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domenica 9 novembre 2025

Verso il sole - Miniserie In Progress - Nuova Stagione

 UN ASSILLANTE PROBLEMA
La popolazione di Cirella
reclama ancora la strada
Da ieri mattina i laboriosi abitanti della frazione sono in sciopero per
protesta contro le autorità che non hanno realizzato la loro aspirazione
 
  Locri, 17 febbraio
 
 (F.T.) Gli abitanti di Cirella, la popolosa frazione di Platì, da cui dista 7 km. di mulattiera, è da stamani in sciopero, uno sciopero compatto, disciplinato, senza sfondo politico, uno stato d’animo una espressione insoffocabile [sic] che si manifesta e si espande in una attesa che guai se dovesse andare delusa.
 La gente, la buona e laboriosa gente di Cirella chiede la strada che la unisca al consorzio degli altri paesi, reclama la strada che la colleghi a Bombile di Ardore, e quindi, alla statale 106.
 Da queste colonne abbiamo sostenuto vibratamente con diversi servizi che l’autorizzazione alla esecuzione della strada Cirella-Bombile e un problema, di giustizia verso quella popolazione povera nel complesso, tagliata fuori da ogni via di comunicazione.
 I parlamentari interessati hanno promesso, sono stati fatti progetti sono state eseguite planimetrie, ma la strada non è stata fin qui realizzata. Sappiamo che non c’è nulla di più mortificante della denegata giustizia e un atto di palese ingiustizia appare la mancata costruzione della invocata strada. 
GAZZETTA DEL SUD 18 FEBBRAIO 1956
 

VOGLIONO UNA STRADA

Totale lo sciopero a Cirella di Platì
Ieri mattina anche i piccoli delle scuole elementari hanno disertato le aule

 Locri, 18 febbraio

 (F.T.) Lo sciopero a Cirella di Plati continua massiccio ed anche i piccoli delle scuole elementari hanno disertato stamane le aule; la popolazione ordinata e disciplinata ha incrociato le braccia decisa a non deflettere dall’atteggiamento assunto, fin quando non avrà ottenuto la strada che la unisca al consorzio umano.

 Se – come abbiamo in altre occasioni rilevato – onde giudicare il grado di civiltà di un popolo è quello che si riferisce alla rete stradale, a quale progresso può essere destinata una intera popolazione la cui ansia verso il miglioramento di vita non può essere delusa senza sortire un effetto negativo nell’interesse della democrazia, al servizio dello Stato.
 L’atmosfera che regna a Cirella è carica di attesa, nel desiderio unanime e concorde che un domani possa. apportare a quegli abitanti a posto delle lacrime versate un poco di gioia ne! compiacimento per le opere realizzate.
GAZZETTA DEL SUD 20 febbraio 1956

 


Continua lo sciopero

a Cirella di Platì

Locri, 24 febbraio

 (F. T.) —— Continua lo sciopero a Cirella di Plati dove tutta 1la popolazione si astiene ormai da oltre una settimana da ogni attività lavorativa. Anche gli armenti e le mandrie sono abbandonati al loro destino.

 Da informazioni pervenuteci pare che per domani, venerdì sia stata fissata una riunione nella prefettura di Reggie Calabria ove converranno il Sindaco di Platì e rappresentanti del I comitato di agitazione della frazione.  
 E’ auspicabile che si trovi una soluzione all’increscioso problema che   affligge la meravigliosa povera gente cirellese.
GAZZETTA DEL SUD 25 febbraio 1956

PER LA MANCATA COSTRUZIONE DELLA STRADA

Si asterranno dal voto
gli abitanti di Cirella
Non hanno designato i sei candidati
al consiglio del comune capoluogo 

 Locri, 28 aprile

 (F. T.) -  Si apprende che gli abitanti di Cirella, frazione di oltre duemila, abitanti del comune di Platì, da cui dista sette chilometri ed al quale è collegata attraverso un sentiero accessibile soltanto alle bestie da soma, non hanno designate i sei candidati, quale loro rappresentanza. separata in seno al consiglio del Comune capoluogo, ad sensi dell’articolo 27 bis della legge 23 marzo 1956 n. 136, in segno di protesta per la mancata realizzazione dell’invocata carrozzabile che unisca la frazione stessa a Bombile, e quindi alla strada statale 106.

