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mercoledì 21 settembre 2011

La legge del lungo fucile (reg. Harry Keller - 1958)




Con l'impressione, mia, di annoiarvi, parlando di campagna e di quanto mi accade di osservare dalla mia postazione davanti - quello che buoni amici definiscono - l'eremo, questa volta scriverò di una attività inutile, quanto inutili sono quelli che la praticano, per non dire lucrosa per l'erario. Ma non dovete pensare che stia sempre in ozio e a non portare avanti quelli che sono i lavori di routine e stagionali, le coltivazioni e la  pulizia del terreno, del resto le mie foto parlano per me; anzi vi dirò che quest'anno la coltivazione estiva ha prodotto tanto che alla fine ho dovuto lasciare metà dei prodotti sulle piante... per mancanza di pance adeguate. Le mie galline vedendo un cetriolo o melone mi sputano addosso per quanti ne hanno beccati. Di questo altro malessere, annoiandovi, ne scriverò in un prossimo post. Ora è tempo di caccia e cacciatori.
Il primo cacciatore che ho visto nella mia vita, da bambino, è stato lo zio Ciccillo. Dopo la messa mattutina celebrata alla chiesa del Rosario, passava davanti casa,  fucile a tracolla della tunica, cartucciera e sigaretta tra le dita. Vedendomi mi diceva "nginu, perché lui mi apostrofava nginu per prendermi in giro, chiffai?"  Io, "nenti e tu?" "Non viri vaiacaccia!" Io non capivo  cosa andasse a cacciare, quali besti introvabili e feroci potesse uccidere.
Per dire la verità i fucili li possedeva pure lo zio Pepé, ma lui armato non l'ho visto mai, se non del suo sorriso affabile; anzi, come ho già scritto tempo fà, alle volte il bersaglio era lui, quando tornava dalle sue incursioni esattoriali.
I tempi sono cambiati e i cacciatori lo sono anche.
Oggi davanti vi compare un tizio tutto indivisato, armato e mimetizzato, gli pare a lui.
Percorrono le trazzere di campagna in Panda 4x4, Suzuki o quell'orribile pick up della Nissan, facendo finta di non vedervi, accecati da quei rayban alla Tom Cruise.
Mi chiederete invano cosa caccìano, loro vanno a caccia della noia. Noia della loro vita, delle loro mogli e commari, del lavoro e dei vicini di condominio. Da sparare, se hanno la fortuna, accoppano solo animali fantasma, buste di plastica, alzate da qualche piccola boriella... e i miei gatti, annoiati, loro si, di vedermi sempre tra le loro zampe. Questi nostri cacciatori un animale, come Robert De Niro ne Il Cacciatore di Michael Cimino, negli occhi non l'hanno mai guardato, e neanche gioiscono, come quelli descritti in Guerra e Pace da Sergio Leone Tolstoi.
Alla fine ritornano dalle loro signore; nel paniere, alcune bestiole macchiate di sangue che le signore non vogliono neppure vedere; quindi non resta che metterle nella spazzatura, armarsi di telecomando e puntarlo al tubo catodico.
Nei monti di Platì, Natile, San Luca e Ciminà si praticava e ancora si pratica una caccia molto più arcaica ed ecocompatibile: quella al ghiro. Non è mutato niente nel metodo, senza sparare un colpo, sotto un masso, tenuto sollevato da un tronchetto di ramo, si mette una ghianda, il ghiro vedendola, per afferrarla, corre, e incespicando contro il tronchetto fa cadere il masso: il pranzo è servito. Sugo con spaghetti e ghiro.
Io quella roba ho cercato di farmela piacere, ma non c'è stato verso. Per i mie amici natiloti è un pranzo prelibatissimo. La mamma lo preparava per papà, ma in casa quell'odore ci faceva scappare nauseati, meglio spaghetti affogati in un bel ragù di  capra con una nevicata di ricotta salata.


The Deer Hunter - Original Clip from James Bell on Vimeo.

QUESTO E' CINEMA!

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