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mercoledì 21 novembre 2012

martedì 20 novembre 2012

Figlio e nipote (reg. Nunzio Malasomma - 1943)



I.  M. I.

                     Oppido Mamertina 8 Ottobre 1920
Egregio Signore,
Le comunico che la sua domanda per l’ammissione di suo figlio in  questo Seminario, è stata accolta favorevolmente.
Il Seminario si aprirà il 18 corrente, nel qual giorno Ella avrà cura di presentare suo figlio, munito del “ nulla osta” del Rev.mo Ordinario di Gerace-
Ossequi.
Dev.mo
Can. Andrea Taccone
Rettore del Seminario




                                                                                                                                               Platì 11 – 4 – 1925
Mio caro Ciccillo,

Se non avesse piovuto giovedì sarei venuto a cantare sanctum oleum. Mi dispiace di aver perduto si bella occasione per rivederti, ma il pensiero del viaggio lungo e faticoso diminuisce il mio dispiacere.
Dunque, ti voglio augurare buona la Pasqua … ma io so che questa solennità richiede una buona provvista di munizioni, per cui ho lasciato la cura a tua madre ed essa ha pensato di metterti in … efficienza. In quanto alla sottana, abbiamo già comprato la roba, se nonché Ronny si esibisce di farti un sottana veramente coi fiocchi e noi non vorremmo dispiacere il compare che è anche sarto sopra tutti i sarti. Mandami perciò la misura in Km. Della tua altezza e fra quindici giorni avrai la sottana bella e confezionata.
Ti accludo anche L. 150 per il deposito di cui mi parlavi. Se non ti vergogni per la pochezza del dono – consegnerai la Rettore, con i miei auguri di Pasqua, una ricotta salata e delle mozzarelle che trovi in mezzo ai tuoi oggetti.
Ora passo adirti che stiamo tutti bene, che siamo tutti santi, e che, grazie ai PP. Missionari, ci prepariamo a fare una buona Pasqua. Quando tu leggi la presente io mi trovo in pieno esercizio delle mie funzioni di Angiolo – salendo centinaia di scalette di legno e scendendo provvisto di benzina, dalle sontuose scale dei ricchi … L’augurio è lo stesso:  Entrare Papa ed uscire Cardinale, o al massimo, vispicu mu vi viju di Fiurenza … Ti ricordi che mi auguravano di entrare con una croce d’oro ed uscire con una d’argento … e questo credo di averlo fatto. Asta!
Papà vuole sapere se hai bisogno di scarpe e di altro. Scrivi, se hai tempo, un po’ a lungo e dimmi tutto.
Elia è a Ciminà e Romano dove? Quando verremo per il ritiro mensile a Gerace M. facilmente saliremo a farti una visita. Hai visto Giacomo? E’ partito di notte, all’improvviso, perciò non ti abbiamo mandato con lui niente.
Finisco perché è tardi e non ho altro da dirti. Riceviti gli auguri ed i saluti delle maestre, dei parenti ed amici. Ti baciano le sorelle ed i fratelli. Io pure ti bacio. Ti benedicono i genitori. Buone feste
   Tuo zio
                                                                                                                                   Ernesto

lunedì 19 novembre 2012

L'amante di Gramigna (reg. Carlo Lizzani - 1969)


 Ieri 18 novembre 2012 le Forze dell’Ordine di Ciurrame al comando del capitano Broccolis hanno inferto un duro colpo alla malavita organizzata ed ai suoi legami che si distendevano per tutti i dintorni: la Gramigna se non debellata è stata posta in quarantena. Il capitano Broccolis per voce del suo aiutante Cima di Rapa ha dedicato questo notevole successo ai martiri di Masseria.
L’azione era cominciata quando ancora il Gallo “Rrocchiceju” doveva ancora cantare per la quarta volta e ancora la campana della Chiesa di san Giorgio doveva risuonare per  il richiamo alla messa mattutina delle vecchiette insonni.
Le forze dell’Ordine, come i mille piedi che disturbati nella loro riproduzione si sparpagliano per tutte le direzioni possibili, avanzando serratamente sorprendevano gli affiliati anche nel sottosuolo scavato allo scopo, occultandosi, di mettere radici e ramificarsi. A nulla sono valse le grida di allarme dei vari Sucameli, Silipu e Pisciasangu che con lo sbarrare la strada agli indomiti militi cercavano di dare tempo alla Gramigna di uscir fuori e dissolversi disidratandosi.
Sistematala in modo da non nuocere, quindi lasciar sviluppare i giovani germogli di una coltivazione radiosa e prospera di Piselli e Fave, alla luce del sole ormai splendente, le gloriose truppe si sono dirette presso il locale Centro Sociale diretto dal professor  Marzo  e ricevere con un brindisi augurale  a base di grappa  di Cicoria il plauso e la gratitudine dei rappresentanti la Nazione  ciurramesca.

