domenica 20 dicembre 2020
Un cuore in inverno [di Claude Sautet -1992]
giovedì 17 dicembre 2020
Baci carezze e pugni [di Gregory Ratoff -1942]
Oggetto – Deliberazione
Onoromi umiliare all’approvazione dell’E.V.Rev.ma l’acclusa deliberazione dell’Assemblea della Confraternita, che fa obblicgo alle sorelle ascritte alla medesima d’intervenire solamente agli accompagnamenti funebri dei Congregati.
Bacion con devozione il Sacro Anello e chiedendo la S. benedizione per me e Congregati
Platì lì 12/ 5 1929 VII
Non approvata
Il documento, gentilmente concesso, è custodito presso:
Archivio Storico Diocesano “Mons. Vincenzo Nadile”
Diocesi di Locri – Gerace
ASDLG
martedì 15 dicembre 2020
I due sergenti [di Enrico Guazzoni -1936]
Gerace Sup. 5 (Caci) - Con ritardo m’accingo a mandare la mia nota sincera di plauso a quei bravi e volenterosi giovani del Seminario che nell’ ultima serata di carnevale si ebbero delle rappresentazioni teatrali assai gradite.
Si rappresentò la prima sera il dramma I due Sergenti e la parte del Valentino -tradotta in dialetto napoletano- fu splendidamente tenuta dal nostro «Scarpetta» Peppino Tedesco.
Anche il Vecchio Battezatore dramma eminentemente religioso – riscosse applausi l’ultima sera, massime la finale che fu proprio commoventissima. Ai drammi vennero dietro due farse «Lo stratagemma per pagare i debiti» e «Lo spauracchio della Poana». Prosit ai bravi e intelligenti giovani.
Di geniale e di bello in Seminario quest’anno va dovuta somma lode all’Ecc. mo Vescovo ed al Rettore Gratteri il quale -a tuttuomo- si occupa, perché questo sacro recinto fiorisca sempre nel campo de la virtù e de l’ingegno.
IL SOLE DEL MEZZOGIORNO Palermo-Anno III-N. 67 Direttore Francesco Parlati Domenica 8 Marzo 1903
lunedì 14 dicembre 2020
Wedding Party [di Brian De Plama -1969]
28.06.1823 Calabria Domenico di Francesco - Carbone Anna di Giuseppe
Domenico, bracciale, il giorno dello sposalizio di anni ne aveva vent’uno e sua madre era Maria Garreffa; Anna era diciannovenne e sua madre era Caterina Cutrì. Mentre Anna si sposava col consenso dei due genitori, Mimmo aveva solo quello della madre essendo il padre defunto. In municipio i due sposi ebbero testimoni di tutto rispetto: Michele Oliva di Domenico, proprietario di anni quaranta; Don Stefano Oliva, sacerdote di quaranta tre anni; Giuseppe Gliozzi, civile di anni trenta tre e Michele Oliva anch’esso civile di anni vent’otto. In chiesa i testimoni furono due: Pasquale Zappia e Rosario Laria.
27.07.1823 Pipicella d.
Giuseppe di Domenico - Furore d.
Francesca di Fortunato
Don Peppino Pipicella, natilotu del fu don Domenico e di donna Angela Ietto era di anni vent’otto; donna Francesca, di Fortunato e di donna Paola Portolesi, era diciottenne. I loro testimoni nella Casa Comunale furono: il sacerdote don Domenico Trimboli di anni cinquanta sei, lo spezziale don Domenico Zappia di anni quaranta sei, i civilì don Domenico Mittiga di anni trenta sei e don Antonio Oliva di anni trenta. Due i testimoni in chiesa: don Domenico Zappia e don Rosario Zappia.
