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giovedì 22 marzo 2018

High Easter (reg. Irving Pichel-1943)


 La Pasqua
Catanzariti Samuele

La Pasqua è una festività cristiana.
Celebra la resurrezione di Gesù che secondo le scritture, sarebbe avvenuto il terzo giorno successivo alla sua morte.
La Pasqua è preceduta da un periodo di digiuno della durata di quaranta giorni chiamato Quaresima che ha inizio il mercoledì delle ceneri.
L’ultima settimana di Quaresima viene chiamata settimana Santa, comincia con la Domenica delle Palme, che ricordo l’arrivo di Gesù in Gerusalemme, dove fu accolto dalla folla che agitava foglie di palme.
La festa è legata al risveglio della natura, ovvero con l’arrivo della primavera.
La mattina di Pasqua si va a messa per annunciare che il Signore è risorto però c’è un’altra cosa, la domenica siamo tutti riuniti per festeggiare Santa Pasqua.
A Pasqua la gioia è aprire le uova di pasqua e i bambini sono ansiosi di vedere le sorprese che li rende più felici.
Siccome l’uovo è di cioccolato ce lo mangiamo tutti insieme e poi andiamo a giocare.
Dopo si va da amici e parenti a dare gli auguri.




Your life is an inspiration to all who know you.


Michelina Gliozzi - Giuseppe Gliozzi -Franco Gliozzi - Joey Gliozzi
Maria Teresa Gliozzi - Mario Gliozzi
- Pittsburgh PA 12 APR 1976-

Nota - Il testo di Samuele Catanzariti è compreso nel corpus di opere in concorso per il Premio Letterario "Ernesto Gliozzi"

mercoledì 21 marzo 2018

Pensiero d'amore (reg. Mario Amendola - 1969)


PENSIERO D’AMORE

  Pensieri volati via …
come farfalle dorate e spensierate
  si posarono sul mio cuore
  quando incominciai
  a scoprire l’amore.
E come il vento anela
  fra le onde del mare
  così il mio cuore
m’insegna ad amare!

  Regalando …
il tuo dolce sorriso alla luna,
perché …
ogni volta che mi volterò a guardare
lo so …
non ti potrò mai dimenticare.

 Barbaro Lucia Giuseppina, I A

Questo testo,composto per il Premio letterario "don Ernesto Gliozzi", di Lucia Giuseppina, come il precedente dello zio Michele, ci consegnano sentimenti ancora poco conosciuti, o sottaciuti, del paese, vuoi per pudore, vuoi per mancanza di occasioni per esprimerli apertamente se non divulgarli. Di Platì, non mi stancherò di ripeterlo, viene divulgato solo un aspetto che ormai è un colabrodo, talmente è trito, quindi è forse l'ora di svelare un sottosuolo inedito, anche solo per chi in paese sceglie, con coraggio, di rimanervi. E questo coraggio è nelle mani di ragazze e ragazzi che saranno gli autori del proprio futuro, come del paese.



martedì 20 marzo 2018

Amore e desiderio (reg. Richard Rush - 1963)




Credetemi che vi voglio bene e vi adoro come voi non credete lo so: vi vorrei vedere ogni momento vorrei parlare mattina e sera tutta la giornata con voi, le vostre parole mi sollevano mi danno animo mi sento felice.
Mi allontano da voi e incomincia la tristezza la malinconia
Su di me potete contarci che vi voglio bene vi amo sinceramente
Non posso fare quanto il cuore vuole e poi sono visto da tutti - non posso parlare con nessuno. Che tutti vogliono a me, il vostro bene è grande come il mare è immenso non finisce mai, mio tesoro mio bene mio tutto – Vorrei dirvi tante cose ma non mi so esprimere
Scusatemi e vogliatemi bene
Abbracci e baci
Vostro


