che raccoglieva nelle questue preferiva darlo, come si vede nelle raffigurazioni, al suo fedele cane, che lo seguiva nelle peregrinazioni verso la Terra Santa.
Da sempre la sera del venerdì di inizio della novena che precede la festa, tra i canti, ma io ricordo anche rulli di tamburo e spari di mortaio, la statua della Madonna viene scesa dal suo altare situato nella cappella alla sinistra dell’altare maggiore e collocata nella parte destra con ceri, addobbi floreali e drappeggi su cui sono fissati con gli spilli degli angioletti di carta di cui si vedono solo la testa capelluta e le ali, tronchi di corpo.
Al termine dei festeggiamenti, culminati con la processione per le vie del paese, la statua viene ricondotta al suo altare, con il volto sempre rivolto verso i fedeli.
Tutto questo un tempo veniva fatto con mani, braccia e fatica dagli uomini del comitato sotto la direzione di Micuzzu u sacristianu padre di Pasqualino, l’autore del film.
Lo zio Ernesto, come ho accennato più sopra, con gli anni ebbe coscienza dell’estremo sforzo da farsi per scendere e ricollocare la statua. Questi suoi pensieri, apprensivi per l’incolumità degli uomini, li esternò anche a Micuzzu e dopo qualche giorno comunicò al sagrestano di aver trovato la soluzione per alleggerire le fatiche del comitato per i festeggiamenti..
Quello che pensò e progettò lo vedete in azione nel film.
Usando la terminologia cinematografica quella macchina è definita dolly e viene usata per sollevare ed abbassare la cinepresa fissata su un piedistallo; nel nostro caso macchina e piedistallo servono per la statua della Madonna, San Rocco non ne ha bisogno, anche se durante la sua processione raccoglie più soldi di Maria.
Il più bel – e copiato - dolly della storia del cinema è dentro, ma anche questo lo già scritto, C’era una volta il west, a 28 minuti e 54 secondi dall’inizio - a proposito: la musica della canzone interpretata da Sting è dell’autore di quella colonna sonora - ma dubito che lo zio si sia documentato attraverso il cinema. L’invenzione proviene tutta dalla sua preparazione che spaziava dal greco letto scritto e parlato all’apicoltura.
Tutto questo per ricordarlo ai paesani vecchi e giovani e a quanti vedranno il film di Pasqualino.
martedì 18 settembre 2012
Interiors (reg. Woody Allen - 1978)
Cronache dall'estate: 1
Soffritto di interiora di gaiuzzeiu in termini platioti, iadduzzu in termini ciurrameschi, galletto in italiano: allevato a Ciurrame, preparato con olio, aglio, cipolla, pomodori du siccagnu, peperoni, peperoncino, basilico coltivati a Ciurrame.
Il sale ci stiamo attrezzando per produrlo.
Il pane di ieri è prodotto dal panificio Agresta di Platì. Immaginate la bontà che si prova accoppiato con quanto vedete sopra?
http://www.panificio-agresta.it/
lunedì 17 settembre 2012
Ricomincio da tre (reg. Massimo Troisi - 1981)
Il pane, vero orgoglio e vanto di Platì
La mattina del 18 maggio scorso pubblicando il post scelto per quel giorno non avevo nessuna idea che la sera avrei deciso di sospendere il lavoro intrapreso. Nel corso dei quindici mesi trascorsi dall’inizio delle pubblicazioni avevo già avuto sentore che quanto stavo facendo non mi soddisfaceva in pieno. Parlo di una cosa per me importante: la creazione artistica, perché prima per me conta l’arte, o meglio la riproposizione attraverso una ricreazione, ed in questo aveva ragione l’impareggiabile Orazio Nastasi.
Ora, ancora, quanto state per leggere, se non vi siddiate, è a mio uso e consumo, lo devo a me e per me. Un blog non è Feis Buc, checché ne dica qualcuno le cui iniziali sono F.B., perché i pochi o tanti contatti non contano, e non è neanche Blob.
La sera del 18 maggio vedendo il film di Renato Castellani Il Brigante, di colpo mentre assisto ad una scena, non mi va più niente bene. A questo c’è da aggiungere la rilettura , in quei giorni, della parte “ della svolta” ne Il tempo ritrovato di Marcel Proust.
Dopo due giorni mi telefona Valerio per chiedermi se quanto avevo scritto non derivava dall’apprendere che a Cannes qualche giorno prima era stato ripresentato, in versione definitiva, con le scene escluse nel 1984, C’era una volta in America.
All’oscuro di tutto cerco di saperne di più e mi accorgo che la frase inserita nello spezzone di quel film che chiude il post “Proust abita da queste parti” mi pareggia il conto.
Come non vedere con rimpianto – tramite il Tuo Tubo – Robert De Niro, e con lui James Woods ed Elizabeth Mc Govern, invecchiati per davvero e non con il trucco della magica ditta Rocchetti-Carboni. Oggi hanno la stessa età di quella anticipata nel film. Il cerchio era chiuso: come Marcel nel volume finale della Recherche,De Niro vecchio si rivede invecchiato trent’anni prima e per certo non è andato a letto presto in tutti questi anni.