 Come si ricorderà in occasione di precedenti consultazioni elettorali quella popolazione mite e laboriosa, ma stanca di vedersi negletta, si astenne dall’-andare alle urne.
 In quell’occasione votarono soltanto il presidente del seggio e gli scrutatori.
GAZZETTA DEL SUD 29 APRILE 1956

(F. T.) Francesco Tedesco

Francesco Tedesco è stato corrispondente della Gazzetta del Sud negli anni cinquanta-sessanta del secolo della bomba nucleare che rase al suolo le città e gli abitanti di Hiroshima e Nagasaki pubblicando cronache e servizi speciali dalla locride. 


 

 

 

 

 

 

 

 



 

mercoledì 5 novembre 2025

Verso il sole - Il Prequel

Quanti sono a poter contemplare la morte in faccia. Kiju Yoshida*, 1962



NON SI LASCIANO 2200 VITE UMANE SEPARATE DAL RESTO DEL MONDO
Ancora una vittima a Cirella
per la mancanza di una strada
Antonio Raco, feritosi accidentalmente ad una gamba e trasportato a spalla da un gruppo di giovani. Che per circa tre ore hanno lottato contro il fango è morto per dissanguamento appena giunto a Locri

 Cirella di Platì, 7 febbraio
(F. T.) – È ancora vivo nella mente dei 2200 abitanti di Cirella il ricordo delle strazianti grida della madre del giovane Antonio Raco fu Bruno, che mise tutti in allarme quando si vide portare a casa, quasi esangue, il giovane figlio. Poco prima infatti, quest’ultimo si trovava in una sua proprietà, a circa 4 Km. Dall’abitato, quando si feriva accidentalmente con un colpo di fucile alla regione femorale, recidendosi completamente l’arteria omonima. Alle grida di aiuto del giovane accorreva un suo cugino, che, strappatosi la camicia, tamponava con essa la vasta ferita, da cui tanto sangue era sgorgato, legandola poi con la cinghia dei pantaloni.
 La legatura ed il tamponamento della ferita, operate magistralmente da quel povero contadino di montagna federo sperare al medico subito accorso, che ci sarebbe stato il tempo sufficiente per far giungere all’Ospedale più vicino (Locri) il povero Tonio, dove la sutura ed una larga trasfusione di sangue gli avrebbero ridato la vita.
 Così dopo aver iniettato un emostatico seguito da un’ipodermoclisi, una ventina di giovani volontari, munitesi di stivali di gomma si caricarono sulle spalle il doloroso carico. Il pianto e l’augurio plebiscitario di un’imponente folla e l’assistenza del medico dr. Antonio Lucà, incurante del pericolo si esponeva accompagnarono il ferito nel viaggio che non doveva avere più ritorno.
 Da diversi giorni l’acqua torrenziale aveva travolto o reso pericolanti le passarelle che uniscono 2200 uomini al resto del mondo. I torrenti erano ancora in piena. Con disperato coraggio nella speranza di poter strappare alla morte una giovane vita, lottando contro il fango e l’impeto dei torrenti «Cirella» e «Gelsi Bianchi» attraversati a guado e con l’acqua alla cintola, camminando faticosamente lungo la strettissima, ciottolosa strada mulattiera, quei volenterosi raggiunsero la località Siena a sei Km. da Cirella. Cui una macchina, avvertita in tempo da un altro celerissimo giovane, attendeva per trasportare il morente al luogo della salvezza.
 Intanto erano passate circa tre ore. Il viaggio strapazzoso attraverso torrenti ed impraticabili sentieri, la grande quantità di sangue perduto avevano impresso sul volto del Raco i segni della morte; gli occhi erano vitrei ed il polso appena percettibile. A nulla valse la sfrenata corsa della macchina per coprire i restanti21 km., perché sulla porta dell’ospedale il giovane esalò l’ultimo respiro nelle braccia degli addolorati parenti.
 Questa è la terza vittima cirellese che nel giro di pochi anni va ad aumentare le file dei caduti per la incomprensione e per la barbarie del genere umano, sordo a tutte le sacrosante e reiterate richieste dei cirellesi per avere una strada. «Il sazio non crede al digiuno» dice un antico proverbio, ed i proverbi sono la sapienza dei secoli; e così mentre le Autorità dormono Cirella muore. È bene che le Autorità sappiano che la morte di Antonio Raco non è lutto di famiglia ma lutto cittadino a Cirella perché tutti qui sanno che la medesima sciagura potrebbe succedere in ogni momento a ciascuno di essi.
 Cirella, che ha dato sempre uomini retti e soldati eroici, ha una sua prerogativa; soffre e muore in silenzio, ma ricorda sia il bene che il male ricevuti, e quindi l’amore e l'odio vengono tramandati di padre in figlio. Non è giusto che oggi 2200 essere umani domani chi sa quanti, odino il Governo e la Società tutta, perché essi pensano che il Governo e la Società li costringono a morire così abbandonati.
 Ai funerali di Antonio non ci saranno solo preghiere di eterno riposo, ma ci sarà anche un’intima segreta promessa di eterno ricordo per tutti coloro che perirono per lo abbandono in cui è Cirella.
 Per questo laborioso popolo non è morto Antonio Carbone travolto dalle acque del Condoianni; non è morta la giovane gestante ventunenne Romeo Maria in Bova, che cessò di vivere assieme alla sua creatura che non poteva dare alla luce, su di una barella lungo il viaggio per l’ospedale; non è morto il ventitreenne Antonio Raco che perdette la vita per mancanza di un mezzo celere; anzi per i cirellesi queste morti sono i martiri di una lotta impari che da decenni combattono contro le cattive volontà, gli inciampi burocratici che dolorosamente ed incivilmente si interpongono perché Cirella abbia la sua strada.
GAZZETTA DEL SUD 8 Febbraio 1956
(F. T.) Francesco Tedesco 