in contemporanea con

http://luigi-nuovocinemaloretoplati.blogspot.it/

giovedì 15 novembre 2012

Autunno caldo (reg. Luciano Lama, Bruno Storti e Raffaele Vanni - 1969)

Udine (foto di Maria Mittiga)



Bovalino, Giuseppe e Alessandro Gliozzi (foto Pina Celona)

Messina (foto Antonio Calabrò)

mercoledì 14 novembre 2012

Futurismo (reg Marcel L'Herbier - 1924)

Ancora due poesie dedicate ad Ernesto Gliozzi sen., di questo notevole poeta di San Luca si sono perse le tracce ed i suoi paesani non lo conoscono. E' autore anche di un'opera intitolata Polsiade che prossimamente vedrete sul vostro schermo.
Questo blog, con mia somma soddisfazione, è diventato un luogo dove la poesia sconosciuta ne innalza il valore.
Che ne dici Francesco?

Inaugurazione
( Allegoria (1) futuristica in veste passatisteggiante )
Il ciel di Caci (2) sovrastava plumbo
Risentivan la pioggia i riformati
Per pondo abbovinevole (3), e squagliavansi
Pastori e armenti dagli aprici (4) prati.

Lo scilocco e il levante, in reo connubbio,
condensati sen givano bel bello,
quando Giacobbe (5), colto il dì propizio,
ratto, di scoperchiò l’avìto ostello!...

E non vedesti in giro altro che tégole
Travoni, travi, travicelli ed assi …
Inciampavi ad ogni passo, in qualche “scandala” (6)
O ti slogavi tra mattoni e sassi.

Poi, finalmente, s’è veduto splendere
Dal tetto il sol nelle scoperte sale:
e s’è potuto finalmente, imprendere
la loggia attesa che non à l’uguale! (7)

Le maestranze già si disponevano
A dar principio alla regal terrazza,
squittia rimbrotti ed ordini il gran Lépanto, (8)
architettino (9) di stilese razza,

quando, ahi ria sorte! Su, nel ciel, s’aprirono
le cataratte, e, nel battere d’un cìlio,
a rivi, a fiumi, a laghi, a mari, a océani …
invaser di Giacobbe il domicìlio!... (10)

E tutto galleggiò: dalle pantòfole
Degli antenati ai ludi della Pina, (11)
ritto Giacobbe ste ‘, sfidando impavido
fin gli uragani della sua Carlina! (12)

Amareggiata givansi in quel pélago
La secolare zia (13) in argentea chioma;
umili vesti e zuppe (14) la coprivano,
la guernìa casalingo perizòma (15)

Gli amici ed i vicini, in tal pericolo,
accorser, com’è solito, al galoppo:
e venne Cola (16) in toga d’Esculapio
e il papà (17) ch’è di calli e reumi zoppo!...
Quei proponea di toglier tanto liquido
Con un’appropriata reazione (18)
E questi sostenea lasciarlo correre,
 o rovesciarlo in via con un landone! (19)

Giacobbe invece disse: “dee pur spiovere” (20)
E così fu difatti: onde, in cemento,
lo stilese architetto, a nome lèpanto,
della loggia conchiuse il monumento!

Se non che, mentre ognuno vi si estasia
E dalla via plebea gode il distacco,
non si consola già, non trova requie
l’immortale sirorchia (21) di Tabacco! (22)

“Ahimé dove ora stendo il mio panicolo”? (23)
“quel pazzo che m’à fatto del soralo? (24)
E piangeva e piangeva, e le sue lacrime
Spietrar perfino il cuore d’un bovaro! (25)

Giacobbe nel vederla inconsolabile,
e temendo di perdere la zia, (26)
pensò ad un tranello per accattivarsela
a perdonargli la terrazza ria! (27)

Disse fra sé: “le sacre cose incùtono
A fedeli vestuste un pio rispetto? (28)
Ebbene: io vò che cessi ogni discordia
E sia tal loggia un luogo benedetto!...”

Disse: e, ad un cenno, il buon sacrista Coccalo (29)
Apparecchiò l’ìssopo e l’acua santa.
“Quel mi passi” (30) la Pìstola (31), mormora;
“ma questa a che, se qui ce ne tanta?...”

