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giovedì 11 aprile 2019

Journey Through the Past - Neil Young



UN VIAGGIO NEL PASSATO                                                                            

La mente mia mi porta
indietro agli anni verdi
il cuore si commuove
con tutti quei ricordi.
Un piccolo paese
la chiesa il cimitero
I monti le colline
coperti di mistero.
Il sarto il falegname
l'osteria col vino
la piazza la fontana
la posta il tabacchino.
Le favole e le fiabe
intorno al focolare
al lume di lumiera
ci facevan trasognare
Che gioia i di di festa
coi gridi dei bambini
il suon delle campane
zampogne e tamburini.
lo era ancor piccina
da scuola ritornavo
coi libri sotto il braccio
mentre in cuor sognavo
Tanti anni son passati
ancora io sto a sognare
la cara mia casetta
col vecchio focolare.

A journey in the past.

My mind goes back
to the green years
stirred is my heart
by the memories.
A small town
a church, a graveyard
mountains and hills
wrapped in mystery.
A tailor, a carpenter,
a tavern and its wine
a square and a fountain
a post office and a tobacco shop.
Stories and fairy-tales
that around a fireplace
mesmerized us.
How joyful the festivities
with the kids shouting
the bells ringing
bagpipers and drummers.
Oh, little me
coming back from school
books under my arm
day-dreaming in my heart.
Many years have gone by
and still I am yearning for
the old hearth in
my dearest little home.

Caterina Portolesi
1996

Nota di Rosalba che ha provveduto anche alla traduzione in inglese: "Caterina Portolesi è nata a Platì nel '42 da Rosario Mittiga alias "forgiaru", e Maria De Marco sorella del prof. De Marco. Arrivò in Australia insieme alla madre, alla sorella ed al fratello nel 1957 con la nave Australia (Fonte: National Archives of Australia) mentre il padre li aveva preceduti nel 1949. Caterina si è poi sposata con Francesco Portolesi e, come in uso nei paesi anglosassoni, ha adottato il cognome del marito.  Dopo aver lavorato per molti anni in una grande sartoria di Adelaide (Colin Smith) Caterina ha anche assistito per 17 anni il marito vittima di un invalidante ictus. Molto religiosa, amante dei cani, Caterina trova il modo di esprimere nostalgie e affetti profondi con la poesia. Nella foto Caterina è la quarta da destra nell'ultima fila. Il primo da destra con il pullover a V è Benito Caruso, fratello di Attilio. La seconda da sinistra sempre nell'ultima fila, è Elisabetta Perri (Scarpareja) mentre sua sorella Cata è la seconda da sin della fila in mezzo (si tocca un occhio). Sono figlie del mio prozio Francesco (Cicciu u muzzuni)".


mercoledì 10 aprile 2019

La ricetta perfetta [di Jon Favreau, 2014 ]




Ricetta guti di Platì a cura di Rosalba

Dosi:
1 kg di farina: 500 gr 00 e 500 manitoba
8 uova intere più uno per spennellarli prima di metterli in forno,
1 bicchiere di olio di oliva (80-90 gr) oppure 2 bicchieri, no latte
1 bicchiere di latte (80-90 gr)
un cubetto di lievito di birra (o 300 gr lievito madre),300 gr di zucchero
 la buccia grattugiata di un limone
1 cucchiaino da caffè di miele

1 – primo impasto:
                500 gr di farina (metà 00, metà manitoba)
                300 gr di lievito madre o 1 cubetto di lievito di birra
                4 uova
                150 gr di zucchero
                40-45 gr di olio
                40-45 gr di latte
Sbattere uova con zucchero, aggiungere olio e sbattere bene, aggiungere lievito sciolto nel latte tiepido, impastare, mettere a lievitare in contenitore chiuso e al caldo (io avvolgo il contenitore in una copertina di pail) fino al raddoppio della pasta (con il lievito di birra in 2-4 ore, con il lievito madre lo sa solo DIO)

2 – secondo impasto
500 gr di farina (metà 00, metà manitoba)
                4 uova
                150 gr di zucchero
                40-45 gr di olio
                40-45 gr di latte
                la buccia grattugiata di un limone
                ½ cubetto di lievito di birra o 150 gr di lievito madre

impastare e re-impastare insieme alla pasta già lievitata. Quanto tutto è ben amalgamato e la pasta è soffice, formare le gute. Se si vuol mettere l’uovo, bisogna prima cuocerli e poi fissarli con dei bastoncini di pasta.
Coprire con un canovaccio pulito e rimettere a lievitare sempre al caldo fino al raddoppio.
Spennellare con un tuorlo sciolto in latte (con più latte che uovo viene meno scura)
Infornare a 180 gradi per circa 20 minuti.

