Ma nell’occorrenza della solennità del settembre ogni contemplazione,
all’arrivo, è fugata dal rimbombo dei continui spari assordanti, e dai mille
rumori confusi e indistinti che salgono fin lassù, da un mare di esseri umani
formicolanti in quel fondo e sotto l’ombra degli ampi castagni, mentre la lunga
via serpeggiante dalla parte opposta, e proveniente da Platì e dai paesi del
versante di là, si mostra all’occhio brulicante di muli carichi e di
passeggeri, che scendono al Santuario come una lunga processione di formiche,
la cui coda e ancor sulla cresta del monte, mentre il capo sta per arrivare al
Convento, noi, all’estremo della compagnia di quest’altro lato, vediamo
la testa della nostra comitiva discendente arrivare e confondersi con l’immensa
folla delirante laggiù, a guisa della testa di un fiume che mette foce sulle
onde di un mare fremente.
Domenico Giampaolo,Un viaggio al Santuario di Polsi in
Aspromonte, prima edizione 1913, ristampa, Grafiche Marafioti, Polistena
1976
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