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domenica 6 maggio 2018

Non dirmi addio [di Walter Lang, 1946 ]





Reverendissimo Canonico.
Non è senza commozione che mi presento oggi a Voi per darvi il mio mesto saluto, che vuole essere l’espressione dei sentimenti di tutte le mie compagne di Associazione.
In questo momento, in cui Vi preparate a lasciarci vorremmo che la nostra coscienza nulla ci rimproverasse di incorrispondenza alle vostre paterne premure, per il bene delle anime nostre; purtroppo invece dobbiamo riconoscere che non sempre fummo docili ai vostri richiami e pronte e fedeli alle vostre chiamate e ai vostri inviti. Di questo ci doliamo e vi domandiamo sinceramente perdono.
Serberemo in cuore la vostra paterna figura e i sensi della nostra profonda riconoscenza, li presenteremo a Gesù, al quale chiediamo che Vi prosperi sempre, e benedica ogni Vostra impresa di bene. Noi non Vi dimenticheremo mai. Ricordateci anche Voi nelle vostre preghiere (siamo state pecorelle del vostro gregge), e questa corrispondenza di …”amorosi sensi” ci sarà sprone e guida nell’ardua via del cammino della nostra non facile vita _

Nota. Nella precedente pubblicazione ricordavo il decimo anniversario della morte dello zio Ernesto.  Quel giorno di dieci anni fa, la candelora del 2008, lo zio, dopo un breve giro nelle vie centrali, ebbe l'onore di essere accompagnato in chiesa sulle spalle dei fedeli platioti. Fu anche il commiato con l'ultimo sacerdote nato e vissuto a Platì. La pubblicazione odierna  ricorda invece il congedo dei  parrocchiani di Ardore dove lo zio ebbe la cura di quella comunità dal 1953 al 1956. Come potete constatare non fu un mesto addio ma il riconoscimento delle sue doti che dispensò stando in mezzo alle sue pecorelle, tra incorrispondense e "amorosi sensi" religiosi e la lettera non lascia spazio a fraintendimenti di sorta.
Nella foto, sul sagrato ardorese, lo zio è a fianco di mons. Pierantoni e  le rappresentanti dell'Azione Cattolica.


giovedì 3 maggio 2018

Coming Soon



Sono trascorsi dieci anni dalla morte dello zio Ernesto; gli amici pulinaroti, attraversando innumerevoli difficoltà, continuano a ricordarlo soprattutto attraverso la prossima seconda edizione del premio letterario a lui dedicato, rivolto a giovani e giovanissimi scolari platioti. L'augurio è che i lavori che verranno presentati nell'edizione 2018 superino la qualità dei componimenti raggiunta nel 2017.

Il seguente lavoro è realizzato sfruttando parte di riprese di Antonella Italiano che trovate qui:
https://youtu.be/85i3-yhaKVE

mercoledì 2 maggio 2018

Sister Golden Hair [Mis Stevens, di Julia Hart, 2016) ]

Will you meet me in the middle?
Will you meet me in the air?


 



LA PRIMAVERA
Martina Musitano

  Quando la Terra
è giovane fresca,
  quando la Testa
è piena di festa,
  quando la Terra
ride contenta,
  quando di erba
profuma il vento,
quando di menta
profuma la sera,
  è Primavera


LA NATURA
Trimboli Caterina

Migliaia di persone
stanche, stressate …
e fin troppo civilizzate
stanno cominciando a capire
che andare in montagna
è tornare a casa
che la natura incontaminata
non è lusso ma necessità






Nota. Le poesie, la canzone degli America (the band), il film di Julia Hart sono fuse insieme, e ammetto che potrà sembrare arbitrario. Per come la vedo io, Martina Musitano e Caterina Trimboli hanno in comune con gli allievi di Miss Stevens- e il film è da additare a chi ha accettato di far parte del corpo insegnanti - la maturità connaturata ai sentimenti in divenire. Starà a Miss Stevens, la loro insegnante, aiutarli nel loro cammino in progress.
Oggi, ad un anno dalla competizione, una meritata segnalazione per le due giovanissime poetesse platiote.

martedì 1 maggio 2018

Prima linea [di Robert Aldrich, 1956]



Ill/mo
Ingegnere Capo dell’Azienda Autonoma Stradale della Strada
Compartimento della viabilità
Reggio di Calabria

Il sottoscritto Mittiga Michele fu Rocco dovendo iniziare la costruzione di una casa lungo la Nazionale 112 di questo abitato, si rivolge a V. S. Ill/ma per ottenere l’assegno di linea.
Con osservanza
Platì 26 Maggio 1937 – XV

Azienda Autonoma Statale
             della Strada
              (A.A. S. S.)

