"Sono come un ontano del fiume, le mie radici sono fisse e profonde" Mikio Naruse, 1958
domenica 12 dicembre 2021
mercoledì 8 dicembre 2021
Desiderio di re [di Josef von Sternberg - 1936]
Platì
1753, regnante Carolus Dei Gratia
Rex utriusque Siciliae, Hyerusalem, &c Infans Hispaniarum, Parmae, Placentiae et
Castri &c. Ac Magnus Princeps
Hereditarius Etruriae. Questa è una storia vera. In quel tempo Platì era definito
una Mocta, Motta: secondo la Treccani
per "motta" si intende un rialzo di terreno. A questo punto è lecito domandarsi
dove effettivamente sorgeva quell’agglomerato di fuochi, per molti era laddove
oggi è sita l’Ariella, alla destra del Ciancio, sulla via che conduceva a Xstina come era chiamata in quel tempo
l’attuale Santa Cristina d’Aspromonte. Se Carlo III di Borbone (Dio Guardi)
regnava, il padrone effettivo, il Signore Feudale, era il Principe di Cariati,
nella persona di Scipione III, 6° Principe, Duca di Seminara, Conte di Santa
Cristina, Signore di Palmi. A lui l’istorosofo
dottor Vincenzo Papalia dedicò un’ode
non troppo benevola, già apparsa su queste pagine: per questa pubblicazione né
il dottore né io siamo stati ancora tacciati (taggati) di miscredito o
strumentalizzazione. Se Carlo regnava e Scipione spadroneggiava, la casata
Oliva li rappresentava. Nel 1753 era Sindaco di Platì Giuseppe Oliva per
l’appunto. In quell’anno “riflettendo sempre
più la Real mente della Maestà del Re il Supremo che Dio sempre conservi il
sollievo de’ suoi fedelissi Vassalli, ha stimato sempre più necessario” la
formazione del “General Catasto”.
Tale compito ricadde sulle
spalle, si fa per dire, di Don Giuseppe Oliva, sindaco, e Don Francesco
Musitani Cancelliere. Primi collaboratori erano Domenico Lentini e Paolo
Michea. A loro successivamente furono aggregati Don Francesco Perre, sacerdote,
quale rappresentante ecclesiastico con Mastro Giovanni Fera e Antonio Celonise,
cirellese; quindi per deputati del ceto civile: Michele Oliva, Cipriano e Domenico
Zappia; del mediocre: Michele Mittica fabbro, Giovanni Battista Morabito e
Paolo Virgara; per l’inferiore: Baldassarre Perre, Assunto Romeo e Giuseppe
Trimboli. A redigere il tutto fu chiamato Domenico Calipareo dell’ordines serviens. Tutti dovettero tenere
conto degli atti, delle rivele, degli apprezzi come delle once, appartenenti ai
cittadini residenti, dei forestieri residenti e dei bonateneti, che abitavano
in altri territori: Palmi, Oppido, Lubrichi, Bovalino, Ardore, Bombile, Natile,
Careri, Cirella, Santa Cristina e Santa Eufemia. Ne uscì fuori un compendio, un
manoscritto da decifrare, che alcuni facinorosi oggi si sono messi a copiare. Un
regalo di Natale devoluto da tutti i Signori prima citati. Robba, con due bi,
da pazzi!
In apertura un negativo colliquato che ritrae Caterina Fera, madre dell'autore della foto, il medico Giuseppino Mittiga: guardate ben il volto e le mani, la mamma sembra quasi biasimare il figlio.
lunedì 6 dicembre 2021
Le due strade [di W.S. Van Dyke - 1934]
TRA PLATI' E BOVALINOOpportuna una variantealla SS 112 d'AspromonteSeguendo la valle naturale creata dal Careri si accorcerebbe di gran
lunga il percorso
Platì, 21 dicembre
(M. F.) -
Un progetto arditissimo, ma di costo facile, e di utilità Immensa, sarebbe
quello di una strada Statale, che congiungesse Platì a Bovalino seguendo, con
opportune cautele, il corso del torrente Careri. Più che dì una nuova strada,
dovrebbe parlarsi anzi di una variante alla strada statale 112 d'Aspromonte,
che unisce Platì a Bovalino attraverso un lunghissimo giro vizioso, passando
per i paesi di Careri, Benestare, Bovalino Superiore, etc.