24.11.1823 Trimboli Giuseppe
di Nunziato - Staltari Domenica di
Domenico
Peppineiu Trimboli del fu Nunziato aveva diciassette anni, bovaro di professione, sua madre era Caterina Mavrelli abitanti in vico Chiesiola; Mimma di Mimmo e di Rosa Primerano di anni ne aveva sedici e con i suoi abitava nto vajuni. I loro testimoni furono il calzolaio di anni venti sei Giosofatto Zappia, massaru Filippo Caruso di anni quaranta, il vaticale Pasquale Giuseppe trimboli di quaranta anni e massaru Peppinu Sergi di anni trenta sei. In chiesa firmarono Michele Spagnolo e Rocco Agresta.
La data riportata è quella riportata nei registri della chiesa. In Comune ad officiare fu don Michele Oliva, in chiesa don Stefano … Oliva.
In quell’anno si sposarono anche:il dieci febbraio Cusenza Rosario e Maria Vittoria Treccasi;
il quindici aprile Trimboli Giuseppe e Cufari Domenica;
il ventiquattro aprile Agresta Giuseppe e Audino Vincenza di Bovalino.
domenica 13 dicembre 2020
I giovani leoni [di Edward Dmytryk -1958]
NOTTE
DEL 9 SETTEMBRE 1943: CRUENTA BATTAGLIA SULL’ASPROMONTEUna piccola croce di pietra bianca a Zillastroricorda l’inutile sacrificio di giovani soldatiLa
guerra era cessata da 24 ore ma la notizia non era ancora giunta alle orecchie di
quegli italiani e canadesi che si svegliarono al grido d’allarme
Platì, 11 marzo
Dalla contrada Zillastro, posta su uno dei punti più alti della
cresta dell'Aspromonte, si un si aprono al viandante vedute senza confini: da
un lato si vede la piana sterminata che si accende a sera delle miriadi di luci
dei paesi in essa disseminati; da un altro lato lo sguardo scivola verso la
visione vertiginosa del fondovalle solcato dalle strisce d'argento dei numerosi
torrenti che si versano nel Ciancio.
Si discerne lontano la foce le di quest’ultimo nell'azzurro
Jonio, e istintivamente ci si volta a guardare, stupiti, alle nostre spalle, la
striscia azzurro pallida del Tirreno, confondersi con l'orizzonte. Appena
velato dalla foschia, lo Stromboli emerge lontano dalle acque.
Quasi come in segno di rispetto alla bellezza ed alla
grandiosità del panorama, in questi luoghi regna il silenzio: un silenzio assoluto,
che neanche il soffio perenne dei venti incrociantisi sui pascoli verdissimi,
riesce a interrompere.
Si vede su un lato della strada (la statale 112) l’edificio
dipinto in rosso di una casa cantoniera, ma ci si accorge che solo le mura
esterne di essa sono rimaste in piedi: all’interno non c'è che un cumulo di
calcinacci sepolti tra le ortiche: Casello Zillastro.
Settembre 1943. Arriva a colmare per una sera la desolata
solitudine di contrada Zillastro una compagnia di paracadutisti italiani.
Il panorama immenso che si offre da, ogni parte è il balsamo
più gradito alle mille fatiche affrontate fino a quel giorno; gli italiani si
accampano qui per passarvi la notte. Il sonno fa presto a venire, anche
sdraiati sulla terra e senz'altra coperta che il meraviglioso cielo calabrese
brulicante di stelle.
All'alba un ufficiale si alza e si allontana
dall’accampamento. Cammina un po' trasognato, guardando l'oriente che
trascolora a poco a poco... Inciampa in un uomo sdraiato per terra e cade. Si
rialza: an-
che l'altro si è rialzato e bestemmia... in lingua canadese.
Si tratta di una compagnia di soldati canadesi attendati a
qualche centinaio di metri di distanza dall’accampamento italiano: nessuno se
n'era accorto.
L’italiano getta l'allarme: tutti si svegliano: i due
eserciti prendono le armi. Per un momento la quiete profonda dell'Aspromonte è
lacerata dal crepitio feroce della battaglia.
Infine una cortina di silenzio si posa pietosamente sui
corpi di numerosi giovani italiani e stranieri rimasti inerti tra le erbe
rosseggianti di sangue di contrada Zillastro.
