domenica 11 aprile 2021
Un luogo della memoria [di Enrico Grisanti - 2013]
mercoledì 7 aprile 2021
Rullo di tamburi - Micheli u Giamba
Nato a Platì
E lì morì.
Michele Trimboli all’anagrafe registrato
Micheli u Giamba d’i paisani chiamatu.
Fici u tamburinaru comu professioni
E u tamburu u sonava cu passioni.
Era taciturnu e di pochi paroli
Educatu e di bonu cori
sonava insiemi ad attri paisani
e ji bacchetti paria ca volunu nte so mani.
Cu Gianni u tamburinaru così chiamatu
e chi nto paisi pe sonari era nominatu
mparau e pigghiau tanti insegnamenti
e fici tesuru di chiji suggerimenti.
C’era puru Ntoni u miricriju
Cu na botta nta grancascia dava l’avviu
e cu nattra bona mazzolata
u seguia Pascali da gnur’Agata.
A secundu li festi e li novini
Non mancavunu tamburelli ed acciarini,
Cicciu u penga era sempri prisenti,
Muguniandu sonava allegramenti.
Cu tamburi e grancascia a ritmu battenti
A picciuli e randi facivunu cuntenti.
Girandu po paisi ssi tamburinari
si portavunu appressu na murra di cotrari.
E quandu i gigantissi ndvivunu a sfilari
i ggenti si ffacciavunu nta via mi vidunu passari
e cu soni di tamburi organetti e tamburella
i portanti li ballavunu a ritmu di tarantella.
Nta ji iornati di festa ed alleggria
lu penseru jia alla Vergini Maria
cu nomu di Maronna di lu Ritu è chiamata
e comu Patruna di pajisi esti nvocata.
In via 24 maggiu, nto corsu principali
nta stati si nescia pa passijiata sirali
sa Galatti o ponti si jia e si venia
stu rettiliniu di strata si facìa.
A meta era sempri u ponti ca funtana
ti dissetavi cu l’acqua frisca asprumuntana.
C’era a movida cu signurini e giuvanotti
e cu genti nte barri aperti sinu a menzanotti.
Nta ji serati ssettati nto scaluni di Rosariu u parlinu
e quandu nta cchiji i don Mbertinu
si scialavunu i studenti universitari
u sentunu a Micheli recitari.
Lu sommu poeta
Canti da Divin Commedia
li ripetia pecchì i sapia a memoria.
È veru ca prima pregatu volìa,
ma quandu partia tuttu u cantu ripetìa.
Convolau a nozzi a tarda età
e Ricaluzza fu la sua metà.
Cu Micaluzzu meu e Ricaluzza mia
quand’era tuttu in armonia.
Quandu sentu i tamburi sonari
u me penseru vaji a chiji tamburinari
ogni vota chi passavunu davanti a casa mia
nu biccheri di vinu s’offrìa a mamma mia.
Sti ricordi ormai fannu parti du tempu passatu.
Comu puru a granita cu jiacciu culuratu
cu na grattarola a preparava l’ardurisana,
nta ji iorna di festi e di caluri era nu taccasana.
Puru Micheli u Gimba merita m’essiri ricordatu.
Amuri e cori nto sonari misi
quandu cu tamburu girava po pajisi.
Si detti spassu a tutti ji cotrari
li fici scialari e puru sognari.
Silavana Trimboli nata a Platì e residente a Caraffa del Bianco
martedì 6 aprile 2021
Un caso di coscienza [di Gianni Grimaldi - 1970]
(MR*) - Un caso veramente pietoso è quello del nostro concittadino ventiseienne Domenico Tropeano, che è stato rimandato a casa dall'Istituto Ortopedico del Mezzogiorno di Italia di Reggio Calabria, con la diagnosi di una gravissima malattia: Una «Spondilosi rizomelica» a carattere cronico, e pervenuta a uno stadio molto avanzato.
La salvezza del povero giovane può dipendere solamente da una lunga cura a base di prednisone, cura che deve essere effettuata in apposito istituto.
Il guaio è che i genitori del ragazzo non hanno assolutamente la possibilità economica di intraprendere questa cura: sono poveri contadini che vivono alla giornata, più che mai soggetti alla «legge di ferro» che soggioga il proletariato calabrese. Prima di rassegnarsi a vedersi morire il figlio sotto gli occhi lentamente e senza speranze, il padre del malato ha rivolto al Prefetto di Reggio Calabria una domanda tendente ad ottenerne il ricovero gratuito in qualche ospedale di Reggio Calabria.