Nota- Questo testo di Michele Mittiga (nella foto),  figlio di Rocco e Fera Caterina, fratello della nonna Lisa, ci svela una personalità del tutto sconosciuta a noi nipoti che gli sopravviviamo,non lo avremmo mai associato alla tristezza ed alla malinconia riportate nello scritto. Per questo, ed altro, lo si vedrà ritornare alla vita per mezzo di queste pagine,  rendendo così un doveroso tributo postumo, a lui che fu anche un personaggio molto conosciuto ai suoi tempi.

lunedì 19 marzo 2018

È primavera... (reg. Renato Castellani - 1949)



LA PRIMAVERA A PLATI’

La primavera a Platì è molto bella
Arrivano le rondini
Sui prati sbocciano i fiori
Gli alberi si riempiono di foglie
Il cielo non è ingrigito ma azzurro
L’aria è fresca e pulita
Noi bambini a Platì
Tutti fuori a giocare
Le farfalle volano attorno ai fiori
Le api raccolgono il nettare
Per fare il miele
A Platì in primavera
È tutto così bello
Da non immaginare

Barbaro Fatima Antonella, 5A elem.


Il testo è compreso nella raccolta"Premio Letterario don Ernesto Gliozzi" 2017

domenica 18 marzo 2018

Torneranno i prati (reg. Ermanno Olmi - 2014)




 Francesco "Ciccillo" Gliozzi
06/03/1908 - 27/03/1974


Gerace  22 – X – 34

Carissimo papà
L’ora dell’ordinazione è stata fissata per le 7/30 della mattina. Fate di trovarvi a tempo qui a Gerace e venite direttamente al seminario perché la funzione avverrà nella cappella del seminario. Riguardo allo zio Ernesto, mettetevi d’accordo con lui su come deve fare per unirsi a voi. Parlate se dovete andare a Casignana voi per prenderlo o se si troverà lui a Bovalino. Sarebbe meglio che se ne venisse a Platì sera di sabato, dato che dovete partire quasi di notte per poter arrivare a tempo.
Da Locri ho mandato a Peppe un paio di scarpe e un paio di pantaloni con Rocco Sergi venutovi con la macchina di D. Achille. Se le scarpe non gli vanno bene, non le metta e portateli Domenica e al ritorno, passando da Locri le cambieremo con un paio più grande.
Baci per tutti.
                               Aff.mo Ciccillo

Vi spedirò domani le partecipazioni, perché le distribuiate.

