martedì 25 febbraio 2014
lunedì 24 febbraio 2014
Cuor di poeta (reg. Eduardo Bencivegna - 1913)
Arciprete
ERNESTO GLIOZZI
CASIGNANA
(Reggio Cal.)
Caro Dionino,
Voi mi avete avvertito di non scrivere versi. Il Poeta siete voi, oggi
scrivete l’eterno epitalamo della vita e non sopportate che altri si permetta
di varcare la soglia del vostro paradiso terrestre. Fate bene!
Oggi un’ombra di tedio
E terra e ciel coprì
Il Vate è cosa inutile. Il vero immortale è l’Amor.
Non per tanto, per sbarcare il lunario, la bottega della poesia la
cambio oggi in una officina di fabbro. Vedete? Su l’incudine della fantasia
metto, incandescente, un metallo che ha i riflessi dell’oro. Forgio un anello.
Un anello nuziale che non ammette eleganze, tranne di quelle della materia
pura. A tutta prova del fuoco. Colato dal crogiolo. E’ quello che le vecchie
mamme solevano chiamare la Fede. Vi incido un motto latino: Ordinavit in me charitatem.
Ha posto una legge ai miei sentimenti l’Amore.
Ed ora, col bulino, mi faccio a disegnare una croce uncinata, come
quelle che somigliano all’ancora, e si gettano nelle profondità del cieli.
Fatta. Una margherita … sembra una stella bianca col cuore d’oro. Benissimo. Ed
infine un ramoscello d’ulivo, rubato al becco della colomba di Noé. Oh bella !
ho fatto la bandiera, dai tre colori sacri alla religione e alla patria mia. Il
rosso della Croce insanguinata. Il verde della speme della pace. Il bianco della vergine sposata.
Stavo per cadere … Memento.
La Croce ti ricordi la follia dei nostri padri, che furono felici
perché credenti. La margherita è l’innocenza, il candore, la modestia della tua
dolce compagna che ti sorride col cuore d’oro e con la corona di petali a forma
di stelle. La stella del tuo cammino è Maria. E l’ulivo? Quante cose non ti
ricorda l’ulivo, sempre verde come la speranza! Che produce olio che
ammorbidisce, sana, rinvigorisce ed è incorruttibile come la religione. E’ il
simbolo della pace, e se non lo ricordi domandalo a quello dell’arca. Sicut novellae olivarum in circuito mensae
tuae.
Sunto
L’anello è finito e sembra una enciclopedia. Vi trovi:
La Fede, la Speranza, l’Amore (che formano la Bandiera)
La Bontà, l’innocenza, il candore (che sono le doti della tua sposa)
La Religione, il dovere, l’augurio (che sono ciò che devi fare …)
O meglio … che fra pochi anni in obbedienza alle savie leggi fasciste e
bevendo acqua di Matartaci … possano intorno alla tua mensa, spuntare le novellae olivarum, ed allietarti col
balsamo dell’olio e della pace. Ho finito.
Non permetti ora al fabbro ferraio, figlio di mio padre, di ripetere le
parole di Nerone morente: Qualis artifex
pereo Quale artefice son io?
E. G.
domenica 23 febbraio 2014
Fanfare / Dear Friends - Jonathan Wilson
Grande è la terra. E con la terra tutte le cose sono grandi, i grattacieli e i fili d'erba. William Saroyan
Fanfare - Jonathan Wilson, il più bel disco del 2013.
giovedì 20 febbraio 2014
Papà, ma che cosa hai fatto in guerra Pt. 1
Caro Luigi
Non ho ricevuto stasera tue notizie e siamo tutti impensieriti. Scrivo
unicamente per dirti che ti preghiamo di scrivere sempre anche quando sei
stanco, anche quando stai mangiando.
Se sapessi che scompiglio c’è in famiglia quando non arrivano tue
lettere! Ti baciano i bambini e ti chiedono la S. B. Noi tutti ti abbracciamo e
la V. del Rosario ti protegga
Vogliami bene
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Papà ma che cosa hai fatto in guerra?
mercoledì 19 febbraio 2014
Papà, ma che cosa hai fatto in guerra? (reg. Blake Edwards - 1966)
Prologo
nonno Luigi
nonno Rosario (sul carretto il primo da destra)
zio Ciccillo
Noi non abbiamo idea di che cosa sia una guerra, come non abbiamo idea
della guerra nella guerra. Chi partecipò, dei nostri genitori, agli ultimi
conflitti mondiali, a seguito dei quali la nostra nazione fu causa o parte, non
è più tra noi a ricordare gli orrori, anche se, per onorare il vero, molti di
loro non capirono cosa stava accadendo, mossi dall’entusiasmo scatenato dalla
menzognera propaganda. Malgrado gli studi e gli scambi di idee chi vive oggi o
nascerà domani ricadrà negli stressi errori, alla faccia delle bandiere con
l’arcobaleno e delle marce dietro stendardo e cartello.
