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sabato 29 giugno 2024

Finding Vivian Maier [Maloof, Charlie Siskel 2013]


E' per
Vivian Maier 
(1926 - 2009)

A sessanta anni di distanza dallo scatto della foto in apertura solo la protagonista ci può svelare chi si trovava dietro la macchina fotografica: lo zio Ciccillo, lo zio Ernesto il giovane? o chi altri? In quei giorni Vivian Maier girava per l' Italia e chi la incontrava non immaginava di avere di fronte una grande fotografa, né tanto meno lei. La pellicola in mio possesso è un medio formato in buono stato di conservazione, epson e photoshop hanno fatto il resto.


 

giovedì 27 giugno 2024

Ritorno alla vita [William Wyler -1933]


1893 - 2017

 Maria Gemma, nata Serafina, Gliozzi 1917/1999 - Bettina Mittiga 1893/1970 - Amalia Gliozzi 1925/2017

lunedì 3 luglio 2023

LA SCOPERTA [di Elio Piccon - 1969]



Bianco: scoperti preziosi mosaici
In una villa romana sulla “106”
 
Interessantissimi lavori di decorazione stanno per venire alla luce 
in una diruta costruzione lungo la statale jonica, nei pressi di Bovalino – 
Il parere degli esperti
 
(Nostro servizio)
BIANCO, 9
Malaria, terremoti e saraceni furono ali antichi nemici dell'archeologia jonica. Quelli attuali sono gli archeologi! Dagli inizi del secolo ad oggi c'è stata una involuzione. La archeologia da trincea, allo aperto, ha ceduto il passo a quella da caminetto, da poltrona. La ricerca metodica, sistematica e scientifica non esiste. Le più recenti e sensazionali scoperte sono frutto del caso. Fenomeni di erosione che scoprono ruderi o lavori di scavo per opere pubbliche. Il teatro greco di Locri è stato scoperto per caso. Un gregge di pecore belava sotto gli ulivi. Una acustica eccellente riproduceva perfettamente i belati. Si scavò. Sotto c'era la cavea del teatro greco.
L'anno scorso sulla provinciale per Portigliola, nel demolire una vecchia casa, venne alla luce l'antica porta di Locri, da dove entrò Annibale. Non si fece più nulla. Da anni sulla statale jonica 106, tra Bovalino e, Bianco c'era un vecchio rudere. Il prof. De Franciscis disse che si trattava di una villa rustica o suburbana. Il muso di una scavatrice portò alla luce splendidi mosaici. Si lavorava per l’acquedotto del Bonamico. Pochi operai furono preposti allo scavo e, finiti i fondi, gli ambienti già scoperti vennero di nuovo sotterrati. Un fare e disfare vergognoso. Da pochi giorni il lavoro è ripreso, ma finirà venerdì. Splendidi mosaici sono venuti alla luce. Un mosaico perfetto che denota un grado di alta perfezione.
Un operaio con un fascio di lentischi toglie la sabbia ed appare una figura femminile a cavalcioni di un leone, un pampino e poi un'altra figura incerta. In un altro ambiente è possibile notare un sole, dai raggi a coda di pavone, mentre vicino alla piscina, sono disegnati grandi rosoni. Ci troviamo di fronte ad un grande complesso che si estende per circa 4.000 metri quadrati, dalla riva del mare alla collina, sovrastante di argilla. Secondo il parere degli esperti, la villa risale al I secolo avanti Cristo, rifatta poi nel periodo della decadenza.
Si trattava certamente di un ricco signore, dal livello di vita elevato. Certamente ci sarà pure il lato rustico per la numerosa servitù. La sistemazione definitiva della villa romana porterà un contributo notevole alla conoscenza della storia economica della Calabria, di un periodo molto oscuro. In questi ultimi anni sono state fatte molte scoperte. Soprattutto nella piana di Sibari, a Castrovillari ed a Gioia Tauro. Ma il ritrovamento di contrada Palazzi può ricostruire fedelmente la topografia delle ville romane esistenti in Calabria, ed appartenenti allo stesso periodo.
La decorazione pavimentale è perfetta. Molte suppellettili sono venute alla luce in un cunicolo, accanto a resti umani, qualche moneta indecifrabile e una decorazione parietale. Le cose trovate sono state portate al museo di Reggio. Gli archeologi del passato sono andati sempre alla ricerca di pezzi per fare belli i musei di mezzo mondo o per le collezioni private di ricchi mecenati. Mai si è pensato di riportare fedelmente alla luce un intero complesso lasciando sul posto i pezzi ritrovati. Portati lontano dal luogo della scoperta parlano un linguaggio diverso. Pochi operai lavorano agli ordini di un assistente. Una studentessa universitaria reggina prepara «in loco», una tesi sulle ville romane in Calabria.
Non poteva scegliere un posto migliore. Un dilettantismo archeologico che fa paura. Non fotografia aerea o rivelatore elettro-magnetico, non analisi chimica del suolo o metodologia geofisica, ma piccone e badile. Colpi secchi nei ruderi e carriole piene di detriti luccicanti al cocente sole. Venerdì il cantiere archeologico finirà di lavorare ed i mosaici saranno ricoperti da nuovi detriti. Non ci sono fondi. L'assistente tornerà a fare il custode del museo, la studentessa tornerà tra i libri e gli operai, sputando nelle palme delle mani, inizieranno nuove fatiche. Questa è l’archeologia jonica.
IL TEMPO, 10 settembre 1965

