Powered By Blogger

lunedì 6 aprile 2020

Nel corso del tempo - reup & Hit Parade

Da qualche giorno questo progetto (nato nel febbraio 2011) si è stabilizzato sulle 200.000 visualizzazioni. Buona parte di esse sono merito della collaborazione con Rosalba Perri che ha dato una virata verso nuovi orizzonti editoriali. Il blog viaggia da solo nella galassia del web, non ha agganci con altri bloggers come è restio alla pubblicità che ormai vomitano le pagine di un qualsiasi sito.

A titolo di curiosità riporto i post di maggior successo con i relativi link:

1 – Virus letale
2 – Un ragazzo di Calabria
3 – Schiavi della colpa
4 – Storia di erbe fluttuanti
5 – I magnifici sette
6 – La corsa della lepre attraverso i campi
7- Afferra il tempo
8 – Benvenuti in paradiso – Peppino Portolesi
9 – La storia
10 - L’albero della vita – The Fountain




domenica 5 aprile 2020

Un angolo di paradiso [di John S. Robertson, 1935]


ille terrarum mihi praeter omnes
angulus ridet.
per i comuni mortali:
quest'angolo di terra più d'ogni altro mi rende felice 
(Orazio, Odi)
PREMIO POESIA ANGULUS RIDET 2020
indetto 
dall'Associazione Culturale Girolamo Marafioti di PolistenaCittà del Sole
Edizioni di Reggio Calabria e con il patrocinio della Città Metropolitana

per saperne di più:
http://francoarcidiaco.blogspot.com/2020/04/dalla-parte-delleditore.html

giovedì 2 aprile 2020

Nostalgia de la luz - "Com'è tardi"


Tutto diventava faticoso, prezioso, perfino le pietre portate sulla groppa degli asini, e a ogni passo si misurava la misera condizione umana, assediata dal tempo e dallo spazio. Per questo gli uomini erano amici fra di loro. L’odore del fiume, l’odore degli orti, l’odore delle mandre, l’odore dei forni, degli agrumeti, l’odore dell'abitato come di una stanza che ha aperto le sue finestre al mattino e la nebbia del sonno non s’è ancora diradata, questa era la terra, questo era tutto in poco spazio; e poi l’improvviso odore del mare, e il variare degli alberi, pioppi, ulivi, salici, sotto la stessa corrente che faceva inclinare le onde e le piante dalla stessa parte e con un solo colore. E che cosa sono ora queste cose? Parvenze labili d'un viaggio rapido, brevi nostalgie che si cacciano l’una con l’altra, illusioni di pace e di felicità dove ci si vorrebbe fermare. Ieri erano la fatica di vivere e di camminare, un tempo lungo e pieno di meandri, e ogni cosa segnava la sua ora al sole. Allo stesso modo della vita nostra, infanzia e virilità: quella piena di giorni lunghi, questa che guarda
l’orologio e dice di soprassalto: “Com’è tardi! ”
CORRADO ALVARO, Le strade il tempo, da Itinerario italiano, ed. Bompiani 1995.

Molti hanno trovato ostico il post precedente, per fare un po' di chiarezza ho fatto ricorso ad un camino per sempre spento, al sommo Alvaro (quella di Corrado Alvaro non è solo scrittura, è un cuore che batte) e alla cartolina postale dei Beirut.


mercoledì 1 aprile 2020

Nostalgia de la luz [di Patricio Guzmàn, 2010]



Noi siamo manipolatori del passato.
Quindi, la nostra storia più recente, la abbiamo mantenuta ad un livello di occultamento, di copertura...
E' un contro senso.
Come se non volessimo avvicinarci alla nostra storia più prossima, come se questa potesse accusarci.
(…)
Io credo che la memoria abbia una forza di gravità, ci attrae sempre.
Quelli che hanno memoria sono in grado di vivere nel fragile tempo presente.
Quelli che non ce l'hanno, non vivono da nessuna parte.
Patricio Guzmàn*, Nostalgia de la luz, 2010

***

Un vento rivoluzionario ci catapultò al centro del mondo. (*idem)

