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lunedì 21 maggio 2018

Diario di un maestro [di Vittorio De Seta, 1973 ]


Una parte molto importante per il buon esito del Premio Letterario “don E. G.” che si svolge nell’istituto comprensivo “E. De Amicis” tra  Platì e Cirella è affidata al corpo docenti che presso quelle sedi prestano il loro servizio. Se Platì, per molti aspetti, è terra di confine come in un film di Anthony Mann, lo è maggiormente per quanto riguarda la Scuola. Di tutto questo la colpa è stata, è, e sarà, dello Stato, che manda sceriffi e giustizieri più che educatori. Il futuro di Platì esce da quell’istituto comprensivo che qui è meglio riconoscere come incomprensivo - basta entrare nel sito web di questo istituto per notare la mancanza di traccia del su nominato premio. Oggi, e sempre, un operatore scolastico, se non risiede in paese, arriva, attende l’esaurimento dell’orario e riparte per dove era venuto. Non entro nel merito di quelle singole personalità che arrivando si portano dentro la scuola ogni tipo di ostacolo che va a discapito del buon esito delle loro lezioni. Per non dilungarmi, e per come sono fatto, oggi mi rifaccio ad una beve serie (quattro puntate) televisiva dei primi anni settanta del secolo degli eccidi di massa: Diario di un maestro di Vittorio De Seta. E’ proprio con una figura come quella interpretata da Bruno Cirino, che gli obiettivi, di chi Platì ha nel cuore, potrebbero raggiungersi, se si vuole rilanciare il paese, fermo ancora … beh, questo decidetelo da voi. E rilanciare Platì significa fare scuola dentro Platì e per Platì, eludendo il poco interesse, l’assenteismo e senza che i molti alunni che ne hanno la possibilità, vadano a sconfinare fino a Siderno. I docenti dovranno dimenticare la loro figura di esecutori di programmi predefiniti e scendere accanto ai loro allievi, capirne i disagi quando si presentano, educare partendo dalle esperienze di ogni singolo scolaro, perdere anche un pò del loro tempo leggendo quel territorio e quella gente, la cui Storia non è meno importante di quella di greci e romani che in queste parti arrivarono da coloni. In fin dei conti i buoni propositi che i pulinaroti si sono presi in carico passano anche dalla buona cooperazione dei professori.

Nella foto la professoressa Rosella Morabito cui si deve buona parte della riuscita dei primi due anni di premio e la riconoscenza di santapulinara.

domenica 20 maggio 2018

Lupo solitario [di Sean Penn, 1991 ]






Il lupo e la pecora nelle montagne di Platì

C’era una volta un lupo e una pecora nelle montagne di Platì e il lupo voleva mangiarsi una pecora e il pastore era impegnato a lavorare nei campi. Un giorno il lupo si nascose per mangiare la pecora la pecora lo ha visto e scappo nel bosco e il lupo la insegui e la pecora si nasconde sopra a un albero. Il lupo la ha visto e si arrampicò il lupo e la pecora salto e il lupo era molto arrabbiato e la pecora scappò a Platì e il lupo andò sempre più veloce ma la pecora non si fermò e corse sempre più veloce. Dopo la pecora scappò dal suo padrone e il padrone lo ha visto il lupo e ha preso il fucile spara ma il lupo scappò via e la pecora torno nel gregge ma il lupo torno di nuovo a caccia della pecora il lupo sarto dentro il grece. La pecora era impaurita e scappa via e ando dal pastore. Il pastore era moltissimo arrabbiato perché il lupo voleva mangiarsi la pecora il lupo veni a Platì tutto solo una persona lo trovo e lo a preso e lo a portato nella sua casa ma un giorno come la pecora stava dormendo il lupo salto nella finestra e scappo nella montagna per catturare la pecora la pecora si arrabbio e il pastore mese una trappola per catturarlo. Ma un giorno il lupo e caduto nella trappola il pastore arrivo e a vista che il lupo e caduto nella sua trappola il pastore a preso il fucile e il pastore gli a detto del lupo che questa volta non scappa. Dalla sua gabbia un giorno il pastore era andato a lavorare e il lupo usci dalla gabbia e andato dalla pecora e a visto che stava dormendo a aperto la bocca per mangiarla. La pecora a visto il lupo e scappa via quando la sera a tornato a casa il pastore a visto che il lupo aveva uscita dalla gabbia. La pecora ando nel bosco e la pecora a preso un vastone e il lupo si spavento dopo la pecora a buttato il vastone e scappo il lupo prese la pecora e la mangio dopo e arrivato il pastore e a visto che la pecora se l’aveva mangiato il lupo. Il pastore prese il coltello e uccise il lupo.