In apertura Antonio Delfino con Mons. Michele Alberto Arduino e tanti altri volti noti.
 

giovedì 15 giugno 2023

Legami [di Pedro Almodóvar - 1990]

 

… condividere la lettura di qualche decina di libri è un vincolo più forte del sangue.
Cormac McCarthy, The Passenger, 2022



La pubblicazione odierna è per Domenico Polito editore nostrano.

giovedì 1 giugno 2023

The Last Face [di Sean Penn - 2016]

Che il Tuo Sacrificio scuota le coscienze della gente giusta.

Che il Tuo esempio serva al riscatto della Tua terra

Mimmo Fotia
di Francesco e Grazia Caterina Catanzariti
14 agosto 1949 – 9 dicembre 1995

Con il suo sguardo, per nulla estraneo, di interrogazione inconsapevole e assoluta, Mimmo Fotia ci ha consegnato quello che ancora per il paese è un futuro incerto. Quanti l’hanno conosciuto hanno pianto il suo atroce destino e non l’hanno dimenticato.

Il testo in apertura è contenuto nel ricordino distribuito in chiesa.


 

lunedì 29 maggio 2023

THE FINAL VERDICT [di Jack O'Brien - 1914]


In nome di sua Maestà
Vittorio Emanuele Secondo
per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia
Il Conciliatore del Comune di Platì ha pronunciato la seguente sentenza
Nella causa tra Don Francesco Gliozzi fu Domenico, industriante residente in Platì, attore comparente in persona
E Pasquale Carbone alias Usciere, bracciante, residente in Platì, convenuto e comparente
L’attore ha conchiuso per lo pagamento della somma di lire undici e centesimi ottanta dovutegli per altrettanti dategli per grano e ..., che non ha consegnato al maturo di Agosto prossimo passato, e conchiuse ancora per le spese del giudizio
Il convenuto accolto il debito giusta la domanda dell’attore
Considerando che la confessione giudiziaria del convenuto fa piena pruova contro di lui: art.   del Codice Civile
Considerando che il soccombente è tenuto alle spese
Noi Francesco Oliva Giudice Conciliatore del Comune di Platì, diffininivamente pronunziamo e condanniamo il convenuto Pasquale Carbone al pronto pagamento di lire undici e centesimi ottanta all’attore Signor Gliozzi, ed alle spese in centesimi novanta fuori la spedizione della presente
Il Conciliatore = Francesco Oliva = Giudicato e pubblicato in Platì li 3 Ottobre 1872 presenti ambe le parti = Dritto centesimi 60 = Giuseppe Fera Cancelliere
Comandiamo a tutti gli uscieri richiesti ed a chiunque spetti di porre in esecuzione la presente sentenza, al P. Ministero di dare assistenza; ed a tutti i Comandanti e Uffiziali della forza pubblica di concorrervi, con essi allorché saranno legalmente richiesti
                                                           Per spedizione
rilasciato all’attore D. Francesco Gliozzi
            Platì 11. Ottobre 1872
                                               Giuseppe Fera Cancelliere
Specifica - Carta per la presente                                  £ 0.10
Dritto di scritturazione in due facciate                      £ 0.40
Formola esecutiva                                                            £ 0.25
Visto Totale                                                                         £ 075
Il Conciliatore Francesco Oliva   -   Fera
 