Il tempo
normalmente impiegato da una automobile per coprire la distanza che separa Platì
da Bovalino, è attraverso la via di comunicazione attualmente esistente (la
suddetta SS. 112), di circa un'ora.
Tale tempo,
se la strada seguisse ma la via naturale creata dal torrente Careri accorciato
del 90 per cento: basterebbero infatti pochi minuti a coprire tutto il
percorso.
Il problema
degli abitati di Careri, Benestare etc. sarebbe risolvibile col semplice
sistema di creare apposite reti di strade provinciali, senza peraltro abbandonare
la S.S. 112 attualmente esistente.
Alle
competenti autorità resta la decisione.
MICHELE
FERA
GAZZETTA
DEL SUD, 22 dicembre 1956
sabato 4 dicembre 2021
I bambini ci amano - Il paese disegnato
mercoledì 1 dicembre 2021
I due compari [di Carlo Borghesio - 1955]
Con la presente scrittura
privata redatta in doppio originale, e da valere come pubblico istrumento, noi
qui sotto scritti Francesco Gliozzi fu Domenico domiciliato in Platì ed Antonio
Violi fu Domenico da Lubrichi abbiamo redatto un contratto di sub locazione di
fondi olivetati, quale contratto viene rifuso nei seguenti articoli
1. Dichiaro io Francesco Gliozzi che con
scrittura privata redatta tra me e mio fratello Filippo del 21 Dicembre ultimo
scorso, e reggistrata in Ardore il dì otto Gennaio corrente mese al Lib: 2° Vol
5°, tassa Lire tredici 2/10 Lire due e cent. sessanta. Totale Lire quindici e
cent. sessanta. Il ricevitore Deangelis; il detto mio mi ha ceduto il metà
fitto dei fondi che a lui gli vennero ceduti in fitto dal Signor Arciprete di
Piminoro, con istrumento agli atti di Notar Signor Rocco Musitano di Bovalino
in data sedici Giugno 1879 Registrata in Ardore il 1° Luglio detto al N. 317
Libro 1° Vol. 13 folio 113: Deangelis; a quali atti noi sottoscritti ci
riportiamo.
2. Il Sub fitto che con la presente scrittura
avrà luogo, si dovrà intendere uguale a quello stipolato col sopradetto mio,
senza aggiungere o levare cosa alcuna di detto contratto, tranne per quella
riguardante l’estaglio; ed il Signor Antonio Violi sin da ora rientra nei miei
dritti, ed obblighi contenuti nella sopra cennata scrittura
3. Il Sub fitto in parole io sottoscritto Gliozzi
lo fò puramente e semplicemente al Violi per come lò fatto col ripetuto mio
senza aggiungere onere di sorta.
4. La durata del presente contratto di Sub locazione
avrà la durata di anni sei, la quale abbe principio dall’anno colonico 1879 per
terminare giusto li sopra cennati titoli. Basta il solo contratto di locazione
per la corrisposta dell’estaglio e non dovendo io di Gliozzi garentire il
frutto, né la sua bontà mentre resta a rischio e cimento del Signor Violi, sia
se gli alberi lo producessero, o nerezza ad ammalarsi e precipitarsi.
5. Io sottoscritto Antonio Violi accetto il Sub
contratto di locazione giusto come venne fatto tra essi Germani Fratelli Signori
Gliozzi
6. Io sopra detto Violi, mi obbligo corrispondere
col Signor Francesco Gliozzi di Botti cinque di olio di ulivo, presentandogli
una lettera di cambio di detta garantita di un negoziante di Gioia Tauro, o
pure presentandogli un garante solvibile, che assume le responsabilità della
consegna dell’olio in botti cinque e da pagarseli a tutto il trentuno marzo
dell’anno mille ottocento ottantuno e così successivamente negli anni mille
ottocento ottantatre e mille ottocento ottantacinque, e proprio nei giorni
sopra stabiliti.
