Il sottoscritto usciere della Conciliazione di Ardore quale Ufficiale
delegato con decreto del Sig. Pretore di Ardore del dì 20 luglio 1932, X,
procederà nel giorno ventitré (23) agosto 1932, alle ore 13 nella pubblica
piazza S. Nicola di Platì procederà alla vendita ai pubblici incanti dei qui
sotto descritti oggetti mobili da rilasciarsi al maggiore offerente a fronti
contanti.
Le spese della vendita saranno a carico dei deliberatori.
Descrizione
1 Una libreria di legno noce.
2 Un tavolino di legno noce
Ardore 19 – 8 – 1932, X
L’Usciere delegato
L’anno mille novecentotrentadue X
il giorno venti del mese di agosto in Platì ed Ardore.
Ad istanza della Banca Popolare di Brancaleone, Agenzia di Bovalino in
persona del suo direttore Cav. Francesco Lentini elettivamente domiciliato
nella Cancelleria della Pretura di Ardore.
Io sottoscritto usciere della Conciliazione di Ardore, certifico di
avere affisso copia del bando sopra scrittomi tutti i luoghi indicati dalla
legge e di avere notificato altra copia di detto bando al custode giudiziario
Sig. Gliozzi Luigi fu Francesco, possidente domiciliato e residente in Platì,
per averne piena scienza legale e per essere presente alla vendita suddetta per
conseguenza a me Ufficiale delegato gli oggetti tutti affidati alla sua
custodia per essere esposti in vendita. Con diffida ad esso Sig. Gliozzi che a
ciò non ottemperando si renderà passibile delle pene comminate dalla legge.
Altra copia di detto bando ho pure notificato alla debitrice pignorata Sig.ra
Papalia Teresina, possidente domiciliata e residente in Platì per averne piena
scienza legale e per essere presente alla vendita suddetta qualora lo voglia
nel suo interesse.
Copia del bando e di quest’atto l’ho notificato nel domicilio e
residenza ad esso Sig. Gliozzi consegnandolo nelle mani di esso.
L’Usciere Delegato
Luigi Focà
In calce: nota del nonno Luigi
- Pignorata il 30 Giugno 932 – Xfissata vendita pel giorno 23 agosto – in
questo giorno non vi furono offerenti venne rinviata al 24 alle ore 6 –in questo giorno restò desertovenne riconsegnata a me che debbo custodirla
fino al 30 Settembre .
PLATI' ALL' ORIGINE ASILO DI BANDITI? - Nel "Dizionario dei Comuni
del Regno” edito da Vallardi, Milano, a cura del prof. Bottaini, sotto la voce
"Plati" si legge: "Fu in principio un asilo di banditi cosentini
e catanzaresi; poi fu feudo del principe di Cariati". La voce popolare, da
me raccolta tramite un mio omonimo zio, sembra confermare tale affermazione.
Penso che tali affermazioni diffamatorie per il nostro paese devono
essere ripensate. Come poté Platì, e solo Platì, differenziarsi da altri paesi,
dove vi è, per esempio, la leggenda di Nino Martino, e dove qualche bandito si
è sempre trovato?
Alcuni dicono che il principe di Cariati dava qui asilo a tutti quei fuorilegge
che raccoglieva di qua e di là nei suoi possedimenti: gente analfabeta, che non
conosceva altro che il proprio nome e a cui, nel censirla, si dava il cognome
dal paese di provenienza o dal nomignolo con cui veniva volgarmente chiamata.
Altri dicono che qui era come un soggiorno obbligato di gente espulsa dal proprio
paese. Altri ancora vogliono che qui trovassero asilo, in regime feudatario, i banditi
dei feudi vicini, come quelli di qui lo trovavano altrove. Un
semplice...scambio di favori!
Sono convinto che tutto ciò avvenne in tutti i paesi di questo mondo.