Reggio Calabria 31 Maggio – Anno XV
Al Sig. Michele Mittiga
Platì

Oggetto: S. S. N° 112 – Richiesta di assegno di linea

Restituisco l’istanza presentata dalla S. V. tendente ad ottenere un assegno di linea nella traversa interna dell’abitato di Platì perché venga riprodotta in carta da bollo da L. 4.00, corredata da un disegno planimetrico ed indirizzata al Capo Compartimento dell’A.A.S.S. di Catanzaro.
L’INGEGNERE CAPO SEZIONE


Nota. Un tempo la casa in questione (nella foto la prima alla vostra sinistra) apriva il rettilineo d'ingresso in paese. Fino alla metà degli anni settanta appartenne allo zio Giuseppino (Mittiga); lì dentro si tenne il suo matrimonio e di seguito nacquero tutti i suoi figli. Lo zio Michele vi abitò (in comproprietà con il fratello) fino al 1963, quando la lasciò su una carrozza trainata da quattro cavalli (ancora ho nelle orecchie il suono delle loro ferrature) drappati in nero, per recarsi al cimitero, risalendo la via XXIV maggio e una breve sosta in chiesa. Oggi ha cambiato prospetto e proprietari, sebbene sulla cassetta della posta rechi sempre lo stesso cognome. Così come l'ingresso in paese lo annunciano i carabinieri e i caduti in guerra. La foto appartiene agli eredi di Mimì, Colonnello, Fera.
                                                                                                

lunedì 30 aprile 2018

The Gift [di Sam Raimi, 2000 ]





Griffith 30. 5 – 1949
Caterina Musolino
Posta office

Cara Donna Bettina
Vi scrivo queste due righe per darvi notizie della nostra buona salute. Così spero che questa mia presente trova anche a voi e famiglia in ottima salute.
Cara Donna Bettina
Vi comunico che giorno 26 di questo mese vi sono spedito un pacco. A nome di Iolandina e li dentro ci sono un poco di lana due paia di calze uno di colore e uno nero, due singuletti, 4 pacchetti di sigaretti e un poco di zucchero e caffè. Ora il poco della lana nera si fate qualche cosa di Don Ernestino e di Don Ciccillo. Dopo ci sono due matasse di lana verde e si date una di Donna Caterinuzza e una di Donna Rosina, l’altra si la tiene Iolandina e sua sorella Malia, le quattro pacchetti di sigaretti si li date a Don Peppino e a Don Ciccillo. Ora voglio che mi scusate che non vi ho potuto mandare di più tanto a voi come pure ai vostri figli perché presentamente Non ho potuto fare il mio dovere come si voleva. Ora si dite di vostro figlio Don Ciccillo che scusa che non si sono mandato l’organdi perché non ho potuto trovare a nessuna parte e dopo io non so questa parla di qui e sono come i muti. Ma in appena lo ricapito si dite che se li mando subito. Non mi allungo più vi ricevete i più aff. saluti mi salutate ai vostre figlie e famiglia. Ora saluto a Don Ernestino e a Donna Malia. Ora saluto a Don Peppino. E a Don Ciccillo. Ora vi saluta mia cognata e famiglia. Ora in ultimo vi saluto io insieme a mio sposo e famiglia e saluto a voi e a Don Luigi. Ora ci salutate ai vostri fratelli a Don Micheluzzo, e il Dottore e famiglia. Ora mi salutate a vostra commare a gnura Mariuzza e famiglia, ora di salutate a Donna Peppina ora vi ricambio i più aff. Saluti e a vostra aff. Amica
Caterina Musolino
Scusate l’errori