E' la mattina del 9 settembre del 1943.
Un episodio come tanti altri, come innumerevoli altri
dell’ultima guerra: ma infinitamente più triste: perché mentre a Zillastro si combatteva, lo stato di guerra era cessato
dal giorno prima. E a Platì, a pochi chilometri di distanza, sul fondo della
valle, la popolazione si abbandonava a un delirio di gioia per la notizia
dell’'armistizio arrivata la sera prima per radio.
Se il miracolo della radio si fosse rinnovato per quegli uomini,
la mattina del 9 settembre 1943, essi si sarebbero abbracciati nella comune
gioia del momento e tante fiorenti giovinezze non si sarebbero dolorosamente
arrestate, lontano dalla patria, nella solitudine sconfinata dei piani dell'Aspromonte.
I corpi di quei poveri ragazzi furono gettati alla rinfusa
in un crepaccio, presso il greto di un torrente e coperti di terra alla meglio.
Le acque del torrente, dopo, scoprirono alcuni dei cadaveri, irriconoscibili e
li trasportarono a valle. Vi fu qualche parola di compianto, ma nessuno, dopo,
si ricordò della battaglia, inutile e sanguinosa, di contrada Zillastro.
Qualche anno dopo i resti di quei soldati furono ritirati dalle
rispettive famiglie. Sul luogo della tragedia, ora coperto dal verde di una
giovane pineta, solo una croce di pietra, piccola, fredda, anonima, che abbiamo
scorto per caso sperduta tra la neve, sta ad indicare il luogo dove dodici anni
fa i nostri umili eroi offrirono alla Patria l’inutile sacrificio della loro
giovinezza.
Michele Fera
GAZZETTA DEL SUD, 12 marzo 1955
In apertura (rubati alla rete) soldati della Divisione Folgore e Militari canadesi.
Un più recente scritto di Michele Fera sulla stessa tragedia si trova qui:
giovedì 10 dicembre 2020
Fatti corsari - da Molochio ad Agnana
martedì 8 dicembre 2020
Lo sguardo di Ulisse - Argomenti
lunedì 7 dicembre 2020
Lo sguardo di Ulisse [di Theo Angelopoulos -1995]
Come se non bastasse, a corredo un altro grande assente e sue melodie poco conosciute:
domenica 6 dicembre 2020
Welcome Stranger - pt. 3 - Farewell Mrs & Mr Grassby
Memories for when morning comes
Now that I must leave with a heavy heart
Oh, Wonderland I love.
On. Grassby,
Lei ha visitato un paese, l'Italia, terra di profonda e secolare civiltà umana, ricca di grandi tesori letterari ed artistici, di luoghi naturali incantevoli: essa ha conosciuto una fase dl grande avanzata sul piano economico che la colloca tra le prime dieci Nazioni del mondo sul piano industriale e tecnologico.
Oggi l'Italia come altri Paesi occidentali, è investita da una crisi energetica in riferimento alla crisi del petrolio ma anche per gli errati modelli di sviluppo fin'oggi perseguiti.
La crescita del nostro Paese, come Lei sa, è avvenuta in maniera disordinata, con l'accentuazione di squilibri a livello territoriale e settoriale, le cui conseguenze negative ed a volte amare sono state pagate dalle Regioni meridionali, e tra queste, in maniera più acuta, dalla nostra Calabria.
Noi auspichiamo uno sviluppo che porti al superamento degli squilibri, che punti sulla utilizzazione in loco delle risorse esistenti, in primo luogo quelle umane, fonti insostituibili e prioritarie d'ogni ricchezza.
Il flusso migratorio, l'esodo delle campagne, a parte i sacrifici umani, hanno impoverito il nostro sistema economico di tante energie, di intelligenze, di potenzialità lavorative per la cui formazione la nostra società ha dovuto sostenere pesanti oneri in termini di formazione, alimentazione, preparazione.