*Kiju Yoshida, anche Yoshishige Yoshida (1933 - 2022), è stato un regista nipponico più noto per i suoi lavori sperimentali, con toni a volte surreali, realizzati sul finire degli anni sessanta del secolo della bomba atomica, tutti con protagonista Mariko Okada.

giovedì 30 ottobre 2025

Verso il sole - Miniserie In Progress pt. 2


LA POPOLAZIONE DEL LUOGO ATTENDE FIDUCIOSA

A quando il collegamento
Cirella di Platì-Bombile?

Sembra che il Prefetto voglia interessarsi in modo
concreto per la soluzione dell’annoso problema

                                                                                                      Locri, 13 Aprile

(f. t.) -- Torniamo volentieri sulla tormentata e tormentosa questione della realizzazione di un collegamento stradale tra l’abbandonata frazione di Cirella di Platì e Bombile, interpreti delle delusioni, delle sofferenze, della incapacità di assuefarsi alle ingiustizie degli uomini di quella magnifica gente e vi torniamo esclusivamente in segno di doverosa solidarietà nel diritto ad esigere dai Cirellesi quel tanto che lo stato ha il dovere di dare a tutti quelli, da cui si pretende compiano il proprio dovere di cittadini.
Questa volta, e lo sottolineiamo con viva soddisfazione, sempre che le informazioni in nostro possesso rispondano al vero, pare che il Pretetto dr. Rizzo, che si era mostrato tanto sensibile alle richieste avanzate dal Comitato di agitazione della Frazione, allorché lo ricevette alla presenza dei tecnici della Amministrazione provinciale, voglia, decisamente operare in senso concreto, perché la strada venga aperta, secondo il tracciato più rispondente alla bisogna degli abitanti di Cirella e degli agglomerati di Illiciuso, Lauro, Gioppo e Potito e, a tal fine, avrebbe assicurato di recarvisi personalmente.
Potrà così il Capo della Provincia scoprire fra quella gente tanti motivi di dolore, di pieta e di tristezza da rappresentare autorevolmente ai Ministri competenti.