mercoledì 7 marzo 2018

Il prezzo della giustizia 2



  L’anno milleottocento settanta nove del giorno ventitre Aprile in Platì.
Ad istanza di Mastro Francesco Mittiga di Rocco di condizione calzolaio domiciliato e residente in Platì, Mandamento di Ardore, e per gli effetti della presenta procedura eligge la sua dimora nella propria casa di abitazione in Contrada Capicanali.
Io Zappia Filippo usciere comunale addetto all’ufficio della Conciliazione del Comune di Platì ove domicilio e dimoro. In virtù di sentenza contumaciale emessa dal Signor Conciliatore di Platì in data sette Settembre mille ottocento settantasei estratta in forma esecutiva il giorno quattordici Settembre mille ottocento settantasette. Contro. Antonio Ciampa fu Vincenzo di condizione muratore domiciliato e residente in Platì. Detta sentenza venne debitamente notificata e precettata pel ministero di me medesimo in data otto Novembre Settembre mille ottocento settantasette colla spesa di centesimi sessantacinque. Con detta sentenza esso ripetuto Ciampa venne condannato a pagare prontamente allo attore Mittiga la somma di lire venti, e le spese del giudizio = In virtù del sopra cennato titolo, e per la somma di lire venti più lire due, e centesimi sessanta cinque per spese giudiziarie, più centesimi sessantacinque per notifica e precetto del otto Novembre Settembre mille ottocento settantasette, più centesimi settantacinque del precetto di pari data che in una sono lire venti quattro e centesimi cinque; per quale somma io sopradetto usciere ho pignorato e messo nelle mani della giustizia le robe tutte che si trovano nelle mani del sarto Francesco Miceli fu Domenico domiciliato e residente in Platì, di pertinenza di Antonio Ciampa fu Vincenzo debitore pignorato consistente in pantalone o calze, giube o gilé, nonché roba per fodera di essi abiti, ingiungendo  ad esso Miceli che qualora annovera nelle sue mane gli oggetti pignorati sopra accennate senza ordine della giustizia pagherà di proprio le somme tutte che lo spettante Mittiga avanza dallo Ciampa = Detta sentenza venne oggi medesimo e pria di questo atto ripetuto il precetto di pagamento ad esso Antonio Ciampa colla diffida di pagare immediatamente alla consegna di esso le somme tutte contenute nel titolo sopradetto le spese fatte; e che contro venendo si procedeva al pignoramento; e ciò in virtù di Decreto emesso dal Signor Conciliatore del Comune di Platì in data di oggi stesso dietro ricorso avanzato dal creditore istante in data di oggi  = Nel contempo e sulla medesima istanza di esso Francesco Mittiga di Rocco di condizione e domicilio come sopra io Zappia Filippo usciere comunale domiciliato come sopra ho citato il debitore pignorato Antonio Ciampa fu Vincenzo di condizione e domiciliato come sopra; nonché Francesco Miceli fu Domenico domiciliato anche come sopra, possessore dei mobili di pertinenza dello Ciampa; affinché il giorno due Maggio alle ore otto a. m. con continuazione al bisogno comparissero innanzi al Signor  Pretore Mandamentale di Ardore nel solito locale delle sue ordinarie udienze onde esso Ciampa  credendolo di suo interesse assistesse alla dichiarazione che farà il Miceli; e questi dichiari i mobili che si trovano nelle sue mani di pertinenza dello Ciampa = Avvertendo esso Miceli che non comparendo nel luogo, giorno ed ora sopra stabilite a far la dichiarazione sarà condannato a pagare al Mittiga quanto avanza dallo Ciampa.
Copie separate del presente atto da me fatte scritte ho portato e lasciato nel domicilio di esso Ciampa e Miceli e questa per esso Ciampa consegnandola in mano di lui stesso
                L’Usciere Comunale
                      Zappia Filippo


lunedì 5 marzo 2018

Il prezzo della giustizia (reg. John Badham - 1999)



Precetto di Pagamento
L’anno mille ottocento settanta nove il giorno ventitre del mese di Aprile in Platì 
A istanza di Mastro Francesco Mittiga di Rocco di condizione calzolaio domiciliato in Platì Mandamento di Ardore. E per gli effetti di legge elige la sua dimora nella propria casa di abitazione in contrada Capi Canali
Io Zappia Filippo usciere Comunale addetto allo ufficio della Conciliazione del Comune di Platì in data sette Settembre mille ottocento settanta sei ed estratte in forma esecutiva il giorno quattordici Settembre mille ottocento settantasette
Contro
Antonio Ciampa fu Vincenzo di condizione muratore domiciliato e residente in Platì.
Detta sentenza venne per ministero di me medesimo notificata e precettata ad esso Antonio Ciampa il giorno otto Novembre mille ottocento settanta sette colla spesa di centesimi cinquantacinque =
Sempre ad istanza di esso Francesco Mittiga di Rocco Io Zappia Filippo Usciere Comunale col presente atto di precetto di pagamento ad esso Antonio Ciampa di pacare immediatamente alla esibizione di questo atto nelle mani del creditore istante ho nelle mie usciere latore del documento le somme seguente.
1° Lire venti di parte capitale
2° Per spese giudiziarie lire due, e centesimi sessantacinque
3° Per la notifica e precetto precedente a quella data Centesimi cinquantacinque che in una sono lire ventitre e centesimi venti oltre le spese del atto presente. Colla diffida che qualora esso Ciampa non avesse a pagare le somme sopra dette, immediatamente a questo atto procederò al pignoramento dei suoi mobili effetti mobiliari e semovente fino alla concorrenza delle somme sopra dette non solo ma per quelle ancora da farsi
L’esecuzione immediatamente al precetto della sentenza venne decretato dal Signor Conciliatore di questo Comune di Platì in data di oggi medesimo dietro ricorso presentato da l’istante Francesco Mittiga di Rocco colla spesa di centesimi
Copia del presente atto da me sottoscritta portata e lasciata nel domicilia di esso Antonio Ciampa consegnandola in mano di sua figlia
L’Usciere Comunale
Zappia Filippo
Specifica
Carta bolli 2°                         L.  0,20
Scritturazione                        L.  0,30
Notifica                                   L   0,25
Sono centesimi                               75

