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lunedì 4 marzo 2019

O somma luce [di Jean-Marie Straub, 2011 ]



Gli attimi di terrore e di panico provocati dalla catastrofe venuta dal cielo, che scosse la terra e provocò lo scatenarsi della fiumara, erano passati ma ancora il cielo era cupo. Noi bimbi ancora non potevamo andare in giro per i troppi detriti ammonticchiati sulle strade. Quel giorno i paesani -  spaventati, stanchi, morsi dal freddo e dall'umidità, senza acqua potabile, si beveva quella piovana bollita, senza di che coprirsi, non avendo speranza che arrivassero aiuti esterni, con le strade di comunicazione interrotte dalle frane - hanno pregato il parroco Don Minniti di portare fuori la Madonna di Loreto in processione. E’ così che ricordo: di essermi trovata appoggiata al muretto, prima del ponte, e scorgere dalla parte opposta la statua della Madonna portata in spalla dai nostri giovani, con i preti, i chierichetti, gli stendardi e una moltitudine di persone dietro. Arrivati alla mia altezza adagiarono la statua sul muretto, girata in opposizione alla montagna. Io che non sono molto credente vi assicuro che ho ancora nella mente quell'attimo: da dietro la montagna un alone si schiarì e un raggio di sole fece capolino, non vi dico quello che successe, gli anziani si inginocchiarono per terra battendosi il petto con le mani, ringraziando la Madonna -secondo loro- per il miracolo ricevuto.
PAOLA VIOLI

La foto è di proprietà degli eredi di Joe Ielasi in Adelaide che l'hanno gentilmente concessa per l'occasione.



domenica 3 marzo 2019

Bella Australia - Un segno d'amore




Joe Catanzariti
Griffith
Australia 29 – 11 – 84

Carissimo Don Ernestino
Vi auguro che la mia presente lettera vi trova di buona salute a voi e i vostri familiari. Io e la mia famiglia stiamo tutti bene.
Con la mia visita a Platì nel mese di Agosto vi avevo promesso che vi mandavo la moneta per aggiustare la finestra rotta alla chiesa, allora qui inchiuso trovate 100,000 per fare questa riparazione. Se questa riparazione è già fatta potete usare la moneta per gli altri bisogni della chiesa.
Penzo che la mia visita nel paese nativo dopo 33 anni con grande gioia, e auguro che la mia visita ha portato qualche raggio di luce e di gioia nei cuori delle persone che ho incontrato all’asilo. Spero e prego che questi incontri possano continuare perché aiuta tanto a crescere nella fede e di vivere il vangelo. Pure può essere un supporto e aiuto personale nel suo e loro apostolato.
Auguro che si può formare un focolare una cella di amore e di luce nella comunità, dove Gesù in mezzo può splendere sempre come una grande luce nell’oscurità un segno di amore fraterno e di unità.
Vi auguriamo un buono e santo Natale con i nostri più cario saluti a voi e famiglia, Domenico Spagnolo le suore e tutti gli amici di Platì.
Vostro fratello in Cristo JOE CATANZARITI

La foto è qui:

https://www.areanews.com.au/story/5067248/faith-family-friends-and-food-the-catanzariti-christmas-video/

giovedì 28 febbraio 2019

Bella Australia [di Vivian Naefe, 2012]








Sydney 10/9/49
Donna Bettina Carissima

Scusate che non vi ho scritto prima perché siamo arrivate assai disturbati dal mare che siamo stati 42 giorni in viaggio che ci sembrava che non arrivassimo mai, che le due bambine piccole furono sempre a letto che il mare l’ha battuto di più per ogni giornorovesciando, ringrazio a Dio dopo che siamo arrivati ci abbiamo rimesso subito adesso stiamo bene, voi come state? I vostri figli e vostra cognata come stanno? me li salutate tanto.
io dico la verità l’australia non tanto mi piace perché penso la bella campagnia essendo vicina dei miei genitori e pure di tutti i parenti e amici penso spesso a voi e i vostri figli quei bei giorni essendo assieme a parlare e scherzare tanto.
Io lo dicevo sempre che in australia vado per il bene dei miei figli. Mia cognata come pure mio marito non appena che sono arrivata hanno voluto sapere tanto di voi son dispiaciuti tanto per la morte del vostro caro arciprete sempre lo nominano.
Io me la sento pure perché siamo distante da mia cognata che ci vuole circa un’ora di treno ma lei viene sempre a trovarci, le bambine piccole vanno a scuola dalla mattina alle ore 8 e vengono la sera alle ore 4 ed io sono sempre per lo più sola, Rosa si trova da mia cognata da una settimana l’ha voluto portare per passare pochi giorni in campagna. Non ho altro per ora riceveti tanti saluti a tutti i vostri senza spiegarli uno per uno tanti baci da me e dai miei figlie aff.ma cugina Bettina Sergi