La lettera di cambio sopra
cennata od il garante mi obbligo io sopradetto Violi consegnarla, o presentarlo
al Signor Gliozzi non più tardi del dieci Dicembre e di ciascuno biennio cioè
al dieci Dicembre mille ottocento ottanta il primo, al dieci Dicembre mille
ottocento ottantadue il secondo, ed il terzo ed ultimo al dieci Dicembre mille
ottocento ottantaquattro. Qualora la detta lettera di cambio o buono di marina
delle cinque botti di olio di olivo o il garante accettabile da esso Signor
Gliozzi non avesse a consegnarlo o presentarlo nell’epoca pattuita di sopra, o
che il Signor Gliozzi non avesse a conoscere idoneo il garante presentato sono
da accettarsi i Fratelli Signori Guida o Ioculano da Oppido, e nel caso sia
della mancanza del buono sia del garante il presente contratto di comune
accordo si intende ritenere come casso e nullo. Ed io Violi mi obbligo pagare
al Signor Gliozzi la somma di lire mille a titolo di danni ed interessi sin da
ora liquidati e transatti. Io Gliozzi qualora avesse a contravvenire per fatto
mio proprio al presente contratto mi obbligo pagare al Signor Violi la sopra
detta penale, mi obbligo ancora rispondere direttamente verso mio fratello
Filippo pel pagamento dell’estaglio pattuito colla sopra cennata scrittura, ed
in mancanza pagare tutti i danni ed interessi che il Violi potrà soffrire, a
criterio di un perito scelto dal Pretore Mandamentale di Oppido.
Il presente contratto viene
accettato da noi contraenti in tutta la sua estenzione e tenore per come sopra
stà scritto.
Oppido lì quindici del Mese di
Gennaio mille ottocento ottanta.
Antonio Violi dichiaro come
sopra
Gliozzi Francesco fu Domenico
dichiaro come sopra
lunedì 29 novembre 2021
I bambini ci amano [di Enzo Della Santa - 1954]
Platì è un piccolo paesino di circa 4.000 abitanti con molta cultura e tradizione; una volta si chiamava Santa Pulinara e non Platì. In questo paese la lingua è il dialetto. Ci sono due campi e due parchi giochi, due asili, una farmacia e tanti bar e pizzerie e c’è anche una pasticceria. C’è pure un bellissimo Ciancio, questo Ciancio è chiamato fiumara, acqua limpida e quasi quasi brillante, alcuni ci vanno a buttare la spazzatura. Ci sono due chiese, la chiesa Matrice è intitolata Madonna di Loreto, e l’altra è intitolata la Madonna del Rosario A Platì quasi tutti i giorni il tempo è bello. Ci sono davvero tante case e c’è pure un Calvario proprio bellissimo, ci sono delle rocce vicine con sopra delle croci e dietro una fontana e ci sono anche un po’ di case vecchie abbandonate C’è un parco bellissimo chiamato “Parco dei Pini”. Ce la “rocca” quasi piangente vicino alle case e c’è il verde che è molto intenso. Tutti i bambini vanno a giocare sotto il comune e giocano a calcio o giocano anche alle scuole medie. La sua tradizione è quella del pane, così buono, croccante, ben cotto. Ci sono sarte che fanno belle cose, ricamatrici, artigiani e tante maestranze. Nel nostro paese si produce olio e la pastorizia. Il nostro paese è situato a pochi km dalla montagna e pochi km dal mare. L’Aspromonte, l’ultimo baluardo montano, fa parte di Platì e conserva un’intera storia di Cultura. Sull’Aspromonte c’è una grossa pietra chiamata “Pietra K”. Il punto più alto è il Montalto dove si trova la Madonna di Polsi. Questo piccolo paesino è guidato da Rosario Sergi. Io Platì lo posso pure descrivere con una parola BELLO ANZI STUPENDO, e non è finita qua, Platì un paese felice … È semplicemente PLATI’.
Medley dai testi presentati per Premio Letterario Ernesto Gliozzi
edizione 2021 dagli alunni
DOMENICO AGRESTA, NATALE AGRESTA, CATERINA BARBARO, ILARY BARBARO, DOMENICO
CALABRIA, AURORA CATANZARITI, CATERINA LIGOLI, ELISA MARANDO, NATALE PANGALLO, ANNA PAPALIA, DOMENICO PERRE, SOFIA SERGI, ROSARIO
SERGI
della classe 4 B delle elementari
domenica 28 novembre 2021
Il segreto del carcerato [di Boris Ingster - 1950]
Indovinello (*)
Eu sugnu poeta e tu si
mischinu
sciogghjimi stu jiommuru manu a manu:
dimmi cu senza testa fa
caminu?
dimmi cu ti saluta di
luntanu?
dimmi cu fici ‘a prima ‘ccetta?
dimmi cu pa primu ‘a
usau?
Tu si poeta pecchì si
liberu,
e reu mischinu, pecchi
sugnu carceratu.
