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sabato 20 febbraio 2021

giovedì 18 febbraio 2021

La rosa misteriosa [di Francis Ford -1914]


FRANCISCO XAVERIO MANGERUVA
EPISCOPO DESIDERATISSIOMO HJERACII
EXCIPE. QUI SUMMUM PASTOREM FORTITER ARDES,
VERSUS, QUOS ILLI CANDIDO AMORE SACRO


 
SAC. GIUSEPPE FERA-ITALIANI DA PALTI' (REGGIO CALABRIA)

 LEONE XIII
AD UNA ROSA PUDICA
RICORRENDO IL MESE DI OTTOBRE

Rosa pudìca, fra le spine nata,
Tu qui sul verde poggio sei ridente,
E come nell’aprile arrubinata!


Quando di autunno torbido e furente
Il vento spoglia agli alberi le fronde,
Euro sprezzi ridendo e Noto algente!


Dal semiaperto tuo sen si diffonde
Un odore bellissimo e fragrante,
Che siepi rende, o cara, e vie gioconde.


Non lascivo deturpi il tuo sembiante,
O con immonda mano e scelerata
Osi toccarti 'l fior tutto raggiante.


 Di rie sozzure giovana imbrattata,
 Del tuo Vermiglio fior non mai corona
 Sopra il suo biondo crin metta intrecciata!

 Nota Il sacerdote Giuseppe Fera, è stato il secondogenito di Francesco, speziale, e Giuseppa Italiani. Nipote di Michele, ferraro, e Candida Nirta, era nato a Platì il 5 marzo del 1845. Alla missione apostolica unì la passione per il bel poetare con il gusto neoclassico che andava in quei tempi. Di lui restano due Elegie in latino dedicate al vescovo Francesco Saverio Mangeruva ed un tempestivo poemetto intitolato Un sospiro su Casamicciola pubblicato nell’agosto 1883 a seguito del terremoto che colpì l’isola di Ischia e le zone circostanti nel luglio di quell’anno. A questa succinta biografia di don Giuseppe Fera possiamo solo aggiungere che fu nipote dell’arciprete rettore del Santuario di Polsi don Domenico Fera (1792-1856).

Il testo originale in apertura riportato lo devo a Francesco di Raimondo.




mercoledì 17 febbraio 2021

Ancora amore [di Luis Robertson -1967]

Primi commenti al libro.

ROCCO DE MARCO: Ciao Luigi! Sono contento di vedere come dedichi una buona parte delle tue energie alla ricerca delle nostre comuni radici. So anche che nel web sono nati tanti piccoli siti che cercano e pubblicano foto ed aneddoti su Platì e su tutti i personaggi illustri o umili che fanno parte della memoria collettiva. Ognuno di noi non può  che essere riconoscente verso di te e di chi come te fa questo lavoro oscuro e certosino. So anche che essendo figli della Magna Grecia, inconsapevolmente commettiamo gli stessi errori dei nostri antenati che crearono le polis, ma che furono sempre in guerra tra di loro, come lo furono poi gli italiani dei Comuni e delle cento città. Del resto ce lo ricorda il nostro Inno Nazionale “siam calpesti e derisi perché siam divisi”. Luigi, continua il tuo lavoro, come stai facendo, con l'obiettività dello storico, senza farti trascinare dalle ideologie o dalle invidie. Spero, e questo è  anche un augurio, che alla lunga si possano unire le tante belle energie di tutti i Platioti residenti e lontani. Se ritieni  utile puoi pubblicare sul tuo blog queste mie brevi considerazioni.

ROCCO LACAVASono contento per quanto hai saputo produrre e per il nobile intento che ti sei prefisso: l'amore per il tuo paese e la mai dimenticata tua terra. Saluti, Rocco.

NOVELLAHai fatto un grande regalo alla famiglia e a tutto il paese!

MARILISA GLIOZZIE‘ arrivato. Accarezzo la carta e sento la carezza che ritorna... Aria di casa. sogni e vecchie foto che mi hanno accompagnata sempre. nella mia casa di Platì, con Pietra Cappa davanti agli occhi occhi ogni volta che si apriva la porta. e in quelle dei nonni, dove ho raccolto. senza saperlo, tutto ciò che mi porto dentro quel pezzetto di cuore che ancora mi é rimasto. Grazie a Ginocugino, che raccoglie, custodisce, rielabora e ci racconta, in una nuova veste, tutti i nostri "segreti".


 

domenica 14 febbraio 2021

Luv vuol dire amore [di Clive Donner -1967]

... non un'opera che fermi il tempo, invece un segno nel tempo che trascende il canone.