A mia stessa infamia che considera il cinema morto nel maggio 1984 quando al Festival di Cannes fu presentato in anteprima il film dei film, quell’arte che si avvaleva dello scorrimento reale della pellicola con relativa proiezione sullo schermo,  è risorta con l’approssimarsi del XXI° secolo sotto specie di file (fail) e tale è la sua riproduzione, vuoi in una sala (oggi ridotta anche di dimensioni) vuoi comodamente a casa propria. Lo scorrimento ne è divenuto virtuale e serve un software per la relativa visualizzazione. Ecco ora è giusto parlare di filematica. Ed è per suo mezzo che nella ex Unione Sovietica, un autore come Tarkovskij è invecchiato di colpo sotto i colpi di Andrej Zvjagincev, o un Haneke messo in quarantena da un tal brasiliano che risponde al nome di Kleber Mendonça Filho. E così, fermo restando che il cinema, ops … il file americano la fa sempre da padrone, i contributi e le scoperte migliori vengono dalla periferia del pianeta, come quella a cui si fa riferimento oggi che proviene dal Cile. Quell’opera entra in piena sintonia con le pagine di questo blog e lo riguarda direttamente sebbene nella prima si assista alla tragedia che colpì una nazione, tragedia voluta dagli "USA e getta", mentre secondo è la storia di un paese dell’Aspromonte che cavalca il XXI° secolo e non dimentica il suo passato, le sue tragedie, la sua voglia di riscatto sanciti da un fermento che per ora è sotterraneo.

Questo post è dedicato a Marilisa, Francesco di Raimondo e Michele Poeta.


Nota: Il fotogramma in apertura può sembrare una manipolazione dell’autore del post, ma è rilevato direttamente dal file in questione.




lunedì 30 marzo 2020

Virus letale [di Wolfgang Petersen, 1995]


La vita ai Tempi del Corona


Sentiti, sentiti, sentiti cristiani
Sentiti genti vicini e luntani
U coronavirus da Cina rrivau
E chianu chianu a tanti nfettau.

Rivvau pe’ prima nta Lumbardia
E nta nnenti ci fu l’epidemia
Si parinchiru tutti i spitali.
Non ndavi medicini pe’ stu mali.

Prestu di tutt’Italia si mpatruniu
Non cercau permessu e nta tutti i reggioni trasiu
Nta tuttu u mundu stu virus viaggiau
E comu na macchia d’ojiu si allargau.

Guvernu e medici ndi misuru ‘n quarantena
Ogni jornu nta televisione a stessa cantilena
Rrestati a casa e non nesciti fora
Ca ndavi lu virus corona.

E se nesciti pe’ bbisognu di necessità
Mascherini, guanti e disinfettanti ‘n quantità
I parenti non si ponnu bbracciari
Nenti stretta di manu e mancu baciari

A distanza di du’ metri ndaviti a stari
Se no lu coronavirus potiti pijiari
Puru a cresia rrestau ssulicata
A ggenti numma veni cuntaggiata

Nenti missi, matrimoniji, funerali
A causa di chiustu grandi mali
Non sapimu cchiù a quali santu ndi votamu
E ognu jiornu lu Patreternu nui pregamu

Nginocchiati ti facimu st’accoratu appellu:
Cunta i nostri meriti, ferma stu flagellu
Manda lu Spiritu Santu supra a Terra
I mmazza stu virus e mu sotterra.

Staci portandu morti pe’ tuttu lu Mundu
Non permettiri Patreternu u veni u finimundu
Tu criasti lu cielu, terra e mari
E non criju ca ora ndi voi abbandunari.

Ndi rivolgimu puru a ttia Matri Maria
Mun ndi ccumpagni sempre pe’ la via
E cu to’ fijiu nostru caru Signuri
intercedi pe’ nui poveri peccaturi,

E vui giuvanotti che vi ffacciastuvi a li barcuni
Mu sonati e mu cantati li canzuni
Ffacciativi e recitati ‘na Salve Regina
Arzati l’occhi ‘o cielu ca c’è na grandi Reggina
Di tanti grazie ija sula esti china.
E si usamu tutti a mascherina
Stu virus scompari nta na quindicina.

Testo e voce: Silvana "parlina" Trimboli, platiese residente in Caraffa del Bianco.
Edward Hopper's paintings from ShirleyVisions of Reality (2013) by Gustav Deutsch
Songs: El Zocalo - La Llorona by Beirut
Trascrizione: Rosalba Perri

Nota di Rosalba Perri:
Ho ricevuto questa poesia in forma audio da mia zia Suor Carmen che l'aveva a sua volta ricevuta con la dicitura "una mamma di Platì".