Per formare la pecorella qui sotto, prendere un po’ di pasta alla volta e formare dei bastoncini dello spessore di un dito con cui formare i riccioli e sistemarli sulla teglia coperta da carta da forno come da foto.



martedì 9 aprile 2019

Tutti in piedi [di Franck Dubosc, 2018]



Per completare la figura, l’opera e il ricordo lasciati da Pasqualino Perri in quanti l'hanno conosciuto e frequentato ecco alcuni commenti apparsi su https://www.facebook.com/groups/mempopoli/permalink/2608289362534228/

Vincenzo Acerbo
Rosalba !! Grazie per la pubblicazione della foto !! Non sto a ripetere i nomi delle persone nella foto ma ho il piacere di ricordare le molteplici attività cui il prof. Perri è stato protagonista negli anni di permanenza a Popoli! Educatore: ha contribuito con il suo lavoro a far crescere una generazione in anni difficili nel nostro paese!
Attività sociali: Ha dedicato il proprio tempo nella società di calcio, sia come tecnico ma anche come dirigente della società ed anche come scopritore di talenti: mi piace ricordare che accompagnò un giovane popolese bravo nel calcio ad un provino con la Juventus a sua spese e con la sua 850. Vale la pena ricordare il prof. Perri che con il suo impegno unitamente ad altri insegnanti popolesi effettua  lezioni per permettere persone giovani e meno giovani di poter ottenere la terza media; indispensabile per qualsiasi impiego pubblico (ospedale).
Attività culturali: Forse non tutti ricordano il circolo culturale Salvador Allende messo su in quegli anni che ha rappresentato un punto di riferimento nella cultura popolese per la mole di attività prodotta e per la partecipazione delle personalità coinvolte. Io ricordo un volume scritto dal prof. Perri unitamente a don Pasqualino lannamorelli ed una veglia perla pace effettuata nella Taverna Ducale.
Attività politica e finisco: la partecipazione all'attività politica popolese è stata per Pasquale Perri intensa ed interessante per le realizzazioni cui ha contribuito per l'attività amministrativa prodotta nei vari enti popolesi e non e per il rinnovamento cui ha contribuito nella stantia classe dirigente che c'era! Senz'altro un uomo che ha lasciato un segno nel nostro paese. Grazie Rosalba
Luciano Martocchia. Ricordo il tuo papà Pasquale Perri, ottima persona, fu il mio prof di educazione fisica all’avviamento professionale primi anni '60 , era atletico ed ex calciatore , ci faceva partecipare alle corse campestri da lui introdotte nell'insegnamento
Sandro Pescara. Ciao Rosalba, che bel ricordo! insieme a tuo padre qui c'è anche mio zio lgeo Pescara.
Fabio Forcucci. Da sinistra: lgeo Pescara, Morra, Pasquale Perri, il vigile urbano detto Ju Pepe', William e seduto Gildo Forcucci detto Tuticchie … Il gotha del PSI popolese inizio anni 70

Rosalba: Vincenzo Acerbo è stato un militante socialista fin da giovanissimo, tanto da essere eletto sindaco di Popoli appena maggiorenne. In quel momento era il sindaco più giovane d'Italia e fu simpaticamente soprannominato "Woodstock ovvero l'infanzia al potere". Suo suocero è Gildo Forcucci, il signore seduto sulla panchina in foto. Da notare la postura del gruppo: benché i volti siano rivolti verso la macchina fotografica, i corpi sono girati verso il gruppo, quasi che il fotografo abbia interrotto una conversazione a cui tutti partecipavano.
Popoli, conosciuta come città delle acque per le tre sorgenti naturali che la circondano, era un paese rosso poiché molti dei suoi abitanti lavoravano per l'industria chimica nel vicino paese di Bussi e quindi legati ai movimenti operai. Il PCI aveva la maggioranza, ma mio padre riuscì a portare il PSI a governare il comune.

