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domenica 6 ottobre 2019

The Trip [di Roger Corman,1967]


Dopo aver esplorato l’Aspromonte sulla direttrice San Luca-Platì-Ciminà, il giovedì successivo ci affidiamo alla guida esperta di Mimmo, giarruneiu, Catanzariti che, oltre a conoscere i luoghi, ne conosce la Storia e gli studi più aggiornati. Ci diamo appuntamento a Bianco dove dobbiamo incontrarlo. Siamo in cinque più Blondie (la mia nevrotica cagnetta): Marina e Sergio (che ha guidato con perizia su strade impraticabili), io, Marilisa e Pina. Ci fermiamo in un bar di Bianco ed ecco arrivare Mimmo che conoscevo solo in foto. Un abbraccio di ben ritrovati parenti poiché sua nonna era prima cugina con il mio bisnonno. Il nostro antenato comune è Antonio Perre nato nel 1814 e deceduto nel 1881, ma in Calabria la parentela, la cuginanza, vale e si sente fino alla settima generazione.
Dopo un caffè prendiamo la strada per Pentedattilo, il borgo abbarbicato sotto una rupe le cui rocce a punta ricordano una mano e le sue cinque dita. È un paese disabitato, ora una frazione di Melito Porto Salvo, che riprende vita d’estate con le sue botteghe artigiane ed alcune case ristrutturate da affittare “con o senza fantasmi” come ci informa Giorgio nella sua bottega denominata Pentegatto (sopra ed accanto, un rifugio ospita una colonia di gatti). Ci intrattiene a lungo con i suoi racconti sul paese, i suoi fantasmi, le tragedie del passato ed il film festival di cortometraggi.

Riscendiamo sulla costa per avviarci verso Bova. A Condofuri, fra il traffico veloce sulla 106, incontriamo un cane in palese difficoltà che rischia di essere investito o forse lo è già stato. Mimmo, Marina e Sergio lo soccorrono, viene rifocillato e legato all’ombra in attesa di soccorsi perché intanto sono stati informati e coinvolti sindaco, associazioni animaliste ed ENPA. Riprendiamo la strada con il magone e la speranza che venga raccolto ed accolto da qualcuno. (Saremo in seguito informati che il padrone del cane era stato rintracciato e lo aveva ripreso con sé.)

Ci arrampichiamo verso Bova su strade che solcano i calanchi delle brulle colline a sabbia calcarea erose dalle acque piovane. Arriviamo in tempo per pranzare su un piccolo terrazzo con vista sulla vallata. Marilisa ci offre gli antipasti preparati da lei e dalla mamma. Ordiniamo una lestopitta ripiena (pane azzimo fritto) presa da un localino gestito da due simpatici e flemmatici fratelli gemelli. Hanno anche semi-adottato (nel senso che va e viene a suo piacimento) un ex cane da pastore che ha preferito la libertà alla pratica della pastorizia. La mia lestopitta è ripiena di salsiccia e di una gustosa parmigiana che Cracco lévati! Incontriamo le sorelle Romeo impegnate nella Pro Loco e nella promozione della lingua grecanica e delle sue tradizioni.

Dopo una digestiva grappa alle ciliegie ed il caffè, riprendiamo il viaggio verso l’interno dell’Aspromonte fra strade che si inerpicano su calanchi e si immergono in boschi di faggi: aumentano gli incontri con greggi di capre sorvegliate dai cani ed aumentano anche i tratti di fondo-strada dissestato. Mimmo ci precede con la sua auto e dopo un interminabile percorso in mezzo a boschi così fitti da oscurare la luce del sole, salite e discese da capogiro, paesaggi di pendici boscose e l’Amendolea che serpeggia nel fondovalle, arriviamo ad una passerella di legno. Parcheggiamo e percorriamo la passerella. Marilisa si blocca, poco prima di una curvatura del percorso, Pina chiede se c’è qualche animale, Mimmo annuisce sornione, mi affaccio e lo vedo: il gran testone di pietra del Drako. Una roccia che il caso o l’uomo ha poggiato su un basamento.  Ricorda la testa di un Drago con cerchi incisi dall’uomo a formare, forse, gli occhi della gran bestia. È un luogo antico, magico, che trasmette vibrazioni particolari e che guarda ad un declivio sotto al quale altre rocce particolari ricordano dei capezzoli ed infatti vengono chiamate le Caldaie del Latte dove si favoleggia che la gran bestia andasse a nutrirsi. Lasciamo che Blondie scenda dall’auto e sembra felice perché ama i luoghi primitivi e selvaggi senza auto e con solo gli umani conosciuti. 