Sappiamo che, spesso, questi uomini hanno trovato ospitalità in grandi Paesi come il Vostro, ed hanno lì trovato un proprio ruolo un inserimento attivo nella politica di sviluppo, nella agricoltura, nell'industria, nell'edilizia, nel commercio, nelle attività economiche e sociali del Vostro Paese, trovando una collocazione che ha loro consentito il raggiungimento di un adeguato tenore di vita. Nel contempo, gli emigranti, con le loro importanti rimesse, hanno anche dato un contributo poderoso al Nostro Paese, all'Italia.
Credo comunque che il Governo Italiano, in collaborazione anche con altri Paesi, debba, ora, farsi carico dei modi con cui ricompensare la nostra Regione, la Calabria, degli enormi sacrifici umani ed economici subiti con le continue emorragie migratorie predisponendo, nelle zone di tradizionale emigrazione, opportuni interventi «riparatori» con nuove scelte di carattere economico e politico.
On. Grassby, parliamo a Lei senza formalismi, con schiettezza conoscendo la Sua sensibilità verso i lavoratori tutti e quelli Italiani in particolare. Non abbiamo, né vogliamo avanzare proposte concrete perché non rientrano nella nostra competenza ma ci sia consentito di avanzare idee che possono essere colte da intelligenze aperte, dal nostro Governo, dalla C.E.E., da altri Paesi ai quali ci sentiamo vicini, non solo per legami storici e culturali, ma anche e soprattutto per l'emigrazione del nostro popolo; idee che possono essere recepite sul piano della politica commerciale, della collaborazione scientifica, tecnologica, economica, che si identificano con l'esigenza di contribuire, ovunque, all'azione per uno sviluppo, armonico ed equilibraio, di tutte le zone del mondo e dell'umanità.
On. Grassby,
nel rinnovarLe il benvenuto, La prego di voler portare i nostri fraterni, commossi abbracci e saluti ai fratelli emigrati a Sydney, Melbourne, Adelaide, nella Riverina, a Griffith. Al nostro omaggio si unisce tutto il popolo calabrese da San Luca a Careri, da Benestare a Bovalino, Siderno, S. Cristina, da Oppido ad Antonimina, a Bianco i cui sindaci oggi sono qui presenti a testimoniarLe i sentimenti di amicizia, di simpatia e di stima, a rendere omaggio alla Sua simpatica, intelligente e dinamica compagna di lavoro, signora Elehonora Grassby. Dalla nostra piccola Platì vanno ai compaesani di Riverina, di Griffith, di tutta l'Australia i saluti più affettuosi delle madri, dei padri, dei cugini, degli zii, degli amici dei compagni d'infanzia, di giuochi, di studio, di lavoro.
L'Amministrazione Comunale di Platì, On. Grassby, è stata lieta di conferirLe la cittadinanza onoraria per i meriti acquisiti presso di noi, derivanti dalle sue doti di sensibilità e di amicizia verso il nostro popolo: lo facciamo sicuri di interpretare la volontà unanime di quanti sono qui presenti, di quanti hanno lasciato le antiche contrade dell'Arijeia, S. Pasquale, Pietra d'Angela, Cresiola, Fora 'u ponti, Cireia, Senoli, tutte le contrade, i rioni, i quartieri del Comune di Platì; lo facciamo nella certezza che essa contribuirà a renderLa ancora più vicino ai nostri compaesani che si trovano a Riverina, certi di interpretare il desiderio di tutti gli emigrati della nostra Platì, della Provincia di Reggio, di Catanzaro e di Cosenza, di tutta questa amata, dolorosa e tormentata terra che vuole giustamente un avvenire di progresso e di sviluppo nella pace e nell'amicizia con tutti i popoli del mondo.
Testo e foto contenuti nella
pubblicazione edita dal Comune di Platì in occasione della visita del ministro
Mr Grassby avvenuta il 1° febbraio 1974.