Ma nonostante l'urgenza del provvedimento, la pratica in oggetto non ha avuto esito né positivo né negativo.
Richiamiamo pertanto l’attenzione del Prefetto di Reggio sul pietosissimo caso, e speriamo che voglia ridare a un povero ragazzo di ventisei anni la speranza di vivere.
* MICHELE FERA
"Il guaio è che i genitori del ragazzo non hanno assolutamente la possibilità economica di intraprendere questa cura: sono poveri contadini che vivono alla giornata, più che mai soggetti alla «legge di ferro» che soggioga il proletariato calabrese".
giovedì 1 aprile 2021
PASSION PLAY [di J.L. Vincent - 1896]
Al momento della scansione non afferravo il significato di queste foto. Alla fine sono arrivato ad una scoperta. E’ l’addobbo, dovuto all’estro fantasioso dello zio Ciccillo, dell’altare della Chiesa del SS. Rosario per il Giovedì Santo, con relativo presepe pasquale; è una rappresentazione, quest’ultima, unica nel suo genere e forse mai ripetuta in Platì o altrove. Per riallacciarmi al quanto mai pertinente film del titolo, La recita della Passione, si tratta di una messa in scena quasi rudimentale, proprio come le prime rappresentazioni dei Lumière, in un’epoca precedente allo strapotere della televisione che porterà ai presepi viventi e alle sfilate ora carnevalesche del Venerdì Santo.
Testo: Gino
Edizione: Rosalba
NOTA: Il supporto fotografico è un negativo 4X6 in ottimo stato di conservazione databile alla seconda metà degli anni 50'.
martedì 30 marzo 2021
Buongiorno natura [di Ermanno Olmi - 1955]
La
Natura
Perre
Martina
La
natura è spesso inquinata …
Di
sentire puzza, mi sono stufata
Quando
bruciano l’immondizia
Fanno
solitamente un’ingiustizia.
Quando
non sento alcun odore strano
Esco a
godermi e a dire l’amo
Io amo
la natura che è una cosa bella
Infatti
fa parte anche la brillante stella …
La
luna, le nuvole, il sole
La
rosa, l’ulivo, le viole.
Credo
che la natura è stata la creazione.
Di un
grande autore
Di cui
non serve alcuna citazione.
Composizione partecipante alla Prima edizione - 2017 - del Premio Letterario Ernesto Gliozzi.
sabato 27 marzo 2021
Stories We Tell [di Sarah Polley - 2012]
"When you're in the middle of a story, it isn't a
story at all, but only a confusion, a dark roaring, a blindness, a wreckage of
shattered glass and splintered wood, like a house in a whirlwind, or else a
boat crushed by the icebergs or swept over the rapids, and all aboard are
powerless to stop it. It's only afterwards that it becomes anything like a
story at all. When you're telling it to yourself or to someone else.”
Quando sei nel
bel mezzo di una storia, non è affatto una storia, ma solo una gran confusione,
un oscuro ruggito, una cecità, un relitto di vetro frantumato e legno
scheggiato, come una casa in una tromba d'aria, o una barca stroncata dagli
iceberg o travolta dalle rapide, mentre tutte le persone a bordo non possono
fermarla. È soltanto in seguito che diventa un qualcosa come un racconto del
tutto. Quando lo racconti a te stesso o a qualcun altro.
Margaret Atwood, Alias Grace (L’altra Grace), 1996
Altre volte il cinema è venuto
utile per sviluppare un tema. Molto più della novellistica entra in
sintonia/sinergia con queste pagine. Ora è la volta di Stories We Tell film canadese del 2012 di Sarah
Polley. Sorprendente è il particolare sguardo della stessa autrice/regista,
in bilico tra l’estasi e il coinvolgimento. Sarah Polley, quando l’ha girato,
di anni ne aveva trenta tre ed era alla ricerca di sé stessa, del suo DNA
genetico. Lo fa raccontando la storia di sua madre Diane, una donna impulsiva e
poco conforme a quanto la circondava, andando a coinvolgere i propri familiari
e quelli che con la madre hanno avuto contatti di lavoro. È un peccato svelare
tutto il coinvolgente film, un falso documentario rivestito di finzioni, girato
con mani esperte, con la struttura di un classico giallo americano: Raymond
Chandler incontra James Ellroy, a dispetto di quanto quest’ultimo pensasse del
primo.