NATALE SERGI 5°

Nota. Con questo racconto - e Platì ritorna topos fiabesco- qui riprodotto integralmente senza correzioni, Natale Sergi ha avuto assegnata una targa speciale e la simpatia dei pulinaroti, all'interno della seconda edizione del Premio Letterario "don E. G.". Leggendolo chiunque può riconoscere le difficoltà ma soprattutto i sentimenti di Natale. E’ compito della scuola andare incontro a Natale e a tutti i bambini in condizioni precarie, come anche ai compagni di classe, cui è affidata la più affettuosa accoglienza. Ma su tutto questo, ci siamo potuti rendere conto, osservandolo, che Natale è bello e corazzato.

mercoledì 16 maggio 2018

Futuro inedito [di Werner Herzog, 1971 ]











In una luminosa mattinata, accolta festosamente dopo il maltempo di ieri (maggio piovoso, orto fruttuoso) oggi, sulla scalinata della Scuola Media “E. De Amicis” si è svolta la premiazione della seconda edizione del Premio Letterario “don Ernesto Gliozzi”. In apertura Giuseppe Cusenza dopo aver ricordato brevemente la figura di sacerdotale e umana di Ernesto Gliozzi, a dieci anni dalla sua scomparsa, e il sostegno dell’Organizzazione Internazionale Save the Children, ha tracciato quelli che erano gli obiettivi dell’edizione 2018, obiettivi su cui si è soffermato anche Michele Papalia che ha coordinato i lavori della giuria composta dalle professoresse Marilisa Gliozzi, Pina Fotia, Emilia Paglia. Prima di chiamare sul podio i vincitori e alla presenza del parroco padre Santino, al microfono si sono alternati il dott. Castrese De Rosa, nominato da poco Commissario Prefettizio, il quale augurando un felice avvenire ai piccoli concorrenti ha illustrato quella che sarà la sua mission in Platì. Domenico Stranieri, sindaco di Sant’Agata del Bianco, è intervenuto in veste di rappresentante del Parco d’Aspromonte e come studioso di letteratura calabrese ha ricordato i maggiori scrittori della locride: Alvaro, Perri e il suo paesano Strati. Il giornalista Gianluca albanese, infine, parlando della lenta rinascita del territorio della locride ha lodato l’iniziativa e i pulinaroti, oltreché Michele Papalia, last but non least, scrittore di Platì. Ad essere premiati sono stati: per la scuola elementare: Pangallo Maria 4 B con Il fiore della vita, Barbaro Giuseppe 5 A con L’alluvione del ’51, Macrì Giuseppe 5° sez. Cirella con Le tegole; per la scuola media: Carbone Sabrina 1 B con Racconto sulla Calabria, Polito Erica 3 D con Racconto su Cirella. All’unanime i pulinaroti hanno deciso di assegnare anche una targa speciale a Natale Sergi, 5 A delle elementari per il racconto Il lupo e l’agnello nelle montagne di Platì con la seguente motivazione: Per l’innegabile impegno, svelando così le attitudini sopite da cui l’aspirazione di stare al passo con gli altri compagni di scuola dapprima e nella collettività in seguito infrangendo così qualsiasi barriera. Tutti i partecipanti al concorso hanno avuto in omaggio un volumetto edito dall’Ente Parco d’Aspromonte.