GAZZETTA DEL SUD, 16 Aprile 1956                
f. t. Francesco Tedesco                                                        

martedì 28 ottobre 2025

Verso il sole [Michael Cimino, 1996] Miniserie In Progress


INTERROGAZIONE PARLAMENTARE
Il problema della strada
Cirella di Platì – Bombile
Locri, 7 aprile
(f. t.) - In riflesso al malcontento che regna fra la popolazione di Cirella, frazione del Comune di Plati, per la mancata costruzione della strada che dovrebbe unire quel centro abitato con il consorzio umano, l’on. Minasi* ha presentato la seguente interrogazione:
«Il sottoscritto chiede d’interrogare il Ministro Presidente del Comitato dei Ministri per la Cassa del Mezzogiorno ed il Ministro dei LL. PP., al fine di conoscere se intendano dare una definitiva soluzione al problema della strada che congiunga Cirella di Plati - frazione di o1tre 2000 abitanti — alla frazione Bombile di Ardore e per essa, agli altri centri abitati della zona.
La popolazione di Cirella da tempo ebbe a lamentare, e talvolta a protestare in forma, sempre unanime, il suo stato di secolare abbandono, aggravato dolorosamente dall’isolamento a cui resta condannata.
In atto vi è fra quella popolazione una viva agitazione» a causa delle delusioni patite, in seguito ad assicurazioni elettoralistiche ed ai tentativi mancati da parte dei competenti ministeri di dare una soluzione a quel problema».
L’interrogante ha chiesto risposta scritta.
GAZZETTA DEL SUD 8 Aprile 1956

f. t. Francesco Tedesco

*Rocco Minasi (1910 - 1994) è stato un parlamentare calabrese attivo tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo trascorso.
 

 





 

giovedì 23 ottobre 2025

I bambini ci guardano (reg. Vittorio De Sica - 1943) REUP



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venerdì 17 ottobre 2025

Non c'è due... senza tre [ Irving Pichel, 1946]

 


È in via di ultimazione il secondo volume di 

IPSE IGNORO
I CATASTI ONCIARI DELLA MOTTA PLATI'
1742 - 1754

esso conterrà le seguenti parti dell'anno 1754:

- Banno per le rivele
- Banno per l’elezione delli deputati
- Copia del Parlamento delli Deputati
- Ordine da notificassi li Deputati
- Giuramento alli Deputati e apprezzatori
- Fede del Regim[ento?] per li fuochi assenti, ed esteri Possessori
 - Si folia lo libro dello apprezzo e colli numeri per ogni pagina
- Ordine per li Possessori esteri
 - Fede del regim[ento] e per della rend[ita] delli altri. Si deve rifare
- Stato d’introito ed esito dell’Unità del Regim[ento] sotto pena di falso sugellata
- Fede del Regim[ento] per li beni pos[seduti] il Barone possessore
- Ordine per la rivela del B[arone] Er[ario]
- Fede delli deputati per approvare la fede del Regim[ento] per la rendita dell’altri
- Stabilimento delli deputati per lo prezzo de’ vettovagli
- Volume delle rivele de cittadini ad alfabeto
- Volume delle vergini e vedove
- Forestieri abit[itanti]
- Cittadini Ecclesiastici
- Barone
- Volume de’ forestieri
- Ecclesiastici forestieri
- Spoglio delle rivele
- Banno per la discussione
- Ordine a Deputati ed Estim[atori] per la discussione

giovedì 16 ottobre 2025

La macchina da scrivere [Mario Landi, 1971]