Disponibile qui:

http://www.editrice-leonida.com/Ultime_pubblicazioni/pubblicazioni2021/410-Mittiga.htm

giovedì 11 febbraio 2021

Famiglia allargata [di Emmanuel Gillibert -2018]

HANNO DIRITTO ALL'IMPERO
I POPOLI FECONDI QUELLI
CHE HANNO L'OGOGLIO E LA
VOLONTA' DI PROPAGARE LA RAZZA M



UNIONE FASCISTA PER LE FAMIGLIE NUMEROSE

Nucleo di Platì

PLATI’ 27 Luglio 1939 =XVII=  Gliozzi Luigi fu Fsco via Fratelli Sergio 6 Platì

Per comunicazioni che Vi interessano, Vi invito a presentarvi domenica prossima 30 Luglio, alle ore 9, nella Sede di questo Nucleo in Piazzo Mercato.

IL FIDUCIARIO
               F Perone

 

mercoledì 10 febbraio 2021

Wedding Party - Gente comune

05.03.1824 = Flòccari Saverio - Violi Elisabetta di Giuseppe

Saverio nacque l’11 marzo 1797, il 5 marzo del 1824 – giusto 197 anni addietro, cosa potevano pensare i novelli sposi in quel dì felice che non sarebbero stati dimenticati – era un giovane bovaro di ventisette anni, figlio di Rocco che invece era un grado più alto, massaro di bovi, e di Caterina Taliano, la quale non poté conoscere quella felicità essendo venuta a mancare prima. L’abitazione di Saverio e Rocco si trovava nel Vico Vallone. Elisabetta era figlia di Giuseppe, vaticale, e di Teresa Molluso e di casa stavano in Vico San Nicola. Elisabetta, o meglio Bettina era una ragazzina di appena quattordici anni – era nata il 30 luglio del 1810. Al momento della sua venuta in questo universo il paese, più giusto l’Università di Mottaplatì, era sotto lo scettro napoleonico. Al Comune era stata registrata come Agata Carmela mentre al fonte battesimale fu chiamata Maria Elisabetta. Nel 1810 sindaco era Domenico Zappia mentre il giorno del matrimonio era Domenico Oliva e la notifica fu affissa sulla porta della casa comunale il primo di quel mese che, come usanza, era domenica, non ricevendo opposizioni di sorta. A firmare col sindaco furono i due già citati Filippo Tripepi e Pasquale Perri, con loro Francesco e Paolo Iermanò rispettivamente di anni cinquanta il primo e trenta il secondo. In chiesa il matrimonio fu celebrato alla presenza di Domenico Morabito e Don Vincenzo Oliva.

A questo punto, curioso come i gatti, ho dovuto sapere di più su Filippo Tripepi vista la persistenza a volerlo come testimone di nozze.

Filippo nacque l’1 ottobre del 1792 da Francesco e Giulia Pugliese. Come detto di professione era vaticale ed abitava nella Strada San Pasquale con i genitori ed un fratello minore, Giuseppe (15.10.1798). In quel tempo il clan Tripepi era uno sparuto gruppo - e tale restò – proveniente probabilmente da Cirella come attesta una nota di Ernesto Gliozzi il giovane. Il 13 maggio dell’anno 1825 egli sposò Francesca Trimboli, anch’essa una ragazzina di quindici anni, era nata il 31 gennaio del 1807, figlia di Nicola ed Anna Sergi. La famiglia Trimboli era domiciliata nella Strada Pietra d’Angela. Ad unirli in matrimonio fu il dotto Arciprete Francesco Oliva con accanto Francesco Caruso e Antonio Zappia. In Comune con loro c’erano Tommaso Morabito cinquantenne pecoraio, Francesco Zappia bracciale di trentadue anni, Domenico Dimarco di anni tretatre e … come in un canone di Johann Pachelbel, Pasquale Perri.

Il celebre Canone contenuto nella pellicola di riferimento è dedicato a tutto il cast completo di oggi e agli sposi in foto, coniugi Ciampa, che aprono la pubblicazione, soprattutto alla Signora Anna Cusenza, che mi ha sempre accolto in casa come un figlio, da poco venuta meno.

martedì 9 febbraio 2021

Lo sguardo di Ulisse - Se questa non ha mai sorriso

Se questa non ha mai sorriso
l'ha fatto apposta perché sa
di meritarsi il paradiso
Chico Buarque De Hollanda

 

lunedì 8 febbraio 2021

Una gallina nel vento [di Yasujiro Ozu -1948]


BOZZETTO CALABRESE
Le galline selvagge dell’Aspromonte
Uno strano cacciatore in una strana terra – Un carniere pieno e una contadina in pensiero