Iolandina Carissima
Aggiungo anch’io qualche parola tanto per chiedervi scusa per la nostra trascuranza a scrivere non fu per mancanza di affetto, ma sapete una finché una si situa non sa cosa deve fare tutto ci sembra estraneo, ci sembra molto difficile di affezionarci con questa terra non sappiamo parlare e ci sembra tanto duro. Mia zia mi ha portato a diversi parti della città per divertirmi a guardare ma io ancora non gusto niente penso sempre la bella compagnia dell’Italia, ma non ho cosa fare non mi resta che pensare. Sono stata da mia zia che lei sta in campagna sono stata una settimana e mi sono divertita di più. Amalia si trova a Samo? Me lo fate sapere perché ho modo le voglio scrivere, non so a chi devo scrivere ho tante lettere da fare e non finisco mai di tutti i momenti che mi trovo libera scrivo sempre. Voi come state? I vostri nipotini stanno bene? Me li baciate tanto. Tanti saluti ai vostri sorelli e famiglia.
Tanti baci a voi che non mi dimentico mai aff. ma Franca Sergi

Gent.ma Signora
Bettina Gliozzi
Via Fratelli Sergi   Platì
Italia P. Reggio Cal.

From Bettina Sergi   N 66
Forbes St. East
Sydney

mercoledì 27 febbraio 2019

La terra è tua l'affitto è mio [di Alan Smithee,1968]



L’anno mille ottocento settantanove, il giorno tredici di aprile in Natile. Colla presente scrittura sinallagmatica, da valere publico istromento, io Sottoscritto D. Ferdinando Scopacasa nella sua qualità di Arciprete di Natile ivi domiciliato da una parte, e dall’altra Antonio Sidore fu Antonio domiciliato in Delianova hanno convenuto e conchiuso il seguente contratto di affitto.
Esso arciprete Scopacasa concede e dona in fitto all’altro costituito Antonio Sidore le terre aratorie ed il Fondo Oltivato siti nel campo di Bruzzano, territorio di Castellaci di pertinenza della Parrocchia di Natile, di cui esso Signor Scopacasa è legittimo rappresentante. Il tutto con i patti e condizioni che seguono;
Primo la durata di questo contratto di fitto sarà di anni sei che si comincia a correre dal primo del mese venturo settembre, e va a terminare a tutto il mese di agosto dell’anno mille ottocento ottanta cinque 1885. Secondo Esso Antonio Sidore sarà tenuto ed obbligato corrispondere ad esso signor Scopacasa, o a chi per lui, l’annuale pattuita e convenuta mercede di fitto in ducati centoquaranta da corrispondersi per ogni mese d’agosto di ciascun anno in Natile colla condizione che esso Antonio Sidore dovrà pagare la Fondiaria per gli … Fondi come sopra fissati, ed escomputassi sul totale dell’affitto come sopra; e che il suddetto fittuario Sidore dovrà per ogn’anno corrispondere il terzo del totale fitto ogni mese di novembre; per questo primo anno per la suddetta condizione del terzo di anticipo in atto consegni al Signor Sopacasa Lire cento settanta cinque 175; ed inoltre Lire trenta nel venturo mese di settembre, consegnandole qui in Natile; come pure al Signor Sidore è tenuto corrispondere al Signor Scopacasa un cafiso e mezzo d’olio, ed un tomolo e mezzo di castagne per ogn’anno colla condizione che non corrispondendo esso Signor Sidore alle sudette condizioni il presente contratto sarà non fatto, cioè come non fatto, casso e nullo. Esso fittuario Signor Sidore è tenuto per ogni due anni coltivare le olive di cinque …, ed essendovi danno cagionato da mano d’uomo sarà tenuto pagarlo
Natile tredici Aprile 1879                                                                       
Ferdinando Arciprete Scopacasa
Sidori Antonino


Nota - Questo contratto di affitto è nel corpus di documenti risalenti a don Filippo Gliozzi.

lunedì 25 febbraio 2019

La più bella del reame [di Cesare Ferrario, 1989,]