Una dizione perfetta, una intonazione accorata che diventa quasi una giaculatoria specialmente alla fine quando si invoca l'intervento divino.
Una voce calda e materna che mi ha ricordato mia nonna Rosina.
Ho girato l'audio per scoprire di chi fosse quella voce e l'informazione mi è arrivata da mia cugina Pina Miceli di Bovalino. Si tratta di Silvana Trimboli che, sebbene risieda a Caraffa, è la figlia di Antonio Trimboli di Platì tragicamente scomparso nel 1959, già ricordato un alcune pagine del blog:

Voglio ricordare che il soprannome di questa famiglia Trimboli, che nelle varie prionunce è stato storpiato in "parlinu" e addirittura "pallinu" (compatibili con le pronunce piuttosto aperte della a e la trasformazione della r in l) è in effetti "perlinu" come l’ho sempre sentito pronunciare nella mia famiglia e come è confermato da documenti dell'800.

domenica 29 marzo 2020

La febbre dell'uranio [di Alfred L. Werker, 1954]




Ricerche di uranio
nella zona di Platì?

  Platì, 26 luglio  (M.F.) - Una società di ricerche minerarie, ha chiesto la concessione di sfruttare per ricerche uranifere una vasta zona dell'Aspromonte, nella quale è pure compresa una parte di territorio del nostro centro.  Ecco nella fotografia, una zona dove probabilmente si trovano, forti quantità del prezioso uranio.
 MICHELE FERA
GAZZETTA DEL SUD, 27 luglio 1957


giovedì 26 marzo 2020

Daughters, Wife and a Mother [di Mikio Naruse, 1960]


Platì,  agosto 1993



Per Madre Paola Melia, Antonio Richichi, Padre Ambrogio Gandolfi, che di Platì non erano ma l'hanno attraversato. Riprese di Silvio Gelsomino Barbaro.

mercoledì 25 marzo 2020

Le scarpe al sole [di Marco Elter, 1936]

Come una continuazione a Benvenuti in paradiso
by ROSALBA PERRI



Avevo inviato una mail a Mick (Dominic) Pangallo anticipandogli che ci sarebbe stato un post sui campi di internamento e su Giuseppe Portolesi. Mick è figlio di Francesco Pangallo, classe 1921 e Peppina Romeo “a greca”, classe 1929.
Questa è stata la sua interessante risposta.

Grazie Rosalba, manda il link perché c’è mio Compare Pino (figlio di Giuseppina) che è interessato.
C’è un’altra dimensione di questi campi che è interessante: durante la guerra gli australiani hanno chiuso tutti gli imprenditori italiani in Sydney e Melbourne.  Mi ricordo in particolare la storia che mi ha raccontato un compare nostro di Sydney su un certo Giovanni Calabro. Nella sua famiglia erano tutti calzolai e loro avevano un grande negozio nel centro di Sydney in George Street.   In quel tempo con la moda e la scarsità di scarpe, ti puoi immaginare quanto guadagnavano, ma durante la Guerra il governo australiano ha chiuso il suo negozio così come altri gestiti da italiani e detenuto tutti gli uomini della famiglia e sequestrato sia macchinari che proprietà.  Donne e bambini furono lasciati soli.
Allora, quando loro sono usciti del campo dopo un po’ di anni, hanno fondato un business di autobus nei sobborghi, nella periferia in western Sydney.   Erano tre fratelli Giovanni, Beppe e Francesco.  Giovanni e Beppe hanno sposato donne di Platì (detti ‘I tinturi”) e gestivano il business. Il fratello Francesco era deputato liberale nel Parlamento di New South Wales per molti anni. Questo business di autobus ha fatto un grande successo e la famiglia Calabrò si è ripresa alla grande dopo il colpo preso durante la Guerra. Hanno venduto e diviso il business circa 15 anni fa.  Loro sono tutti defunti.
Ma una cosa interessante: Giovanni mi ha detto che lui non ha mai perdonato quello che la famiglia ha vissuto durante la Guerra. Negli anni 80, quando ero in Italia, ho incontrato a Roma un nipote di Giovanni e Beppe di Plati che era amico e stava insieme a mio cugino Pino Oliva e Dante Demaio, si chiamava Rosario ma non sono sicuro del cognome, forse era Marando, però ricordo che era il figlio “du scipione”.

Questa storia della famiglia Calabrò (con il legame con Plati) nel contesto di campi di internamento è interessante se fai più ricerca.