Ma ora andiamo a noi e qui sarò
breve anzi brevissimo. Sostituite Sara Polley con daplatìaciurrame e la madre con Platì ed i quattrocento anni e passa di
storia, fermo-immagini di documenti e immagini relativi a fatti minimali e popolo,
che in questo frattempo hanno percorso il paese e le rive del Ciancio
diventeranno un libro: I LOVE PLATÌ!
In other
instances, Cinema has been useful in developing a theme. It comes into
tuning/synergy with these pages. And it is the case of Stories We Tell, a
Canadian movie by Sarah Polley. Hers is
a striking gaze teetering from extasy to involvement. Thirty-three year old Sarah Polley was, at the time
of shooting, in search of herself, of her genetic DNA. She tells her mother
Diane’s story, an impulsive ad unconventional woman, and she calls in relatives
and work contacts. It would be a shame to unveil the narrative of this
captivating movie. It is a false documentary lined with simulations, film with
expertise, using the structure of an American thriller where Raymond Chandler
meets James Ellroy, no matter what le latter thought of the other.
But let us
address our focus in a very short manner: replace Sara Polley wth daplatìaciurrame and her mother with Platì,
then the four hundred or more years of history, still-frames of documents
related to petty events and people, that have in the meantime crossed the roads
of the town and the shored of river Ciancio have become a book: I Love Platì!
AL CENTRO DELLE IMMAGINI TRATTE DAL FILM DIANE E SARA POLLEY.
IL TESTO IN INGLESE E' DI ROSALBA.
giovedì 25 marzo 2021
La lettrice [di Michel Deville - 1988]
Buon giorno Luigi,
Ho letto con interesse il tuo libro (...); mi è parso un lavoro originale anche per
il costante richiamo ai titoli dei film che forse meritava qualche
delucidazione in più.
Dal testo si coglie il forte amore per il paese
natio anche al di là del
tempo, come si evince dai ricordi personali, dalla
rievocazione storica
di vari avvenimenti (l'alluvione, la prima guerra
mondiale ecc.), dal
divertente recupero della cucina locale fatto da
Maria, dal nostalgico
ricordo del 1° maggio, dal desiderio di una
rinascita di valori civici
ed etici auspicato da alcuni concittadini. Mi è
anche molto piaciuta la
parte inerente il lavoro delle donne dedite alla
tessitura di filati
tratti dalle ginestre e dai bachi da seta. Anche
qui in Friuli si è
praticato già anticamente l'allevamento dei bachi
da seta che spesso
hanno rappresentato (assieme all'essicamento del
tabacco) una forma di
resistenza alla miseria diffusa. Poi, nel corso
del '700 iniziò una
vera e propria produzione industriale della seta,
sviluppata dall'impero
asburgico dal 1797 fino al 1866 e proseguita sotto
i Savoia. Anche qui
il lavoro in questo ambito era prevalentemente
femminile.
Il libro quindi mi ha colpito e mi ha fatto
trascorrere piacevoli ore di
lettura in questo periodo di reclusione causa
Covid! Un solo piccolo
appunto: forse potevi aggiungere un riepilogo
storico delle vicende di
Platì da quando è sorta ai giorni nostri per far
capire al lettore
l'evoluzione di questa cittadina.
Ti saluto caramente e ti auguro buon lavoro per le
tue prossime fatiche
letterarie
Gina
Un contributo della professoressa Gina Misdaris di Udine, altre volte collaboratrice indispensabile per queste pagine.