U jiommuru tu
sciogghjiu manu a manu:
a barba senza pedi fa
caminu
e la littira ti saluta
di luntanu;
San Zenobi fici ‘a
prima ‘ccetta
e fu propiu iju u primu
ca usau.
martedì 23 novembre 2021
Tutti gli uomini della Regina [di Phil Karlson - 1951]
Confraternita del S. S. Rosario
(Reggio Cal.) PLATI’
Deliberazione
N° 10
Oggetto
Dimissioni
del Rettore D. Francesco Mittiga
I.M. I.
Onore e Gloria a
Dio ed alla Vergine del S. S. Rosario
L’anno 1927 il giorno 26 del
mese di Settembre in Platì, nella Chiesa del S. S. Rosario locale abituale per
le sessioni:
Riunitasi di urgenza la
Congrega, l’oggetto da trattarsi ha fatto intervenire N. 21 nelle persone di:
I. Marando Domenico di Francesco Priore
II. Zappia Rosario fu Frdinando Segretario
III. Ciampa Domenico fu Vincenzo 1° Assistente
IV. Timpani Domenico fu Francesco 2° Assistente
V. Riganò Paspale fu Giuseppe
VI. Barbaro Saverio fu Francesco
VII. Perre Francesco di Pasquale (Cicerca)
VIII. Perre Francesco di Pasquale (Santollino)
IX. Marando Antonio fu Giuseppe
X. Mittiga Saverio fu Rosario
XI. Violi Rocco fu Angelo
XII. Mittiga Francesco di Agostino
XIII. Marando Pasquale fu Giuseppe
XIV. Mittiga Giuseppe fu Francesco
XV. Mittiga Tommaso di Filippo
XVI. Timpani Fiore di Domenico
XVII. Timpani Francesco di Domenico
XVIII. Aspromonte Francesco di Domenico
XIX. Barbaro Domenico fu Francesco
XX. Perre Pasquale fu Francesco
XXI. Taliano Rocco fu Domenico
hanno giustificato gli altri l’assenza
data la convocazione venne fatta in via di urgenza ed erano fuori abitato per
lavori di campagna.
Presiede il Priore Marando
Domenico, il quale porta a conoscenza dei Congregati che il Rev.mo Rettore
Arciprete D. Francesco Mittiga con sua lettera del 25 corrente rassegnava le
dimissioni dalla carica di Rettore della Confraternita stessa.
Chiede la parola il fratello
Riganò Pasquale che gli viene accordata e fa la proposta che l’adunanza seduta
stante volesse recarsi a casa del Rev.do Arciprete Mittiga per farlo desistere
da tale proposito.
A che il Priore non consente
per il momento, perché l’atto potrebbe dare l’aria di indisciplinati e mancanza
di serietà dato che il fatto merita invece di essere ponderato perché
avvicinandosi il mese ottobrino non è possibile lasciare senza i dovuti onori
la Regina delle Vittorie.
A tale esauriente spiegazione
gl’intervenuti tutti alzandosi in piedi hanno protestato e respingono ad
unanimità le dimissioni e danno incarico ufficiale a che il Priore volesse
rendersi interprete presso il Rev.mo D. Francesco Arciprete Mittiga di farlo
desistere da tale sua decisione.
Il Priore nel ringraziare gl’intervenuti
dichiara che essendo suo vivo desiderio l’erizione a Parrocchia della Chiesa di
Maria SS. Del Rosario porterà conoscenza dello stesso rev.do D. Francesco
Mittiga che egli è pronto ad assicurare la voluta rendita per il mantenimento
del Parroco stesso.
Essendo la deliberazione
approvata ad unanimità ed essendosi espletato il compito il Priore dichiara
sciolta l’adunanza invocando l’aiuto e l’assistenza della SS. Vergine perché
volesse illuminare il Rev.do Mittiga e perciò invita gl’intervenuti alla recita
del Santo Rosario
Il
PrioreDMarando
L’Arciprete Don Francesco Mittiga era
nato il 21 giugno del 1872 da Nicola, sarto, e Mariantonia Gliozzi, tessitrice.
A ricordo della zia Amalia, sua lontana cugina, con il Rev.do Mittiga erano vicini
di casa, nel vico San Nicola. Il prelato oltre le funzioni nella Chiesa del
Rosario officiava anche in parrocchia. Non si hanno notizie sulla causa delle sue dimissioni da Rettore della Congrega. Il documento riportato è prezioso perché
tra le righe possiamo intravedere nomi e cognomi di chi ci ha preceduti, angoli
di vita paesana e sopra ogni cosa l’attaccamento alla Regina delle Vittorie al
cui cospetto non c’erano dimissioni o scuse, meno che mai quando si
avvicinavano i suoi festeggiamenti.