lunedì 14 maggio 2018

Senza fine [di Krzysztof Kieslowski, 1985 ]





C’è un libro, da poco iniziato a leggere, che incipit così:
L’annuncio è stato dato il 13 marzo 2016 dalla BBC. Sulle pagine del sito Web dell`emittente radiotelevisiva britannica, in un tipico e asciutto stile inglese, è apparso il seguente presagio:
A breve, su Facebook, ci saranno più morti che vivi, Il social network per eccellenza ha già preso le sembianze di un cimitero digitale, in costante e inarrestabile crescita“.
All’istante ho dovuto far riposare Proust e la sua Recherche dei sogni e/o dei morti perché col testo di Giovanni Ziccardí, IL LIBRO DIGITALE DEI MORTI Memoria, lutto, eternità e oblio nell'era dei social network, UTET,2017, mi sento chiamato come sul banco di un imputato! E’ l’idea della morte che in queste pagine si contempla e, ignaro dello studio del prof. Ziccardi, ne viene fuori. Scorrendo quanto sin qui pubblicato, i dati di persone di Platì scomparse sono di gran lunga più numerosi di quelli sui vivi. Involontariamente come un libro tibetano dei morti ho costruito un libro platioto dei morti, un camposanto platioto digitale. Si è scartati dall’oblio e risuscitati personaggi noti e meno noti attraverso documenti inediti, libri ecclesiastici, articoli di giornali, memorie, foto soprattutto.
E qui sono cominciati i sensi di colpa, chiedendomi se è giusto il lavoro che porto avanti dal 2011 … per ora non sono che alla premessa del testo dell’esperto studioso. Ora: tutti questi morti avrebbero accettato l'evasione dall’oblio naturale per essere catapultati nel cyberspazio virtuale? Che cosa avrebbe fatto il medico Vincenzo Papalia se vivente oggi, avesse avuto le stesse note vicende giuridico-morali? Un Blog, un'account Facebook, un sito nominato lividure.eteroclite. com?

Nota. Gli screenshot rimandano all'ancora attivo account facebook di Gianni, sebbene ci abbia lasciati il 13 agosto 2013. L'articolo della BBC citato si trova qui:
http://www.bbc.com/future/story/20160313-the-unstoppable-rise-of-the-facebook-dead