DECRETO per unire in amministrazione
il comune di Platì con quello di Natile
Nella 1.a Calabria ulteriore

NAPOLI, 15 Settembre 1830
FRANCESCO I PER LA GRAZIA DI DIO RE
DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME ec.
DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO ec. ec.
GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA ec. ec. ec.
Veduto l’articolo 2 il nostro real decreto de' 25 di gennaio 1820 sulla circoscrizione territoriale de’ nostri reali dominj di qua dal Faro;
Volendo rettificare l’errore corso nel citato real decreto, con cui si disse che il comune di Platì doveva essere aggregato a quello di Natile;
Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni;
Udito il nostro Consiglio ordinario di Sato;
Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue.
 ART. 1. Il comune di Platì in provincia di 1.a Calabria ulteriore sarà riunito in amministrazione a quello di Natile.
 2. Tutti i nostri Consiglieri Ministri di Stato Ministri Segretarj di Stato, ed i nostri Ministri Segretarj di Stato sono incaricati della esecuzione del presente decreto.
                                                                                                            Firmato, FRANCESCO.
Il Ministro Segretario di Stato
degli affari interni
Firmato. MARCHESE AMATI.

Il Consigliere Ministro di Stato
incaricato delle funzioni
di Presidente del Cons. de’ Ministri
FIRMATO, MARCHESE TOMMASI.

X.X.X.X.X.X.

FERDINANDO II PER LA GRAZIA DI DIO RE
DEL REGNO DELLE DUE SICILIE, DI GERUSALEMME ec.
DUCA DI PARMA, PIACENZA, CASTRO ec. ec.
GRAN PRINCIPE EREDITARIO DI TOSCANA ec. ec. ec.

DECRETO concernente la riunione de'
comuni di Natile e Platì.
Napoli, 13 Marzo 1831.

Visto il nostro real decreto de' 15 di settembre 1830;
Volendo rettificare l’errore corso nel citato real decreto, con cui si disse che il comune di Platì doveva essere aggregato a quello di Natile;
Sulla proposizione del nostro Ministro Segretario di Stato degli affari interni;
Abbiamo risoluto di decretare, e decretiamo quanto segue.
 ART. 1. A contare dal dì primo di gennaio 1852 in poi il comune di Natile in provincia di Calabria ulteriore sarà riunito in amministrazione a quello di Platì.
 2. I nostri Consiglieri Ministri di Stato Ministri Segretarj di Stato, ed i nostri Ministri Segretarj di Stato sono incaricati della esecuzione del presente decreto.

                                                                                                            Firmato, FERDINANDO.
Il Ministro Segretario di Stato
degli affari interni
Firm. MARC. DI PIETRACATELLA.

Il Consigliere Ministro di Stato
incaricato delle funzioni
di Presidente del Cons. de’ Ministri
FIRMATO, DUCA DI GUALTIERI.



 Ancora una volta Natile venne ricostruito autonomo per decreto il 18 luglio 1836




giovedì 21 febbraio 2019

...Più forte ragazzi [di Giuseppe Colizzi,1972]