Prima di concludere, il cuore di tutti qui è spaccato per quello che sta succedere in Italia, non sono capace di esprimere il dispiacere. Ho letto un articolo nello New York Times ieri per la morte e sepoltura di vittime COVID in Bergamo che era troppo commovente. Tristezza a non finire. Qui siamo all’inizio e c’è paura per gli anziani in particolare quelli che già non stanno bene. Speriamo che le misure di contenimento funzionano bene e in Italia si rallenta tutto.
Qui un mondo triste di confusione con questa COVID. Pensa che domani c’è il funerale di Maria Vidmar (in Violi detto ‘cocciulara”) e forse non posso andare perché è vietato avere più di cento persone presenti.   La gente è impazzita con comprare alimentari e tutti iI supermercati sono vuoti !!..............Neanche se c’era una Guerra era così.
Uno non ci crede, ma ricordo Ie parole di mio padre che aveva previsto che un giorno arriva una crisi di fame in Australia perché non c’è più virtù e grinta in questo mondo. Spero che non succede ma negli ultimi giorni sembra che diventa cosi !!!!!

Stai bene.
A presto
Mick

E potevo io esimermi dal fare una ricerca?
Antonio Calabrò, classe 1896, un mastro calzolaio di Sant’Alessio d’Aspromonte, emigra in Australia dove arriva da Messina con la nave Caprera il primo luglio del 1927. Ha lasciato a casa la moglie Maria Romeo, classe 1894, e tre figli, l’ultimo di appena 2 anni: Giovanni (1922), Battesimo (1923) e Francesco (1925). Sette anni dopo, nel 1934, la famiglia lo raggiunge: arrivano da Napoli con la nave Viminale.
Nel 1938 arrivò in Australia da Platì Giuseppe Sergi, classe 1904, anche lui calzolaio. Giuseppe era stato mandato dai genitori a bottega a Reggio insieme a mio nonno Giuseppantonio Perri (anche lui del 1904) per imparare il mestiere di calzolaio. Partendo aveva lasciato a casa la moglie, Elisabetta Mittiga (1906) con cui si era sposato il 15 maggio del 1926, 4 figlie femmine e 1 figlio maschio.
Antonio e Giuseppe si conoscevano, secondo Mick Pangallo, anche prima di emigrare. Certamente l’amicizia si deve essere consolidata perché quando la famiglia di Giuseppe lo raggiunge nel 1949, le due figli maggiori di Giuseppe si fidanzano con i due figli maggiori di Antonio: Francesca detta Ciccina, classe 1928, e Beppe con Giovanni, Rosa detta Rosina, classe 1930, con Battesimo, detto Beppe.
Elisabetta, poco dopo l’arrivo in Australia, scrive una lettera alla sua omonima e parente Elisabetta Mittiga in Gliozzi (madre di don Ciccillo e don Ernesto) a cui aggiunge un foglio la figlia Francesca indirizzandolo a Iolanda Gliozzi. Nelle loro parole si può comprendere lo smarrimento del trovarsi in terra straniera dopo un lungo viaggio, lontano dagli affetti e dalle amicizie. Le lettere sono state pubblicate in precedenza nel blog: https://iloveplati.blogspot.com/2019/02/bella-australia-di-vivian-naefe-2012.html
Nei National Archives of Australia che mi hanno fornito tante informazioni, incluse le date di arrivo degli uomini e delle loro famiglie, non ho potuto trovare le schede di internamento dei Calabrò né di Giuseppe Sergi.
Altre informazioni che confermano quanto detto da Mick, le ho trovate sul sito del Parlamento del Nuovo Galles del Sud (NSW) dove il più giovane dei Calabrò sedette come parlamentare per quasi 18 anni, il primo parlamentare in Australia ad essere nato in Italia.
I fratelli Calabrò, malgrado avessero perso tutto durante il periodo di internamento, iniziarono un’attività di trasporti pubblici nei sobborghi di Sydney nel ’48 che, come si diceva prima, prosperò molto. Sono tutti deceduti, l’unica ancora in vita è Rosina Sergi, moglie di Beppe (Battesimo) che risiede in una RSA a Sydney.
La frase che i figli hanno dedicato alla madre, deceduta nel 1971, sulla sua lapide è una commovente descrizione del viaggio dei figli di migranti: “Tu ci hai dato la linfa della vita, poi ci trascinasti aggrappati alle tue vesti a popolare il nuovo mondo e imparare le gioie e le illusioni della vita. Giovanni, Battesimo e Francesco”.
I had sent a mail to Mick (Dominic) Pangallo anticipating the posts on internment camps and Giuseppe Portolesi. Mick is the son of Francesco Pangallo, b. 1920, and Peppina Romeo, aka “a greca”, b. 1926, both from Platì.
This was his reply.
Thanks Rosalba, can you send the link since my “compare” Pino (Giuseppina’s son) is interested.
There is another interesting dimension regarding the camps: during the War, Australian Govt closed all business of Italians in Sydney and Melbourne. I especially recall a story I heard from a “compare” of ours from Sydney about a Giovanni Calabrò guy. Men in his family were bootmakers and they had a big shop in George St in Sydney. In those days, due to both fashion and shortage of shoes, their business was very successful, but during the war the Australian Government closed the shop, like others owned by Italians, confiscated properties and equipment and captured all men leaving women and children alone.
When, after a few years, the Calabròs were released from the camps, they started a new bus company in the suburbs of western Sydney. They were three brothers: Giovanni, Beppe and Francesco. Giovanni and Beppe married two ladies form Platì (“tinturi” was the family nickname) and managed the business. Francesco was elected to the NSW Parliament for many years. The Bus Company was very successful and the Calabrò family came along doing great from the draw back endured during the War. They were very rich but divided and sold the business 15 years ago. The three brothers have all passed away.
An interesting insight: Giovanni once told me that he had never forgiven for what the family went through during the War. In the ‘80s, when I was in Italy, I met in Rome a relative of their wives who was a friend of my cousin Pino Oliva and of Dante Demaio, his name was Rosario, but I am not sure of the surname, maybe Marando, but I recall the father’s nickname “u scipione”.
This story of the Calabrò family with their connection with Platì would be interesting to investigate if you want to make some research.
Before I wrap up, our heart is broken for what is happening in Italy. I am not able to say all our pain. Yesterday I read an article on New York Times for the death and burial of COVID victims in Bergamo: it was so moving! An infinite sadness. Here we are just at the beginning and we are afraid for the old ones especially those who are not well (like our relatives!!). We hope that the containment measures will work well and the epidemic slows down.
There is a lot of confusion here. Tomorrow there will be the funeral of Maria Vidmar (married to Violi, aka “cocciulara”) and maybe I will not able to go because there is a limit of one hundred people for each event. People seem to have gone mad buying groceries and all supermarkets are empty!! Not even during a War it would be like this!
It is unbelievable, but I remember my father’s words who had foreseen one day there would be a hunger crisis in Australia because this world lacks virtue and drive. I hope it will not happen but the last days have shown this trend.

