Ora vi dico quello che
è il legame tra lo zio Pepé e Michael Cimino e così vi svelo il titolo di oggi.
Nei colori dei film
dell’ultimo dei grandi maestri hollywoodiani così come in alcune scene, molto
spesso fotografati da Vilmos Zsigmond, lui e Gordon Willis negli anni ’70 hanno
rifatto il volto del cinema Usa, vedo questo episodio che accadde nelle colline
di Platì, a valle di quell’elevata parete che è chiamata l’Aria du Ventu e verso Cirella.
Nei primi tempi di
questa spasciata repubblica, nata spasciata, zio Pepé era l’esattore comunale
del paese. Per l’esattezza “u satturi”.
Il nonno Luigi gli
aveva pure approntato l’ufficio in quella parte della casa dove ora c’è l’ingresso
principale in corso San Nicola, in quel tempo accanto alla farmacia. Molto
spesso i tassati accusavano malore dopo aver pagato e il farmacista
professor/dottor Nicola Spadaro soccorreva repentinamente il malcapitato. Io
questo professor/dottor Spadaro non lo potevo vedere perché era lui
che preparava l’olio di ricino che la mamma mi dava per purgarmi lo stomaco. Ma
questo è un altro film.
La scena è questa, e
ditemi se non è un western, un platiotuwestern.
Zio Pepé con due
aiutanti sta tornando da Cirella dove era stato per il suo esercizio
esattoriale. Il Monte Calvario era ancora molto distante e i due sono in groppa
a due muli per altro mansueti. Siamo in estate, i serri per la risplendente
luce del sole sono del colore delle messi mature: non ascoltate le cicale che
sembrano suonare un pezzo uscito fuori da una delle suites per violoncello solo
di Bach? Con l’archetto che va e viene sullo strumento?
Un qualcosa di simile
lo si trova anche ne Il Siciliano sempre di Michael, cinematographer Alex
Thomson.
Ancora. Lo si trova
in alcuni momenti dei film baarioti del buon Peppuccio, e lui di fotografia se
ne intende, quando ha l’apporto di Lajos Koltai o ultimamente di Enrico
Lucidi.
I nostri eroi, ignari
di quanto sta per accadere, asciugandosi il sudore dal collo se la discutono
sull’afa e su cosa nonna Lisa farà trovare sulla tavola da pranzo, quando dalle
siepi sbucano due bravi: pantaloni neri, camicia bianca con una fila di
bottoncini neri al centro, coppola calata in testa, portano sul viso
bandane alla Jesse James per non farsi riconoscere. L’intimidazione è quella
che abbiamo appreso sullo schermo in cinemascope: “o la borsa o la vita”.
FINE PRIMO TEMPO
Intermezzo: Roy Rogers
SECONDO TEMPO
Dopo il primo sgomento
lo zio, che era uno degli uomini più ben voluti in paese, cerca un qualche
dialogo, anche perché lui era andato a Cirella per constatare, ancora una
volta, l’estrema miseria in cui versavano i paesi della Calabria dal tempo dei
Bruzi. Ancora il prode Alcide, accompagnato dal suo fido Andreotti, doveva sbarcare in America per fare la questua
e rovinarci con i soldi yankee dopo che questi ultimi ci avevano scaricato
sul paese le bombe con la scusa della cacciata dei tedeschi. Mica fessi
gli yankee, i conti se li sapevano fare, “prima ti bombardo le case e poi ti
presto i soldi per la ricostruzione”.
Il racconto è sospeso
in quell’aria estiva o come quando nel cinema Loreto di Platì si inceppava il
proiettore bruciando la pellicola e Mimmo Addabbo doveva sospendere la
proiezione tra i fischi e le grida dei ragazzi, nella sala illuminata dallo
schermo bianco. Io in quei momenti guardavo incantato in quel quadratino
da dove uscivano i miei sogni, cercando di capire cosa succedeva in cabina di
proiezione.
Nella mia infanzia zio
Pepé era un mito, perché lo vedevo poco e quando compariva per strada con il
professore De Marco io ero molto contento e gli correvo tra le gambe cercando
di farmi regalare qualche gelato al bar del mitico Dante De Maio, già il
suo bar papà lo aveva ceduto, dove lui giocava a carte con gli amici.
Questo accadeva prima
che lui si sposasse ed io sbarcassi dall’aliscafo a Messina.
Titoli di coda: Goodbye Yellow Brick Road
In realtà i fatti sono
qui, con qualcos’altro:
Platì, 18 Febbr. 1949
Gent.ma Sig.a Comare,
Rispondo con ritardo alla gradita Vs, del 13 c.m., dato che quel giorno
che ho ricevuto la lettera eravamo preoccupati, perché mentre mio figlio
Peppino faceva ritorno da Cirella dove era andato a riscuotere delle Imposte,
venne rapinato a mano armata da sconosciuti delle somme riscosse, per oltre
300mila lire; fu puro miracolo se gli hanno risparmiato la vita a lui ed altre
due persone che l'accompagnavano.
Rilevo con piacere nella VS. che state bene, come Vi dico di me e dei
miei.
In quanto alla Vs. richiesta di notizia sul conto del Sig. Avv. Caruso,
non trovo niente in contrario a quanto desiderate di sapere, essendo un giovane
che risponde tutto bene, serio, istruito e di buon portamento. E' anche di
famiglia facoltosa; la sorella ha sposato un Maggiore di Artiglieria, nostro
compaesano.
Per tutto quello che Vi possa occorrere sono sempre a Vs. disposizione,
lieto se Vi potrò servire.
Con tutti i miei Vi saluto distintamente.