Quando ero ragazzo per giocare ci riunivamo nel grande atrio del portone degli Oliva. Ovviamente la combriccola variava ma i più presenti erano i fratelli padroni di casa: Ciccillo era il figlio più grande e il capo della squadra. Poi c'erano Pippo, Pasqualino, Aurelio e Mario. I fratelli Pino e Lillo Barbaro figlio di Rocco. La loro casa era dall'altra parte della piazza mercato, dove c'era una fontana di ghisa, tipica del posto e del tempo. Poi c'era Savo fratello di don Geso, che al tempo era già sacerdote a San Luca. Alle nostre marachelle raramente c'erano i due Oliva più piccoli Aurelio e Mario e, a volte si aggregavano occasionali a seconda del tempo e di ciò che facevamo, Mimmo Addabbo e don Ciccio Marando, più grande di noi, personaggio unico, grande mangiatore, grande stazza e spiccato senso della battuta, spesso, ironica. Quando stava con noi ci deliziava con le sue battute. Ricordo che aveva grande paura del mare e quando gli chiedemmo perché, lui rispose in dialetto: ca sa nneghi non ndai crizzi u ti acchiappi.  Trai negozi della piazza mercato c’erano: il salone di barbiere di Peppe il Carrino, mio cugino figlio della zia Cata Romeo, sorella di mamma, e a fianco la macelleria di mastro Geso Virgara, di fronte, all'angolo, c'era la farmacia degli Spadaro. Ma i giochi che occupavano il nostro tempo erano altri. Quando pioveva nel centro della via si formavano corsi d'acqua (jimmiri), che si formavano all'Ariella e scendevano verso la chiesa del Rosario. Qui Ciccillo Oliva ci "coordinava" per andare a trovare tutto il ferro vecchio che restava per la strada, a pioggia finita. Il ferro vecchi veniva venduto ad un tale che veniva da un paese vicino con un furgoncino ape e lo pagava 5-10 lire al chilo. I soldi li mettevamo in un "caruseiu" (salvadanaio) e quando si raggiungevano le cento lire compravamo i "formaggini" di cioccolata Ferrero. Ma la cosa che più ci divertiva era la raccolta del grano che, alla mietitura restava ai margini dei campi falciati. Questo grano poi lo portavamo al negozio del Negus alias mastro Peppino Marando e lo permutavamo in "calia" ceci e fave brustolini. Si misuravano con i recipienti che allora usavano i pastori per mungere le capre, porta a porta, e vendere il latte. Misurini da mezzo a da un litro. Un misurino di grano raccolto e ceduto, stesso misurino di calia ricevuto. Lo stesso facevamo a fine autunno quando c'era la raccolta delle olive. Al sabato o la domenica andavamo a recuperare le olive abbandonate ai margini dell'uliveto e, con lo stesso sistema barattavamo le olive con i ceci e fave brustoliti. La calia veniva consumata i pomeriggi che organizzavamo il teatro nell'atrio del portone di palazzo Oliva. Qui c'erano i magazzini con le derrate alimentari delle proprietà terriere dei padroni di casa. In uno di questi magazzini vuoto tentavamo di organizzare le recite di pezzi di canzoni che sentivamo cantare dei cantastorie che dai paesi vicini venivano per girare il paese e vendere dei biglietti della fortuna, estratti dal becco del pappagallo che portavano in una gabbia e, all'occorrenza attraverso un pertugio il volatile tirava i biglietti disposti in un contenitore attaccato alla gabbia. Le storie cantate si riferivano a fatti di cronaca del tempo. Ricordo quella del bandito Musolino, del bandito Giuliano e simili. Quindi preparavamo un palco e il sipario con indumenti e simili smessi dalle nostre famiglie. Questo nostro hobby ci divertiva tanto anche perché cercavamo di attrarre qualche nostra compagna di scuola che, all'insaputa sua, era la nostra fidanzata. Comunque tutte le preparazioni finivano con grandi insuccessi ma noi per mesi insistevamo nell'organizzare palchi, sipari e insuccessi. Giochi semplici e ingenui ma che creavano aggregazione, allegria, amicizie che ancora adesso ravvivano i nostri ricordi e tengono il forte legame che abbiamo con la nostra terra. Donde, terroni con vanto.
Attilio Caruso




mercoledì 20 febbraio 2019

Il ricco e il povero [di Wolfgang Schleif, 1956]




Racconto
Il vecchio e i frutti

C’era una volta, mi raccontò mio nonno, un povero vecchio che non possedendo niente si nutriva di ciò che trovava a terra.
Un giorno un uomo che stava bene gli regalò un sacco pieno di bucce. L’uomo povero gli sorrise e se ne andò con il sacco, lo svuotò lo lavò e lo riempì di frutti bellissimi e lo restituì all’anziano ricco.
L’anziano ricco nel vedere tutto ciò gli disse: “Perché mi hai donato questi frutti bellissimi se io ti ho dato solo bucce”, e l’anziano povero rispose: “Ogni persona da ciò che ha nel cuore”.
Grillo Antonio Pio  IV B

NOTA
I lavori presentati dai giovanissimi concorrenti la Seconda Edizione del Premio Letterario "E. G." non sono rientrati nel quadro delle aspettative degli organizzatori. Questi ultimi hanno ricavato materie su cui riflettere ma essenziale rimane il contributo di maestri e insegnanti onde ricavare migliori prodotti. In mezzo alla delusione qualche sorpresa è venuta alla luce, come questo piccolo gioiello di Antonio Pio Grillo. E non bisogna essere dei cervelloni, professori in pedagogia o psicanalisi per entrale nelle righe, se non nell’intimo, del racconto per cogliervi la morale che il giovanissimo scrittore ci invia. Peccato, perché il nostro Grillo almeno una segnalazione la meritava nel computo dei premiandi.


