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mercoledì 19 settembre 2012

My heart and I - Sting


a Platì from gino on Vimeo.

Questo bel filmato di Pasqualino Spagnolo fatto con un’angolazione giusta,  che io, downloaded, ho rimaneggiato, mi da l’occasione di  ricordare lo zio Ernesto progettista di quella macchina sollevatrice che vi appare in mezzo ai devoti alla fine della processione di quest’anno.
Subito dopo la morte dello zio Ciccillo, lo zio Ernesto venne nominato reggente la parrocchia di Maria SS. Di Loreto sita in Platì.  Lo zio non volle mai la nomina a parroco per i motivi che ho ricordato in alcune pubblicazioni precedenti,  ma anche perché non voleva avere nessun primato,  “che quella carica comunque gli avrebbe conferito, sulla popolazione platiota “. Queste ultime vi posso assicurare che sono parole sue.
Con l’andare del tempo lo zio cercò di introdurre delle novità e dei miglioramenti nella guida, anche pratica, della parrocchia.
Entro breve tempo si accorse di un fatto abbastanza “ pesante” e gravoso per il comitato che lo aiutava durante i festeggiamenti  “ pa Madonna du ritu “.
La Madonna devotamente onorata nel paese ha la corporatura di una popolana in carne e come si può vedere nel video madre novella di un bimbo da allattare. Essa non è asciutta come il suo rivale, nei festeggiamenti intendo dire, San Rocco, pellegrino e asceta digiunatore che il pane che raccoglieva nelle questue preferiva darlo, come si vede nelle raffigurazioni, al suo fedele cane,  che lo seguiva nelle peregrinazioni verso la Terra Santa.
Da sempre la sera del venerdì di inizio della novena che precede la festa,  tra i canti, ma io ricordo anche rulli di tamburo e spari di mortaio, la statua della Madonna viene scesa dal suo altare situato nella cappella alla sinistra dell’altare maggiore e collocata nella parte destra con ceri, addobbi floreali e drappeggi su cui sono fissati con gli spilli degli angioletti di carta di cui si vedono solo la testa capelluta e le ali, tronchi di corpo.
Al termine dei festeggiamenti, culminati con la processione per le vie del paese, la statua viene ricondotta al suo altare, con il volto sempre rivolto verso i fedeli.
Tutto questo un tempo veniva fatto con mani, braccia e fatica dagli uomini del comitato sotto la direzione di Micuzzu u sacristianu padre di Pasqualino, l’autore del film.
Lo zio Ernesto, come ho accennato più sopra,  con gli anni ebbe coscienza  dell’estremo sforzo da farsi per scendere e ricollocare la statua. Questi suoi pensieri, apprensivi per l’incolumità degli uomini, li esternò anche a Micuzzu e dopo qualche giorno  comunicò al sagrestano di aver trovato la soluzione per alleggerire le fatiche del comitato per i festeggiamenti..
Quello che pensò e progettò lo vedete in azione nel film.
Usando la terminologia cinematografica quella macchina è definita dolly e viene usata per sollevare ed abbassare la cinepresa fissata su un piedistallo; nel nostro caso macchina e piedistallo servono per la statua della Madonna, San Rocco non ne ha bisogno, anche se durante la sua processione raccoglie più soldi di Maria.
Il più bel – e copiato - dolly della storia del cinema è dentro, ma anche questo lo già scritto,  C’era una volta il west, a 28 minuti e 54 secondi dall’inizio - a proposito: la musica della canzone interpretata da Sting è dell’autore di quella colonna sonora  - ma dubito che lo zio si sia documentato attraverso il cinema.  L’invenzione proviene tutta dalla sua preparazione che spaziava dal greco letto scritto e parlato all’apicoltura.
Tutto questo per ricordarlo ai paesani vecchi e giovani e a quanti vedranno il film di Pasqualino.

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