"Sono come un ontano del fiume, le mie radici sono fisse e profonde" Mikio Naruse, 1958
lunedì 30 ottobre 2017
sabato 28 ottobre 2017
Ohio - Crosby,Stills, Nash & Young
Italia
Al Signor
Luiggii Gliozzii fù Francesco
Provincia Reggio Calabria
(Platì
Kent, Ohio li 17 Maggio 1939
Mio affettuoso cogino.
Dopo un lungo e muto silenzio mi afretto a darvi miei notizie è spero
che la mia presenti vi trovassi tutti beni assiemi la vostra rispettaboli
famiglia, riguardo mé sto puri beni contutta la mio famiglia
Mio caro cogino volessi che mi fati il favori di vederi se io sono
registrato al Municipio di Platì, è di mandarmi la mia fedi di nascita che io
vi mando subito la moneta che doveti pagari per cacciarla, perché mi fa molto
bisogno a dovi lavoro, io credo che questo piaceri mi lo fati senza vostro
interessi, grazie.
Anticipato, così aspetto una vostra risposta più presti che poteti
fatelo per favori.
Che sempre siamo sangue, è no fa bisogno che mi sogetto a daltro, non
più vi lungo vi salutano i miei 9. Figli, saluto i vostri figli, saluto la
cogina D. Serafina, saluto il cogino D. Arnesto, vi saluta mia moglii, è
salutiamo avostra moglie. Vi saluta mio fratello Cesari,
ora vi saluto io e dandovi la mia destra sono vostro cogino Giulio
Gliozzii, Pronta risposta
il mio indirizzo è questo
Mr Julio Iliozzi
136 West Day St
Kent, Ohio
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Once upon a time in Platì
martedì 24 ottobre 2017
È nata una stella (reg. William A. Wellman - 1937)
Il Fronte Democratico Popolare (Stella) nelle elezioni del 18 aprile 1948 prese a Platì 464 voti mentre a Casignana ne riportò 115.
lunedì 23 ottobre 2017
Il Medaglione (reg. John Brahm - 1946)
Posilipo
27 Giugno 1865
Mio
caro Sig.r Compare
Nel
corso di questo mese non mi avete scritto, che una sola lettera, e non so a che
attribuire la ragione. Voglio augurarmi, che ciò non sia per causa di salute,
della quale mi attendo le vostre buone nuove, come pure di quelle dei miei
fratelli, e degli altri nostri congiunti, ed amici, che salutiamo.
Noi
qui stiamo tutti bene.
Attendevo
pure la rimessa di ducati duecento che mi promettevate, ma sono rimasto deluso.
Vi prego dunque al più presto possibile di spedire in Palmi tutta la somma
disponibile a quel mio affettuoso Sig.r Zio D. Pasquale Suriano, il quale
soltanto di tutti quei miei congiunti mi rimase affezionato, e costante,
avendolo gravato di un pagamento di Ducati 300, di cui ebbi bisogno per pagare
i mobili ed altre spese pel mio matrimonio, che mi ha consumato. E mi sarei
veramente disperato; se non avessi trovato per moglie un angelo di bontà, che
mi compensa colla sua carissima attenzione, colle sue virtù e colle incessanti
cure e sollecitudini, che ha per me. Ella insiste sempre più di accompagnarmi
nella mia venuta nel prossimo autunno per cui bisogna fare i necessari
preparativi per riceverla degnamente, e come merita ed ottenere il permesso di
potersi celebrare la messa nella Casina. Se mi mandate le carte, sarà mia cura
di ottenere da Roma, ove vi sono parenti della Contessina che avvicinano anche
il Papa, ed ha una Cugina nipote di un Cardinale, e che è conosciuta dal S.
Padre, il quale le complimentò un medaglione per suo matrimonio.
Salutatemi
tutti i domestici, e particolarmente il compare massaro Pasquale Perri e mastro
Antonio Caruso, cui direte che non mi ha più scritto.
Se
avrete denaro disponibile al di là di Ducati 300, consegnerete l’avanzo al
Cugino Arciprete o pure a D. Stefano suo fratello cui devo Ducati 315 e sono
due volte che mi scrive e mi fa premura di mandarglieli ad onta, che gli feci
conoscere le mie circostanze. Desidero conoscere, se avete venduto gli asini,
il mulo e se avete comprato la giumenta, come vi avevo pregato. Attendo la
notizia dell’estimo del grano e dell’orzo e dell’industria bachi da seta, ossia
la quantità dei primi, e quella dei bozzoli.