La foto in apertura è di Giuseppino Mittiga, Medico Chirurgo.
martedì 23 marzo 2021
Il tempo ritrovato [di Raùl Ruiz - 1999]
In libreria I Love Platì, un atto d’amore di Luigi Mittiga che ha raccolto testi e fotografie nei confronti di tutto ciò che è luogo e di tutto ciò che è cinema, tra personaggi formidabili e scovati in una terra che è tutta e nessuna e cento adorati film tra uomini a loro modo eterni e le rughe cinematografiche e sapienti di Sergio Leone e del miglior Clint Eastwood attore mitologico e regista straordinario. Mittiga canta e finisce con l’essere coi propri testi, quasi suo malgrado, autore, canta il tempo ritrovato.
in onda su RTP emittente televisiva della Gazzetta del Sud
23 - 24 - 25 marzo 2021
domenica 21 marzo 2021
Un dramma per televisione [di Clifford Sanforth - 1935]
Malumore a Platìper la mancataricezione televisiva
Da circa un anno l’antenna ripetitrice di
Pietrapennata è entrata in funzione. Nei tempi immediatamente successivi alla sua
inaugurazione, constatata l’impossibilità di ricevere da Platì i programmi televisivi,
si sparse in giro la, voce di larvatissimi progetti riguardanti la sistemazione
di questa zona di ombra. Voci evidentemente molto deboli e assolutamente infondate
se a distanza di un anno non se ne è fatto nulla; non solo, ma non se ne parla
addirittura per niente, come se Platì non esistesse, e il problema della sua
zona d’ombra non fosse degno di essere preso in considerazione.Che i
Platiesi siano cittadini italiani ci sembra non sia da dubitare; hanno infatti
gli stessi doveri, non ultimo quello di pagare le tasse (e qui non c’è zona
d’ombra che tenga); ci sembra ovvio che debbano‘ godere degli stessi diritti di
cui gli altri italiani godono! Se, inoltre, lo Stato monopolizza il servizio
televisivo, con tutti i vantaggi che dal monopolio gli derivano, ha l’obbligo
di servire tutto il territorio nazionale!La RAI
sembra non rendersi conto di questo, anche se numerosissime altre volte le è
stato sottoposto lo stesso problema! Che le serve svolgere le campagne degli
abbonamenti, se poi lascia intere zone nell’ombra! Perché non si tratta soltanto
di Platì: c’è San Luca per esempio, ci sono altri paesi! E’ una situazione
irritante e sconcertante, che va sanata al più presto!GAZZETTA DEL SUD, 15 luglio
1959
Nota. - Testo senza firma, facilmente attribuibile, visto il tono sarcastico, a Michele Fera.
venerdì 19 marzo 2021
Sette note in nero [di Lucio Fulci - 1977]
BRICCICHE DI CRITICA
RIVALI (1)
E nessuno con freddo indifferentismo assistere a questa pugna vitale, a questa battaglia aspramente acre, che si combatte da anni e ne durerà ancora molti, prima che il sole fulgido della vittoria, spunti sul fosco orizzonte sociale. E’ una tenzone che ha interessato e continua ad interessare tutti, da i letterati e pubblicisti agli uomini eminentemente politici, dai cattolici ai miscredenti, dalla Chiesa allo Stato; è una tenzone che chiederà ancora molte vite, molto sangue, molti martiri. I due eserciti che si contendono palmo a palmo il terreno, dovranno sostenere, chi sa fino a quando, le fatiche penose del campo.
Invano le turbe, anelanti alla pace serena, spingono lo sguardo scrutatore lontano nelle tenebre fitte della notte, aspettano se qualche raggio furti qualche raggio furtivo brilli tra le nubbi gravide di tempesta, se qualche lembo d-azzurro accenni, speranzoso dall’alto. E si rivolgono quasi spaventate, quasi atterrite, dal sinistro bagliore dei lampi di sangue, dal cupo rombare del suono d’ imminente infuriare della tormenta.
Di chi sarà la vittoria? Non è lecito dire. Ambo gli eserciti pugnano con ardore e coraggio grande. Dall’una parte e dall’altra non mancano duci animosi, capitani esperti, che si battono da eroi, per il trionfo del loro ideale.
Quale dunque dei due eserciti, intonerà per primo esultante, il peana sublime della vittoria? L'evento dei fatti ci saprà dire con certezza! A noi, non resta che combattere con coscienza di soldati animosi, a cui tornerebbe sommante ignominioso l’appellativo di codardi.
E la questione sociale per l’appunto, ha dato argomento ad uno dei tanti collaboratori de «La croce di Costantino», di scrivere un grosso ed interessante volume di seicento pagine circa.
