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domenica 14 dicembre 2014

Lo squadrone bianco (reg. Augusto Genina - 1936)






Al Signor
Luiggi Agliozzi
Platì
Prov. Di Reggio Calabria
                               Italia


Addis  Abeba   1  /  6  1937

  Egreggio don Luiggi
Viscrivo questa lettera per darvi notizie della mia buona salute così spero che questa presente trova a Voi insieme contutta la Vostra famiglia quinde carissimo don Luiggi vi farò sapere che miè comunicato mia moglie che voi la volete citare per coranta lire dello mezo cafiso dellolio quinde io micredo che voi avite coscienza perche ricordate vi bene quanto giornate vi ò fatte fora allessa lessi quando zappavimo li olivare quindi io vio fatto cinque giornate e quando viò fatto queste giornate la giornata si pagava a sette lire al giorno quinde viò restato a dare due giornate quindi io queste due giornate che viò restate a dare  io vi li pago puro a sette lire e quinde voi non avete che dire ppiù di me perche io sono uno giusto e licose li voglio giuste quinde io mi maravisglio come voi dite questo perche io lu so che voi site anche una persona considerevole e percio voi non mi dovevivo acchiamare per coranta lire mentre che io vi dovia fatto li giornate quinde io vi devo dare due giornate asette lire sono 14 lire e o ra gli scrivo a mia sposa che vi li porta basta egregio do Luiggi mianno comunicato puro cheavete chiamato a mia sposa perisguardo di vostro cogginodon Rosario Fera quinde di queste fatte a voi nintaressa perche sono conte tra me elui perche voi non potite sapere li conti di me e lue percio di queste fatte non interessate perche a voi non vinta ressa e voi mi dovete scusare cheio parlo cosi basta.
Non mi dilungo ppiu passo ai salute saluto tanto tanto li vostre cognate il Medico e do Micheluzzo  saluto la mia famiglia infine vi saluto a voi contutta lintera vostra famiglia e sono sempre il vostro dipendente
Carbone Francesco

Seccio lonore di scriverme questo e il mio indirizzo
Al Cap. le Magg.
Carbone Francesco
Battaglione di Fanteria
4° Compagnia
Addis Abeba  A. O. I.

Danovo vi saluto

giovedì 11 dicembre 2014

Ricorda il mio nome (reg. Alan Rudolph - 1978)

                                   
                       G l i   Alias  (i soprannomi)  di  P l a t ì
                                    ----------------------------