Alla Signorina
Iolandina Gliozzi                                                                                                 
Via fratelli Sergi
Platì Provincia Regg. Calab. Italia

Miss Caterina Musolino
Via Griffith
N. S. A.

mercoledì 25 aprile 2018

Father and Son [di Hirokazu Koreeda, 2013 ]


Giuseppe Catanzariti
1937 -2015


Marzo 2015
Mio padre, Pepé Catanzariti, era un uomo libero.
Un uomo che ha vissuto sempre e comunque seguendo le sue regole, con coerenza, fino alla fine.
Era un uomo vero, uno che la verità la diceva sempre in faccia, anche a costo di essere brusco.
Non le mandava certo a dire, Don Pepé.
Si arrabbiava spesso ultimamente, per lo più contro il mondo intero, che vedeva andare al contrario di come avrebbe dovuto.
E aveva ragione lui, era sempre un passo oltre.
E Dio solo sa, di quanta gente come lui ci sarebbe bisogno in giro.
Mio padre era un romantico, un sognatore, un narratore.
Quanto gli piaceva raccontare le sue storie, le storie di una terra che amava nei suoi aspetti più profondi e misteriosi.
Mio padre era un conquistatore, ha vissuto una vita meravigliosa e tutta a modo suo, senza paura, fino all’ultimo inaspettato colpo di scena.
Mio padre era un ribelle.
Ed era bello come il sole.
In queste ultime settimane, ho capito tante cose.
Forse lui ha resistito in maniera così incredibile, proprio per darci il tempo di comprendere, di accettare. Di sussurragli all'orecchio le cose che non gli avevamo ancora detto.
E mentre lui moriva piano, noi sentivamo che ricominciava a vivere dentro di noi, più forte di prima.
Perché, in verità, lui non è morto, la morte non esiste.
Lui è ancora qui.
è dentro queste parole, dentro queste lacrime.
è nei boschi d'Aspromonte.
è dentro il cuore di mia madre, dentro gli occhi dei miei fratelli.
è nel nostro sangue. Lui è in noi.
In Antonio c'è la sua libertà, in Domenico il suo onore. In Orsola c'è la sua forza, in Francesca la sua sincerità. In me spero almeno un grammo della sua poesia e nel suo piccolo adorato Salvatore c`è di sicuro
tutta la sua gioia.
Perché noi siamo i figli di Pepé Catanzariti, un uomo libero, un grande uomo.
E non vorremmo mai essere stati i figli di nessun’altro.
Ciao Papà, vai sciarriati puru cu patreternu.

                                                                                                                   Margherita


giovedì 19 aprile 2018

Il successo [di Mauro Morassi, 1963 ]




S.  Nicola a Gerace Superiore

  La vita cittadina in questa località sarebbe annullata, anzi addirittura morta, se di quando in quando non succedessero delle feste che richiamano tanti cattolici ad ascoltare la parola divina.
  Quando poi, di queste solenni celebrazioni si fa promotore il Reverendo Canonico Parroco Signor Francesco Febbo, si può star sicuro che l’è un avvenimento che la popolazione si ricorderà per lungo tempo. E per lungo tempo ci ricorderemo del S. Nicola di quest’anno.
  In una chiesetta linda e pulita che arredata con gusto, con semplicità e con quel candore che ci richiama ai primi tempi della fede, il sullodato Don Francesco Febbo, riuniva molti prelati suoi confratelli per rendere più solenne la festività del Vescovo di Mira onorato da tutta la cristianità , dalla vasta Russia alla piccola Gerace.
  Teneva l’organo, il Febbo un musicista di primo rango, e dopo che si clebrò la messa cantata, cominciò l’ode panegirica, in onore del santo, il giovine chierico Sig. Ernesto Gliozzi. Era, per dir così, il suo debutto, per cui un grande interesse vi prendevano non solo i fedeli, ma anche il pubblico, perché in simili circostanze, la chiesa, non ha solo dei devoti, ma anche del pubblico che vuol curiosare e dir la sua sul panegirista.
  Che dir del successo? fu un avvenimento, perché il giovine chierico superò ogni aspettativa. I devoti cristiani vi trovarono la calda ed affascinante parola del sacro oratore, i non cattolici vi trovarono il conferenziere dalla smagliante frase che scolpì un epoca storica, quella dei tempi del celebre concilio di Nicca in cui fiorì la virtù e la carità del santo, perché certe individualità fra cui S. Nicola appartenevano ugualmente alla fede ed alla storia, il che può interessare anche, se e ce sono, i non cattolici.
  Il pensiero odierno ha invaso di sua modernità anche la classe ecclesiastica, sicché il panegirista di oggidì se indistintamente vuole carpire il plauso di ogni classe di persone di ogni opinione, deve lasciare le nebulosità di certi antichi predicatori, non deve fare intronare le volte del tempio di sua parola, più o meno ..., ma deve dire e dirà ....

