Amalia Gliozzi - Giuseppina "Pina" Mittiga
Voglio fare della mitologia intorno a questa foto, come voglio fare dell'epica intorno a Platì. Non solo ricordi.
Per molto tempo troppo sangue, per qualsiasi motivo, è stato versato per le strade del paese per lasciarlo scorrere inutilmente prima che nascesse un fiore.
Siamo sul finire degli anni '50, è domenica mattina, è estate. La strada è quella che dalla chiesa maggiore porta in via XXIV maggio.
Sono uscite dalla messa, vedo in mano o attaccato alla borsetta i veli neri che si usavano durante la funzione: oggi questa pietas è vana cercarla nei templi.
Sono in movimento e dall'atteggiamento mi piace pensare che dopo essere passate dalla casa di nonna Lisa, dove abitava zia Amalia stavano dirigendosi verso casa nostra, dove abitava zia Pina.
Voglio notare ancora, sullo sfondo, il bambino con le sedie capovolte una sull'altra in testa. Era un modo di portarle da parte dei piccoli, quando servivano in chiesa o in un'altra casa dove c'erano invitati. Si portavano quasi come in processione.
E ancora le tre bambine sedute sulla porta di casa di don Ciccio Zappia, anch'esse vestite da domenica con i fiocchi sulla testa.
Tutte le donne e le bambine, forse anche il bambino, guardano verso chi le sta ritraendo.
Dopo, per tutti, sarà un'altra storia, diversa per ognuno.
Dedicato a Gina e Fabrizio del Dongo nella Certosa di Parma di Stendhal, 23/01/1783 - 23/03/1842
ma anche a mastro Bernardo Bertolucci e al suo cinema.
il sangue è stato lavato dalle lacrime. o forse dalla pioggia. il fiore non è ancora rinato. i semi, quelli da cui il fiore potrà rinascere, li ha sparpagliati lontano il vento.
RispondiEliminaqui era già il tempo del "se non ora, quando?".
adesso siamo nel tempo del "non ora, non qui".
ma ho scritto "potrà". e ancora credo.
ti abbraccio. io