                                  Libro dei Battezzati- vol.XVII°
-Carbone Saverio(16.9.1934/1-100)di Giuseppe ranco e Portolesi Anna lucìu.
-Portolesi Antonio(23.9.1934/1-101)di Francesco miricriju e Agresta Maria.
-Calabria Elisabetta Ant.(23.9.1934/1-102)di Saverio jhumentaru e Demarco Teresa di Domenico jancu.
-Catanzariti Domenica(29.9.1934/2-104)di Domenico celestino e Catanzariti Domenica di Giuseppe barrosaru.
-Agresta Mariantonia(4.10.1934/2-105)di Domenico ferraro e Barbaro Francesca di Francesco babbeu.
-Romeo Pasquale(21.10.1934/4-110)di Gius.Ant. barisi e Giordano Maria di Giuseppe.
 -Mittiga Caterina(4.11.1934/5-112)di Rosario cinnarella e Stancati Serafina di Gaetano.
-Perre Elisabetta(11.11.1934/5-113) di Rocco ràsula e Perre Anna di Pasq.
-Schimizzi Giuseppa(11.11.1934/5-114)di Antonio tusina e Carbone Domenica di Antonio.
-Sergi Antonia(12.11.1934/6-115)di Antonio perciasipàli e Barbaro Caterina di Francesco zumpanu.
-Sergi Marianna(17.11.1934/6-116)di Giuseppe tinturi e Mittiga Elisabetta di Giosofatto.
-Furore Giuseppa(4.6.1934/7-118)di Francesco janaru e Agresta Giuseppa di Giuseppe.
-Pangallo Domenico(18.11.1934/7-119)di Francesco facciuja e Romeo Giuseppa di Pasquale 'mburcanu.
-Pangallo Caterina(17.11.1934/7-120)di Domenico facciuja e Gliozzi Romeo Assunta di Giuseppe.
-Barbaro Marianna(19.11.1934/8-121)di Giuseppe pillari e Sergi Elisabetta di Domenico perciasipali.
-Barbaro Antonio(22.11.1934/8-122)di Giuseppe mangiafica e Catanzariti M.Loreta di Rocco.
-Grillo Elisabetta(22.11.1934/8.123)di Domenico ingrisi e Sergi Maria di Antonio perciasipali.
-Musolino Maria(25.11.1934/9-125)di Antonio perciasipali e Barbaro Anna di Giuseppe zumpanu.
-Trimboli Giuseppe(1.12.1934/9-126)di Saverio 'i paula e Romeo caterina di Saverio.
-Catanzariti Giuseppa(8.12.1934/11-130)di Domenico celestrinu e Perre Maria di Giuseppe.
-Trimboli Rocco(10.12.1934/11-132)di Francesco piseja e Carbone Caterina di Rocco.
-Barbaro Domenico(11.12.1934/11-133)di Pasquale zumpanu e Musolino Caterina di Domenico.
-Demarco Maria Pia(22.12.1934/12-134)di Francesco jancu e Sergi Caterina di Domenico.
-Trimboli Caterina(23.12.1934/12-135)di Antonio settelampi e Calabria Giuseppa di Domenico.                                                                                                                                                        continua        

Questo è ancora un lavoro di trascrizione su pc (con Windows 95 se non ricordo male) dello zio Ernesto il giovane (nella foto con la zia Amalia, quando reggeva la parrocchia e i parrocchiani di Samo). Queste trascrizioni lo impegnarono non poco, alla veneranda età di ottanta anni; col tempo pubblicherò tutto il file.
Mi pare che il, grazie Don Ernesto, se lo merita!
                                           

mercoledì 10 dicembre 2014

Mio zio (reg. Jacques Tati - 1958)


Platì  7 Maggio 1906

Mio carissimo Ernesto
Come rileverai dall’acclusa lettera con dispiacere ti annunzio la morte del nostro affettuoso zio Michele avvenuta il 19 dello scorso mese.
Per tutto ciò pregoti non disturbarti poiché ci dobbiamo uniformarci ai divini voleri.
All’acclusa lettera risponderai con una lettera di ringraziamento al Musolino e compaesani delle cure fatte in vita e degli onori dati in morte a quel compianto zio.
Farai di tutto s’è possibile ottenere il permesso per venire pel 19 corrente per celebrare i suoi funerali.
L’ubbidiente zio cessò di vivere in casa del suo cugino Portolese Francesco il quale prestò le più energiche cure, nella lettera ringrazia pure questi. Insieme alla moglie e fratello.
Da tante altre lettere venute dall’America parlano degli onori che hanno dato in morte dello zio il quale hanno speso pei funerali ed accompagnamento all’ultima dimora £. 392:00
La lettera del Musolino la farai quanto prima e nel modo che tu sai, porgerai quindi i saluti e ringraziamenti per tutti e da parte da noi tutti.
Non più per ora che dirti ti donano la S. B. papà e mammà io con Serafina un abbraccio dal
Tuo Affmo fratello
Luigi

martedì 9 dicembre 2014

Salt of the Earth (reg Herbert J. Biberman - 1953)



Ben eloquente più di mille sermoni
E’ la sua tomba
( Byron )
Signori,
Vi ha nel mondo un titano minaccioso che passa e con le sue freddi ali, vi spazza fin le rovine!
E’ il tempo.
Passa e impetuoso torrente, sempre, travolge, trasporta seco ogni cosa; passa e ne la marcia vorticosa l’accompagna uno spettro, un lugubre basso rilievo ambulante: E’ il genio den la morte, o signori! Al suo passaggio le tiare e le corone cadono, gli scettri ed i pastorali s’infrangono ed è giocoforza ubbidire a la sua voce di comando che grida “ Seguitemi “ Voi vi sentite mancare di sotto il terreno, sentite al vostro corpo aderire le viscide bocche de la piovra che vi avvince fra i suoi tentacoli, e presentate le armi, vi date vilmente prigioni, scomparite nel corteo funebre di quel titano che passa, mentre