Io non trovo nei registri alcuna traccia di tale banditismo. Ci
troviamo qui, per caso, come di fronte alle origini di Roma, la cui leggenda si
trova in tutti i libri storici di questo mondo? -
Sarebbe bene, comunque, che qualche studioso, amante e della verità e del
proprio paese, si pigliasse l'impegno di vedere se è possibile smentire
definitivamente, documenti alla mano, tali voci che certo non fanno onore ai
nostri antenati nè a noi. E. Gliozzí (continua)
LA MADONNA DI LORETO, Foglietto di Pastorale Parrocchiale della Comunità
cristiana di Platì N. 4S. Giuseppe
lavoratore - Platì (RC) 1 maggio 1978
Ognuno che sia amante del proprio paese natio, cerca
di conoscerne la storia, fin delle origini. Sarebbe bene che qualche giovane
(studente, diplomato o laureato che sia) si interessasse alla storia di PLATI',
come avviene in tanti altri luoghi. Allo scopo di invogliare qualcuno a fare
più approfondite ricerche, trascrivo qui quelle poche notizie sulla storie di
Platì, che sono di mia conoscenza.
ORIGINI.- Sulle origini di Platì non possediamo
documenti autorevoli. Ho trovato nel Registro dei Battezzati degli anni
1823-1826 un accenno o “memoria“, scritte dell’Arciprete del tempo Francesco
Oliva: "Memoria: Il re Ferdinando d’Aragona nell’anno 1506 diede alla Casa "Cariati la foresta PRATl e BARBARA, e da quest'epoca
in poi PLATI' riconosce la sua origine, perché i Principi di Cariati per
richiamare della gente ad abitarvi concessero casa ed orto franco di censo (ossia canone )."
A Questa memoria,
rielaborata dal medesimo arciprete Oliva, si trova anche nell’archivio della
Curia di Locri; dice: "Memoria sull'originale del paese detto Platì... Nel
1505 Ferdinando Cattolico con un diploma concede in feudo a Carlo Spinelli un
tenimento di terre dette Prati e S. Barbàra. I suddetti tenimenti erano
praterie addette a nutrire animali. Il feudatario consultando i suoi vantaggi
ha creduto di fondare un paese con richiamarvi degli abitanti di luoghi
convicini accordando loro un suolo franco per fabbricare una casa ed una estensione
benché piccola di terreno onde formare un giardinetto di verdure. Da principio
s’è edificato un fòndaco (forse quello che era chiamato “la casa del
principe" e che fino ad alcuni anni fa si poteva identificare nella zona
compresa tra via Ariella, via 4 novembre e via Giuseppe Perre -n. d. r.-), ed
in origine ebbe la denominazione di casale del fòndaco, e quindi da Prati è
stato detto Platì." E. Gliozzi (segue)
LA MADONNA DI LORETO, Foglietto di Pastorale Parrocchiale della Comunità cristiana di Platì N. 3, S. Agata - Platì (RC) 1 febbraio 1978
Con questa scrittura privata, da avere forza di pubblica scrittura, fra
i Signori Francesco Lentini fu Avv. Raffaele, Natale Tripepi fu Domenico ed
Antonio Miceli dico meglio Giuseppe Miceli di Antonio possidenti di Platì da
una parte e dall’altra Squadriti Salvatore fu Antonio e Romeo Pasquale di
Antonio possidenti pure da Platì, si addiviene a questa contrattazione:
I primi tre posseggono l’uso di una stradella che percorre
diagonalmente le proprietà di essi Lentini Tripepi e Miceli in muro a secco
circuita. Detta stradetta parte per via tortuosa dalla via provinciale e ferma,
senza scocco, alle dette proprietà.
Trasversalmente a questa stradetta e la via provinciale suddetta evvi
un piccolo scampolo di libero suolo posto avanti la casa di detto Squadrito la
quale parte, come si è detto dalla via provinciale e conduce alla stradetta in
parola.
Questo pezzetto di suolo è circuito dalla detta casa Squadrito e da un
locale adibito ad essere fabbricato da Romeo Pasquale.
I due pezzetti di suolo restano così permutati restando a tutti
indistintamente il diritto di passaggio per questa stradetta che non è aperta e
che si apre oggi, e restando a benefizii dello Squadrito l’appezzamento
risultante dalla chiusura della stradetta.
Finché non sarà costruita la casa dello Squadrito, rimpiazzando la
odierna baracca, il Sig. Lentini ha il diritto di tener chiusa la sua proprietà
con spine ed altre a suo piacimento schiudende.
Quando poi lo Squadrito avrà deciso di fabbricare, avrà dritto di
chiudere stando rasente al muro a secco, rispettandolo senza toccarlo.