I documenti riportati, e gentilmente concessi, sono custoditi presso:Archivio Storico Diocesano “Mons. Vincenzo Nadile” Diocesi di Locri – Gerace ASDLG
domenica 21 novembre 2021
Rinascita [di Raoul Walsh - 1931]
UN IMPORTANTE PROBLEMA ORMAI DIBATTUTO
DA DECENNILa
bonifica del torrente Carerirestituirà
vaste zone all’agricolturaFin dai tempi del fascismo si parlava
di questa grande opera; si continua a parlarne invano ancora
Platì, 14 novembre
(M. F.) La
situazione in cui si trova ormai da troppo tempo il torrente Careri, si imposta
decisamente male in questa epoca che ben si può definire di rinascita per il
nostro popolo.
Quello che
è stato fatto in questo ultimo decennio per la Nazione, è decisamente molto e
specialmente in questi drammatici momenti in
cui l'attenzione di tutti è rivolta alla ignobile repressione della libertà ungherese,
possiamo apprezzarlo. Libertà di governo, di pensiero, di stampa, sono indubbiamente
delle preziosissime cose per il popolo Italiano. Ma dovremmo dedurne che il popolo
calabrese non faccia parte di questo popolo.
I
calabresi, infatti, non hanno usufruito che in minima parte dei benefici di cui
ha largamente usufruito il resto della popolazione, e specialmente la
popolazione del «Nord».
Un esemplo
schiacciante di questa situazione, è senz'altro il torrente «Careri», che da tempo
immemorabile è abbandonato a sé stesso, e distrugge lentamente e
inesorabilmente la vita di una vasta zona della Calabria. Se il torrente Careri
fosse un essere pensante, crederemmo che fosse un suo strano modo di fare
omaggio alla famosa legge del piano «inclinato!!!».
Ma il
torrente «Careri» non è un essere pensante, e non aspetta altro che di essere
costretto tra due muraglioni.
Bonifica
del Careri! Pare che questa espressione sia stretta parente dell'altra: «Quadratura
del cerchio!».
Eppure non
si può dire che le «competenti autorità» non si siano accorte della
drammaticissima situazione: La stampa ha dibattuto il problema fino alla
nausea.
Dunque i casi
sono due: o le competenti autorità fanno orecchio da mercante, oppure l'espressione
«Libertà di stampa» non ha per niente il significato pieno che molti ottimisti vogliono
attribuirle.
I calabresi
non aspirano alle «luci al neon», ma gradirebbero di avere i mezzi per sostenersi
senza chiedere l'elemosina! E gli unici mezzi di questo genere sono costituti dall'agricoltura.
Chi non sa
che la bonifica del torrente «Careri» restituirebbe all'agricoltura calabrese centinaia
di migliaia di ettari di terreno? Chi non sa che il torrente Careri ha spinto
nelle navi da emigrazione migliaia e migliaia di cittadini di Platì, Natile,
Cirella, Senoli, etc.
Si parlava
di bonificare questo torrente sin dai tempo dal fascismo; si continua a
parlarne invano adesso, e con la sola differenza, che adesso si pagano anche i
contributi di bonifica, che allora non si pagavano!
Noi non ci
illudiamo che si possa concludere qualcosa di buono con lo scrivere sui
giornali, ma speriamo che in questo momento particolare della storia del mondo,
il nostro Governo voglia riservare ai cittadini del Nord e a quelli del Sud
Italia, una minore disparità di trattamento. Forse per noialtri calabresi è
questo il momento migliore per ottenere, a coronamento di tanti sforzi e di
tante istanze, quello che i connazionali del Nord avrebbero ottenuto alla prima
parola.