Zappia Usciere Comunale


domenica 4 marzo 2018

Apocalypse Now (reg. Fancis Ford Coppola - 1979)



La «pax mafiosa»
di Platì
ILTEMPO
Anno XLIX / N. 333
Domenica
6 dicembre 1992

Dopo quattro consultazioni andate a vuoto, tre liste in lizza
Il Msi e due formazioni civiche tenteranno di restituire un’amministrazione alla «Capitale dei sequestri››. Ma occorrerà superare il quorum del 50 % dei votanti. Ogni pronostico, però è un azzardo. L’ultima Giunta comunale è stata travolta dagli scandali e dalla «rivolta delle donne››, infuriate per le ingiunzioni esattoriali.
La criminalità organizzata avrebbe preferito le urne vuote, ma intanto ha rinsaldato tutte le possibili «alleanze››. E lo Stato? Ha molte colpe, soprattutto di aver tollerato i localismi. Così, il paese resta la cenerentola dimenticata. La storia di «Massaru Peppi››, il leggendario maresciallo dei Cc Giuseppe Delfino.

dall`inviato
FRANCOBALDO CHIOCCI

PLATI’ -- Come andrà? «L'urna è femmena, la femmena qualche volta è puttana››. Anche Michele Strangio  - un bel volto saracino, parola facile quando denuncia le latitanze dello Stato e minimizza quelle dei mafiosi, mulinaio, candidato «del posto» nella lista Solidarietà e Rinnovamento insieme con gli «stranieri›» Salvatore  Zoccali, assessore regionale repubblicano che è di Reggio Calabria, e all'ambientalista d'assalto Silvano Vicenti, che viene da Reggio Emilia, guarda di traverso chi vuol sapere troppo,  e schiva filosofeggiando maschilista.
A Platì si può cominciare a chiedere, ma non a capire. Non spiegano neppure i coraggiosi che si sono decisi a tornare in campo per ricostruire una municipalità dopo quattro elezioni comunali andate a vuoto o invalidate, come l`ultima di settembre in cui si presentarono alla donchisciotte soltanto i missini venuti da Reggio. I segreti sono gelosi e invalicabili. Non per niente Platì è la capitale dei sequestri, dei latitanti, delle ombre. Diventa pericoloso anche un pronostico. 
Sul muro davanti al Comune, dove dal marzo scorso fa il convitato di pietra Tommaso Mondello, giovane commissario prefettizio impaurito e taciturno, una scritta chiede «Più lavoro, meno carabinieri» e un'altra grida «Abbasso il sindaco!››. La vernice è sbiadita, perché è del 1985. Quell'anno ammazzarono a lupara il sindaco Domenico De Maio. Aveva osato chiedere il ritorno al Comune dei beni demaniali disseminati ai pledi dell'Aspromonte e che dagli anni 50 sono finiti e restati i in “mani diverse”. Dice un proverbio d'antico revanchismo nato ai tempi in cui quassù arrivò il piombo dei piemontesi a caccia del mitico brigante Mittica, ex sergente borbonico ribellatosi allo Stato unitario: «Roba 'i guvernu cu nun futtî, vaij 'o 'nfernu››, se non rubi cose del governo vai all'inferno”.
Quello di come continuare a «futtere›› il demanio, e quindi la comunità, è uno del misteri dolorosi e intoccabili di Platì. Altri misteri sono contenuti in quella svariata e malassortita moltitudine di articoli del codice penale che accomunano a vario titolo rapitori ad amministratori nella stessa raffica di 73 avvisi di garanzia partita l'anno scorso dal Tribunale di Locri per fatti e misfatti commessi nel comune di Platì nell'ultimo decennio. Accanto ai responsabili dei sequestri Longo e Casella e ad altri mafiosi notori, figurano in questo coacervo da «colonna infame» della Giustizia inconclusa anche un sindaco, un vicesindaco, un ufficiale sanitario, sei segretari e quasi tutti gli impiegati municipali, due interi consigli comunali. Delitti gravi accanto a reati amministrativi non inconsueti, ma, nell'insieme, il groviglio di tutto un clima, il clima di una repubblica d'Aspromonte.