16 – 12 – 1948
Caro Cugino,
Rispondo la vostra
Lettera, e mi dispiace molto che quest’anno per la grande Solennità Cristiana, non riceverete i miei auguri, come nemmeno io ne ho voglia di riceverne. Spero che un altro anno si sia alquanto rimarginato il vostro dolore e ci scambieremo di nuovo gli auguri. Del resto, non possiamo andare contro le Leggi Divine.
Il nostro caro congiunto mi aveva assicurato, che ogni giorno pregava per me nel Santo Sacrificio della Messa.
Spero che ora mio cugino vorrà fare le sue veci, e pregare per me quando Celebra il Sacrificio della Messa, che ne ho tanto bisogno.
Voi non sapete quanta pena mi è rimasta che non ho risposto la Sua lettera. Non me lo credeva affatto ch’era prossima la sua fine.
Ora non ci rimane altro che pregare per il riposo della Sua Benedetta anima, invocando la sua protizione per la nostra lotta quotidiana.
Riguardo come dite di scusarvi che avete scritto a macchina, solo mi dispiace della vostra indisposizione. Come sapete ora in America non si usa più questa etichetta. Tutto si scrive a macchina, tanto per fatti commerciali e tanto per intimità. E se non fosse di moda, per me era lo stesso.
Scrivetemi come meglio vi aggrada. Mi dispiace che io non mi sono mai interessata di questa macchina, che le mie occupazioni giornaliere non mi permettevano. Le mie figlie quando erano a casa, ne facevano assai uso, ora di questi che sono rimasti qui con noi, solo Michele la sa maneggiare, ma noi lo vediamo a casa solo quando è l’ora della tavola. Il resto della sua giornata dopo ritorna dall’ufficio appartiene agli sport e due ore al giorno deve studiare che fra due o tre anni dovrò avere il diploma di ingegnere industriale, e per miracolo se qualche voltami può scrivere una direzione. Questa settimana la Compagnia ha fatto un Bollettino di tutti gli uffici. Abbiamo tagliato questo pezzettino del suo ufficio lui è al primo seduto. Spero che a quest’ora avete ricevuto i due pacchi che vi ho mandati. Il primo fu spedito il giorno 20 di ottobre, ed il secondo dopo siamo ritornati da New York nel mese di novembre. Nel secondo pacco ci stanno abiti nere, che le mie ragazze quando hanno inteso la ferale notizia, me li hanno dati per le vostre figlie. Qui, il nero, si usa per gala più di ogni altro colore, e speriamo che non serve sempre per lutto. Ancora me ne sono rimaste un poco se le ragazze vostre le vogliono li posso mandare in un altro pacco, che mi sono rimaste scarpe pure in ottime condizioni. Veramente il mio piacere sarebbe di comprarle nuove, ma voi vi regolate, che una famiglia numerosa non può disporre di quello che vuole. Ancora vi faccio una domanda. Se ci vuole qualche cosa per la cugina Serafina, tengo un abito di velluto nero ed un cappotto nero che posso mandare per essa. Per la cugina vostra moglie ho l’idea di comprare un pezzo di stoffa nera. Vi ripeto ancora quando non potete scrivere voi, i vostri figli faranno le vostre veci, e non badate a convenienze, fate a come vi rende più comodo. Vi ricevete tanti saluti dalla mia famiglia, estensibile alla vostra famiglia. Inviandovi i miei più affettuosi saluti mi dico vostra aff.ma cugina
Bettina


Bettina Gliozzi in realtà si chiamava Maria ed era nata a Platì il 22 giugno 1886 da Michelangelo di anni trentatre, vaticale, e dalla sua unione con donna non maritata non parente né affine con lui nei gradi che ostano al riconoscimento. Studiò e divenne maestra di scuola. A Platì il 2 febbraio 1907 sposò Pasquale Romeo di Antonio e Francesca Papalia di anni 29 e con lui un anno più tardi emigrò in America e precisamente a Massena NY dove vissero. Bettina morì il 9 marzo 1968. Il cugino della lettera era Luigi Gliozzi figlio di Francesco e Rosa Fera. Michelangelo e Francesco erano figli di Domenico ed Elisabetta Gliozzi. L'altro cugino di cui lamenta l'improvvisa perdita Bettina era il sacerdote e poeta Ernesto Gliozzi il vecchio (1883-1948), fratello di Luigi e Serafina. Nella foto d'apertura Michele [Mike] il figlio ingegnere industriale è il primo a partire da sinistra.