Non
altro per ora, vi abbraccio di cuore col mio prediletto fratello D. Ciccio e
col S. Cugino Arciprete e mi raffermo
Vostro
affezionatissimo compare
Filippo
Oliva
Nota - La presente lettera era indirizzata a Filippo Gliozzi che era procuratore dei conti Oliva.
domenica 22 ottobre 2017
Immortalità (reg. Miklós Jancsó - 1959)
Per chiudere questa breve trilogia Fera ecco l'orazione funebre di Ernesto Gliozzi il vecchio per Michele Fera padre di Mimì. Ricorrendo alla fresca genealogia di Francesco di Raimondo, nacque in Platì il 14 dicembre 1851 da Francesco e Taliano Francesca. Dalle nozze con Concetta Ieraci nacquero Francesco, Alfonzina, il citato Mimì (Domenico) e Antonio. Questo documento, spoglio di data, molto probabilmente risale al secondo decennio del secolo scorso.
Signori
In nome della famiglia, della fratellanza ed anche in nome di tutti
voi- se mi permettete – compio il mesto ufficio di dare l’estremo saluto alla
salma di Michele Fera- Italiani. Se l’affermazione di Bruto- che la virtù cioè
è un nome vano – si può considerare ancora come l’hanno considerata i nostri
maggiori quale essa è: una bestemmia … Se nel naufragio di tante cose belle e
distrutte rimane ancora a galla qualche cosa come il galantomismo, la bontà,
l’onestà … io vi prego di ascoltare, riverenti, il saluto che porgo, con voce
commossa, a quest’uomo d’altri tempi, che tenne ferma la sua bandiera,
materiata tutta di bontà.
Il non fare male ad alcuno, il beneficare gli altri all’occorrenza,
l’essere immacolato d’egoismo: tutto questo credo basterebbe oggigiorno per
rilasciare il nulla-osta sul passaporto lusinghiero di colui che si affretta
verso le porte dell’immortalità.
Perdonatemi ho detto una parola audace “l’immortalità“…
Non già che io pensi che Michele Fera dovrà vivere sempre in mezzo a
noi e nelle menti delle generazioni future … C’è troppa fretta, lo so, per
dimenticare i morti! Ma quella parola che mi è sfuggita serviva a denotare
l’ideale verso cui camminava l’estinto – l’immortalità dell’anima intendo – e
quest’ideale, questa fede erano il suo retaggio migliore, era tutto ciò che
aveva conservato gelosamente; informando ogni atto, ogni sentimento della sua
vita ai santi dettami di questa religione: Non arrossiva di credere, non si
vergognava di Dio. Oh non ci siano qui a sentirmi dei bugiardi apostoli del
nulla, a cui Dio è il ventre; se ci fossero potrei ripetere loro le parole di
Robespierre che scriveva a Chomet: “ La morte non è un sonno eterno, essa è il
principio dell’immortalità “. Basta, basta.
Ecco perché Michele Fera fu buono, onesto, benefico; ecco perché soffrì
con rassegnazione i dolori e si addormentò placidamente nel bacio del Signore.
Posso coscientemente affermare che il mio penitente, il mio
confratello, il mio amico, sul letto di morte, non ebbe un rimorso che lo
facesse piangere, non ebbe un nemico da perdonare né un centesimo da
restituire. Ebbe invece tutto l’affetto tenero di angioletti figli, l’amore
ardente della sua compagna e, questa sera, la manifestazione di stima di questo
popolo che l’accompagna. Credo che basti.
Che se poi la mano sacrilega di una falsa civiltà moderna vorrà dare
gli ultimi colpi di scure ai puntelli che sostengono l’impalcatura della civile
società; dalla rovina immane allora sorgeranno delle ombre a protestare, ed in
mezzo alloro anche tu, o Michele Fera – Italiani.
Per ora riposa in pace. Ti sia premio Iddio, cui tu credesti.