Di questo clima ha molte colpe lo Stato, la sua inefficienza, la sua impotenza, il suo tollerare soperchierie e localismi. Una colpa e più vistosa delle altre. La Comunità Montana di Bovalino e Ardore, paesi marittimi, accorpa il 98% dei finanziamenti per un territorio in cui Platì, il paese più montano, è la cenerentola dimenticata. Ma è l'altro clima, l'indigeno, il clima Sciroccoso e intimidatorio di Platì, dei suoi pericoli, delle sue paure, delle sue omertà, dei suoi misteri, quello che ha tenuto lontano Platì dalle urne per quattro volte consecutive, compresa l'ultima il cui esito fu nullo perché l'unica lista era la missina che prese 307 voti di temerari su appena 422 votanti provenienti de una popolazione di 2839 aventi diritto. Adesso le liste in lizza sono altre. Alla «provocatoria›› del Msi, si sono aggiunte quella capeggiata dall'assessore regionale repubblicano Zoccali in polemica col suo partito che non l`ha candidato a Reggio e quella civica guidata dal dottor Francesco Mittica, amico del Vescovo di Locri, medico del paese ed ex vice sindaco nella Giunta che fu spazzata via nel maggio '91 dalla rivolta delle donne infuriate per le ingiustizie delle ingiunzioni esattoriali sulla raccolta dei rifiuti e l`erogazione dell'acqua.
Sulla spontaneità di quella rivolta, nonostante tutto il folclore che ha fornito a Samarcanda e alla letteratura sociologica, c'è qualche dubbio. Fatto sta che, da allora, «qualcuno» impedì che avesse un seguito elettorale. Se adesso lo stesso «qualcuno» consente che si torni a votare è perché, se non si fosse presentata la terza lista, il paese sarebbe stato conteso e conquistato dagli estranei, dai «colonialisti» saliti a Platì al seguito del Msi e di Zoccali.
La pax mafiosa, che da Reggio è arrivata sull'Aspromonte più pericolosa di una guerra perché ha rinsaldato tutte le possibili alleanze a delinquere, avrebbe preferito le urne vuote, ma ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Quando la 'ndrangheta era agropastorale e non aveva le scarpe lucide degli affaristi gangster ma gli scarponi infangati dei contadini, quassù lo Stato era rappresentato soltanto da un carabiniere avventuroso e solitario: il leggendario maresciallo Giuseppe Delfino, il «massaru Peppi» dei racconti di Corrado Alvaro. Per catturare i banditi, latitanti e renitenti si travestiva da donna, da zingaro, da frate cercone.  Lo accettavano e lo rispettavano perché era leale come la guerra che in Aspromonte si combattevano i due ordini, quello istituzionale e quello supplente. Andato in pensione, «massaru Peppi› fu nel '47 il primo sindaco democratico di Platì. Il Vescovo di Locri, infuriato perché non si era presentato con la Dc, per esorcizzarlo fece venire in paese la Madonna del Santuario di Polsi, cara anche ai mafiosi. Non servì. Votarono per l'ex carabiniere pure i nemici che aveva ammanettato. Fu un idillio fecondo, ma breve. Altri tempi, altri mafiosi. Ora i mafiosi vorrebbero sparare anche sulle urne, oltre che sulle lucerne. Lo faranno,  visto che non sono più riusciti a farle restare vuote? Pronostico impossibile. L'urna è femmena.