giovedì 4 aprile 2019

OUR DAILY BREAD [di King Vidor, 1934]



Using your loaf
THE ADVERTISER oct., 21 1992
Nigel Hopkins goes on a quest for real bread and finds it is a rising trend around Adelaide

  I’M NOT sure if remember rightly but I think the bread I ate as a kid growing up in a country town was real bread. It came in big, square loaves with crisp crusts and, after school, it could be cut into thick slices and slathered with Vegemite or jam, or both together.           
But Something went wrong with our bread. It lost its grip on our appetites, although we kept on eating it – even though it tasted like cotton wool, even though we were told it was nutritionally sound and good for us. It became almost universally soft, fluffy and boring.
At least two things helped bring about change. One was greater nutritional awareness - the demand for increased fibre in our diet - and quickly our loaves were filled with bran and multigrain and all sorts of chook food, which at least made supermarket bread healthier and more interesting.        
Another factor was the growth of boutique bakers. The quest by more discerning bread eaters helped build the businesses of firms such as the Lyndochn Bakery and Millies at Mt Barker, just two of many. The big commercial bakers could see the potential threat this posed to their sales and moved to head it off.
But the greatest thing since sliced bread is the more recent production of breads in Adelaide by artisan bakers at a cottage industry level, the equal of any you will find in Europe. These are breads with thick crusts and chewy insides, with such flavor it seems almost a shame to smear them with spreads and jams, although I still do.
If you want to find out why Italian bakers are special you should read Carol Field’s book, The Italian Baker. If that doesn’t make you want to bake your own, nothing will. It’s not s0 difficult; colleague Paul Lloyd’s sevenyear-old daughter is experimenting with mulberry juice in her homemade bread; it’s child’s play, really.
Ms Field reports that every day in Italy some 35,000 bakers rise early to knead their dough. Ninety per cent are small-scale artisan bakers …
    Even more of a cottage industry is Guisseppina Agresta’s bread, which she bakes in a wood-fired oven in a shed in her Mile End backyard.   It’s not for sale commercially; the most she bakes a day is 40 small loaves and it all goes to the family’s restaurant, Cafe Salsa at West Beach, which specializes in her authentic
Calabrian food.
Guisseppina is terrific; wiry; tough, her face creased by a million smiles. She mixes her dough by hand, flexes her muscles in a sparrow-like imitation of Arnold Schwarzenegger; she's no less formidable.        
 Her husband, Pasquale, and her sons chop the firewood for the oven, but Signora Agresta is up by 5.30am to make the dough seven days a week when the restaurant is busy; she disdains using a “machina” to mix the dough; it wouldn’t taste the same and flavor is everything for her bread with its thin, tough crust and elastic dough.
For me, this is the best bread in town; eaten without butter, just dunked in some of the Agrestas’ own green, peppery olive oil. A simple, perfect feast. Tip Top and all the others, no matter how clever they
get, simply can't compete with bread like this.           
It's as good as Guisseppina remembers when she started baking bread before she was 10 in Platì, Calabria, where her father grew the wheat that made the flour, It may even be better bread than they make now
in Platì; immigrant Italians have tended to maintain standards which have been eroded at home.  


Usa la pagnotta (Usa il buonsenso)
The Advertiser 21 ottobre 1992
Nigel Hopkins a caccia di buon pane, trova una tendenza in ascesa in giro per Adelaide.

