I have tried in my way to be free.
Leonard Cohen
"Era scritto nelle stelle
o nel gran libro del destino o comunque si voglia dire. Il destino solo volle
così. Oggi … come tutto mi sembra accaduto in un momento".
Il sole di Napoli
risplendeva più che mai. Lì fuori dalla Darsena niente era mutato da quel
giorno che aveva varcato la soglia per esservi rinchiuso. Ora la stessa soglia
gli era alle spalle e lui stava in faccia alla via che lo avrebbe portato
lontano da quei muraglioni, da quel mare udibile in modo particolare di notte.
Un mare senza catene come catene non ne portavano le onde, libere di
infrangersi dove più le divertiva.
"Sono felice, pensava. Ma
no ... non sono felice! Vivevo in un paesino che si chiama Platì, o come noi lo
indichiamo Pratì, laggiù in Calabria
e lì facevo il pecoraio per conto dei Signori, padroni di tutto perfino delle
nostre vite. Giovanissimo avevo preso moglie ed erano nati i figli, Anna per
prima. Il destino. Da che sono qui Anna è andata sposa ad un altro pecoraio e
Cata s’è l’è portata via quella maledetta filanda che ne ammazza più del veleno
per topi. Giuru ca s’ arrivu a Pratì …"
NOTE
- La foto appartiene agli eredi Mimì “Colonnello” Fera. Quel corso d’acqua oggi non è più come nell'immagine, persiste nell'immaginario di chi è fuori. Se guardate bene c’è un secchio, una donna e la base della Rocca visti dal centro del ponte.
- La foto appartiene agli eredi Mimì “Colonnello” Fera. Quel corso d’acqua oggi non è più come nell'immagine, persiste nell'immaginario di chi è fuori. Se guardate bene c’è un secchio, una donna e la base della Rocca visti dal centro del ponte.
- Il testo è tutto rubato ai vecchi film americani in prima
persona come pure a Raymond Chandler. Sarebbe bello, anche, scrivere di Platì come William Faulkner scriveva dei luoghi dove era cresciuto. Cantarlo alla maniera di Leonard Cohen.
Francesco Staltari lo ritroviamo a Platì nel 1841. Sua moglie, Caterina Portulise, è deceduta quattro mesi dopo il matrimonio della figlia l’11 ottobre del 1834.
RispondiEliminaQuando sia tornato da Napoli e dalla sua prigionia, non sappiamo, ma il 12 settembre 1841, a 51 anni, sposa un’altra Caterina, questa volta Iermanò, 33 anni, anch’essa vedova essendo il marito, Pasquale Zappia, deceduto il 10 febbraio del 1834.
Testimoni al rito civile sono: Pasquale Catanzariti, 33 anni, pecoraio; Rosario Carbone, 50 anni, bovaro; Bruno Taliano, 33 anni, Bracciale; Rosario Iermanò, 36 anni, bovaro.
Firma Michele Oliva “avendo detto gli sposi ed i testimoni di non saper scrivere”.
Testimoni al rito religioso sono: Don Carmelo Zappia e Don Saverio Fera.
Il 5 novembre del 1847, all’età di 57 anni, Francesco Staltari, alias Gatto, muore a Bellantone ora parte del Comune di Laureana di Borrello.
Da notare:
- spesso i documenti sono siglati con la dicitura “Presentato da … (nome dello sposo), idiota”. Idiota era usato nell’accezione di analfabeta come riportato dal dizionario Tommaseo (prima ed. 1861).
- “bracciale” veniva usato solo in Calabria al posto di “bracciante”
- La morte di Francesco Staltari viene documentata da un certificato inserito nel faldone del matrimonio del figlio Domenico. Interessante per la trascrizione del luogo di origine di Staltari che viene scritto così come normalmente pronunciato: Prati.