Il freddo oblio ricopre  I nomi i casi e l'opre   Dei piccoli viventi   
  
Ieri grandeggiava fra noi la maestosa figura di colui che più ho venerato fra i vivi!
Oggi vediamo scomparire e confondersi nel turbine degli anni questa figura di grande; vediamo Giovanni Andrea Oliva dipartirsi da noi e per sempre; mentre un vuoto enorme si fa d’intorno; una caligine densa, come d’una fiaccola che viene spenta d’un soffio, e tutto ci fa pensare con un sentimento di sconforto, in un momento di commozione profonda:  Chi colmerà questo vuoto?! …
Io lo domando a voi, suoi coetanei, lo domando a tutti quelli che lo conobbero; lo domando a me stesso e con mente deliberata e cuor fermo dico: Questo posto rimarrà vuoto per sempre!
Né vogliate giudicare la mia asserzione un po’ ardita (come quella che parte dal cuore, ed il cuore non ha misure quando ama) ma piuttosto avvicinatevi al gran morto, che da noi si commemora, e ve ne sentirete convinti.
La purità e correzione dei suoi lineamenti persuaderebbe di rassomigliarlo, sotto alcuni rispetti, a quei grandi personaggi de la Galilea, che liberarono i popoli dalla servitù secolare, agli Apostoli, se in lui l’amore pacifico de la famiglia non venisse a temprare quell’amore di condottiero di popoli; non venisse, dico, a confinarlo qui, in questa terra che lo vide nascere, a consacrare il contributo delle sue virili energie, per te, o popolo, che l’adorasti.
E noi lo ricorderemo per più anni, imbalsameremo anzi con la fantasia la sua sacra memoria, e ci parrà vederlo, ancora curvo, avviarsi in Chiesa per compiere i divini misteri, in Municipio a disbrigare gli affari inerenti il suo ufficio, in casa, oracolo infallibile, della gente che aveva bisogno di conforto, d’aiuto e di consiglio.
Oh non venite a dirmi che, senza di lui, ce la saremmo cavata lo stesso; che egli era un prete, e nulla più! Voi bestemmiereste, di certo!
Ci furono e, grazie a Dio , passarono i tempi difficili anche per noi; i tempi in cui era provvidenziale la presenza di un prete al potere comunale, perché ricordasse a coloro che ci comandavano, come non si possano conculcare le masse impunemente.
Questo prete, o popolo, l’hai visto: non fu altri se non il Reverendo vediamo Giovanni Andrea Oliva, che accompagnate alla tomba mestamente stamattina
Ma io non voglio e non intendo parlarvi di politica, dinanzi il muto e venerando cadavere d’un prete.
Sapete che il sacerdote è il sale de la terra, il sole del mondo, la speranza dei popoli?
Ebbene vediamo Giovanni Andrea Oliva non venne meno, neppure per un istante, alla sua grande missione sacerdotale. Il sacerdote dev’essere copia di G C. per lo spirito che lo anima. E come il suo Divin Maestro, dal più alto dei troni, la Croce, spirava per un ideale grandissimo, la Redenzione degli uomini, il sacerdote , quando a pieno comprende il suo dovere, deve sacrificarsi al bene dei popoli, mostrando a le generazioni che sono e che saranno, come egli sia e sappia essere, davvero, il sale della sapienza, il sole della verità, la spada de la giustizia.
Fu tale il Sac: Giovanni Andrea Oliva?
Lo credo.
Oh avvicinatevi a questo sacro cadavere ché io bramo sapere dunque da voi se posso sicuramente rispecchiarmi in lui, avvicinatevi perché io sappia se il mio morto amico meritava tutta quanta la stima che gli tributammo, per sapere, in una parola se bastano tutti i fiori che mi produce la primavera per abbellire è per sempre il suo sepolcro?
Oh no, lo ripeto, io non posso per nulla dubitare!
La vostra imponente manifestazione d’affetto chiaramente ed eloquentemente parla al cuore, io mi sento profondamente commosso dalle viscere e benedico, più che mai, in questo momento la sacra memoria dell’estinto, che passò in mezzo a noi celermente, trascinando dietro di se a brandelli i cuori lacerati.
Deh, riposa, riposa perciò in pace, amico dolcissimo ed indimenticabile! E ti sorrida in questo momento il Conseguito Ideale e ti giunga, come un’armonia celeste, la prece sommessa, calda, vera, sentita, sgorgante da l’anima di questo popolo devoto che ti ripete il saluto supremo e t’abbandona. Ti giunga anche la nota calda d’affetto, che io ti mando in nome dei miei superiori e colleghi, in nome di tua nipote che abbandonasti in un’agonia di dolore, in nome di questo popolo riconoscente  e buono.
Anima grande di cittadino e sacerdote, Addio, Addio, per sempre, Addio.
                Platì 26 Marzo 1906
                                               E Gliozzi (sen) Sacerdote