Non so se ricordo bene, ma penso che il pane che mangiavo da bambino, crescendo in una cittadina rurale, fosse il vero pane. Era venduto in grandi pagnotte squadrate con una crosta croccante e, dopo la scuola, si tagliava in fette spesse spalmate con la Vegemite* o la marmellata o entrambe.
Qualcosa però è andato storto: il nostro pane ha perso mordente. Abbiano continuato a consumarlo benché sappia di ovatta, benché ci abbiano informati che è valido dal punto di vista nutrizionale e quindi buono per noi. È diventato quasi dappertutto soffice, vaporoso e noioso.
Almeno due fattori hanno portato ad un cambiamento. Il primo è una più grande consapevolezza dei valori nutrizionali e quindi la richiesta di aumentare le fibre nella nostra dieta, e quindi le pagnotte sono state riempite di crusca, cereali vari e altri mangimi per polli, il che ha reso il pane dei supermercati più salutare e interessante.
Il secondo fattore è stata la crescita di piccole panetterie. La ricerca dei mangiatori di pane più esigenti ha aiutato lo sviluppo di aziende comee Lyndoch Bakery e Millies in Mt Barker, solo per nominarne due. Le panetterie della grande distribuzione hanno capito la potenziale minaccia ai loro affari ed hanno cercato di scongiurarla.
Ma, partendo dal pane a fette, la cosa migliore avvenuta è la più recente produzione di pane in Adelaide da parte di panettieri artigianali a livello domiciliare, simile a ciò che si trova in Europa. Questi tipi di pane con spesse croste e mollica morbida hanno un tale sapore che sembra peccato spalmarli di marmellata o altro, anche se io lo faccio comunque.
Se volete sapere perché i panettieri italiani siano speciali, dovreste leggere il libro di Carol Field “Il panettiere italiano”. Se il libro non vi invoglierà a fare il pane in casa, null’altro lo farà. Non è difficile, la bambina del mio collega Paul Lloyd, sette anni, sta facendo esperimenti aggiungendo succo di mora di gelso al suo pane fatto in casa; un gioco da ragazzi!
La signora Field scrive che in Italia, ogni giorno circa 35.000 panettieri si alzano presto per impastare. Il novanta percento è costituito da panettieri artigianali …

Ancora più casalinga la produzione di Giuseppina Agresta che fa il pane nel forno a legna in una rimessa dietro casa a Mile End. Non lo vende, ne produce circa 40 pagnotte al giorno per il ristorante di famiglia, Cafe Salsa a West Beach, le cui specialità sono i suoi autentici piatti calabresi.
Giuseppina è formidabile: snella, tosta, il suo volto sgualcito da mille sorrisi. Lei impasta a mano, mostra i muscoli in una imitazione da uccellino di Arnold Schwartznegger e non è da meno di lui.
Il marito, Pasquale, ed i loro figli, tagliano la legna per il forno, ma la Signora Agresta si alza alle 5 e 30 ogni giorno per preparare l’impasto, anche sette giorni a settimana quando il ristorante è in piena attività. Disprezza l’uso della “macchina” per impastare, il pane non avrebbe lo stesso sapore ad il gusto è tutto per il suo pane con la sua crosta sottile e dura mentre la mollica è elastica.
Per me questo è il miglior pane in città, da mangiare senza burro, inondato di olio d’oliva, quello degli Agresta: verde e dal gusto leggermente piccante, semplicemente una goduria. Tip Top e tutti gli altri, non importa quanto si impegnino, non possono competere con pane come questo.
È buono come quando Giuseppina iniziò a fare pane prima di compiere i dieci anni a Platì, Calabria, dove suo padre coltivava il grano con cui si faceva la farina. Probabilmente è anche migliore del pane che adesso si fa a Platì perché gli immigrati hanno mantenuto standard che invece lì si sono abbassati.
*Vegemite è una crema nera, molto densa, a base di lieviti, ricca di vitamina B. Si spalma sul pane imburrato in piccole quantità perché ha un sapore, molto intenso e salato, detto umami.


NOTA - Il testo che avete appena letto, scoperto da Rosalba nel suo recente trip in Australia e tradotto, fa parte di un più ampio articolo apparso su The Advertiser il 21 ottobre 1992 nella rubrica Taste (Sapori) firmato da Nigel Hopkins, con un titolo ambivalente: Using your loaf che vale per Usa la pagnotta, Usa il buonsenso. L’autore si è spesso occupato di cibo nei suoi scritti apparsi su varie testate australiane. In quello citato egli affronta la questione del pane e la sua trasformazione in prodotto massificato diventando così soggetto/oggetto di cultura. Nell’articolo appaiono altre due forme di panificazione ad opera di un immigrato abruzzese ed uno originario della Germania. Quello relativo a Platì si rivela, dopo ventisette anni dalla sua pubblicazione, un omaggio all’antica arte pratiota del fare il pane e il metodo usato, e sapientemente illustrato, da Giuseppina Agresta è quello tramandato nei secoli. Se per molti giornalisti Platì ha esportato piombo per altri ha tramandato cultura sotto forma di antichi mestieri. Peppina, la Schwarzenegger paesana, vive ancora in Adelaide ed il suo locale Cafe Salsa ha cambiato gestione. Sposata Agresta, è nata Barbaro alias pillari e noi siamo grati a Nigel Hopkins “for the nice to meet her”. Questo per altro è il primo di una serie di pubblicazioni sugli antichi mestieri pratioti sopravvissuti e traslocati altrove.