E fu compiuto il rito: ecco or si sciolgono
In discorsi le facili favelle:
sono poeti issati sulle nuvole,
sono oratori dalle prose snelle … (32)

Ché accorse alla solenne cerimonia
Ognun che gusta il bello, o l’aria, o il vino … (33)
Bene augurando alla tua loggia Giàcopo,
sotto il ciel di Caci ormai turchino! (34)

Fine
Note

(1) Perché nell’inaugurazione della terrazza è adombrata la palingenesi di Giacobbe
(2) Nome indigete di colore alquanto fosco.
(3) Anomalia che fa diventar barometri e inabili al servizio militare
(4) Forma aggettivale cara a Giacobbe (v. avanti)
(5) Protagonista del carme e di molteplici avventure che sarebbe bene narrare, Delle sue gesta risuona specialmente Locri e vicinanze, ma la patria di Caci, che l’accolse bimbo irrequieto e giovane ne sa pure qualcosa.
(6) Assicello di castagno per impalcature-
(7) Terrazza ideata e attuata da Giacobbe, come sfogo di impulsi estetici
(8) Così chiamato perché discendente di don Giovanni D’Austria.
(9) Diminuitivo di grazia, alludente alle forme limitate di sviluppo e non alla statura artistica del prelodato.
(10) S’accenna al Diluvio parziale che Giove Pluvio scatenò sulla magione di Giacobbe, durante la scoperchiatura di essa, e all’insaputa del fratello Tonante … per far piacere … altrui.
(11) Vezzoso rampollo di Giacobbe, le cari pupe perirono annegate.
(12)  Contraz. Di Carolina., licenza poetica di grand’effetto
(13) Donna Maria: secolare perché centenaria.Il MIchelet spina tutt’altro, cioè non monaca e pur zitella laica.
(14) Cioè bagnate, ovvero bisunte.
(15) Grembiule volgarmente detteo “fardale largo. Pare che si identifichi col “frabalà°”
(16) Taumaturgo e scienziato del tempo. La fece anche da Mecenate proteggendo le arti, specie le occulte. Ancora un debole pei  medium” che riuscivano perfino a farlo largheggiare.
(17) Papà del precedente. Soffriva di calli e reumi e ignorava le reazioni chimiche; però fra i legumi preferiva le anguille
(18) L’opinione dei chimici al riguardo è controversa: pare si tratti d’un metodo di preparazione dell’ossigeno mediante la scintilla elettrica.
(19) Metodo pratico che il Cola appellò “ decantazione”
(20) questa terza idea circa l’acqua da levare è originale. Notinsi le 3 differenti proposte di soluzione d’uno stesso problema: il Cola, santissimo Iddio da scienziato invoca l’intervento della chimica in veste ufficiale;il papà s’attacca, pratticamente, al “cannatone”; Giacobbe incrocia le braccia e attende i Fati!
(21) Donna Maria. E’ detta immortale perché  dimenticata da Atropo, e non come spina il Michelet, perché accademica di Francia.
(22) Sommo Sacerdote di Caciopoli, zio di Giacobbe.
(23) Derrata che va distesa contro le muffe,. Donna Maria la ricavava dai “paraspori”
(24) Luogo adatto a stendervi le derrate: vi regnano topi e altri insetti nocivi.
(25) Essere rudimentale gastro-spinale , che si commuove difficilmente. Veste  la  lora anche di corto; ma i tipi più rappresentativi hanno abiti … da società.
(26) Per l’affetto grande. Pare che Giacobbe per siffatto affetto “tirasse sassi”.
(27) Cioè la dannosa trasformazione del solaio utilissimo nell’inutile terrazza.
(28) Accenna al gran rispetto che hanno per le cose sacre le fedeli specialmente quando attempiate vecchiette.
(29) Famoso missionario che predicando ai Caciopoliti, faccia parlare un teschio (volgarmente detto “coccalo”, “cocculu”), donde il suo nome.
(30) Gergo volgare di sapore pistolino.
(31) Cortigiana ancora in voga al tempo della costruzione della terrazza: fu cantata dai poeti del tempo: son per lei i versi : “Passan per le tue frasch come in antri tranquilli – Filosofi e Poeti – In certi riti fungevan anche da sacerdotesse.
(32) Si allude alla celebrata scuola d’eloquenza fiorita in quel tempo sotto il cielo di Caci: ne furono capiscuola Mastro Filippo, Ting-Tang, Cola da Spadio e Grantassa
(33) L’A. fu tra quelli dell’aria; tra quelli del vino figurò il papà di Cola da Spadio; non si conoscono i nomi di coloro che accorsero per il bello:
peccato …
(34) Il cielo a Caciopoli dà belle sorprese.