Eppure Platì paese della Calabria Ultra ha avuto un sindaco sacerdote, pochi lo sapevano.
Giovanni Andrea Oliva,1884 – 1906, era figlio di Raffaele e Pasqualina Brancatisano, fu sindaco dal gennaio 1902 all'ottobre dello stesso anno. Questo scritto dello zio Ernesto, recitato in occasione dei suoi estremi onori, lo celebra e ce lo riconsegna degnamente.

giovedì 4 dicembre 2014

Farewell, My Lovely (reg. Dick Richards - 1975)

Da Ciurrame a Bovalino





 E per di più questa Calabria è una terra di molteplici ricordi e interessi. Una terra di grandi uomini.
 Nel 1737 l'erudito Aceti riuscì a citare più di duemila celebrità calabresi: atleti, generali, musicisti, centenari, inventori, martiri, dieci pontefici, dieci re, nonché una sessantina di donne in vista. Una terra di pensatori. Il vecchio Zavarroni, nato nel 1705, ci dà un elenco di settecento scrittori calabresi; e io, per conto mio, non aggiornerei volentieri il catalogo. La sola Biblioteca Calabra, acquistata di recente a Napoli, contiene Dio sa quante voci, quasi tutte moderne.
E chi racconterà dettagliatamente le sue naturali attrattive? Dice un altro antico scrittore:
«Quivi trovansi ogni genere di Frumento, di Vini vari, e grande abbondanza di tutti i tipi di Frutti, Olio,Miele, Cera, Zafferano, Cotone, Anice e Semi di Coriandolo. Cresce la Gomma, la Pece, la Trementina, il liquido di Storace. In tempi antichi non v'erano molti Metalli, ma oggi se ne trovano in abbondanza, essendovi quasi dappertutto diverse specie di Miniere, come Oro, Argento, Ferro, Marmo, Alabastro, Cristalli, Marcassite, tre generi di Creta bianca, Vermiglio, Allume, Zolfo, e il Quarzo che, essendo di quinto grado, non scalfisce il Ferro ed è di colore nero. Qui crescono la Canapa, e il Lino di due tipi, quello chiamato maschio e quello chiamato femmina; qui cade la Manna dal Cielo, cosa assai rara in verità; e sebbene non vi si raccolga Seta in abbondanza, oserei tuttavia dire che mai non ve n'ebbe il simigliante in tutto il resto d'Italia. Vi sono anche bagni, caldi, tepidi e freddi, per curare molte malattie. Vicino al mare, come sul Mediterraneo, vi sono bei giardini di Aranci, Limoni e Cedri di diversi tipi. Il paese è bagnato da molti fiumi. Vi sono sui colli dell'Appennino, folte foreste di alti Abeti, Lecci, Platani, Querce, dove cresce il bianco fungo odoroso che splende nella notte. Qui cresce la pietra Frígia, che ogni mese dà una resina delicata e salubre e la pietra Aetites, che da noi si chiama pietra Aquilína. In questa provincia si può fare ottima caccia di creature svariate, come i Cinghiali, i Cervi, le Capre, le Lepri, le Volpi, i Porcospini, le Marmotte. Vi sono anche bestie feroci quali i Lupi, gli Orsi, le Lonze, che hanno l'0cchio pronto e le parti posteriori maculate di colori diversi. Questo tipo di animale fu portato dalla Francia a Roma per il passatempo di Pompeo il grande e i Cacciatori affermano che quest’animale ha una memoria così debole che, pur mangiando con voracità, se gli capita di guardarsi indietro non si ricorda più del proprio cibo e se ne parte alla ricerca di altro.››
 Norman Douglas, Old Calabria