La pubblicazione è conservata presso la Biblioteca Comunale “Pietro De Nava” di
Reggio Calabria
giovedì 3 dicembre 2020
Welcome Stranger - pt. 2 - Colombo, Magellano, Cook e Tesman adottati da Platì
There's a tea party along down the road
Make an appearance and maybe they'll sing us a song
Anson Seabra
On. Ministro,
Lei è venuto in Italia ospite dell'On. Granelli, sottosegretario per gli affari esteri, per lavorare nell' interesse reciproco dei nostri due Paesi: vogliamo augurare che i suoi numerosi incontri con personalità ed autorità italiane, con il Presidente del Consiglio On. Rumor, con il Ministro degli Esteri On. Moro, con il Ministro delle Partecipazioni Statali On. Gullotti, possano essere forieri di benefici effetti sul piano commerciale, della cooperazione nei settori tecnologici, scientifici e culturali, in direzione dei problemi della sicurezza sociale dell'emigrazione.
A questi problemi siamo particolarmente sensibili, anche perché direttamente interessati a tutto ciò che riguarda i nostri emigranti, i nostri fratelli in Australia ai quali pensiamo che il Governo Italiano debba dedicare sempre maggiore attenzione per la difesa dei loro interessi, per mantenere vivo tra essi il grande patrimonio della cultura italiana, per la tutela delle condizioni dei nostri emigranti: e questo un modo concreto per dimostrare che il nostro Paese è vicino a loro, non vuole e non deve dimenticare i suoi figli lontani.
Sappiamo che questa problematica è stata al centro degli incontri di lavoro tra Lei, On. Grassby, e gli uomini del nostro Governo; la tutela degli emigranti, il rispetto della dignità umana, l'integrità dei nuclei familiari, i diritti assistenziali, previdenziali e di prevenzione infortuni, l'assegnazione degli alloggi di stato, le modalità di impiego, la partecipazione alla vita sindacale e democratica la tutela giudiziaria, la qualificazione della mano d'opera, sono problemi che, se risolti positivamente, non solo corrispondono a giuste esigenze dei nostri emigrati, ma anche all'interesse generale del Nostro e del Vostro Paese, ricco tra l'altro, di nobili tradizioni storiche e di ospitalità.
Con questi intendimenti pensiamo sia possibile rafforzare, in tutti i campi, i nostri rapporti con l'Australia, oggi avviata con impegno verso un gigantesco sviluppo.
Nel vostro Paese vivono circa un milione di lavoratori di origine italiana, nella stragrande maggioranza provenienti dalle regioni meridionali, che hanno raggiunto l'Australia a cominciare dai primi decenni di questo secolo. Molti di essi hanno ottenuto la cittadinanza australiana dimostrando, con tale scelta, profonda lealtà ed amore verso il nuovo Paese.
Siamo un popolo di navigatori e di ardimentosi, mi si consenta questa espressione di fierezza, che ha saputo scrivere pagine di gloria, resistendo a tutte le avversità, valide per tutti i popoli del mondo: Colombo e Magellano sono tra quelli che assieme a Cook e Tesman costituiscono esempi luminosi.
Non apparteniamo, quindi, ad un popolo che si chiude nei propri confini, ma tenta di avere un ruolo e di trovare una propria collocazione oltre confine.
Vogliamo, però, ed in tale direzione ci battiamo con tutte le nostre energie, che l'emigrazione costituisca una libera scelta dell'uomo, nel pieno rispetto della dignità e nella salvaguardia dell'integrità dei nuclei familiari; non vogliamo che la via dell'emigrazione sia lo sbocco dall'incapacità del nostro sistema di garantire in Italia condizioni adeguate di vita sul piano economico e sociale. L'esperienza ci insegna che non è questa la via che può garantire la creazione di migliori condizioni di carattere economico e sociale neanche per coloro che sono costretti ad emigrare. (continua)
Testo e foto contenuti nella pubblicazione edita dal Comune di Platì in occasione della visita del ministro Mr Grassby avvenuta il 1° febbraio 1974.
La pubblicazione è conservata presso la Biblioteca Comunale “Pietro De Nava” di Reggio Calabria