  

All’Amico Grantassa
Congedo alla Metastasio

Il volume che t’invìo
L’illustrai di proprio pugno:
né il cugino né lo zio
deggion, quindi, protestar:
  ell’èpiù facil, quan’io pingo,
fare un brutto che un bel grugno:
per musci non gii ramingo
con Rosario a studiar …
Il burlesco lavorino

Strage fa d’ognun che è caro:
non s’adonti che un pochino
sol colui che assente n’è
Ma, però, non fare motto
con Ernesto e con Portaro!...
la lor critica, di botto,
mi polvì-zzerebbe … ahimè!...
Nota
  E’ evidente che, nel primo originale, l’A. à anche corredato di figure il volumetto, inviandolo all’interessato Grantassa.
Questo secondo originale, scritto apposta per Ernesto, di cui è parola nell’ultima strofa del congedo, non à illustrazioni: forse l’A. non è stato capace di riprodurvi le prime perché vecchio.
   Il lettore, però, se lo pungesse vaghezza di veder tali celeberrime pitture a penna può andar a riscontrare il primo originale nella paleo teca del Grantassa, a Locri soprana.


Edita per i tipi di G. Fuggiasco. San Luca di Calabria
1931 . X .


martedì 13 novembre 2012

Lontano da casa ( reg. Phillip Borsos - 1995)


Platì  20 – 1 – 64

mio caro Peppino
Ho ricevuto la tua tanto gradita lettera e tutti contenti a saperti che ci assicuri della tua buona salute anche noi in grazia al Signore tutte benoni noi non abiamo pace per questa tua lontananza specie tua mamma che tu la conosci quanto beni ti vuole in tutti i modi speriamo che ti sistemi beni per magiori contentezza tua e nostra contenti che tutti i paisaniti vogliono bene e a tutti me li saluti specie alle famiglie Morabito e Pangallo tua mamma con la prima occasioni ti mandera le lenzuola e se ti occorri altro lo scrive Peppino ti raccomando di stari attento di non fari lavori pesanti specialmente con questo freddo tutti stiamo in pensiero per questa tua lontananza e per la tua salute tua mamma ogni volta che prepara la tavola e vedi il tuo posto vuoto si mette a piangeri
Basta speriamo che il Signore ti aiuta di sistemarti beni e accontentari a tutti e a sentire sempre la tuoi buoni notizie
No più ti saluta Ciccillo Cata Maria Saro Gino e Luigi ed io nel darte la S. B. ti abbracciamo caramente tuo affmo
Papa e mamma

giovedì 8 novembre 2012

Un amico - Il maestro



Forza signor La Rocca, abbiamo tutti ancora bisogno di lei

mercoledì 7 novembre 2012

La scuola dei timidi (reg. Carlo Ludovico Bragaglia - 1941)

Non era proprio una scuola di timidi, si chiamava avviamento; io riconosco mio fratello Saro, mia cugina Pina, suo fratello Duccio, forse PasqualinoVioli, lo zio di Francesco, che mi ha ha regalato la foto ed ancora altri ed altre per sempre giovani.
Lo zio Ernesto stentava per  tenerli a freno nell'ora di religione, li ricordo quando passavano dall'asilo per andare a fare pratica agraria, era  un mucchio selvaggio.
Buon onomastico zio Ernesto

martedì 6 novembre 2012

Dio ha bisogno degli uomini (reg. Jean Delannoy - 1950)

Domani è l'onomastico dei due Ernesto, basi su cui si appoggia questo blog



A loro queste poesie scritte dal dottor Domenico Vincenzo Papalia, medico condotto di Platì tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 ed autore dell'unico romanzo con il Paese protagonista, Lividure.

Al Reverendissimo Sacerdote Ernesto Gliozzi

Di monte in monte la tua sacra lira
De l’aquila il gran volo sospirando
Di là de l’Orsa col suo volo a spira
A l’infinito giunge, a Dio cantando

Di gloria gl’inni a cui salire aspira
L’alma tua eletta degna d’Ildebrando
Pel tuo rigor nel tempio, cui ammira
Popolo e Dio, sempre Te lodando.


Tra quei monti torreggia il tuo Parnaso,
su cui dai vanni d’oro la tua musa
gl’increduli in credenti ha persuaso.

Così di diva luce circonfusa
L’etica poesia senza occaso,
onde Te rinomanza non ricusa.

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1

Salve! O gran Sacerdote a cui natura
Del Vas d’elezione incorruttrici
Ne l’alma impresse idee di fede pura
Vieni e i miei lari e me, me benedici.

2

Vieni e su l’ara eleva la preghiera
Che questa figlia snaturata e imbelle
Vi si corregga, ed ove ancor bufera
Continuasse ad essere, alle stelle

3

De l’infinito, o Dio a sé la chiami
 O me infelice a riposare in Dio,
Ché di natura questo aborto grami
Più i giorni miei non faccia e il dolor mio! …

4

Spenta è la speme che ella si ravveda,
Poiché la tua fiera disciplina santa,
Che fu, o gran Ministro, sacra fede,
Non valse, e tua pazienza ormai è infranta! …

Platì,  15 Aprile 1925
D. V. P.