Tutti gli interessati dell’una parte e dell’altra si immettono sin da
ora in possesso risultanti dai diritti acquisiti da questo contratto, godendo
così indistintamente esse parti del diritto di passaggio della stradella che si
aprirà avanti la casa Squadrito e Romeo quando questi si deciderà di
fabbricare.
Lo Squadrito non avrà dritto di aprire luci sulla proprietà Lentini né
di fare spioventi sulla medesima.
La stradetta fra Squadrito e Romeo sarà di palmi sei e mezzo.
L’altra stradetta fra Lentini e Romeo di sette palmi; …
Ora questa scrittura avrà ad essere rispettata dai presenti, il
dissidente subirà le spese di registrazione e multa.
Premessa - Questo che vado a
pubblicare è un lungo testo poetico di Ernesto Gliozzi il vecchio. Ero indeciso,
perché i naviganti oggi preferiscono
la concisione e tutto è considerato lungaggine. Sintetizzarlo alla Rider’s digest era come ferire l’opera
e conseguentemente lo zio. A voi dunque la scelta se leggerlo o chiudere la
pagina. I frettolosi una piccola biografia di Mons. Francesco Mangeruva, il festeggiato dallo zio, la trovano in fondo in fondo in fondo ...
Francesco Mangeruva
1823- 1905
I.M.I.
Ne l’onomastico
Di Sua Eccellenza Reverendissima
D. Francesco Mangeruva
Vescovo di Gerace
Eccellenza!
Rugge
Fremente, insano,
Lo spirito d’abisso
In questi giorni ne lo spirito umano,
E ne le stelle fisso
Fremente insano
Rugge
Regna
Sul Vaticano
Un Vecchierel canuto …
Egli è potente – pensa – Egli sovrano
Amato e non temuto
Sul Vaticano
Regna
Vede
Venir devote
Le turbe sconfinate
In da lungi, da le plaghe ignote,
Da la fede chiamate
Venir devote
Vede
L’armi
L’armi raduna,
Passa de i suoi seguaci
In rassegna le schiere ad una ad una,
Fieri, tremendi, audaci,
L’armi raduna,
L’armi.
Sfila
Primieramente
Turba darwiniana …
E ci addita follemente
La scimmia, la rana …
Primieramente
Sfila
Passa
D’ebrezza folle
La massa popolare …
I condottieri arringano … ribolle
Il sangue a quel parlare
D’ebbrezza folle
Passa
Dicono:
Ma non vogliamo
Altari e troni. Cadano …
Libertà, libertà noi cerchiamo;
I preti se ne vadano.
Ma non vogliamo,
Dicono
Basta
La Dea Ragione,
E l’uomo stesso è Dio!
Abbasso ciò che a la ragion s’impone …
Il mistero e l’obblio …
La Dea Ragione
Basta!
Sente
Le voci orrende
Il Vecchierel … - la testa
(Si come Quei da la Croce pende)
Piega … de la tempesta
Le voci orrende
Sente.
Prega.
Signore, perdona,
Non sanno quel che fanno …
Tu ne l’infido mar non li abbandona!
Fuga sinistro il danno …
Signor perdona.
Prega
Volge
Ringiovanito
La voce il gran Vegliardo
A i fedeli di Cristo. Egli l’invito
Dona … solenne il guardo
Ringiovanito
Volge
Dice
La
pugna è bella
A l’ombra de la Croce;
A la novella spada la novella
Arma non men feroce …
La pugna è bella
Dice.
Vide
L’agonizzante
D’amore e di dolore
Lassù la turba folle, schiamazzante,
Ebbra di vil furore,
L’agonizzante
Vide
Disse
Voi vincerete!
I secoli futuri
Vi vedranno pugnar felicemente …
Fidate in me sicuri
Voi vincerete
Disse.
Oggi
Ne la battaglia
Noi pure corriamo …
La turba violenta ecco, si scaglia …
Ne la battaglia
Oggi
Duce
Io ti saluto,
O Mangeruva invitto,
Saluto de la battaglia il grido acuto,
La voce del conflitto,
Io ti saluto
Duce
Vedi
Questa falange
Di giovani poetti?
Oggi potenza avversa in lor s’infrange …
Palpitante d’affetti;
Questa falange
Vedi?
Baldi
Nel fior di vita,
Siam forti nel Signore.