La Grande Guerra, quella del ’15 – ’18, ricostruita con lo stesso
titolo per la regia di Mario Monicelli, e vi ricordo anche i film di Lewis
Milestone, Stanley Kubrick e Francesco Rosi, mandò cartoline di precetto
dapprima alle classi più giovani e dopo fagocitò quelle a seguire.
Nel 1917 indossarono la divisa i nonni Luigi e Rosario. A Platì
lasciarono le mogli sovraccaricate a crescere una prole abbastanza consistente:
nonno Luigi era già padre di zio Ciccillo, zia Rosina, la mamma e zio Ernesto;
la zia Serafina Gemma era quasi pronta a vedere la luce; nonno Rosario aveva
papà, zia Rachelina e zia Rosina, lo zio Peppino, pure lui era pronto
a presentarsi.
Non so come successe, forse anche allora si poteva contare sulle
amicizie, forse furono le preghiere di nonna Lisa e nonna Mariuzza a San
Francesco di Paola, tant’è che i nonni come quest’ultimo passarono lo Stretto
di Messina, non sul mantello alla maniera del taumaturgo, ma sul ferribot, mettendo piede in Sicilia
prima di papà, che venne per restarvi.
La guerra nella guerra la combatterono le nonne, rimaste in paese a
badare, crescere o mettere al mondo i figli. Di questo se n’è parlato meno, le
lettere che vado a pubblicare sono un valido documento che in modo particolare
fermano l’immagine su quanto accadeva, con l’occhio e lo sguardo dei nostri
genitori o zii allora infanti.
Se avrete la pazienza di leggere questi scritti potrete compiere un flashback all’indietro sulla vita molto prima che arrivassimo noi e così farvi un’idea di che cosa sia un marito o genitore in armi come della guerra nella guerra.
Se avrete la pazienza di leggere questi scritti potrete compiere un flashback all’indietro sulla vita molto prima che arrivassimo noi e così farvi un’idea di che cosa sia un marito o genitore in armi come della guerra nella guerra.
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Papà ma che cosa hai fatto in guerra?
martedì 18 febbraio 2014
lunedì 17 febbraio 2014
Dio è con noi (reg. Giuliano Montaldo - 1969)
Roma 12 – 4 – 48
I. M. I.
Miei cari,
avrei dovuto rispondere la scorsa settimana, quando ricevetti il pacco
con le uova, la “ guta “ e la lettera, per ringraziarvi di tutto, ma essendo
prossime le vacanze per le votazioni del 18 c. m. ho aspettato per scrivere ora con più agio.
Il cugino Tagliaferro molto cortese mi ha portato le notizie molto
particolareggiate: mi ha detto pure che Ciccillo gli ha detto del cristarello
che egli mi aveva chiesto l’anno scorso. Gliel’ho dato quel giorno ch’è venuto
un “ cristarello “ piccolo, quello grande come lo vuole lui glielo devo far
comprare.
Ora basta col cugino.
Oggi son cominciate le vacanze che dureranno fino al 23, e questo mi
pare che sia per tutte le scuole d’Italia quindi è una notizia che già sapevate,
ma che vi è nuova invece è questa: sapete dove dovrò andare a votare questa
volta? Uh, quant’è lontano! … e poi non ci sono neanche i mezzi di trasporto
per recarsi in quel seggio. Dovrò andare in via S. Quintino n. 4, al reparto
scuole dell’istituto delle Figlie di N. S. del Monte Calvario. Non so neppure
dove rimanda questo luogo so soltanto ch’ è molto lontano ed io quel giorno
comincerò ad incamminarmi dodici ore dopo mezzanotte così almeno per
mezzogiorno mi troverò lì.
Preghiamo e ci auguriamo che tutto vada bene, e che le ansie dei buoni
siano coronati con il trionfo della religione cattolica e che i cattivi siano
confusi nei loro cattivi desideri, mentre per le loro anime invochiamo luce e
ravvedimento. Non vi preoccupate se dovesse pure avvenire qualche piccola
rappresaglia, quel giorno che si saprà il risultato delle votazioni. Saranno
gli spasimi di un corpo che muore, il demonio che vedendosi frustato e cacciato
degrigna i denti … ma non morderà. Dio è con noi, e non avremo di che temere,
quand’anche si scatenasse contro di noi tutto l’inferno. Io sono al sicuro; se
pure la radio darà qualche notizia allarmante non vi preoccupate. Non dovrò
neanche uscire di casa per votare! … Volevo parlarvi dei momenti suggestivi
passati in Piazza S. Pietro il giorno di Pasqua, ma con le mie povere parole
sciuperei il ricordo della solennità di quell’ora.
Forse tutta quella interminabile folla, che l’occhio non riusciva a
accogliere, e quelli che dall’aeroplano hanno riempito quel lombo di cielo di
milioni di manifestini, che il venticello si divertiva a cullare prima di
lasciarli cadere, la saprebbe descrivere meglio di me quell’ora di cielo, ma
pochi più di me l’ànno sentita e gustata intimamente.