mercoledì 3 aprile 2019

ll terrore viene dalla pioggia [di Freddie Francis, 1972]





Era il 17/18 ottobre 1951 quando il paese di Platì fu messo in ginocchio da una violenta alluvione.
Pioveva a dirotto ormai da tre giorni, sembrava pioggia naturale fino a quando un forte rumore simile a un tuono svegliò tutti. “Le grida della gente, dice mia nonna, non le dimenticherò mai, scene terribili, è stata la notte più brutta della mia vita” dopo la mezzanotte del 17 il fiume aveva rotto il ponte e verso l’una erano iniziate a crollare le prime case. Le montagne erano letteralmente aperte la gente scappava, chi piangeva, chi gridava, chi correva. Per la strada non si capiva nulla, sembrava il diluvio universale.
“Ero piccolissima ma ricordo che scappammo in chiesa per pregare – aggiunge mia nonna – poi ci dirigemmo tutti verso l’inizio del paese dove l’alluvione non ha colpito”. Tutto ciò lascò un grande lutto per la cittadina di Platì provocando 19 morti, centinaia di feriti e cinquanta famiglie senza tetto. Passati i terribili giorni molti si accorsero che oltre ai parenti avevano perso anche la terra e la casa e tutti i sacrifici fatti in un’intera vita erano andati persi. Molte famiglie emigrarono in Australia, America e nord Italia e non fecero più ritorno il paese si spopolò: infatti prima contava quasi 11.000 mila abitanti dopo meno di 4.000. Questa fu una brutta emigrazione.
MARCO VARACALLI 2 B

Testo presentato alla seconda edizione, 2018, del Premio Letterario "Ernesto Gliozzi".




lunedì 1 aprile 2019

La corsa della lepre attraverso i campi [di René Clément,1972]

A volte un ragazzo si sente
Come uno che parte o che muore
E scopre che non conta niente
Che il mondo è più grande di un cuore
Nel cuore il ragazzo coltiva
La rosa più bella che c'è
Chico Buarque + Ennio Morricone, ROTATIVA, (tem como esperar algo menos que magnífico?).
Dedicato a Pasqualino Perri che costruì il futuro e ancora nessuno lo sa, tanto meno a Platì.



This picture belongs to Rosalba Perri,
 reproduction subject to citing the source (this blog and the owners).

“I Borboni erano venuti a sapere che sul monte Consolino si trovava in libertà la lepre della scienza ed erano convinti che chi mangiava questa lepre diventava sapiente. Arrivarono da Napoli dei signori e diedero la caccia alla lepre della scienza. La trovarono, la uccisero, l’arrostirono e la mangiarono. Tommaso, nascosto dietro un cespuglio, vide e, appena i signori se ne andarono, affamato com’era succhiò le ossa della lepre rimaste per terra. Quando tornò a scuola, tutti rimasero stupefatti perché conosceva bene ciò che il maestro aveva spiegato mentre era sul monte a fare pascolare le pecore. La scienza si trovava infatti non nella carne della lepre, come avevano creduto i signori mandati dal re ma proprio nelle ossa che il bambino aveva rosicchiato per fame”. 
Corrado Stajano, Africo, Einaudi, 1976 
A proposito di Tommaso Campanella

domenica 31 marzo 2019

Those Who Make Tomorrow [di Kajiro Yamamoto,1946]

This picture belongs to Rosalba Perri ,
 reproduction subject to citing the source (this blog and the owners).