Take care,
talk soon
Mick



And could I refrain from searching the records?

Antonio Calabrò, b. 1896, a master bootmaker from Sant’Alessio d’Aspromonte, migrates to Australia where he arrives from Messina on s.s. Caprera the 1st of July, 1927. He has left, back home, his wife Maria Romeo, b. 1894, and three boys, le last only 2 years old: Giovanni (1922), Battesimo (1923), Francesco (1925). Seven years later, in 1934, his family joins him: they arrive from Naples with s.s. Viminale.

In 1938, Giuseppe Sergi, b. 1904, arrives in Australia from Platì. He also is a bootmaker having been trained in the art in Reggio Calabria together with my grandfather Giuseppantonio Perri (also b. 1904).
He left behind his wife, Elisabetta Mittiga (b. 1906) married on 15th of May, 1926, four daughters and one son.
According to Mick, Antonio and Giuseppe met before migrating. Certainly, their friendship must have tightened in Australia. When Giuseppe’s family joined him in 1949, his elder daughters get engaged to the eldest sons of Antonio’s: Francesca, aka Ciccina, b. 1928, with Giovanni and Rosa, aka Rosina, b. 1930, with Battesimo, aka Beppe.
Elisabetta Sergi neé Mittiga, just after her arrival in Australia, writes a letter to her cousin Elisabetta Gliozzi, also neé Mittiga, and mother of two priests (don Ciccillo and don Ernesto). Her daughter Francesca also adds a sheet with a message for Iolanda Gliozzi. In their works it is evident the bewilderment of being in a foreign land after a long trip, away from dear ones and friends. These letters were posted on the blog in February 1919. https://iloveplati.blogspot.com/2019/02/bella-australia-di-vivian-naefe-2012.html
In National Archives of Australia in which I have found a lot of records, including dates of arrival of the men and their families, I could not find internment records of the Calabrò men, nor that of Giuseppe Sergi.
Other information, confirming what Mick told me, was found on the site of New South Wales Parliament where the youngest of the brothers, Francesco, was an elected MP for nearly 18 years, being also the first Parliament member in Australia born in Italy.
Even though the Calabrò brothers had lost everything during their internment years, they started a bus company in Sydney suburbs at the end of 1948 which, as mentioned above, was prosperous. The Calabrò brothers are deceased and so are their wives except Rosina, wife of Beppe (Battesimo) who is still alive and resides in a nursing home in Sydney.
The sentence that the Calabrò brothers had printed on their mother’s grave (she died in 1971) is a moving description of the voyage of migrant children: “You gave us the lymph of life; then, clinging to your skirts,  you bore us to a new world and to learn the joys and the illusions of life.”