Lucio Desmeto è una di quelle creature, che si è quasi costretti ad amare per forza; è una di quelle coscienze moderne tutta virilità ed ardore. Egli, forte della fortezza che viene dalla santità della causa difesa, per nulla cede dinanzi ai nemici malignamente isleali, che vorrebbe ad ogni costo atterrarlo. La sua volontà, dalla tempesta d’acciaio, sa resistere anche di fronte alle vigliacche insinuazioni e alle grette utopie di cattolici che non son cattolici. Ed anche allora che uno dei suoi più cari compagni di lotta - il Gentile - osa, non si sa il perché, battere ritirata, Lucio non si scoraggia per questo. I vinti di oggi saranno i vincitori di domani. No, egli non è di quei cattolici, che si rintanano paurosi nel guscio di vecchie tradizioni, e vedono lo zampino del diavolo in ogni opera moderna. Lucio sente nel cuore, potentemente, la religione del Cristo, e per essa e con essa combatte, colla parola del Vangelo sul labbro e l’amore del Nazareno nel petto. E se il suo cuore è già promesso ad una creatura - Maria Dorsoli - non è un amore terreno il suo.
E' un amore santo, che non gli impedisce punto di combattere sempre, con crescente ardore, per il trionfo della sua nobile Idea.
E per l'Idea, Lucio ha fatto e farà dei sacrifizi grandi; per l'Idea non si risparmierà, a fatiche e dolori; per l'Idea non potrà, né vorrà lasciare il cammino intrapreso, lasciando talvolta brandelli sanguinolenti di vita tra rovi e cardi.
E l'avv. Porro – l’avversario di Lucio e direttore del circolo Marx – non è egli la sintesi del socialismo contemporaneo?
Ed anche egli si batte per il trionfo del suo ideale. Ma il suo non è il valore del soldato coraggioso, tutto fuoco pei nemici della sua patria; è il valore del mercenario prezzolato, cui un acuto desiderio di bottino chiama in battaglia.
Anche egli vorrebbe essere un idealista puro sangue, ma non riesce che un volgare impasto d'immoralità e intrighi; è l’uomo-bruto che non sa fissare il sole, pago soltanto di strisciare sulla palude bruna di tutte le porcherie dei bassi fondi cittadini.
Anche Bista Porro ama Maria, ma di quale amore, ognuno può facilmente comprendere. Né dovranno maravigliarsi i lettori, quando egli, abbandonando circolo e compagni prende il volo per ignoti lidi, unitamente alla moglie di un suo carissimo amico. Per me, in breve, ne l'avv. Porro, ho trovato ritratta tutta l'indole del socialismo odierno: indole apertamente immorale, antireligiosa e antidemocratica.
Altro personaggio di «Rivali» è Maria. Ella è una di quelle giovani, frutto della società laica, senza fede, senza speranza, col riso beffardo e sprezzante dello scetticismo più torvo. Dopo le varie sventure toccatele, Maria, quasi intravede il sentiero delia fede cristiana. E dico quasi, perché l'A. non la fa convertire del tutto, e il perché non dice; Che forse sotto la snella figura di Maria, l'A. voglia adombrare la società moderna? Ebbene oggi - cosi il padre Maltese - le conversioni sono molto rare, e le plebi, che
attendono dinanzi, alle piazze delle nostre Chiese, non sanno decidersi ancora ad entrarvi, per purificarsi nei lavori salutari della fede.
Altre figure minori del romanzo, ci passano dinanzi agli occhi, per ogni pagina, descritte, o meglio ritratte con mestizia grande: sono anzi delle continue fotografie, tutte nitide, tutte luminosissime. Vi sono pagine davvero belle, bellissime proprio, che lasciano un solco grave nel cuore di chi legge e rivelano nell'A. un psicologo profondo. A lui un evviva di cuore, e un augurio sincerissimo.
Lo vorrei, dare ai lettori in saggio, ma mi trovo alquanto imbarazzato nella pelle, fra tante pagine di prosa smagliante ed incisiva. E però - conchiudo col medesimo padre Maltese - li consiglio a prendere fra le mani il volume, per gustarne tutte le bellezze e giudicarne con sincerità, se noi non abbiamo trovato in esso il nostro romanzo sociale.
FRANCESCO PORTOLESI
LA SCINTILLA QUOTIDIANO DELLA DOMENICA ANNO V – N. 7 Matera 14 febbraio 1904