Risaliamo in auto e scendiamo, scendiamo verso torrenti che scorrono profondi fra massi bianchi, risaliamo una costa e riscendiamo di nuovo verso Roghudi “quello vecchio, fuori di mano”, verso il costone roccioso su cui sorge, circondato dall’ampio letto dell’Amendolea fatto di case da cui si godeva lo spettacolo della grande fiumara, stradine, una chiesa, una piazzetta semicoperta da un pergolato, un pezzetto di orto in cui una mucca pascola, sembra impastoiata ma non lo è e ci aspetterà, al ritorno, in mezzo alla via quasi ad impedirci di andare e lasciarla di nuovo sola. Il borgo è stato abbandonato negli anni ’70 da abitanti convinti a spostarsi in un borgo nuovo sulla costa, vicino a Melito Porto Salvo, lontanissimo dal borgo vecchio, fatto da case che sembrano container, senza tetti di tegole e senza carattere. Ho l’impressione che ci sia stata la volontà di distruggere la peculiarità degli insediamenti in Calabria: luoghi impervi, ma con carattere; difficili da raggiungere, ma immersi nella geologia della Regione; luoghi dalle economie povere, ma più vicine ai cicli della natura. Come ha scritto Stajano in “Africo”, montanari dediti alla pastorizia costretti a diventare altro, ma poi cosa? Emigranti? Pescatori senza barche? Contadini senza terre?

 
La strada del ritorno è lunga e tortuosa come l’andata, ma senza le interruzioni per “vedere” solo una pausa per comprare un famoso amaro, vedere la luna sorgere e poi per conoscere e salutare la famiglia di Mimmo.


Foto e testo Rosalba

A viaggio lisergico, soundtrack lisergico:

giovedì 3 ottobre 2019

mercoledì 2 ottobre 2019

Crimine silenzioso - 2° giorno


Secondo giorno di lagnanza di fronte il delitto messo in atto nel Duomo di Platì.

martedì 1 ottobre 2019

Crimine silenzioso [di Don Siegel,1958]



Questa pagina per protestare contro il crimine messo in pratica dentro il duomo di Platì. E’ ora che il popolo platiota alzi la testa dal sacco di canigghia in cui l’ha depositata.



martedì 24 settembre 2019

NON APRITE QUELL'ARMADIO [di Bob Dahlin, 1986]





PARROCCHIA DI S. MARIA DI LORETO
P L A T I'