La precedente lettera di condoglianze è qui: https://iloveplati.blogspot.com/2020/11/un-dolore-improvviso-di-ubaldo-maria.html






 

martedì 14 ottobre 2025

La strada della vergogna [ Kenji Mizoguchi, 1956]


"Come on inside
Takin' that ride to nowhere"
David Byrne, 1985


 

VIABILITA’ IN CALABRIA
 La sistemazione definitiva
della “112” d’Aspromonte
 I danni prodotti dalle alluvioni
non sono stati ancora riparati
 
Platì, 23 Aprile
Uno spettacolo desolante offre oggi la strada statale 112 d’Aspromonte, che fu una delle strade più belle e più importanti della Penisola.
Raffazzonata alla meglio dopo l’alluvione del 1861 [1951?], con passerelle di legno montate sui gabbioni, questa strada subì anche i danni dell’alluvione del 1953, che aggiungendosi a quelli precedenti non ancora sanati, la ridussero in uno stato veramente pietoso.
Ci meraviglia moltissimo la evidente riluttanza dello Stato ad affrontare con decisione e definitivamente il problema della distribuzione di una strada di tale importanza.
Dal 1951 ad oggi i provvedimenti presi per essa, furono scarsi, e con carattere di provvisorietà. Tutt’oggi, dopo ben cinque dall’ultima alluvione la strada suddetta è ancora interrotta al traffico: e lo sarà ancora per molto tempo data l’esasperante lentezza con cui procedono i lavori.
Una sistemazione razionale di questa strada, non è, invero, impresa da “pigliarsi a gabbo”; ma trova comunque una piena giustificazione sul piano dell’economia nazionale, data la grande importanza della strada medesima, che congiunge direttamente l’Jonio al Tirreno.
Vogliamo pertanto sperare che questa nostra istanza venga presa in considerazione dalle autorità competenti.
GAZZETTA DEL SUD, 24 APRILE 1954 

Il testo di cronaca non porta firma. Le inadempienze dello Stato sono testimoniate dalle immagini d'apertura: la prima del 1954, la seconda di qualche mese fa. Come di qualche mese fa è il rilancio sul piano economico della "112".

 


lunedì 18 agosto 2025

La Minaccia [Alain Corneau, 1977]




PER INFILTRAZIONI D’ACQUA
Minacciate le fondamenta di alcune abitazioni a Piatì
In via 24 Maggio le cunette di scolo non rispondono alla
bisogna per cui si verificano conseguenze molto dannose
 
Platì, 30 giugno
(M.F.) - A seguito di segnalazione di molti cittadini Interessati, rendiamo noto che lungo il tratto della stradale 112 che attraversa Piati e che viene denominato: «Via 24 Maggio», si verifica da molto tempo una situazione del tutto contraria alla Pubblica Utilità. Molte abitazioni situate su detta strada, hanno il piano terreno sotto il livello della medesima e il primo piano sopra. Le cunette di scolo costruite ai margini della strada da parte dell'A.N.A.S., cunette cosiddette «alla francese» sono costruite così male, e servono così male al loro scopo, che nei plani delle abitazioni che sottostanno al livello stradale, si verificano continue e dannosissime infiltrazioni d'acqua, che fanno imputridire le travature dei pavimenti, con conseguenti minacce di crollo dei medesimi.
Più volte i cittadini si sono rivolte agli organi competenti dell'A.N.A.S. per chiedere la costruzione di canali più razionali, o la drenatura del fondo stradale in prossimità delle abitazioni, ma non hanno ottenuto niente di niente.
La cosa è gravissima di per se stessa; ma diventa ancora più grave se si pensa che per fabbricare queste inutili e irrazionali cunette «alla francese», sono state demolite le vecchie cunette «all'italiana», che anche se non avevano una affascinante denominazione esotica, tuttavia raggiungevano benissimo lo scopo per le quali erano state costruite.
MICHELE FERA
GAZZETTA DEL SUD, 1 luglio 1956

In apertura l’ingresso della nostra CASA in via XXIV maggio n° 25, di seguito un particolare delle cunette in questione. Demolita la casa, demolite le cunette.
La pubblicazione serve anche per ricordare la nascita di papà, 19 agosto 1908.