Mio padre diceva che era nato il giorno di Pasqua mentre venivano sciolte le campane.
Era in effetti il giorno di Pasqua quel primo aprile del 1934. Lui era il terzo di quelli che sarebbero stati nove figli. Era preceduto da due femmine.
Pasquale Perri è stato un animale sociale: conosceva tutti, si confrontava con tutti. Era preda di grandi entusiasmi a cui a volte seguivano profonde delusioni, ma non si dava mai per vinto. Lo ricordo nella notte scendere di corsa dal treno a Catanzaro perché aveva intravisto il ministro Mancini e andava a salutarlo, o affacciarsi al finestrino dell’auto nel mezzo del traffico di Roma gridando “Bruno!”: aveva riconosciuto in un’auto Bruno Trimboli. Dei platioti, poi, riconosceva i volti anche nella seconda generazione. Era attaccato ai ricordi del paese ed alla famiglia: ai Miceli, ai Caruso e naturalmente ai Perre anche se noi eravamo diventati Perri. Quando andò in visita in Australia, alla fine degli anni ‘70, passò del tempo con loro a Loxton ed a Griffith. In Abruzzo, terra d’adozione per lavoro, ha promosso attività politiche e culturali sempre all’avanguardia come gli incontri a Popoli fra la sezione socialista ed un gruppo di giovani dell’SPD della Baviera. Lasciata la politica, si è dedicato alla scuola ed alla formazione degli insegnanti.


This picture belongs to Rosalba Perri,
 reproduction subject to citing the source (this blog and the owners).

Di seguito una parte estratta degli articoli che “Il Centro” gli ha dedicato per quattro giorni consecutivi dopo la sua scomparsa.

Il Centro
PESCARA CRONACA
Mercoledì 20 settembre 2000
Pasquale Perri, considerato da tutti un formidabile precursore dell’autonomia scolastica, inventore tra l’altro dei corsi per stranieri e dello sportello aperto per i genitori, era nato a Platì, in provincia di Reggio Calabria, il primo aprile del 1934. A 29 anni si era trasferito sull’Adriatico, portando con sé la famiglia e una passione per il calcio che da giovane lo aveva visto anche sui campi. In Abruzzo, in seguito, si sarebbe laureato in Filosofia, a l’Aquila.
Aveva cominciato ad insegnare a Popoli, dove era rimasto per molti anni. In seguito era stato a San Valentino e poi a Farindola, dove aveva avuto il primo incarico come direttore didattico. A Pescara era arrivato nel ’90, dirigendo per un anno il settimo circolo, quindi a partire dal ’91, il terzo. È nella elementare “Luigi Illuminati” che ieri gli insegnanti commossi si sono riuniti in un consiglio di circolo straordinario,
“Era un entusiasta del suo lavoro”, lo ha ricordato Rosalba, la maggiore dei quattro figli: oltre a lei, Giuseppe, insegnante al liceo classico, Fabio e Isabella. Perri lascia anche la moglie Anna, insegnante in pensione e la nipotina Lidia, figlia di Giuseppe, nata solo un mese fa.
“Era un grande innovatore, efficiente, capace di risolvere i problemi senza indugiare: perdiamo una persona importante” ha commentato l’assessore alla Pubblica Istruzione, Carlo Masci, che aveva spesso collaborato con lui. “Era uno dei colleghi più autorevoli”, ha commentato Antonio De Duonni, direttore del settimo circolo, “colto, competente: alla scuola ha dato moltissimo”.
ROSALBA PERRI


This picture belongs to Perre blood, unauthorised reproduction is prohibited.

My father used to say that he was born on Easter day while bells were untied.
It was, in fact, Easter day that 1st, April 1934. He was the third child of a family that was going to be of 9 children.  He was the first boy.

Pasquale Perri was a people person: he knew everybody, he would meet everybody and talk to everybody. He was subject to great enthusiasms often followed by deep disappointments, but he would never give up. I recall him in the middle of the night leaving in a hurry a train at Catanzaro’s railway station because he had glimpsed Mancini, Secretary of Health, just to say hello to him, or lean out of the car’s window, in the middle of Rome’s, traffic shouting “Bruno!” because he had recognised in another car Bruno Trimboli. Of Platì’s townsfolks he would recognize the faces even in second generations. He was devoted to his Platì’s memories and the family: the Micelis, the Carusos and, naturally, the Perres although we had changed the surname to Perri. When he visited Australia at the end of the seventies, he spent time with them in Loxton and Griffith. In Abruzzo, where he moved for work, he promoted political and cultural activities which were always progressive and radical such as the meeting between the socialists of a small town in Abruzzo, Popoli, and the young politicians of Baviera’s SPD. When he left politics, he focused on education and teacher’s training.
The following is an extract of one of the pieces that the newspaper “Il Centro” wrote in the four days after his death.