VERBALE DI I N V E N T A R I O

Oggi, 15 del mese di settembre dell'anno 1976, nella Chiesa Parrocchiale, alla presenza dei signori: sac. Gliozzi Francesco, Vicario economo della Parrocchia; sac. Antonio Sculli, arciprete di Natile; sig. Luigi Zappia; sig. Marando Giuseppe; quali rappresentanti della comunità parrocchiale e della Curia vescovile, si è proceduto all'inventario dei beni mobili rinvenuti nella sala del Cinema Parrocchiale annesso alla Chiesa medesima e nel ripostiglio superiore destro dell'armadio che si trova in sacrestia, (che risulta di recente costruzione) la cui chiave, come quella del Cinema sopradetto, è stata consegnata in busta chiusa dal Vicario generale della Diocesi, Mons. Antonino Sgro al Vicario economo della Parrocchia, sac. Francesco Gliozzi, il giorno 14 settembre u.s.
Si procede, innanzitutto, alla verifica della busta contenente le cennate chiavi: la busta risulta regolarmente chiusa ed incollata, con la firma: Don A. Sgro, su uno dei bordi di chiusura, come garanzia di sigillo; sulla busta si trova la scritta: Platì-Chiavi-Armadi-Teatro.
Si apre quindi la busta ed in essa si trovano le seguenti chiavi: chiave grande, della sala del cinema parrocchiale; due chiavi piccole, una delle quali apre le ante del ripostiglio.
Si apre il ripostiglio superiore destro del1'armadio che si trova in sacrestia, ed ivi vengono reperiti i seguenti oggetti:
1) scatola di cartone rivestita in stoffa contenente due conopei per pisside; 2) una tovaglia avanti-altare, con ricami e frange; 3) un cuscino e una fodera per inginocchiatoio in seta rossa; 4) n°27 tovaglie ordinarie con merletto, per altare; n° 2 tovaglie per altare con merletto largo; n° 1 tovaglia per altare in lino damascato; n° 1 camice; ancora altre 4 tovaglie per altare ordinarie; n° 1 tovaglia con bordo rosso; 4) n° 1 cotta per chierichetto; 5) n° 3 tovagliette bianche con merletto per tavolino; 6) merletto in ecrù lungo mt. 2 e mezzo, largo cm. 15; 7) n° 1 copri altare; 8) n° 5 pezzi di stoffa rossa per addobbo; 9) n° 28 purificatoi; 10) n° 4 amitti; 11) altri 12 purificatoi; 12) n° 7 corporali e 10 palle; 13) n" 1 cingolo.
Si apre il Cinema parrocchiale e si nota che in esso non vi è alcun oggetto mobile; il soffitto e il tetto risulta sfondato per metri quadrati 4; ed ha bisogno di riparazione immediata, onde evitare ulteriori danni causati dalle piogge imminenti.
Tutti gli oggetti reperiti nel ripostiglio dell'armadio vengono presi in consegna dal Vicario economo sac. Gliozzi Francesco.
Il presente verbale, redatto in duplice copia, viene letto e sottoscritto dai presenti.



lunedì 23 settembre 2019

Nessuno torna indietro [di Alessandro Blasetti,1943]



Censimenti popolazione di Platì 1861-2011

Andamento demografico storico dei censimenti della popolazione di Platì dal 1861 al 2011. Variazioni percentuali della popolazione, grafici e statistiche su dati ISTAT.
Il comune ha avuto in passato delle variazioni territoriali. I dati storici sono stati elaborati per renderli omogenei e confrontabili con la popolazione residente nei nuovi confini.

I censimenti della popolazione italiana hanno avuto cadenza decennale a partire dal 1861 ad oggi, con l'eccezione del censimento del 1936 che si tenne dopo soli cinque anni per regio decreto n.1503/1930. Inoltre, non furono effettuati i censimenti del 1891 e del 1941 per difficoltà finanziarie il primo e per cause belliche il secondo.
Variazione percentuale popolazione ai censimenti dal 1861 al 2011
Le variazioni della popolazione di Platì negli anni di censimento espresse in percentuale a confronto con le variazioni della città metropolitana di Reggio Calabria e della regione Calabria.
Dati popolazione ai censimenti dal 1861 al 2011
Censimento
Popolazione
residenti
Var %
Note
num.
anno
data rilevamento
1861
31 dicembre
3.546
-
Il primo censimento della popolazione viene effettuato nell'anno dell'unità d'Italia.
1871
31 dicembre
3.671
+3,5%
Come nel precedente censimento, l'unità di rilevazione basata sul concetto di "famiglia" non prevede la distinzione tra famiglie e convivenze.
1881
31 dicembre
3.784
+3,1%
Viene adottato il metodo di rilevazione della popolazione residente, ne fanno parte i presenti con dimora abituale e gli assenti temporanei.
1901
10 febbraio
5.059
+33,7%
La data di riferimento del censimento viene spostata a febbraio. Vengono introdotte schede individuali per ogni componente della famiglia.
1911
10 giugno
5.173
+2,3%
Per la prima volta viene previsto il limite di età di 10 anni per rispondere alle domande sul lavoro.
1921
1 dicembre
5.578
+7,8%
L'ultimo censimento gestito dai comuni gravati anche delle spese di rilevazione. In seguito le indagini statistiche verranno affidate all'Istat.
1931
21 aprile
5.763
+3,3%
Per la prima volta i dati raccolti vengono elaborati con macchine perforatrici utilizzando due tabulatori Hollerith a schede.
1936
21 aprile
5.791
+0,5%
Il primo ed unico censimento effettuato con periodicità quinquennale.
1951
4 novembre
6.200
+7,1%
Il primo censimento della popolazione a cui è stato abbinato anche quello delle abitazioni.
10°
1961
15 ottobre
5.120
-17,4%
Il questionario viene diviso in sezioni. Per la raccolta dei dati si utilizzano elaboratori di seconda generazione con l'applicazione del transistor e l'introduzione dei nastri magnetici.
11°
1971
24 ottobre
3.885
-24,1%
Il primo censimento di rilevazione dei gruppi linguistici di Trieste e Bolzano con questionario tradotto anche in lingua tedesca.
12°
1981
25 ottobre
3.763
-3,1%
Viene migliorata l'informazione statistica attraverso indagini pilota che testano l'affidabilità del questionario e l'attendibilità dei risultati.
13°
1991
20 ottobre
3.840
+2,0%
Il questionario viene tradotto in sei lingue oltre all'italiano ed è corredato di un "foglio individuale per straniero non residente in Italia".
14°
2001
21 ottobre
3.823
-0,4%
Lo sviluppo della telematica consente l'attivazione del primo sito web dedicato al Censimento e la diffusione dei risultati online.
15°
2011
9 ottobre
3.711
-2,9%
Il Censimento 2011 è il primo censimento online con i questionari compilati anche via web.