giovedì 10 maggio 2018

Non dirmi addio - 2° tempo




Chiamato dalla bontà e dalla fiducia dell'Eccellentissimo nostro Vescovo ad occupare in Diocesi un altro posto, dove la mia responsabilità è impegnata non meno di prima, sento il dovere di ringraziare tutti e singoli Voi, che siete stati miei diletti figliuoli in Gesù Cristo, della benevolenza di cui avete circondato la mia persona, ma soprattutto della docilità con cui avete assecondato la mia modesta opera, durante la mia permanenza nella ospitale terra di Ardore Marina.   
Della benevolenza di cui avete circondato la mia persona: e sebbene non ne abbia mai avuto il benché minimo dubbio, mi accorgo specialmente ora che sto per lasciare la parrocchia, che essa era e continua ad essere veramente affettuosa. Non ho motivo di vantarmene, come se essa sia frutto delle mie attitudini, ma devo unicamente ringraziare voi, per il vostro animo gentile.
Essa è stata per il mio lavoro il presupposto, che ho sperato al mio  primo giungere in mezzo a voi, ben sapendo che vano è per un Sacerdote  l'affaticarsi, quando il popolo non lo considera padre, fratello, amico;  e che con intima soddisfazione ho veduto via via esternarsi, per  fondersi in una armonia di menti e di cuori. Di essa vi serberò perenne, grato ricordo, perché mi ha confortato  nel mio lavoro e mi ha reso meno dura la lontananza della famiglia e  i sacrifici della mia vita sacerdotale. Credo di poter dire senza arrossire e senza mentire che vi ho amati; ed appunto per questo vi posso assicurare che non dimenticherò in vita mia questa Parrocchia, nella  quale son lieto di aver passato circa quattro anni, che io annovero fra  i più belli della mia esistenza.
Considerando la mia opera e la docilità con cui vi avete corrisposto, anche qui ho motivo di esservene grato e la ragione è evidente: se il mio lavoro ha potuto dare qualche risultato, il merito di tale risultato è da attribuirsi innanzi tutto alla grazia del Signore da cui procedono tutti i beni, e poi alla vostra corrispondenza e alla bontà innata dei vostri animi; nella parabola evangelica del seminatore tutto  il merito non si attribuisce al seme che è uguale per tutti i terreni,  ma al terreno ricco di umori che lo sa tesorizzare nelle sue viscere  fornendogli tutte le promesse onde poter rendere il cento per uno.
Io per parte mia, memore della parola del Vangelo: "chi pone mano all'aratro e si volge indietro non è degno di me", non mi fermo ora a guardare i risultati conseguiti, ma spingo il mio sguardo in avanti, per vedere il lungo cammino che resta ancora da compiere e che affido allo zelo di colui che mi succederà nel lavoro, con la speranza e l’augurio che egli voglia fare più e meglio di me. Non mi rammarico se  in qualche parte non ho potuto raccogliere i frutti del mio modesto lavoro: spero che siano abbondanti a suo tempo.  Potete essere tutti testimoni che per la parrocchia non ho risparmiato energie; e sono dolente di non aver potuto dedicare a voi tutto il  tempo di cui potevo disporre, per causa degli impegni che dovevo assolve re anche fuori della Parrocchia, Il desidero di elevare il tono della  parrocchia fino a portarla al livello delle altre sue pari mi è stato  di sprone continuo, e in questo desiderio ho sentito -se il paragone  può passare- il travaglio dell'artista che accarezza con lo sguardo il  masso informe dal quale vuol trarre il suo capolavoro. Lascio la parrocchia di Ardore Marina con la persona, ma non con la e mente o col cuore. Son lieto di non portar con me né ricchezze né beni; vi RINGRAZIO DEL DONO VERAMENTE MAGNIFICO CHE AVETE VOLUTO FARMI IN QUESTO GIORNO; ma altri doni, altri tesori son felice di pontarmi insieme con esso: il vostro ricordo. Ricorderò dei vostri fanciulli lo sguardo innocente e l'ingenuo affetto; dei vostri giovani l'intrepida baldanza e l'esuberante entusiasmo; delle vostre ragazze il volto pudico e la fervida pietà, di voi uomini la fede sincera, di voi donne la solerte laboriosità, di tutti la bontà dello spirito, la concordia degli animi, la vicendevole carità.  E se qualche macchia dovesse presentarsi per offuscare la vostra immagine, io qual madre amorosa, me la vorrò fingere cancellata ed abbellita, perché il vostro ricordo sia puro, senza macchia, ideale.
E stringendo tutti in un amplesso ché è sublimato dalla carità di Cristo, prego Gesù che tutti ci benedica, prego la Vergine Santa del Pozzo che ci accompagni sempre e ovunque con la sua ineffabile, materna protezione. 