lunedì 18 febbraio 2019

Alla luce del sole [di Roberto Faenza, 2005]



Si certifica da me qui sotto scritto sindaco dello Comune di Platì che il Cherico Accolito D. Filippo Gliozzi figlio di D. Giuseppe di questo suddetto Comune appartiene a famiglia bastantemente ristretta di finanze a poter costituire un sacro Patrimonio ne’ sensi dell’ultimo concordato.
Si certifica ancora che la popolazione di questo comune è di duemila duecento ottantanove individui; Che in questo numero son compresi nove novi Sacerdoti de’ quali cinque qui dimorano, trovandosi il resto assente chi per cure affidate chi per affari proprii.
Si certifica in fine che il predetto Accolito Sig. Gliozzi dimostra abilità e talento tale a poter ascendere agli ordini sacri e che perciò in quanto alla sua morale non osterebbe.
Platì 27 Gennaio 1847
Il Sindaco
Francesco Oliva


Si certifica da me qui sotto scritto Arciprete di questo Comune di Platì, qualmente mi costa che il Cherico Accolito D. Filippo Gliozzi figlio di D. Giuseppe di questo suddetto Comune, appartiene a famiglia bastantemente ristretta di finanze a poter costituire un sacro Patrimonio ne’ sensi dell’ultimo concordato= Che questa popolazione è composta di duemila duecento ottanta nove individui, che il numero di Sacerdoti di questo Clero è di nove, de’ quali quattro sono assenti, cioè D. Domenico Fera Arciprete, e Superiore nel Santuario di Polsi, D. Antonio Oliva Vicario Generale in Rossano, D. Arcangelo Zappia Economo Subalterno nel Villaggio di S. Nicola, e D. Rosario Oliva commorante (?) in Palmi per affari di famiglia, per cui rimangono in patria cinque compreso anche me sotto scritto.
Certifico in fine che il predetto Accolito Sig. Gliozzi dimostra un abilità sufficiente per ascendere agli ordini sacri, e niente osta intorno alla di lui morale essendo di buoni costumi.
Platì 28 Gennaio 1847
Francesco Arciprete Oliva Vic. Foraneo

NOTA
In quel 1847 a Platì il potere secolare e quello temporale coincidevano per via della Casata dominante; i documenti di oggi ci illustrano anche chiaramente sulla demografia del paese sia spirituale che terrena. Nonché sui contributi che il paese dava per l'edificazione morale delle anime in altri territori. Del resto l'Arciprete Francesco Oliva appare abbastanza di frequente in queste pagine e noi gli rendiamo la gratitudine che merita.

I documenti riportati, e gentilmente concessi, sono custoditi presso:
Archivio Storico Diocesano “Mons. Vincenzo Nadile”
Diocesi di Locri – Gerace
ASDLG

domenica 17 febbraio 2019

La fratellanza [di Martin Ritt, 1968]

Di quando ero piccola e stavo al mio paese non ricordo i ricchi o quelli che erano meno ricchi, ma ho in testa i proprietari terrieri, e chi, di questi ultimi, coltivava i terreni. Li coltivavano con tutta la passione che era in loro, come fossero terreni di loro pertinenza.  Soldi in giro non si vedevano, c'era la fratellanza e lo scambio dei prodotti; i signori davano al contadino le terre e in cambio avevano un terzo del prodotto. E questo era quello che faceva un mio zio, Antonio Scarfò. La signora Fera aveva dato a questo mio zio in gestione un pezzo di proprietà che si chiamava “a cabeia bella“. Non era lontano dal paese e mia cugina - sua figlia - mi portava spesso con lei. Partivamo dal paese lei, con una cofana in testa col cibo per il papà ed io che le trottolavo dietro, spesso prendendo la rincorsa per starle al passo. Le mie gambette non erano come le sue e lei andava; non si girava mai per vedere se c'ero oppure no, e tanto meno mi diceva mai: sei stanca? vuoi venire in braccio? – no - ma andavo volentieri, il posto mi piaceva assai. Era una grande proprietà con la casa circondata da muri; fuori nell'aia le galline, il maiale, una pecora e una capra e anche un cavallino; un carretto, i covoni del grano e poi pentole e pentolini col mangiare delle bestie. Era bravo mio zio, un gran lavoratore; c'era di tutto perfino i carciofi, ma guai a chi toccava le primizie, erano per la signora che lui rispettava molto.

Testo e foto sono di PAOLA VIOLI