Testo e foto IL TEMPO, 6 dicembre 1992

--------------  CURIOSITÀ --------------

Nota. Il giornalista (devoto a Padre Pio) passa per una penna eccelsa ma è sempre stato un parolaio. Le sue sono mezze verità carpite a persone che ovviamente parlavano con la mente al paese e non al giornale. Ferdinando non fu mai sergente borbonico  così come Giuseppe Delfino non fu mai un comunista e Mons. Chiappe fece arrivare la statua polsiana per paura dei comunisti. Platì e i platioti sono stati gabbati dallo Stato e non viceversa. Tutta la verità è ancora depositata in fondo al cuore dei platioti che, ancora, aspettano per darla alla luce. Quella che il giornalista dipinge è una apoclypse con tanto di elicottero come nel film citato. 



giovedì 1 marzo 2018

Le vie del cuore (reg. Camillo Mastrocinque - 1942)





Rev. Sig. Parroco,
Prof. ERNESTO GLIOZZI
Parroco di
PLATI’  (REGGIO CALABRIA)
ITALY

Rev. R. Beltrame
Catholic Presbytery,
P. O. Box  714
Griffith , N. S. W.  2180
ASTRALIA


Catholic Presbytery
Griffith , N.S.W
10 – 8 – 1977

                                                                                   Carissimo Mons. Ernesto Gliozzi,
Volevo scriverle da lungo tempo, ma ora l’occasione è diventata urgente. Anzitutto voglio con tutta sincerità da vero amico farle le condoglianze per la perdita del carissimo fratello, che mai non posso dimenticare, Don Francesco, per la sua grande semplicità, apertura, e il suo meraviglioso carattere confidenziale che metteva a proprio agio chiunque gli parlava o stava con lui. Che Gesù che amava gli umili di cuore dia al nostro carissimo Don Ciccillo la luce eterna del suo volto. Abbiamo pregato e offerto la Santa Messa per lui. Però mi stringe sempre il cuore al pensiero che, se verrò ancora a Platì, non lo vedrò più. Siamo tutti in cammino e là dobbiamo arrivare e se siamo umili possederemo il Regno qui e nell’aldilà.
Faccio le mie sincere condoglianze alla sua cara sorella e a tutta la famiglia.
Come va a Platì? spero che la sua presenza come parroco avvicini la gente al Signore. Abbiamo tutti e in ogni parrocchia lo stesso problema.
Ora qui incluso trova un cheque da dividersi secondo le offerte in due parti: una alla Santa Vergine Loretana e una per il Santuario di Polsi. Includo anche un’immagine che le sarà nota e che ha dei bei ricordi anche se lontani per il nostro cuore e non ho ancora abbandonato l’idea di poterne avere una copia esatta qui nella nostra chiesa.
Carissimo Don Ernesto, mi saluti tutti di casa e poi gli amici di Platì, quelli che mi hanno ospitato, specialmente Armando Mittiga e la sua carissima Signora, Luigino, Pasqualino e la sua famiglia, (parenti di Treccase) e tutti gli amici. Speriamo che Dio ci dia la grazia di vederci ancora nella bella valle di Platì e nella costa Ionica che sarebbe meravigliosa se ci fosse un po’ più di pace e di amore cristiano.
Abbracci fraterni
Don Raffaele Beltrame


Nota- Chi arriva a Platì senza premeditazioni va incontro ad un paese come tutti gli altri e da dove si riparte col cuore in mano, grati dell'ospitalità e coraggiosi di ritornarvi.
Don Raffaele Beltrame era originario di Castello di Godego in provincia di Treviso. E’ morto il 19 dicembre del 2015 all’età di 86 anni e per quarant’anni è stato accanto ai platioti di Griffith.