Per maggiori dettagli:

domenica 22 settembre 2019

Easy Rider [di Dennis Hopper, 1969]


And here I am again after a few months in which I have not sent you any stories of bygone Platì.
I have been in Locri since 2, September. I have had busy days with my nieces who have visited for the first time the places where their mother’s parents came from, and afterwards with a couple of friends to whom, luckily enough, I have been able to show (and see myself for the first time) some of Calabria’s topic and historical places.
Our first tour resulted in an unforgettable day in the Aspromonte area with its National Park from San Luca towards Polsi (which hosts the most known shrine of the area), followed by the point in which it is possible to see both the Tirrenian and the Ionian Seas (I due Mari), then towards Zervò and Zillastro from which we descended to sea side through Ciminà and Ardore and back to Bovalino.

My biggest and warmest thanks to Saverio Mittiga for his guidance and companionship, the lunch and the entertainment with his knowledge of the places and their stories. It was a tour in places often heard of, never visited before apart from a short drive towards Zervò very far back in time.
The road to Polsi is long and difficult, best suited for a jeep than our Dacia Sandero which, thanks to Sergio’s driving expertise, well adapted after all. We drove on a winding road, through thick beech forests with their undergrowth areas where mushrooms are ready to emerge, as Saverio informed us. Anytime we stopped for pictures or because I was car sick, he was trying to identify best spots for mushroom picking.
Awesome scenarios, suddenly appearing after a forest or a road turn, leave us breathless: woody slopes everywhere, precipices and impressive monoliths with their queen: Petra Cappa.
We reach Montalto from where we descend towards Polsi: 
eight kilometres befitting a rally, on a
steep slope, on a rough road surface more suitable for mules than cars, hairpin bends, no guardrails: shameful for the Region’s governments. One of the main shrines, loved and cherished by devotees from the whole Reggio Calabria’s area is so difficult to reach and, during the religious festivities, those eight kilometres are closed to traffic. It is impossible for the sick and disabled to walk down or, even worse, up to go back to parking area. Anyway, we finally reach the small compound rising at the centre of deep slopes.
There aren’t too many people, but a lot considering it is an ordinary September Monday after the big celebrations of 2 Sept., and the far-flung place. The statue of the Madonna with the naked baby Jesus is a beauty, sweet and at the same time solemn. The atmosphere, with the mountain slopes thick in woods and apparently descending on it to pay tribute, is mystical just like many other places of these beautiful and terrible mountains.

