Quanti sono
a poter contemplare la morte in faccia. Kiju Yoshida*,
1962
NON
SI LASCIANO 2200 VITE UMANE SEPARATE DAL RESTO DEL MONDO
Ancora
una vittima a Cirella
per
la mancanza di una strada
Antonio
Raco, feritosi accidentalmente ad una gamba e trasportato a spalla da un gruppo
di giovani. Che per circa tre ore hanno lottato contro il fango è morto per
dissanguamento appena giunto a Locri
Cirella di Platì, 7 febbraio
(F. T.) – È ancora
vivo nella mente dei 2200 abitanti di Cirella il ricordo delle strazianti grida
della madre del giovane Antonio Raco fu Bruno, che mise tutti in allarme quando
si vide portare a casa, quasi esangue, il giovane figlio. Poco prima infatti,
quest’ultimo si trovava in una sua proprietà, a circa 4 Km. Dall’abitato,
quando si feriva accidentalmente con un colpo di fucile alla regione femorale,
recidendosi completamente l’arteria omonima. Alle grida di aiuto del giovane
accorreva un suo cugino, che, strappatosi la camicia, tamponava con essa la
vasta ferita, da cui tanto sangue era sgorgato, legandola poi con la cinghia
dei pantaloni.
La legatura ed il tamponamento della ferita,
operate magistralmente da quel povero contadino di montagna federo sperare al
medico subito accorso, che ci sarebbe stato il tempo sufficiente per far
giungere all’Ospedale più vicino (Locri) il povero Tonio, dove la sutura ed una
larga trasfusione di sangue gli avrebbero ridato la vita.
Così dopo aver iniettato un emostatico seguito
da un’ipodermoclisi, una ventina di giovani volontari, munitesi di stivali di
gomma si caricarono sulle spalle il doloroso carico. Il pianto e l’augurio
plebiscitario di un’imponente folla e l’assistenza del medico dr. Antonio Lucà,
incurante del pericolo si esponeva accompagnarono il ferito nel viaggio che non
doveva avere più ritorno.
Da diversi giorni l’acqua torrenziale aveva
travolto o reso pericolanti le passarelle che uniscono 2200 uomini al resto del
mondo. I torrenti erano ancora in piena. Con disperato coraggio nella speranza
di poter strappare alla morte una giovane vita, lottando contro il fango e
l’impeto dei torrenti «Cirella» e «Gelsi Bianchi» attraversati a guado e con
l’acqua alla cintola, camminando faticosamente lungo la strettissima,
ciottolosa strada mulattiera, quei volenterosi raggiunsero la località Siena a
sei Km. da Cirella. Cui una macchina, avvertita in tempo da un altro
celerissimo giovane, attendeva per trasportare il morente al luogo della
salvezza.
Intanto erano passate circa tre ore. Il
viaggio strapazzoso attraverso torrenti ed impraticabili sentieri, la grande
quantità di sangue perduto avevano impresso sul volto del Raco i segni della
morte; gli occhi erano vitrei ed il polso appena percettibile. A nulla valse la
sfrenata corsa della macchina per coprire i restanti21 km., perché sulla porta
dell’ospedale il giovane esalò l’ultimo respiro nelle braccia degli addolorati
parenti.
Questa è la terza vittima cirellese che nel
giro di pochi anni va ad aumentare le file dei caduti per la incomprensione e
per la barbarie del genere umano, sordo a tutte le sacrosante e reiterate
richieste dei cirellesi per avere una strada. «Il sazio non crede al digiuno»
dice un antico proverbio, ed i proverbi sono la sapienza dei secoli; e così
mentre le Autorità dormono Cirella muore. È bene che le Autorità sappiano che la morte di
Antonio Raco non è lutto di famiglia ma lutto cittadino a Cirella perché tutti
qui sanno che la medesima sciagura potrebbe succedere in ogni momento a ciascuno di
essi.
Cirella, che ha dato sempre uomini retti e
soldati eroici, ha una sua prerogativa; soffre e muore in silenzio, ma ricorda
sia il bene che il male ricevuti, e quindi l’amore e l'odio vengono tramandati
di padre in figlio. Non è giusto che oggi 2200 essere umani domani chi sa
quanti, odino il Governo e la Società tutta, perché essi pensano che il Governo
e la Società li costringono a morire così abbandonati.
Ai funerali di Antonio non ci saranno solo
preghiere di eterno riposo, ma ci sarà anche un’intima segreta promessa di eterno
ricordo per tutti coloro che perirono per lo abbandono in cui è Cirella.
Per questo laborioso popolo non è morto Antonio
Carbone travolto dalle acque del Condoianni; non è morta la giovane gestante
ventunenne Romeo Maria in Bova, che cessò di vivere assieme alla sua creatura
che non poteva dare alla luce, su di una barella lungo il viaggio per l’ospedale;
non è morto il ventitreenne Antonio Raco che perdette la vita per mancanza di
un mezzo celere; anzi per i cirellesi queste morti sono i martiri di una lotta
impari che da decenni combattono contro le cattive volontà, gli inciampi
burocratici che dolorosamente ed incivilmente si interpongono perché Cirella
abbia la sua strada.
GAZZETTA
DEL SUD 8 Febbraio 1956
(F. T.)
Francesco Tedesco
*Kiju Yoshida, anche Yoshishige Yoshida (1933 - 2022), è stato un regista nipponico più noto per i suoi lavori sperimentali, con toni a volte surreali, realizzati sul finire degli anni sessanta del secolo della bomba atomica, tutti con protagonista Mariko Okada.