MICHELE
FERA
GAZZETTA
DEL SUD, 15 novembre 1956
Ancora una volta, può sembrare una fissazione la mia,
scopro che la realtà di quegli anni per cui lottava Danilo Dolci sull’estremo
versante occidentale siciliano, ha molto in comune con quella della «Valle del
Careri». Certo Michele Fera, in quel tempo giovanissimo, non aveva il
background formativo e culturale del Dolci, ma combatteva anche lui una sua battaglia
a favore del nostro paese sulle pagine della «Gazzetta del Sud», che certo era schierata
su posizioni ultra moderate, chiamatele destrorse. Ecco allora che la lotta per
la bonifica del fiume Jato portata avanti da Danilo Dolci è la stessa di quella
lamentata dal nostro Michele Fera, anche se quest’ultimo non aveva accanto a sé la
popolazione che si schierava al fianco del «Gandhi italiano», com’era stato
definito da Aldo Capitini, Danilo Dolci.
giovedì 18 novembre 2021
Il nostro pane quotidiano [di Friedrich Wilhelm Murnau - 1930]
LA TRADIZIONE DEL
PANE DI PLATI’
Nel mio paese c’è
un’antica tradizione: si fa il pane in casa con il lievito madre. Si comprano due
tipi di farina che viene mischiata con l’acqua e poi viene montata a mano. Io
l’ho visto fare a mia nonna nel forno a legna. Il pane è molto buono e si
mantiene anche diversi giorni. Per questo il pane di Platì è molto richiesto
nei paesi vicini e lontani. Si mangia con sale e origano oppure con acciughe e
peperoncino calabrese può essere impiegato anche per realizzare gustose
bruschette e può essere inzuppato nelle minestre dopo averlo abbrustolito.
NATALE AGRESTA
Il mio paese si
chiama Platì, e si trova a i piedi dell’Aspromonte. Il pane di Platì è un
elemento molto conosciuto nella Locride e nella provincia di RC. Per farlo
occorre usare farina di grani antichi locali, con acqua, sale lievito madre che
viene preparato dal giorno prima; Il giorno dopo si impasta a mano con molta
forza insieme con acqua, farina e sale, fino a che l’impasto diviene liscio ed elastico.
Dopo si formano i panetti e si mettono a lievitare sotto le coperte per circa 2
ore nel frattempo si prepara il forno, si riempie di legna e si accende il
fuoco quando la temperatura è giusta si usa un tubo di ferro con attaccato un
panno di cotone bagnato con l’acqua che si chiama “cajipo” e si usa per pulire
il forno prima di infornare il pane, dopo di che si poggia su una pala di legno
e una alla volta si mette nel forno per circa 1 ora dopo che il pane è pronto
si mantiene per alcuni giorni. È ottimo da gustare caldo condito con olio sale
e origano o con acciuga e peperoncino calabrese.
DOMENICO CALABRIA
4B
Il pane di Platì
è molto buono. Infatti il nostro piccolo paesino e molto famoso. Il nostro pane
è di un colore dorato. È fatto da ingredienti genuini e sono solo 3: acqua,
farina e lievito madre, non bisogna fare molto, basta solo: impastare acqua e
farina e aggiungere il lievito e mescolare finché l’impasto non sia liscio e
lucido e lasciare lievitare per almeno 2 ore e infornare nel forno a legna. Il
pane può essere mangiato in tanti modi per esempio, con olio, con pomodori. E
si possono creare delle buonissime bruschette!
AURORA
CATANZARITI
A Platì ci sono
tante cose buone ma il più buono e il pane che viene impastato farina acqua
sale e lievito madre poi si forma il pane poi si mette su un tavolo e si lascia
lievitare per circa 2 ore coperto con una coperta. Poi si accende il forno a
legna. Quando il forno è pronto per infornare si lascia cuocere 2 ore.
È così che si fa
il pane di PlatìCATERINA LIGOLI
Fino al momento della lettura del testo di Domenico Calabria non
conoscevo la parola cajipo, il suo significato,
la sua etimologia. Ho chiesto agli amici pulinaroti ma essi riandavano a
quanto scritto allo stesso testo del piccolo scolaro. Memore della profonda
conoscenza del greco antico da parte dello zio Ernesto il giovane e nella mente
il cognome Callipari sono andato a consultare il vocabolario greco – italiano: καλλίπαις callipais bella fanciulla, ma anche, bel volto, è quanto più si
avvicina alla descrizione del piccolo Domenico.
Aurora, Caterina, Domenico e Natale erano nel passato anno scolastico
– 2020/2021 – alunni della 4b delle elementari e partecipavano al premio
letterario “Ernesto Gliozzi”
organizzato dall’Ass. Etno-Culturale SANTA
PULINARA.
L’immagine di apertura è di Natale Agresta
Con questa pubblicazione oggi sono riconoscente anche a Friedrich Wilhelm Murnau ed al suo cinema, il suo AURORA è un capolavoro oggi irraggiungibile.