 

domenica 3 agosto 2025

Salita al Cielo - True Stories about Amalia Gliozzi (1925/2025) #2

"Era il tempo migliore e il tempo peggiore, la stagione della saggezza e la stagione della follia, l'epoca della fede e l'epoca dell'incredulità, il periodo della luce e il periodo delle tenebre, la primavera della speranza e l'inverno della disperazione. Avevamo tutto dinanzi a noi, non avevamo nulla dinanzi a noi; eravamo tutti diretti al cielo". 
Charles Dickens, A Tale of Two Cities, 1859




La zia Amalia in realtà si chiamava Maria Amalia. Ecco come andò. Maria Amalia Gliozzi nacque il 7 agosto del 1925, un venerdì. Il nonno Luigi per tempo si fece una bella pensata e convinto che il nascituro probabilmente sarebbe stato l’ultimo della sua progenie, allo stato civile ne aveva registrati già sette, tutti con nomi familiari a lui o alla sua diletta sposa, la nonna Lisa che di cognome andava Mittiga. Rimaneva ancora la mamma di sua mamma,  Maria Amalia. Quest’ultima era figlia di Don Rosario Zappia e Donna Rosa Lenzi, a diciannove anni sposò il trentaseienne Don Giuseppe Fera. Con i cognomi citati siamo nel pieno del settecentesco Catasto Onciario platiese e il Don è d’obbligo. Maria Amalia Gliozzi non ebbe una vita facile e felice. Fin dalla sua adolescenza dovette occuparsi dei genitori, delle sorelle e dei fratelli. Gli anni trascorrevano e le sorelle più grandi andavano spose, una, Serafina, vergine e sposa di Cristo. Costretta single, alla morte del padre dovette occuparsi della madre e dei due fratelli sacerdoti, della casa. In quei tempi, nei paesi dell’entroterra calabrese, governare la casa non voleva dire fare le pulizie, rammendare o cucinare. Bisognava aver continuamente cura dell’olio, del vino e del formaggio, che stavano negli angoli più riposti e freschi della casa. Bisognava fare il sapone con l’olio più vecchio e con i pomodori che arrivavano da Sfalassi in agosto fare la salsa, riempire le bottiglie, metterle a bollire in enormi, affumicati calderoni di rame zincato, che raffreddate bisognava mettere anch’esse in quegli angoli riposti. Prima della Quaresima, a carnevale, c’era il maiale e i suoi derivati: sangue, cardara con frittole e sajimi, pulire e riempire le budella con conseguente stagionatura. Come anticipato, la zia Amalia fu anche al servizio dei due fratelli preti, da giovane quando questi venivano spediti nei paesi della diocesi, da grande quando gli stessi ebbero la cura della Parrocchia. Essi, destinati ad essere gli ultimi parroci nati e vissuti in Platì. Le toccò in sorte anche di doversi occupare dei predicatori quaresimali, e di quelli delle feste: Ritu, San Rocco, Madonna del Rosario, Immacolata, San Nicola, varie ed eventuali. Così, essa diventò la loro sposa e non ebbe facilità e felicità alcuna. Dopo una vita al servizio di tutti lasciò la Terra lontano da quella Casa che la vide nascere e sacrificarsi.

In apertura la zia Amalia in abito tradizionale calabrese e l'agendina dove il nonno Luigi il 7 agosto del 1925 fissò: "ore 7 nacque M. Amalia".