Nella foto in apertura un fotogramma da Amarcord (1973) di Federico Fellini, segue il transatlantico Viminale (1925 - 1943) in una immagine d'epoca. Al centro l'on. Francesco (Frank) Calabrò (1925 - 2011).



lunedì 23 marzo 2020

Fatti corsari - Mater Dolorosa



-Lentini Raffaele Pietro Paolo (Mo. 14.7.1872/25) di d. Pasquale e d. Marianna Brancatisano.
-Scruci Maria (Mo. 23.4.1872/14) da Cirella- ved. di Trimboli Antonio.
-Taliano Francesco (Mo. 1/134/9)(+2.9.1782) lasciò per l' anima sua ducati 10 a sua moglie tutrice delle figlie e due vacche; la roba vendè di dote; una vacca a suo figlio Nicola; come pure spiegò per sua volontà che sua moglie dimorasse in casa padrona finché vive = che tiene due pupille figlie. Testimoni d. Giulio Chirico - Domenico Trimboli.
-Antonina Romeo (Mo. 1/80/3) figlia del mf Carlo, il 22.4.1.1751 lasciò pro malis oblatis quinque Carolenos (a causa del male offrì cinque Carlini).- d. Tolentino Oliva parroco.
-Lentini d. Pasquale: sacerdote e vicario foraneo (Mo. 4.1.1824)
-Verduci mf Caterina; vedova di Lentini Candido (Mo. 24.12.1834)
-Rinaldo Dom. Antonio animam Deo reddidit  in imbrica die et gelida, in loco  dicto "petra librorum" (l’anima rese a Dio in un giorno piovoso e gelido, in luogo detto “pietra dei libri”.
-Oliva  Vincenzo  di Michele  e  Speziale Francesca- acolytus (accolito).
-Oliva Michele di Saverio e di Macrì Serafina pugione sauciati (ferito da pugnale) (Mo. 7.3.1832)
-Barbaro Domenico- vir  di Morabito Anna- pecoraro (Mo. 1.8.1834)
-Giorgi Rosa ved. di Milardi Giuseppe sarto (Mo. 8.4.1834)
-Oliva d. Giuseppe sacerdote (Mo. 4.1.1827)
LIBRO DEI MORTI VOL. V°
Faccio presente ancora una volta che quanto riportato è un regalo di Ernesto Gliozzi il giovane.

Il ricordino funebre riporta la zia Teresina Mittiga, sorella del nonno Rosario nata a Platì l'8 luglio del 1887 da Francesco e Rachele Riganò e deceduta in Pittsburg PA il 15 ottobre del 1969. A Platì il 2 dicembre del 1911 sposò Giuseppe Gliozzi di Ferdinando e Pangallo Teresa. Erano i genitori di Giuseppe Gliozzi recentemente scomparso e su queste già ricordato assieme alla sua consorte Michelina Perri.

domenica 22 marzo 2020

Un'anguilla da 300 milioni - Dal Ciancio al Careri


Pesca di anguille nel «Careri»  
Natile Nuovo, 6 luglio
 (F.C.) -- Il torrente Careri sembra voler ripagare, sia pure in piccola parte, i natilesi del male loro arrecato in ogni tempo. Ed infatti recentemente, tre cittadini di Natile Nuovo hanno abbondantemente pescato sulle sue sponde una eccezionale qualità di anguille.
Dopo aver eseguito «la stagliata» che consiste nel rendere asciutto una parte di letto del fiume, essi si sono accinti alla pesca che ha fruttato in una sola stagliata, ben 10 chilogrammi di fresche anguille. Ciò considerato, giovani del paese ed anche forestieri invadono giornalmente il greto del torrente .e si dedicano alla pesca con amore e con passione.
FRANCESCO CALLIPARI
GAZZETTA DEL SUD 7 LUGLIO 1957