-T. A. (Mo 10.9.1852) fu Antonio e P... Elisabetta, in domo Mariae F... propinquae suae, a qua benigne acceptus
fuit (aegre ferens molestia infirmitatis filius suus ... quia a domo propria
eiecerat eum) ubi Sacramento Poenitentiae refectus, non valens recipere alia
Sacramenta propter ignaviam suorum qui Parochum non monuerunt de periculo
eiusdem. Nella casa della
sua vicina Maria F. dalla quale fu benevolmente ospitato (dato che suo figlio
mal sopportava i fastidi della malattia...poiché lo aveva cacciato da casa sua)
dove ristorato dal sacramento della confessione, non in grado di accogliere
altri sacramenti a causa dell’inettitudine dei suoi (sott. parenti) che non
avvisarono il parroco del pericolo di quello stesso.
In realtà T. A. era
Domenico Taliano fu Antonio e P(erri) Elisabetta e il giorno della sua
scomparsa di anni ne aveva settanta, di professione pecoraio. Il sig. Taliano era vedovo di Domenica Staltari sua prima moglie
e successivamente di Anna Romeo.
-Z. Rosarius (Mo 16.9.1852) filius Francisci et A. Elisabeth,
infirmatus incognito pessimoque morbo, Sacramentu
Ponitentiae accepit non valens recipere alia Sacramenta ob duritiem suorum
consanguineorum, qui crudeliter et inaudito modo reliquerunt eum perire extra
domum in via publica, et post mortem sumptibus extraneorum eius corpus latum et
sepultum fuit... Ammalatosi di una malattia
sconosciuta e molto grave, ricevette il sacramento della confessione, non in
grado di ricevere altri sacramenti per la crudeltà dei suoi parenti che
duramente e in modo inaudito lo lasciarono morire fuori casa sulla pubblica via
e dopo la morte il suo corpo fu traslato e sepolto a spese di estranei.
Dal registro comunale
si ricava che Rosario Z(appia), bracciale, di anni ne aveva ventidue il giorno
della sua dipartita, era figlio di Francesco e Giuseppa Caruso.
-Barbaro Domenico (Mo.15.5.1854 lunedì) alias prochilo
opilio mei Rdi Archipresbyteri, secundus vir viduae Mariae Treccasi, aetatis
suae an. triginta quinque cr., post annum sui regressi in Patriam ab insula
Tremiti, ibi relegatus ob furtum, de sero obumbrato tempore quia coelo obruto
nubibus affluentibus, praesenti et antecedentibus tribus diebus, congruentem
pluviam a nobis maxime desideratam et Deo publice petitam; circa horam 21 ligna
faciens in arbore ilece contradae
Montagna di Natile, de eo capite inverso cecidit supra duruìissimum saxum, et
deinde precipitatus est per inaccessibilem locum dictum timpa di Rafele, quia
ibi alio tempore quidam vocatus Raphael eumdem fatum subiit. Alias Prochilo pastore del mio Reverendo Aciprete, secondo marito della
vedova Maria Treccasi, della sua età di circa 35 anni, dopo un anno dal suo
rientro in patria dall’isola delle Tremiti, dove relegato per furto, in una
tarda e oscura serata poiché il cielo era coperto per le nubi che scorrevano,
nel giorno presente e nei tre precedenti, avvicinandosi la pioggia da noi
fortemente desiderata e chiesta pubblicamente a Dio, circa alle ore 21 mentre
faceva legna su un albero di quercia della contrada Montagna di Natile, cadde
(dall’albero) con la testa rovesciata sopra una roccia durissima e quindi
precipitò per un luogo inaccessibile chiamato timpa di Raffaele poiché lì in
un’altra occasione un tale chiamato Raffaele subì il medesimo destino.
Domenico Barbaro del
fu Saverio e di Caterina Strangio era nato il diciotto maggio 1819 ed era
pecoraio. Prima di Maria Treccasi fu marito di Domenica Spagnolo che lo rese
vedovo con due figli minori nomati Saverio e Francesco.
Ancora una volta devo la traduzione dal latino, molto
chiesastico, alla cortesia della professoressa Gina Misdaris di Udine docente di Lettere Classiche al Liceo classico
"Stellini".
Gli atti in latino derivano dal V° Libro dei Morti della parrocchia; quelli riportati in corsivo, dai registri del comune, portano la firma del
sindaco di allora don Giacomo Oliva, nonno del più famoso don Giacomino Tassoni Oliva.
L'immagine in apertura si riferisce a persone non di Platì ma di Ardore.