Noi la croce sorridente addita
E fremeran d’amore
Nel fior di vita
Baldi
Forti
Per l’ideale
Combattirem da eroi …
A te levando il grido trionfale
Procureremo noi
Per l’ideale,
Forti
Soli
Ne la battaglia
Contro le schiere avverse
Il cielo mostreremo a la canaglia
Che nel fango s’immerse
Ne la battaglia
Soli
Oggi
La strofa alata
Prorompente dal core
Ti giunga sorridente, profumata,
Palpitante d’amore
La strofa alata
Oggi
Duce
Io ti saluto
O Mangeruva invitto
Sento de la battaglia il grido acuto
La voce del conflitto
Io ti saluto
Duce
Salve
Tre volte salve,
O presule d’eroi
Vedi, per festeggiarti eccoci apparve,
La gioia in noi …
Tre volte salve
Salve.
EGliozzi
NOTA - Mons. Francesco Mangeruva era nato a Sinopoli
il 9 gennaio 1823. Fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1845 e salì sulla cattedra
di Gerace il 9 maggio 1872 che conservò fino alla sua morte avvenuta l’11
maggio 1905. In quella sede mons. Mangeruva non ebbe vita facile, subendo le
ostilità di molti, dentro e fuori le mura della Cattedrale. Tant’è che alla sua
morte non fu sepolto in quella luogo di culto, come i suoi predecessori, bensì nel
cimitero di Locri. Le sue spoglie in Cattedrale fecero ritorno grazie alla
bontà di mons. Bregantini. Se il popolo e parte del clero osteggiasse il prelato
sinopolese, lo stesso era benvoluto dai giovani seminaristi, come dimostra il testo oggi
riportato
La
strofa alata
Prorompente
dal core
Ti
giunga sorridente, profumata
dove si passa dal darwinismo alla dea ragione,
alle pugne per sostenere la fede in chi è assiso in Vaticano. Il tutto in modo
classicheggiante come si conviene ad uno studente che ama Carducci e non
rifugge Victor Hugo.
Io, ho tre nonni e vado d’accordo con tutti. Il mio nonno paterno è
Rocco, quello che vedo di più, anche perché abita proprio accanto a me. Lui
quando era piccolo, frequentò la scuola fino alla quinta elementare. La sua
infanzia l’ha vissuta in campagna lavorando la terra, è stato un agricoltore,
infatti seminavano: mais, grano e coltivavano ortaggi. Mio nonno aveva gli
operai perché voleva costruire un frantoio e hanno zappato con la pala e con il
pico, non c’erano i mezzi che ci sono oggi, si lavorava a mano. Hanno trovato
il posto giusto sono andati a prendere il cemento e le pietre e hanno iniziato
a fare il muro e il tetto con le tegole di terracotta, l’hanno pitturato e
hanno messo la grande pietra per molare le olive.
L’hanno chiamato frantoio Fabiano, molava le olive con la pietra, era
un lavoro faticoso, ora non si usa più perché hanno costruito questo
elettronico, più rapido e più pulito, ma quel frantoio odorava di olio e di
fatica. Oggi mio nonno Rocco continua a fare l’agricoltore fino a che ha le
forze e non ha tanti problemi di salute.
I suoi racconti mi piacciono e mi affascinano molto, perché era una
vita diversa dalla nostra più faticosa, ma più ricca di relazioni umane.
Antonella Fabiano
Classe IV, Cirella
Cirella 16 Aprile 2018
Testo presentato alla seconda edizione del Premio Letterario "E. Gliozzi".
Nota - Le foto di Peppantoni e Pasqualino sono una freschissima concessione di Rosalba Perri, oggi in tour tra queste pagine. Micu e Peppinu invece sono stati shootati al passucatandu edizione 2018. Tutti insieme sono legati dal sangue santellinu.
Di Rosalba ai pulinaroti giro anche questo odierno commento che appare su Tutti gli uomini del presidente del 15 febbraio scorso: "C'è un'assenza, un vuoto, in questo consesso: dove sono le donne di questo paese? Fino a che le ragazze saranno confinate in ruoli atavici, con bassa scolarizzazione, senza coinvolgimenti sociali, questo paese non avrà futuro. La civilizzazione di un popolo si vede soprattutto dal livello di istruzione femminile": Monito che sembra venire dalla bocca di Pasqualino Perri, ritratto, se fate attenzione, jaffora a Galatti.