Non vedrete novità su come tratterò i temi principali che sono la vita di questo Blog: sarà come vedere tanti anni dopo le varie opere di Jean Luc Godard da A bout de souffle a Numero deux all’ultimo che sta girando in questo momento: anche se ci sono, non vedo cambiamenti nei suoi film, è cambiato Godard “ nel corso del tempo”.
Ora ho capito che la vita di nonno Luigi, di nonno Rosario, di papà, della mamma, dello zio Ernesto, di Platì, di me bambino, è la vita ai loro tempi e rivista al giorno d’oggi non ne altera il valore, se non la vedo con i loro occhi non ci capisco un bel niente.
Mi spiego meglio. Quello che mi (vi) voglio dire è che la vita di una persona come quella di un Paese è fatta di lati oscuri, luminosi, e non è con lo sviscerarli ai quattro venti che si cambiano le cose, andranno avanti come sono state impostate diecimila anni fa, agli albori della prima comunità o società.
Ulisse non era solo l’eroe dei due mondi era anche un astuto ingannatore. Non per questo le sue avventure affascinano di meno Di lui ci restano nella mente le prodezze mitologiche.
Ed è così che continuerò a raccontare la storia della Famiglia e del Paese, mitologicamente.
venerdì 18 maggio 2012
Harvest, in fine
Sergio Leone a Taormina (foto Mittiga)
L’amore per Sergio Leone si intensificò irrimediabilmente dopo la visione di Giù la testa al Garden.
Prima di questo film, il regista cercò in vari modi di realizzare C’era una volta in America con viaggi inconcludenti negli States - posso dire di aver seguito passo dopo passo la gestazione di questo capolavoro del tempo perduto -le sceneggiature si susseguivano con gli sceneggiatori: la prima versione che doveva essere prodotta da Alberto Grimaldi portava il nome di Norman Mailer ed era completamente diversa e prevedeva tutt’altri attori.
Agli inizi degli anni ottanta il progetto si concretizzò, gli sceneggiatori erano quelli giusti, il nuovo produttore era ansioso di lavorare con Leone e l’attore era l’ideale per quel copione. Riuscite a immaginare quell’opera senza l’attore di Taxi Driver e Il cacciatore ?. Robert De Niro si può annoverare con tutti i diritti tra gli sceneggiatori del film senza aver preso parte alla sua stesura.
Il film arrivò nelle sale italiane in autunno. Lo vidi per tre volte all’Aurora di Gianni Parlagreco, lui conosceva la mia idolatria per Leone, e dopo lo rividi ancora per tre volte in altre sale. Misurando la sua durata posso dire di aver speso una giornata di ventiquatt’ore per la sua visione.
Il cinema era morto e sepolto e C’era una volta in America il suo necrologio.
Nel luglio del 1985, a Taormina il sogno diverrà realtà: una sera al Tout va, su segnalazione di Carlo Fichera, proprietario con i fratelli del locale, dove mi recavo con Adolfo per delle video proiezioni, potei incontrare Sergio Leone. Emozionato, come davanti al Messia, al momento di lasciare il locale, vi era giunto con la famiglia; avvicinandomi, gli sussurrai “Maestro!” e lui con un leggero schiaffo sulla guancia destra mi impresse il sacramento della cresima che ancora non avevo avuto, con buona pace dello zio Ernesto, dicendomi: “ come va caro ?”.
La sera successiva, al Teatro Greco, l’emozione si rinnovò: sempre per Carlo Fichera, riuscii ad avere il pass di fotografo e stando sotto il palco potei avvicinare, la prima di una serie di volte, maestro Morricone, dove assieme a Leone, Tonino Delli Colli e Carlo Simi, doveva ritirare il Nastro d’Argento per quel capolavoro.
Ci saranno ancora molti film da vedere, non più nella prima fila, al centro della sala.
Accanto alla persona amata ero un’altro, che stava per diventare un altro ancora, diverso dal bambino che entrava al cinema Loreto come per andare in chiesa, pieno di aspettative su quanto avrebbe visto sullo schermo e uscendone, correva per le vie del paese per giocare al film visto.
Il cinema era l’immaterialità, era l’anima, l’amore e chi lo innescava mi hanno catapultato nella materialità della terra. Amore è la terra. Quella vaghezza delle immagini mosse che creava spiriti non esisteva più, oggi è ora, dove non esistono anime e non ne esisteranno. Domani saremo niente e niente rimarrà di noi, peggio, perché chiusi in una cassa di zinco non potremo scomporci, anche per l’immane ingestione di sostanze conservanti contenute nei cibi preconfezionati, e ritornare nuovi, come il film che arrivato alla fine, viene riportato, dal proiezionista, all’inizio di una nuova proiezione.
E’ stato bello sognare di sognare il sogno di Noodles.
Non ho smesso di andare a letto presto.
“Di notte gli anni tornano e si mettono
appollaiati attorno al mio letto”
Walker Percy L’uomo che andava al cinena
Fine
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