Ti accompagni il saluto dolorante della famiglia, il mesto rimpianto
dei fratelli della congregazione a cui appartenesti; e le benedizioni di tutti
quanti ti conobbero, ti stimarono e amarono.
Addio per sempre.
Ernesto Gliozzi sen.
mercoledì 18 ottobre 2017
A Thunder of Drums (reg. Joseph M. Newman - 1961)
Gli imbonitori televisivi avrebbero detto: “siamo qui in vena di stupirvi”. E forse è così. Ancora qualcosa che
ha a che fare con Mimì Fera questa volta tratto dall’archivio di famiglia. Una
foto e un personaggio della Platì che fu: un tamburo e il suo massimo, abile player,
Gianni u tamburinaru Romeo. Una coppola, un corpo, un volto che ritornano intatti. Nell’immagine
la formazione classica ricordata da Mimmo Catanzariti: “Gianni Romeo, Michele, Giamba, Trimboli e ‘Ntoni u Miricriju” (inAspromonte,
gennaio 2015, n. 005).
La foto, ora nell’archivio dei pulinaroti,
è stata scattata da Mimì Fera dal balcone di casa Caruso, tuppu
iancu, Giuseppe.
Quello che segue è una cosa vecchia che trovate tra queste pagine.
“Credo che quando la mamma di
Gianni lo concepì pensò già da allora di farne un suonatore di tamburo, così
venne su massiccio, e, dono della natura, con il braccio sinistro più corto,
cosa che lo aiutò molto a divenire un esperto dello strumento. E’ stato l’ultimo
ad aver gridato il bando per le vie, annunziando le ordinanze del
municipio, come le offerte mercantili sempre con la stessa cadenza di voce,
preceduta dai rulli del suo tamburo.
A quel tempo gli strumenti,
tamburo e grancassa, venivano realizzati artigianalmente con legno, pelle di
capra o pecora e corda. Ricordo che Gianni aveva un tamburo con una cassa di
risonanza larga circa 30 cm. dipinta di nero, mentre la grancassa di Michele
era verde.
I motivi che suonavano nei giri
erano due: un adagio molto marziale e una tarantella, a cui si aggiungeva un
lento intonato solo fuori dalla chiesa al momento della consacrazione
dell’ostia e del vino. Se il comitato che organizzava le feste raccoglieva
soldi sufficienti al tamburo e alla grancassa si aggiungevano i giganti: il re,
la regina e l’asino, questi la tarantella la ballavano lungo il percorso e
talvolta sostando davanti a quei generosi che offrivano denari o rinfreschi”.
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Once upon a time in Platì
martedì 17 ottobre 2017
Il Superiore (reg. Keisuke Kinoshita -1953)
Questa è una scoperta di poche ore. Cercando alla voce Fera, che non è la più celebre, quella
di Stefano Horcynus Orca D’Arrigo: da
quella i cariddoti non si salvavano.
Quella mia, o se volete platiota, è un cognome tra i più in vista: l’avv.
Rosario Fera, il dottor Fera, medico dei santulucoti, la signora Graziella, notaio in Bergamo, la mamma del nonno Luigi,
Rosa Fera, la mamma della nonna Lisa, Caterina Fera sono i miei più noti. Ora
si è aggiunto anche Mimì Fera, meglio conosciuto come il Colonnello Fera. Ed è partendo da quest’ultimo che sono risalito a Domenico Fera, superiore a Polsi dal
1836 al 1856 di cui i pochi a conoscerlo non sapevano data di nascita e
patronimici - ignoti a Salvatore Gemelli, storico polsiade - autore tra l’altro della prima opera storica su quel Santo Sito, nonché artefice del rinnovamento della chiesa e dell'incentivazione del culto polsiano (Salvatore Gemelli, Storia tradizioni e leggende a Polsi d'Aspromonte, 1974). Ebbene Monsignor Domenico Fera nacque a Platì l’8 novembre 1818 da Francesco,
bracciale di anni quaranta, e da Anna Lentini, moglie legittima di anni trenta.
Siamo negli anni della restaurazione borbonica, l’atto di nascita fatto davanti
a Ferdinando Mittiga, sindaco, vedeva testimoni: Giuseppe Marando di anni 36 e Saverio
Romeo di anni 40, ambedue bracciali e residenti in via San Pasquale. FINE. Anzi no! C’è ancora Ferdinando
Mittiga, non il Caci di Michele
Papalia, bensì il nonno del famoso Ferdinando, eroe degli anni piemontesi.