L’anno mille ottocento settantadue, il giorno diciotto ottobre in Platì
Ad  istanza di Francesco Gliozzi fu Domenico, industriante residente in Platì, ed in forza di sentenza del Conciliatore di Platì del di sei ottobre corrente pubblicata in presenza delle parti, io Francesco Mittiga scrivente  facente funzioni da usciere della Conciliazione di Platì ove risiedo, ho fatto precetto in nome della legge a Pasquale Carbone alias usciere, bracciante, residente in Platì di pagare prontamente all’istante la somma di lire undici e centesimi ottanta di sorde, e lire una e centesimi sessantacinque di spese nascenti da detta sentenza e dal presente atto diffidandolo che elassi cinque giorni da oggi l’istante procederà al pignoramento di mobili.
Del presente atto ho lasciato copia conforme nel domicilio di esso Carbone in mano.
Costa l’atto presente centesimi trenta.
                        Il Scrivente
                         F.   Mittiga
 
L’anno mille ottocento settantaquattro, il giorno tredici Luglio in Platì
Ad  istanza di Francesco Gliozzi fu Domenico, industriante residente in Platì, ed in forza di sentenza del Conciliatore di Platì del di sei ottobre del 1872 pubblicata in presenza delle parti, io Francesco Mittiga scrivente  facente funzioni da usciere della Conciliazione di Platì ove risiedo, ho  riprecettato in nome della legge a Pasquale Carbone alias usciere, bracciante, residente in Platì di pagare prontamente all’istante la somma di lire undici e centesimi ottanta di sorde principale, e lire una e centesimi novantantacinque di spese nascenti da detta sentenza ed atto precedente oltre quelle del presente e successive con diffidamento che elassi cinque giorni da oggi l’istante procederà al pignoramento di mobili.
Del presente atto ho lasciato copia conforme nel domicilio di esso Carbone in mano.
Costa l’atto presente centesimi quaranta.
                        Il Scrivente
                         F. Mittiga

Anche i di tipi di documenti sopra riportati possono essere drammatizzati, magari facendo ricorso a Salvatore Satta o addirittura come un silent movie alla maniera del regista in apertura rivitalizzato. Un buon indicatore è anche il brano del Maestro riportato in chiusura. Certo a noi interessano di più i nomi e le circostanze citati nel testo, svaniti, certo, ma sempre presenti per chi non si interessa solo ad immagini che scorrono, e lasciano di nuovo il tempo, virtualmente. Un aiuto viene anche da Google Maps che ci consente di rilocalizzare i fatti nelle vie citate.

 

martedì 23 maggio 2023

The Silver Chalice [di Victor Saville - 1954]


L’odierna pubblicazione la devo a Domenico Jermanò che giovanissimo per com’è, oltre a rincorrere per mari e monti la “Regina Angelorum”, si affanna a mantenere vive le tradizioni ecclesiastiche platiesi. Il calice, ben più prezioso del titolo in apertura, che nella base porta incisa la dicitura Il Cav. Francesco Oliva fu Rosario alla Madonna del Rosario – Platì Aprile 1905 è una sua scoperta. Le notizie sul donatore sono poche: figlio del citato Rosario e della nobildonna Marianna Morabito nacque a Platì il 29 marzo del 1852. Lasciò il Paese per stabilirsi in Gerace dove sposò la ventunenne signorina Francesca Serafina Maria Ferrante il 7 aprile del 1890 ed in quella cittadina visse. Lasciò le spoglie terrene il 22 aprile del 1939 a 87 anni.