Nota. Termino la breve, quanto doverosa per me, rievocazione del 10° anniversario della morte dello zio Ernesto il giovane, la cui involontaria celebrazione si terrà il 16 c.m. per mano dei pulinaroti, con questa lettera indirizzata ai fedeli ardoresi. E' il commiato definitivo con Ardore Marina dove per oltre tre anni resse, da infaticabile qual’ era, la parrocchia. Quello che voglio far emergere  è la figura umana, profondamente terrena, dello zio. Ai fedeli di Samo, Ardore, Gerace, Locri, Careri e Platì lo zio cercò sempre di apparire meno che un santo da riverire dopo l'ascensione al cielo e come potete leggere, con quella relatività linguistica di cui ho parlato tempo addietro, permettersi di scrivere e abbandonarsi in un "amplesso ché è sublimato dalla carità di Cristo" così "come dei vostri fanciulli lo sguardo innocente e l'ingenuo affetto; dei vostri giovani l'intrepida baldanza e l'esuberante entusiasmo; delle vostre ragazze il volto pudico e la fervida pietà, di voi uomini la fede sincera, di voi donne la solerte laboriosità, di tutti la bontà dello spirito". Lo zio per tutta la vita si pose come un uomo chiamato a stare al servizio degli altri senza venir mai meno alla sua missione pastorale, e questo lo avete potuto constatare attraverso le numerose testimonianze nel tempo pubblicate attraverso queste pagine: meticoloso, a volte pedante, testardo, preciso: “artista che accarezza con lo sguardo il masso informe dal quale vuol trarre il suo capolavoro” come si augura egli stesso tra le righe sopra riportate. E oggi il mio rammarico è anche quello di non poter disporre, se ve ne fossero, di simili documenti usciti fuori da qualsiasi uomo pubblico platiota, al fine di riproporle in queste pagine.

mercoledì 9 maggio 2018

Voglia di vincere [di Rod Daniel, 1985 ]



Negli anni sessanta del secolo passato i premi letterari a Platì potevano sorgere solo come soggetto  chimerico, ma col senno di poi piace pensare alle studentesse e agli studenti, sopra incorniciati, come poeti e scrittori, anche di una sola stagione, in corsa per il premio letterario "don Ernesto Gliozzi" organizzato dai pulinaroti, giunto felicemente alla sua seconda edizione e che quest'anno si fregia del sostegno di Save the Children.



domenica 6 maggio 2018

Non dirmi addio [di Walter Lang, 1946 ]





Reverendissimo Canonico.
Non è senza commozione che mi presento oggi a Voi per darvi il mio mesto saluto, che vuole essere l’espressione dei sentimenti di tutte le mie compagne di Associazione.
In questo momento, in cui Vi preparate a lasciarci vorremmo che la nostra coscienza nulla ci rimproverasse di incorrispondenza alle vostre paterne premure, per il bene delle anime nostre; purtroppo invece dobbiamo riconoscere che non sempre fummo docili ai vostri richiami e pronte e fedeli alle vostre chiamate e ai vostri inviti. Di questo ci doliamo e vi domandiamo sinceramente perdono.
Serberemo in cuore la vostra paterna figura e i sensi della nostra profonda riconoscenza, li presenteremo a Gesù, al quale chiediamo che Vi prosperi sempre, e benedica ogni Vostra impresa di bene. Noi non Vi dimenticheremo mai. Ricordateci anche Voi nelle vostre preghiere (siamo state pecorelle del vostro gregge), e questa corrispondenza di …”amorosi sensi” ci sarà sprone e guida nell’ardua via del cammino della nostra non facile vita _

Nota. Nella precedente pubblicazione ricordavo il decimo anniversario della morte dello zio Ernesto.  Quel giorno di dieci anni fa, la candelora del 2008, lo zio, dopo un breve giro nelle vie centrali, ebbe l'onore di essere accompagnato in chiesa sulle spalle dei fedeli platioti. Fu anche il commiato con l'ultimo sacerdote nato e vissuto a Platì. La pubblicazione odierna  ricorda invece il congedo dei  parrocchiani di Ardore dove lo zio ebbe la cura di quella comunità dal 1953 al 1956. Come potete constatare non fu un mesto addio ma il riconoscimento delle sue doti che dispensò stando in mezzo alle sue pecorelle, tra incorrispondense e "amorosi sensi" religiosi e la lettera non lascia spazio a fraintendimenti di sorta.
Nella foto, sul sagrato ardorese, lo zio è a fianco di mons. Pierantoni e  le rappresentanti dell'Azione Cattolica.


giovedì 3 maggio 2018

Coming Soon



Sono trascorsi dieci anni dalla morte dello zio Ernesto; gli amici pulinaroti, attraversando innumerevoli difficoltà, continuano a ricordarlo soprattutto attraverso la prossima seconda edizione del premio letterario a lui dedicato, rivolto a giovani e giovanissimi scolari platioti. L'augurio è che i lavori che verranno presentati nell'edizione 2018 superino la qualità dei componimenti raggiunta nel 2017.