mercoledì 3 dicembre 2014

Amarti è il mio peccato (reg. Sergio Grieco - 1953)





Alla celeste mensa


Alla celeste mensa
venite o care figlie
e svaghe più che gigli
col sangue vi farò.
===

Di mio divino agnello
Il corpo il sangue è questo
e sugli altari impresso,
in cibo vi darò.
===

Spargendo il sangue in croce
vi rese amici a Dio
or vo col sangue mio
divinizzarvi ancor.
===

Venite a dissetarvi
il sangue e la lavanda
sparso per vostro amor
===

In Sacramento ascoso
in terra mi lasciai
tanto desiderai
unirmi al vostro cuor.
===

Il mio convito è aperto
su liete vi apprestate
le brame de appagate
del vostro Redento.
===

Non vi ritragga il mondo
da me coi falsi beni
venite e vi farò pieni d’avere
i miei tesori.
===

O Dio che più non reggo
sul tuo si dolce invito
mi sento già ferita
del tuo divino amor
===

Vieni de presto veni
amato mio signore
donarti a questo cuore
che più non può aspettar
===

Vieni colmami tutta
del tuo prezioso sangue
vedilo come langue
vieni non più tardar.
===

O carne, o sangue o cibo
di Paradiso Dio
vivo ma non più io
sol Cristo vive in me.
===

Or si che son contenta
or si che son felice
altro il mio cuor non dicembre
 che di venir con te.

Fines
 G Gliozzi

Lo zio Pepè non era certamente S. Giovanni della Croce, di questi  forse non conosceva In una  notte oscura e così non fu un altro prete in famiglia!



 1. In una notte oscura, 
 con ansie, dal mio amor tutta infiammata, 
 oh, sorte fortunata!, 
 uscii, né fui notata, 
 stando la mia casa al sonno abbandonata. 

 2. Al buio e più sicura, 
 per la segreta scala, travestita, 
 oh, sorte fortunata!, 
 al buio e ben celata, 
 stando la mia casa al sonno abbandonata. 

 3. Nella gioiosa notte, 
 in segreto, senza esser veduta, 
 senza veder cosa, 
 né altra luce o guida avea 
 fuor quella che in cuor mi ardea. 

 4. E questa mi guidava, 
 più sicura del sole a mezzogiorno, 
 là dove mi aspettava 2 
 chi ben io conoscea, 
 in un luogo ove nessuno si vedea. 

 5. Notte che mi guidasti, 
 oh, notte più dell’alba compiacente! 
 Oh, notte che riunisti 
 l’Amato con l’amata, 
 amata nell’Amato trasformata! 

 6. Sul mio petto fiorito, 
 che intatto sol per lui tenea serbato, 
 là si posò addormentato 
 ed io lo accarezzavo, 
 e la chioma dei cedri ei ventilava. 

 7. La brezza d’alte cime, 
 allor che i suoi capelli discioglievo, 
 con la sua mano leggera 
 il collo mio feriva 
 e tutti i sensi mie in estasi rapiva. 