Ho preso la Benedizione per tutti voi, dal S. Padre.
Vi abbraccio con affetto a tutti e chiedo la S. B. a papà e mamma.
MGemma
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Once upon a time in Platì
domenica 16 febbraio 2014
A million miles away - Rory Gallagher
In un momento può essere passato un secolo, e io faccio il possibile per conservare questo momento, mantenerlo solido e vivo.
William Saroyan (Fresno, 31 agosto 1908 – Fresno, 18 maggio 1981)
dedicato a ............
giovedì 13 febbraio 2014
Furore (reg. John Ford . 1940)
Alcune fotografie che Francesco
di Raimondo mi ha posato ai piedi dell’albero quest’ultimo Natale, appartengono
all’archivio personale dell’onorevole Franesco Catanzariti, mi hanno migrato la
mente ad un periodo storico e agli avvenimenti che ne sono scaturiti; gli
stessi hanno fatto presa anche tra i braccianti agricoli ed i disoccupati di
Platì.
Parlo delle rivolte contadine e dell’occupazione delle terre che
sconvolsero il meridione italico nell’immediato dopoguerra con le conseguenti
stragi. La più ricordata è quella di Portella delle Ginestre; più vicino a
Platì, quella di Melissa, nel crotonese, dove rimasero nella polvere una donna
e due uomini: la mano che colpiva la conoscete.
E’ vero che gli episodi di Platì furono del tutto marginali ed
accaddero qualche tempo dopo. Ci si limitò soltanto a far sfilare i braccianti,
alle volte accompagnati dal bestiame allevato.
Nella città dello Stretto in anni recenti ebbi modo di conoscere e
stringere amicizia con il professor Emanuele Conti che negli anni sopra citati
ebbe modo di percorrere le strade del reggino, in qualità di organizzatore
politico, arrivando a Platì dove conobbe e collaborò con l’onorevole
Catanzariti, ancora oggi l’unico parlamentare con i natali platioti.
Quanto accadde a Platì e nei paesi a lui vicini non portò a nulla. I
braccianti ed i disoccupati rimasero tali ed alla fine i più vecchi brigarono
per il riconoscimento della pensione d’invalidità mentre i giovani presero il
treno a Bovalino Marina per Corsico-Buccinasco.
A ricordo di quel poco che accadde nacquero le feste dell’Unità come le gite e la banda che
intonava Bandiera rossa il Primo
Maggio per le vie paesane.
Chi rimase e continuò a lavorare sotto padrone divenne, giustamente,proprietario, a causa di un nuovo tipo di strage che non
risparmiò, questa volta, chi possedeva le terre: l’università e la conseguente
carriera professionale. Ma questo è un altro film.
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Once upon a time in Platì
giovedì 23 gennaio 2014
Il reduce ( reg. David Berlatsky - 1977)
Municipio di Platì
Estratto del registro dei nati dell’anno milleottocentoquarantaquattro
N. 57 Gliozzi Francesco
L’anno milleottocentoquarantaquattro il dì ventinove del mese si
settembre, alle ore venti
Avanti di noi Francesco Oliva Sindaco ed ufficiale dello stato civile
del Comune di Platì Distretto di Gerace Provincia della prima Calabria
ulteriore è comparso Don Domenico Gliozzi di anni trenta di professione civile
domiciliato in Platì il quale ci à presentato un neonato secondo che abbiamo
accuratamente riconosciuto, ed à dichiarato che lo stesso è nato da lui
dichiarante, e da Donna Elisabetta Gliozzi sua moglie legittima di anni
venticinque domiciliata con esso, il giorno ventotto del corrente mese di
Settembre
alle ore sei d’Italia nella propria casa sita come sopra.
Lo stesso à inoltre dichiarato di dare al neonato suddetto il nome di
Don Francesco Gliozzi
La presentazione e dichiarazione anzidetta si è fatta alla presenza di Domenico Trimboli di anni
trenta di professione bracciale
regnicolo, domiciliato in Platì e di Diego Birbano di anni cinquantasei
di professione bracciale regnicolo,
domiciliato ivi testimoni intervenuti al presente atto, e da esso signor Don
Domenico Gliozzi prodotti.
Il presente atto che abbiamo formato all’uopo è stato inscritto sopra i
due registri, letto al dichiarante, ed à testimoni ed indi, nel giorno, mese,
ed anno come sopra firmato da noi e dal dichiarante, avendo detto i testimoni
di non sapere firmare. Firmanti Domenico Gliozzi___ Francesco Oliva___
Vi è a margine l’annotazione dell’eseguito battesimo
Per estratto conforme ad uso di pensione quale reduce della battaglia
dell’indipendenza italiana.
Platì 7 agosto 1907
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