Sulle balze dell’Aspromonte, forse, c'erano cacciatori anche nell'età del bronzo. Non cacciatori con l'arco e le frecce, ma col fucile, più o meno perfetto, più o meno automatico.
E' tale e tanta la nostra abitudine di vederne sempre in giro su quelle rocce, in mezzo a quelle boscaglie, che nessuno ci leverà dalla testa questa convinzione. In ogni ora del giorno e della notte, qualcuno di essi cammina, col freddo o col solleone, col vento o con la neve, il naso in aria a spiare tra i rami degli olivi o delle querce il volo dei tordi o delle quaglie, o nei momenti di magra, anche degli scriccioli. Hanno, d'inverno, il viso arrossato dal freddo, le mani gonfie per i geloni, e i piedi doloranti; ma camminano imperterriti, e passano sulle creste dei burroni, sempre col naso in aria; sulle spallette dei ponti, sempre col naso in aria; sul ciglio di stradette insidiosissime, sempre col naso in aria; si direbbero i... «pedoni dell’apocalisse»!
Uno di costoro è il mio amico Gianni. Egli ha trovato sull'Aspromonte la sua palestra, e il suo Eden. Ci viene almeno sette volte la settimana, dopo aver coperto col suo macinino il centinaio di chilometri, che
separa il suo paese dal nostro. Cento chilometri all'andata e cento al ritorno, sempre in macchina; e duecento, trecento... quanti?... sempre a piedi, col suo pesante «Browning» in ispalla e almeno tre chili di piombo disseminato sul suo corpo in lunghe- cartuccere.
Egli di solito spara tutte le sue cartucce; ma non torna mai a mani vuote. Se non trova le pernici trova le quaglie; se non trova le quaglie trova i tordi; e infine se non trova i tordi trova... le gallinelle selvagge!!!
Sicuro, le gallinelle selvagge.
Sono bestie che assomigliano stranamente alle galline domestiche, ma vivono nei boschi, in libertà.
Mi trovavo un giorno in giro escursionistico su per l'Aspromonte, quando incontrai Gianni che tornava da una battuta di caccia. Aveva il carniere stranamente rigonfio.
Lo abbordai elogiandolo per il successo evidente. dalla giornata:
- Buona caccia, eh? Gli gridai da lontano.
- Già - mugugnò sottovoce - mica male…
E così dicendo fece un gesto di commiato.
Mi insospettì il suo strano comportamento, e cercai di trattenerlo un poco. Pretesi di vedere la preda; ma Gianni si rifiutò energicamente di aprirmi il carniere.
- Cosa vuoi vedere ... C'è qualche tordo e una ...  una … cosa.
- Una che cosa? - mi incaponii.
- Una ... gallinella selvatica ...
Ora però debbo andare, ché sono sulle tracce di una beccaccia.
- E così dicendo, si allontanò, piantandomi in asso.
Non ci feci caso. Ma dopo circa un'ora, mentre scendevo, mi spiegai il mistero della «gallinella selvatica» del mio amico Gianni.
A un centinaio di metri di distanza da una cascina, una contadina si sgolava: «Cici, Cici, Cici ...»: «Cici» è il verso con cui le contadine calabresi chiamano le galline; ma in questo caso, la contadina urlava al vento, perché nessuna gallina rispondeva al suo verso.
E la verità mi passò in un lampo nella mente. Mi avvicinai. La donna mi chiese subito se avessi visto la sua gallina: «Era bianca, col collo nero; si dev'essere allontanata dalla cascina ...».
- Mi spiace, non ho visto niente - risposi. E proseguii il cammino.
Incontrai Gianni verso sera, in paese. Era in procinto di salire sul macinino per tornarsene a casa. Aveva l'aria soddisfatta.
Mi avvicinai: - Gianni, per favore, mi fai vedere la tua «gallinella selvatica»? – gli chiesi a bruciapelo.
E altrettanto a bruciapelo mi rispose: No!
Ma dal suo carniere. Che si appoggiava semi aperto sul sedile della macchina, s'affacciava la povera preda, dal collo nerissimo, e dal corpo bianco come l'avorio!! ...
 MICHELE FERA
GAZZETTA DEL SUD, 5 Febbraio 1957

giovedì 4 febbraio 2021

L'impiegato [di Gianni Puccini -1959]


COMUNE DI PLATI’
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Il Sindaco
Vista la Prefettizia N.3/U del 4.6.1945 circa la nomina del Segretario del Comitato di assistenza alimentare ai bambini gestanti nutrici.
ORDINA 
L’incarico di Segretario del Comitato Comunale di Assistenza all’Impiegato Sig. Mittiga Michele fu Rocco il quale avrà la competenza che determinerà la Prefettura per lavoro straordinario e dovrà attenersi alla osservanza delle disposizioni prefettizie e del comitato. 
Dato a Platì lì 16 gennaio 1946
IL COMMISSARIO PREFETTIZIO
(G. Delfino)

In apertura un ritratto artistico dello zio Michele (1893-1962) da giovane attribuibile al fratello Giuseppino.  Il documento riportato è di interesse per la rara coabitazione di SINDACO e COMMISSARIO PREFETTIZIO in un'unica  figura e se poi la figura risponde al meglio conosciuto massaru Peppi l'interesse triplica. In effetti, e lo sapete, il Massaro resse il Comune per un breve periodo all'indomani della fine del Secondo Conflitto Mondiale.