Fine. Anzi no! Ci sono ancora i cultori dello scaffale gugliano: a loro raccomando
l’opera, ben più facile rispetto al capolavoro dell'italico novecento citato in apertura, di Mons. Fera che trovano qui: https://play.google.com/store/books/details?id=_78XAAAAYAAJ&rdid=book-_78XAAAAYAAJ&rdot=1, BUONA LETTURA.
SDG
SDG
lunedì 16 ottobre 2017
La Portatrice di pane(reg. Bachi, operatore Luigi Florio - 1923)
Quella che vedete in foto è una piastra (oggi la chiamano
cialdiera) che ormai non serve più. Era di proprietà dello zio Ciccillo ed a
lui serviva per confezionale le ostie, pane azzimo: la grande per il rito
dell’Eucaristia, le particole per il rito della Comunione dei fedeli. Come
nell’antichità allo zio bastava poco: farina di grano e acqua che, nella
sacrestia della chiesa del Rosario, impastava col mestolo di legno in una
pentola di terracotta e successivamente per mezzo di un cucchiaio ricolmo spargeva sulla piastra che vedete. Raccolte un buon numero di
ostie lo zio con le forbici separava le grandi dalle piccole. Fin qui il suo
rituale, quando a fine cottura e dopo aver raccolto un buon numero per le
funzioni settimanali, questo lavoro egli lo compiva di sabato pomeriggio,
raccogliendo i rifili, li distribuiva a noi non ancora accostati a quel Sacramento, impazienti di
assaporare quel cibo che non aveva eguali.
Acque Torbide (reg. Tadashi Imai - 1953)
COMUNE DI
PLATI’
( Provincia di Reggio Calabria)
………………………………………
Il Commissario prefettizio
Su ricorso degli interessati Riganò Domenico di Giuseppe e Taliano
Domenica fu G. Antonio, i quali a causa di certe costruzioni eseguite dai
signori Zappia Rosario fu Filippo e Gliozzi Luigi fu Francesco in Contrada
Piruselli, e contro le norme dei vigenti Regolamenti di polizia urbana, si
vedono allagate le proprie abitazioni.
Visto l’art. 153 T. U. Legge Com.le e Prov.le approvata con R. D. 4
febbraio 1915 N. 148
Constatata l’urgenza di provvedervi
Ordina
Ai signori Zappia Rosario fu Filippo e Gliozzi Luigi fu Francesco di
provvedere immediatamente perché l’acqua che ristagna nei fossi delle proprie
costruzioni su indicate, o che a causa del cumulo del proprio materiale sulla
via pubblica, s’incanala in modo da danneggiare seriamente le abitazioni dei
suddetti cittadini, venga fatta scorrere in maniera sa non recare nocumento ad
alcuno, facendo presente ai medesimi che qualora non avranno provveduto entro
due ore dalla notifica della presente ordinanza all’esecuzione di essa, questa
sarà eseguita d’ufficio a loro spese.
Platì 1 febbraio 1924
Il Commissario prefettizio
Fera
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domenica 15 ottobre 2017
To the bone (reg. Marti Noxon - 2017)
All'Avvocato Mercurio
A voi che sapete - di vecchie e di nuove -
e disponete - di ampissime prove
IL Cane e l’Osso.
Sopra un’ osso un can molosso
ringhia e addenta a più non posso
e tien lungi gli altri cani
che pur fanno sforzi inani
per raggiunger quell’osso
già scarnato dal molosso
Ma la bestia pettoruta
tiene a bada quella muta
di mastini e di cagnastri
i cui abbai van fine agli astri
e roscchia più feroce
l’osso nudo e si satolla
non sentendo alcuna voce
della ria, canina folla.
Mangia e ingrassa in barba a tutto
finché l’ossa avrà distrutto …
Vuoi veder che l’indovino?
quel molosso è un tal ...
Vuoi saper chi l’osso sia ?
un campione di idiozia …
Vuoi saper la folla bruta? che compone quella muta ?
Questo mò nol poss dire
ma se vuoi lo puoi intuire …
Esopuccio
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