 8. Là giacqui, mi dimenticai, 
 il volto sull’Amato reclinai, 
 tutto finì e posai, 
 lasciando ogni pensier 
 tra i gigli perdersi obliato. 


Per chi volesse saperne di più qui sotto il link dove c'è il commento di una vera santa e bella donna: Cristina Campo 


http://www.cristinacampo.it/public/san%20giovanni%20della%20croce,%20la%20notte%20oscura%20,%20testo%20integrale..pdf



domenica 30 novembre 2014

Il volto (reg. Ingmar Bergman - 1958)




Col post odierno voglio rendere omaggio a Mimmo Marando, avvocato. Come molti di noi non vive più in paese. Ha il merito di essere stato il primo, in tempi anteriori all’esplosione del web, a cercare di raccogliere e conservare la memoria storica di Platì con la rivista omonima, voluta, fondata e diretta da lui, sebbene per pochi numeri.
Devo confessare che, tra gli altri ispiratori di questo blog, i germi si possono rintracciare in quella rivista, dove tra articoli originali, citazioni, documenti e foto Mimmo ha cercato di consegnare ai platioti un volto del proprio paese per anni deturpato e smarrito.


mercoledì 26 novembre 2014

Rivalità (reg.Giuliano Biagetti - 1953)


 

Echi  Calabresi
Plati, 25 1- 96
Non di rado sì constata lo strano fenomeno di vedere degli  asini atteggiarsi a cavalli, come dice la favola; ma quando cercano mandare fuori quel canto dolce che chiamasi nitrire, si conosce né più  e né meno il raglio del mansueto per quanto stupido animale. E cosi succede di un colto (!) seguace di Esculapio. Infatti costui nel N. 3. della cronaca di Calabria, corrente anno, pubblica un articolo sgrammaticato davvero (non come si compiacque di  notare il valente dottore) dicendo che dal terremoto in poi io divenni  pubblicista.
Non mi atteggiai mai a pubblicista o meno, come fa il dotto professore; ma ho creduto di far sapere al pubblico onesto la verità; mettendo in mostra la malignità e le pulcinellate(mi si  permette la frase volgare di certi esseri ambiziosi.
 Intanto il dottore, certo farebbe male se pensasse di studiare sempre più la medicina, perché così, essendo la scienza infinita potrebbe davvero divenire un eccellente medico, anziché un pubblicista, per il che pare non abbia alcuna probabilità di riuscita.
Dice l'egregio dottore che pei fatti da me esposti, sol perché ne avevo interesse al maggiore com. Chiare sul conto dello assistente Scaramozzino, dovevo allo stesso Chiarie presentarmi per sostenere le mie ragioni!
Si vede caro egregio Esculapio  che avete proprio perduto la bussola! ... E chi ha invitato me a dar conto di quanto ho scritto, ho firmato e son pronto sempre di dimostrare, come ho già detto altra volta? Dovevo forse io il ficcanaso, come forse fate voi; e presentarmi a chi non mi ha chiamato?....Santi Numi! ammirate voi  tante stoltezze...
Dite pure, Egregio Esculapio, che lo Scaramozzino non ha parlato di quella tale usurpazione che io so! Ci vuol coraggio  parlare il corda in casa dello impiccato, come sarebbero i beni del comune da me posseduti. O illustre Esculapio, dove avete appreso tanto coraggio, perché non dire altro?
E ditemi un poco: non siete voi che possedete terreni del Comune in contrada  Zacà, Serro di Platì,
e in contrada  Arsanelli, pure Serro di Platì? E come mai avete il coraggio di dire che io possegga beni comunali? (a).
Ed ora passiamo a fatti più concreti.
Il dottor in parola, tempo dietro aspirava al posto di medico condotto di questo comune, e lodavo spesso il signor Sindaco nelle colonne del Pungolo Parlamentare.
Ma quando si vide scurtato ed invece nominato lo egregio dottore Papalia, perché a lui creduto preferibile, cominciò a sfogare la sua ira contro tutta l'amministrazione comunale,  come un cane idrofobo, sebbene a tutti noi facesse pietà, poiché non era tale da meritarsi nemmeno il disprezzo dei gentiluomini .
Non per tanto, nascosto sotto lo pseudonimo di Ettore, non lasciò sfuggirsi nemmeno l'occasione di quel tale Scaramozino per isfogare la sua bile contro di me, che non gli davo il piacere neppure della mia indifferenza, poiché io son convinto che ha ragione quel vecchio adagio il quale dice che, chi di gattina nasce convien che razzoli!
Dunque, caro e dotto scienziato, se la rabbia vi consuma appiccatevi pure con una corda sopra qualche
ramo di albero di quei beni comunali che voi possedete, senza sfogare la vostra ambiziosa ira contro gentiluomini, che mai si sono accorti della presenza di un uomo come voi.
Inoltre vi dico che siete gran conoscitore di scatole e pierantoni, perché nel vostro sconclusionato articolo ne fate un pò abuso. Di fatti oltre le tante altre grettezze, ripetete nel vostro articolo  una quantità che a voi compete e da me riferitavi, cioè quella di Critico, che ritorcendo a me avete soggiunto, de miei pierantoni. (Povero galateo! ...)
Ora ascoltatemi un pò caro voi: Io vi consiglio di essere buono e più calmo, di lasciare la mania del ricorso, per cui pare avete una inclinazione speciale ed alta fama siete per acquistare. Curate di non voler toccare gli altri e pensate che la sola Laurea di Medico Chirurgo non potrà farvi nobile gentiluomo; per essere tale
bisogna essere buono; il che è Virtù suprema dell'animo, e che le azioni siano gentili e dimostrino animo nobile, ciò che in voi sembra che manchi addirittura.
Solo così facendo potrete vivere tranquillo e sano, senza punto turbare l'altrui quiete, che troppo cercate mettere a dure prove, e senza offendere così crudelmente il galateo che straziate tanto.   
E cosi per ora faccio punto,salvo a toccarvi ancora quando meglio lo crederete, giacché io sono sempre a vostra disposizione
 FRANCESCO OLIVA FU ROSARIO