 

 

lunedì 15 maggio 2023

I COSPIRATORI [di Martin Ritt - 1970]

Pasquale Miceli

Tra le vecchie notizie concernenti il territorio di Platì viene segnalato in rosso l’anno 1848. Le cronache dell’epoca – oggi polvere all’Archivio di Stato di Reggio Calabria – riportano l’episodio dei Piani della Corona, coinvolti centinaia di braccianti, mulattieri e foresi, alcuni pagarono solo per aver espresso vicinanza ai moti, la polizia borbonica di Pasquale Miceli ne fece agnello sacrificale.

Figlio di mulattiere, da bambino aveva perso il padre per il morso di una vipera, crebbe analfabeta come tutti gli appartenenti al suo ceto, ma sapeva fare di conto grazie al prete che gli impartiva la benedizione e pure le tabelline.
Ai Piani della Corona tra faggeti e pinete una fiumana di persone si dava convegno a parlamentare di rivoluzione e ad attendere Agostino Plutino e Casimiro De Lieto, fautori in Calabria del rovesciamento di regime nel costituire il provvisorio governo antiborbonico. Le milizie borboniche però seppero, della presenza di Miceli e di altri accoliti. Le indagini fecero appurare dello spirito utopistico e demagogico dell’indagato, anche della venuta di Agostino Plutino a Platì, proprio nella casa della sorella di Miceli, dove ricevette pranzo e ristoro.
Il resto lo fecero i notabili di Platì, rispettando la massima dalla notte dei tempi che vuole i delitti risolti con la delazione, su carta scritta informarono l’Intendenza; dismisero guardinghi la camicia borbonica per indossare la giacca dei liberali, le camice, quelle con il giglio al petto simbolo della casa reale sostarono negli armadi per anni, le restaurazioni consigliavano tenersi pronti per i ritorni al passato.
Cospirazione contro il governo reale e discredito contro la persona di sua Maestà, la Gran Corte Speciale si pronunciò con una pena di diciannove anni, Miceli ne scontò otto nel carcere di Procida per aver gridato in Piazza San Nicola testualmente: “Viva la Repubblica, viva il governo provvisorio, si fotta il Re”.
Pasquale Miceli dalla Gran Corte Criminale venne condannato a diciannove anni e trasferito da Reggio alla penombra delle celle di Procida, qui incontra Carlo Poerio, Antonio Garcea, i fratelli Palermo da Grotteria, Silvio Spaventa che lo farà più ricco insegnandogli lettura e scrittura.
Negli otto anni trascorsi in catene non un giorno senza sevizie, al mattino colpito alla natica con un bastone a cui erano legate corde di cuoio, al paese intanto perdeva due dei sette figli che aveva lasciato smarriti e lui lo appurava con mesi di ritardo, a giorni alterni i carcerieri cambiavano il lato della natica. Tornato in paese grazie all’amnistia concessa con decreto reale da re Franceschiello, i signorotti ne attesero la carrozza all’ingresso del paese, lo riabbracciarono per primi quelli che lo avevano denunciato, Don Ciccio Oliva colui che lo prenderà in carico, il risarcimento per l’ingiusta detenzione glielo offrì lui stesso tra le mura della casa comunale: il più alto possibile, otto anni di Procida per balzare al vertice della scala politica, Pasquale Miceli mulattiere pregiudicato eletto sindaco alle elezioni del 1860. Infine muore due volte, la prima nell’aprile del 1866, la seconda definitiva morte l’alluvione del 1951 che si prende anche la sua tomba.
MICHELE PAPALIA, maggio 2023

 A discapito dell’immagine d’apertura, laddove lo zio Mimì, anch’egli Miceli, è con sua sorella Cristina, il volto di Pasquale Miceli mi piace immaginarlo con il cipiglio irish di Sean Connery del film in apertura. Del resto la prosa disumana di Michele Papalia ben si addice ai cospiratori, siano essi irlandesi o pratioti.

sabato 13 maggio 2023

Dalla nube alla resistenza [di Danièle Huillet & Jean-Marie Straub - 1979]




Varcando la soglia delle 300.000 visualizzazioni queste pagine si affermano come la prima ed unica guida enciclopedica di e su Platì. Vedo i sorrisi sarcastici di molti ma sento anche la partecipazione dei più. A quest’ultimi come ai primi un Grazie sentito.