Il Centro
Pescara Section
Wed, 20th September 2000
Pasquale Perri, acknowledged by all to be a powerful forerunner of school autonomy, originator of literacy courses for foreigners and of the point of contact for parents in schools, was born in Plat’, province of Reggio Calabria, 1st April 1934. At the age of 29 he moved on the shores of the Adriatic bringing with him his family and a passion for soccer, a sport he had played in his younger years. In Abruzzo, he would also take his degree in Philosophy at L’Aquila’s University,
He started teaching in Popoli where he was a resident for many years. Then he taught also in San Valentino and Farindola where he had his first assignment as school admin and educational manager. In Pescara he arrived in 1990, managing the 7th Educational District, then the first. Yesterday in the Elementary School “Luigi Illuminati” a meeting was held by all teachers o commemorate.
“He was an enthusiast in his job”, this is how his eldest daughter, Rosalba, described him. Besides her, he had Giuseppe who teaches in the local Lycèe, Fabio and Isabella. He also leaves his wife, Anna, a retired teacher and a granddaughter, Lidia, born only a month ago.
“He was a great trendsetter, efficient, capable in problem solving without delay: we are losing an important person”, said Councillor to Education Mr Carlo Masci who had often cooperated with him. “He was one of the most influential colleagues” added Mr Antonio De Duonni, Head of the 7th Disctict, “well-read and competent, he has given so much to the Educational system”.
ROSALBA PERRI





giovedì 28 marzo 2019

LE RAGAZZE [di Mai Zetterling, 1968]

da sinistra: 
con la treccia Rina Mittiga,Pina Miceli, Caterina Caminiti (figlia di Ernestina),
 Rosella Caminiti sorella di Caterina e Tota Oliva

Tra la foto ed il film (Mai Zetterling è stata attrice e regista di talento naturale) citato ci sono circa dieci anni, con il brano musicale in seguito, trenta, con i nostri giorni il calcolo fatelo da voi per evitarmi un incidente diplomatico.

la foto appartiene a Pina Miceli che ne ha fatto anche il riconoscimento dei volti, la sua riproduzione è soggetta alla citazione della fonte.

mercoledì 27 marzo 2019

Il silenzio degli innocenti ...


Non l’ho mai fatto fino ad oggi data la sobrietà che mi sono imposto - talvolta, non lo nego, venuta meno - sulle pubblicazioni. L’accoglienza che l’omaggio a Tota, merito anche di Rosalba, ha ricevuto, d’altra parte mi forza a ritornare un momento affianco a lei e dirle che in paese e sparsi nel mondo aveva tanti amici cari e “se non ti rivedremo più, perlomeno  tra i banchi della chiesa, sappi che non ti dimenticheremo mai”.

lunedì 25 marzo 2019

Fatti corsari - diem supremum




-Catanzariti Caterina (Mo.25.1.1883/4) di Pasq. e Strangio Francesca. uxor Catanzariti Domenico, iter faciens per montes huius loci Platì, ingenti copia nivis adorta, diem clausit supremum.

-Blefari mf Santa (Mo.25.1.1883/5) di Paolo, da Casignana, iter faciens per montes huius loci Platì ingente copia nivis suffocata clausit suum diem supremum.

Per via di quella grande nevicata sul finire del gennaio 1883 Santa Blefari e Caterina Catanzariti sono entrate nella leggenda come ricordate nel libro dei defunti vol. V. C'è pure chi ha tentato di ricostruire quella vicenda, ancora ignota per le stampe  La foto su carta Ferrania ritrae una sconosciuta comunicanda. Papà nell'inviare la cartolina allo zio Peppino, chissà da quale posto, dimenticò di nominarla. Male per noi!