Il seguente lavoro è realizzato sfruttando parte di riprese di Antonella Italiano che trovate qui:
https://youtu.be/85i3-yhaKVE

mercoledì 2 maggio 2018

Sister Golden Hair [Mis Stevens, di Julia Hart, 2016) ]

Will you meet me in the middle?
Will you meet me in the air?


 



LA PRIMAVERA
Martina Musitano

  Quando la Terra
è giovane fresca,
  quando la Testa
è piena di festa,
  quando la Terra
ride contenta,
  quando di erba
profuma il vento,
quando di menta
profuma la sera,
  è Primavera


LA NATURA
Trimboli Caterina

Migliaia di persone
stanche, stressate …
e fin troppo civilizzate
stanno cominciando a capire
che andare in montagna
è tornare a casa
che la natura incontaminata
non è lusso ma necessità






Nota. Le poesie, la canzone degli America (the band), il film di Julia Hart sono fuse insieme, e ammetto che potrà sembrare arbitrario. Per come la vedo io, Martina Musitano e Caterina Trimboli hanno in comune con gli allievi di Miss Stevens- e il film è da additare a chi ha accettato di far parte del corpo insegnanti - la maturità connaturata ai sentimenti in divenire. Starà a Miss Stevens, la loro insegnante, aiutarli nel loro cammino in progress.
Oggi, ad un anno dalla competizione, una meritata segnalazione per le due giovanissime poetesse platiote.

martedì 1 maggio 2018

Prima linea [di Robert Aldrich, 1956]



Ill/mo
Ingegnere Capo dell’Azienda Autonoma Stradale della Strada
Compartimento della viabilità
Reggio di Calabria

Il sottoscritto Mittiga Michele fu Rocco dovendo iniziare la costruzione di una casa lungo la Nazionale 112 di questo abitato, si rivolge a V. S. Ill/ma per ottenere l’assegno di linea.
Con osservanza
Platì 26 Maggio 1937 – XV

Azienda Autonoma Statale
             della Strada
              (A.A. S. S.)

Reggio Calabria 31 Maggio – Anno XV
Al Sig. Michele Mittiga
Platì

Oggetto: S. S. N° 112 – Richiesta di assegno di linea

Restituisco l’istanza presentata dalla S. V. tendente ad ottenere un assegno di linea nella traversa interna dell’abitato di Platì perché venga riprodotta in carta da bollo da L. 4.00, corredata da un disegno planimetrico ed indirizzata al Capo Compartimento dell’A.A.S.S. di Catanzaro.
L’INGEGNERE CAPO SEZIONE


Nota. Un tempo la casa in questione (nella foto la prima alla vostra sinistra) apriva il rettilineo d'ingresso in paese. Fino alla metà degli anni settanta appartenne allo zio Giuseppino (Mittiga); lì dentro si tenne il suo matrimonio e di seguito nacquero tutti i suoi figli. Lo zio Michele vi abitò (in comproprietà con il fratello) fino al 1963, quando la lasciò su una carrozza trainata da quattro cavalli (ancora ho nelle orecchie il suono delle loro ferrature) drappati in nero, per recarsi al cimitero, risalendo la via XXIV maggio e una breve sosta in chiesa. Oggi ha cambiato prospetto e proprietari, sebbene sulla cassetta della posta rechi sempre lo stesso cognome. Così come l'ingresso in paese lo annunciano i carabinieri e i caduti in guerra. La foto appartiene agli eredi di Mimì, Colonnello, Fera.