 A conferma di ciò il sig Oliva c`invia il seguente certificato in carta da bollo, che volentieri pubblichiamo.
Il sottoscritto ff. Sindaco del comune di Platì, certifica che il suo concittadino signor Francesco Oliva fu Rosario, non possiede bene dei demani comunali nè limita con essi, si rilascia il presente a richiesta del  signor Oliva.
 Platì, 25 Gennaio 1896.
 Per il Sindaco mancante ,   l'Assessore anziano
Francesco  Oliva fu Arcangelo.       

Pubblicato su LA GAZZETTA DI MESSINA   ANNO XXXIV N. 30  5-2-1896

Questo articolo è quasi un corollario al libro del dottor Vincenzo Papalia, Lividure eteroclite, e l’Esculapio menzionato è lo stesso che ha acceso le ire del dottor Papalia.



lunedì 24 novembre 2014

Papà ma che cosa hai fatto in guerra? Pt. 10





                                                                           Platì 28 - 3 – 17            Al soldato
Sig.r  Gliozzi Luigi
3° Fanteria 13° Compn.
In distaccamento a
            Barcellona
(Messina) Pozzo di Gotto


Ringraziame
nti e cordiali sa
luti da me e da tut
                                                                            ti i nostri
Bettina



Al Soldato Gliozzi
Luigi
Barcellona
(Prov. di)  Messina


                                                     14 – 4 – 17 Fera Giuseppe
Cap.no Medico
Direttore del 16°
Ospedaletto
XX Corpo d’Armata
Zona di Guerra


       Caro Cugino

Come state? Che fate? Chi è adesso il vostro comandante, costì, a Barcellona? – Scrivetemi se avete tempo- Io ò parlato di voi a tanti amici ufficiali del 3° che andavano verso Messina e distaccamenti.
 Aff.mo
Peppe
P.S.  Mi à scritto Ernesto, in risposta a mia cartolina con cui chiedevo notizie di voi, assicuratemi che state costì discretamente.