UN IMPORTANTE PROBLEMA ORMAI DIBATTUTO
DA DECENNI
La
bonifica del torrente Careri
restituirà
vaste zone all’agricoltura
Fin dai tempi del fascismo si parlava
di questa grande opera; si continua a parlarne invano ancora
Platì, 14 novembre
(M. F.) La
situazione in cui si trova ormai da troppo tempo il torrente Careri, si imposta
decisamente male in questa epoca che ben si può definire di rinascita per il
nostro popolo.
Quello che
è stato fatto in questo ultimo decennio per la Nazione, è decisamente molto e
specialmente in questi drammatici momenti in
cui l'attenzione di tutti è rivolta alla ignobile repressione della libertà ungherese,
possiamo apprezzarlo. Libertà di governo, di pensiero, di stampa, sono indubbiamente
delle preziosissime cose per il popolo Italiano. Ma dovremmo dedurne che il popolo
calabrese non faccia parte di questo popolo.
I
calabresi, infatti, non hanno usufruito che in minima parte dei benefici di cui
ha largamente usufruito il resto della popolazione, e specialmente la
popolazione del «Nord».
Un esemplo
schiacciante di questa situazione, è senz'altro il torrente «Careri», che da tempo
immemorabile è abbandonato a sé stesso, e distrugge lentamente e
inesorabilmente la vita di una vasta zona della Calabria. Se il torrente Careri
fosse un essere pensante, crederemmo che fosse un suo strano modo di fare
omaggio alla famosa legge del piano «inclinato!!!».
Ma il
torrente «Careri» non è un essere pensante, e non aspetta altro che di essere
costretto tra due muraglioni.
Bonifica
del Careri! Pare che questa espressione sia stretta parente dell'altra: «Quadratura
del cerchio!».
Eppure non
si può dire che le «competenti autorità» non si siano accorte della
drammaticissima situazione: La stampa ha dibattuto il problema fino alla
nausea.
Dunque i casi
sono due: o le competenti autorità fanno orecchio da mercante, oppure l'espressione
«Libertà di stampa» non ha per niente il significato pieno che molti ottimisti vogliono
attribuirle.
I calabresi
non aspirano alle «luci al neon», ma gradirebbero di avere i mezzi per sostenersi
senza chiedere l'elemosina! E gli unici mezzi di questo genere sono costituti dall'agricoltura.
Chi non sa
che la bonifica del torrente «Careri» restituirebbe all'agricoltura calabrese centinaia
di migliaia di ettari di terreno? Chi non sa che il torrente Careri ha spinto
nelle navi da emigrazione migliaia e migliaia di cittadini di Platì, Natile,
Cirella, Senoli, etc.
Si parlava
di bonificare questo torrente sin dai tempo dal fascismo; si continua a
parlarne invano adesso, e con la sola differenza, che adesso si pagano anche i
contributi di bonifica, che allora non si pagavano!
Noi non ci
illudiamo che si possa concludere qualcosa di buono con lo scrivere sui
giornali, ma speriamo che in questo momento particolare della storia del mondo,
il nostro Governo voglia riservare ai cittadini del Nord e a quelli del Sud
Italia, una minore disparità di trattamento. Forse per noialtri calabresi è
questo il momento migliore per ottenere, a coronamento di tanti sforzi e di
tante istanze, quello che i connazionali del Nord avrebbero ottenuto alla prima
parola.
MICHELE
FERA
GAZZETTA
DEL SUD, 15 novembre 1956
Ancora una volta, può sembrare una fissazione la mia,
scopro che la realtà di quegli anni per cui lottava Danilo Dolci sull’estremo
versante occidentale siciliano, ha molto in comune con quella della «Valle del
Careri». Certo Michele Fera, in quel tempo giovanissimo, non aveva il
background formativo e culturale del Dolci, ma combatteva anche lui una sua battaglia
a favore del nostro paese sulle pagine della «Gazzetta del Sud», che certo era schierata
su posizioni ultra moderate, chiamatele destrorse. Ecco allora che la lotta per
la bonifica del fiume Jato portata avanti da Danilo Dolci è la stessa di quella
lamentata dal nostro Michele Fera, anche se quest’ultimo non aveva accanto a sé la
popolazione che si schierava al fianco del «Gandhi italiano», com’era stato
definito da Aldo Capitini, Danilo Dolci.
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