After a packed lunch, we proceed towards “due Mari”, then Zervò and Zillastro (two magnificent areas in the woods). We also dare reach the Catanzaro fountain to admire the scenario of the valley below with Platì under our feet. It is the place where the road was interrupted by a very dangerous landslide. It is an enormous damage to the mountain’s road system which, in the last centuries and up to the moment the landslide has fallen, has certainly facilitated the exchange of people and goods. Messignadi, Oppido, Tresilico, Piminoro, Molochio, Sant’Eufemia were big and small towns where people from Platì in the 1800s were born or got married or died.
The closure of that road has doomed those towns to be the end, the dead end of the road system without which πάντα ῥεῖ, the Greek “all flows”, becomes impossible: no more flow for culture, history, civilization; the towns become sleeping quarters for people whose activities are elsewhere, just like some suburbs in Milan’s hinterland.
Photo & Text by Rosalba


Rieccomi dopo alcuni mesi di silenzio almeno per quanto riguarda i racconti di Platì in altri tempi.
Sono a Locri dal due settembre: sono stati giornate piene prima con le mie nipoti che hanno visto per la prima volta i luoghi da dove provenivano i genitori della loro madre, poi con una coppia di amici a cui ho avuto la fortunata di mostrare (e vedere io stessa per la prima volta) alcuni luoghi simbolici e storici della Calabria.
Il primo giro è stata una giornata indimenticabile: l'Aspromonte ed il suo Parco da San Luca, verso Polsi, poi i due mari andando a Zervò e allo Zillastro scendendo poi per Ciminà fino ad Ardore e rientro a Bovalino. Sono grata a Saverio Mittiga per la guida, la compagnia, l'intrattenimento, il pranzo e la conoscenza dei luoghi e degli aneddoti ad essi legati. È stato un viaggio nei luoghi da sempre sentiti nominare e mai visitati tranne forse un breve e molto lontano giro in auto verso Zervò.
La strada per arrivare a Polsi è lunga e difficile, più adatta ad una jeep che alla nostra Dacia Sandero. Si è però adattata bene anche grazie alla guida di Sergio. Seguendo una strada tortuosa, abbiamo attraversato fitti boschi di faggi con il loro sottobosco che si prepara a produrre funghi come ci ha informati Saverio. Lui cerca di adocchiare i posti più potenzialmente fruttuosi ogni volta che ci fermiamo per delle foto o per il mio mal d’auto.
Uscendo da un bosco o uscendo da una curva della strada, grandiosi paesaggi si aprono all’improvviso lasciandoci senza fiato: pendici boscose che si ripetono all’infinito, burroni e imponenti monoliti con la loro regina vista da angolazioni diverse: la maestosa e inamovibile Petra Cappa. Arriviamo a Montalto e scendiamo finalmente verso Polsi: otto chilometri degni di un rally, in forte pendenza, con il fondo stradale a tratti inesistente, più adatti ai muli che alle auto, curve a gomito, nessun guardrail, una vergogna per chi ha governato la regione. Uno dei maggiori santuari, amato e frequentato dai fedeli di tutta la provincia di Reggio Calabria, è quasi impossibile da raggiungere e durante le celebrazioni maggiori quegli otto chilometri vengono anche chiusi alle auto. Per i malati ed i disabili è impossibile percorrerli in discesa, figuriamoci poi in salita per tornare al parcheggio. Comunque, finalmente arriviamo al complesso al centro di alcuni ripidi pendii. Ci sono poche persone, ma per essere un lunedì qualunque di settembre, posteriore alla grande festa del 2, e per il luogo remoto, sono tante. La statua della Madonna con il bambino nudo è bella, tenera e solenne. L’atmosfera con le montagne che sembrano scendere a renderle omaggio, fitte di alberi, è mistica come molti altri luoghi di questa bellissima e terribile montagna.
Dopo un pranzo al sacco, proseguiamo verso i Due Mari, poi Zervò e lo Zillastro, e infine ci avventuriamo alla fontana di Catanzaro per ammirare Platì dall’alto: è dove la strada si interrompe per la frana che l’ha bloccata. È un enorme danno alla viabilità della zona che certamente negli ultimi secoli e fino ad allora ha visto il passaggio di persone e lo scambio di merci fra tutti i paesi della zona: Messignadi, Oppido, Tresilico, Piminoro, Molochio, Sant’Eufemia erano i paesi di nascita, di matrimonio o di morte di molti platioti nel XIX secolo. La chiusura di quella strada ha condannato questi paesi ad essere la fine, il vicolo cieco della viabilità della zona. Senza viabilità è impossibile il πάντα ῥεῖ, lo scorrimento della cultura, della storia e della civilizzazione, i paesi diventano dormitori di attività che sono altrove, proprio come i quartieri dell’hinterland milanese.