16 –
12 – 1948Caro
Cugino,Rispondo
la vostraLettera, e mi dispiace molto
che quest’anno per la grande Solennità Cristiana, non riceverete i miei auguri,
come nemmeno io ne ho voglia di riceverne. Spero che un altro anno si sia
alquanto rimarginato il vostro dolore e ci scambieremo di nuovo gli auguri. Del
resto, non possiamo andare contro le Leggi Divine.Il nostro caro congiunto mi
aveva assicurato, che ogni giorno pregava per me nel Santo Sacrificio della
Messa.Spero che ora mio cugino vorrà
fare le sue veci, e pregare per me quando Celebra il Sacrificio della Messa,
che ne ho tanto bisogno.Voi non sapete quanta pena mi è
rimasta che non ho risposto la Sua lettera. Non me lo credeva affatto ch’era
prossima la sua fine. Ora non ci rimane altro che
pregare per il riposo della Sua Benedetta anima, invocando la sua protizione
per la nostra lotta quotidiana.Riguardo come dite di scusarvi
che avete scritto a macchina, solo mi dispiace della vostra indisposizione.
Come sapete ora in America non si usa più questa etichetta. Tutto si scrive a
macchina, tanto per fatti commerciali e tanto per intimità. E se non fosse di
moda, per me era lo stesso. Scrivetemi come meglio vi
aggrada. Mi dispiace che io non mi sono mai interessata di questa macchina, che
le mie occupazioni giornaliere non mi permettevano. Le mie figlie quando erano
a casa, ne facevano assai uso, ora di questi che sono rimasti qui con noi, solo
Michele la sa maneggiare, ma noi lo vediamo a casa solo quando è l’ora della
tavola. Il resto della sua giornata dopo ritorna dall’ufficio appartiene agli
sport e due ore al giorno deve studiare che fra due o tre anni dovrò avere il
diploma di ingegnere industriale, e per miracolo se qualche voltami può
scrivere una direzione. Questa settimana la Compagnia ha fatto un Bollettino di
tutti gli uffici. Abbiamo tagliato questo pezzettino del suo ufficio lui è al
primo seduto. Spero che a quest’ora avete ricevuto i due pacchi che vi ho
mandati. Il primo fu spedito il giorno 20 di ottobre, ed il secondo dopo siamo
ritornati da New York nel mese di novembre. Nel secondo pacco ci stanno abiti
nere, che le mie ragazze quando hanno inteso la ferale notizia, me li hanno
dati per le vostre figlie. Qui, il nero, si usa per gala più di ogni altro
colore, e speriamo che non serve sempre per lutto. Ancora me ne sono rimaste un
poco se le ragazze vostre le vogliono li posso mandare in un altro pacco, che
mi sono rimaste scarpe pure in ottime condizioni. Veramente il mio piacere
sarebbe di comprarle nuove, ma voi vi regolate, che una famiglia numerosa non
può disporre di quello che vuole. Ancora vi faccio una domanda. Se ci vuole
qualche cosa per la cugina Serafina, tengo un abito di velluto nero ed un
cappotto nero che posso mandare per essa. Per la cugina vostra moglie ho l’idea
di comprare un pezzo di stoffa nera. Vi ripeto ancora quando non potete
scrivere voi, i vostri figli faranno le vostre veci, e non badate a
convenienze, fate a come vi rende più comodo. Vi ricevete tanti saluti dalla
mia famiglia, estensibile alla vostra famiglia. Inviandovi i miei più
affettuosi saluti mi dico vostra aff.ma cugina Bettina
Bettina Gliozzi in realtà si chiamava Maria ed era nata a Platì il 22 giugno 1886 da Michelangelo di anni trentatre, vaticale, e dalla sua unione con donna non maritata non parente né affine con lui nei gradi che ostano al riconoscimento. Studiò e divenne maestra di scuola. A Platì il 2 febbraio 1907 sposò Pasquale Romeo di Antonio e Francesca Papalia di anni 29 e con lui un anno più tardi emigrò in America e precisamente a Massena NY dove vissero. Bettina morì il 9 marzo 1968. Il cugino della lettera era Luigi Gliozzi figlio di Francesco e Rosa Fera. Michelangelo e Francesco erano figli di Domenico ed Elisabetta Gliozzi. L'altro cugino di cui lamenta l'improvvisa perdita Bettina era il sacerdote e poeta Ernesto Gliozzi il vecchio (1883-1948), fratello di Luigi e Serafina. Nella foto d'apertura Michele [Mike] il figlio ingegnere industriale è il primo a partire da sinistra.
La precedente lettera di condoglianze è qui: https://iloveplati.blogspot.com/2020/11/un-dolore-improvviso-di-ubaldo-maria.html






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