                                                                    9 Dicembre 1902
                                                                     Cataldo e Ascioti

mercoledì 18 aprile 2018

Be Sure To Share [di Sion Sono,2009]



Toronto 17-7-82
Gentilissimo Signore o ricevuto il certificato da voi sollecitato e vi ringrazio di vero cuore, siamo stati contenti nel sapere che godete buona salute, Iddio vi rinnoverà; che la gente à grande bisogno della vostra presenza e spero che si converta ai sentire il Vangelo da voi letto vi aguro una lunga vita, ora vi ringrazio per le agurie che si avete fatto a mia figlia, allora Patre Spirituale vi dico che ancora ò un figlio da sposare a 21 anni, e quando sarà tempo vi chiedo un altro certificato di Battesimo; io non mi stanco à parlare con voi, ma non è giusto di rubarvi il tempo; ad ascoltarmi; ca il tempo è prezioso per voi in particolare;
tanti saluti a voi caro Don Annestino e a tutta  la vostra parentera da parte mia e di mio sposo e di mia madre Rosa a vestiana e Michele Velardi e Anna Sergi

Brief life story for Michele Velardi

Michele Velardi passed away November 16, 2017 at the age of 94. Devoted husband of Anna (deceased). Loving father of Maria (Domenic) Petti, Rosa (Vincenzo-deceased) Fortura, Antonette (Tony) Nardone, and Bruno (Sandra) Velardi. Nonno to Theodore (Cristina), Annamaria (Mathew), Isabella, Tony (Sandy), Anna (Joe), Michael (Nancy), Mario (Rosalyne), Diana, Michael, and Matthew. Bisnonno to Daniel, Sara, Olivia, Nicolas, Julian, Miles, Mia, Loretta, Domenic, Maria, Michael, Mason, Layla, and Vanna.(http://www.wardfuneralhome.com/book-of-memories/3328140/Velardi-Michele/obituary.php)



Michele Velardi era nato a Platì il 7 maggio 1923 da Francesco e Grillo Maria; Sergi Anna di Michele e Schimizzi Rosa (a vestiana) era nata 16 giugno 1926.

lunedì 16 aprile 2018

La sera della prima (di John Cassavetes, 1977)


Tra tutti, i volti noti di don Giosofatto Trimboli, Totò Delfino e la voce di Madre Paola che solleva coro e fedeli.
Il video è di Silvio Gelsomino Barbaro.


domenica 15 aprile 2018

L'ospite (di Liliana Cavani,1971)


London
11 – 9 -75

Caro Padre
Di cuore voglio ringraziarvi e il fratello e la sorella per la gentilezza che mi avete mostrato durante la mia breve venuta a Platì, per la fatica di fare quel lungo viaggio a R. C. , per l’accoglienza nella vostra casa e per avermi portato in giro nei dintorni del paese.
Sono contentissimo di aver fatto questo viaggio in mezzo a voi – per ragioni personali e pastorali e voi l’averte fatto tanto più facile per me.
Tra tre mesi parto per l’Australia e tornato a casa racconterò agli emigranti i miei ricordi della visita –che Dio vi benedica
T. E. Horgan (HORGAN)