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lunedì 27 agosto 2018

Cammina, non correre [di Charles Walters, 1966 ]



now I’ll do what I can
I’ll walk like a man
and I’ll keep on walkin’
Bruce Springsteen, Walk like a man

La semplice arte del camminare la ebbi trasmessa da un Padre Rogazionista. Per suo merito ho messo piede sulle cime che si estendono da Capo Peloro a Dinnamare. Padre Siciliano era di Cittanova! Era anche un abile tiratore di pallone oltre che di ceffoni, ma questa sua passione non la trasfuse in me, sebbene ricordi ancora il dolore e il bruciore di quei manrovesci. In seguito il risvolto cerebrale del camminare lo appresi da autori come Henry David Thoreau e Peter Handke. Passu Cantandu è ora l’evento più riuscito dei pulinaroti e, ancora una volta, voglio precisarvi il suo ideatore: Mimmo Catanzariti, che è anche la migliore guida per chi voglia conoscere l’area grecanica del reggino. I tributi finiscono qui.
Se ognuno i partecipanti del 21 agosto dovesse raccontare la sua esperienza ne verrebbero fuori infinite storie. Qui sta la mia. Ancora una volta ho potuto avere la certezza delle mie origini e constatare con piedi e mani la bontà e l’innato senso dell’accoglienza platiota. E queste son virtù che bisogna ripetere ogni qualvolta se ne presenti l’occasione. Ma è doveroso affermare il sentimento dello stare al mondo dei platioti. Credevo di essere un uomo arrivato e invece sono ancora in cammino, pronto a fare nuovi incontri da non crederci. Tutti quelli che erano presenti a quell’evento provenivano da zone distanti tra loro ma avevano un motivo tutto particolare per esserci. Chi non era presente e li si aspettava hanno rivelato che non hanno motivi da impegnare. E non ne avranno mai. Come riferirvi il mio essere riconosciuto passo dopo passo per il figlio di don Ciccillu i barva o u niputi i don Ciccillu da cresia du Rosariu? Eppure accadeva procedendo nel cammino fino al momento conviviale più atteso, quello del pranzo finale, con quella capra sacrificata, divenuta miele, per le generose mani di mastru ‘Ntoni Catanzariti.

sabato 25 agosto 2018

Walk like a man - PASSU CANTANDU



Ora vi dico come è andata, anzi, come non è andata, almeno per quelli che non si sono visti. Innanzitutto bisogna ringraziare Mimmo, giarruneiu, Catanzariti per aver concesso ai pulinaroti l’idea di Passu Cantandu. Ed ecco come ho valutato tale evento.
Non vi siete persi: Quel sonnolente risveglio che solo il mese di agosto vi può concedere, e di conseguenza il profumo della moka Bialetti da cui si guadagna un'epica riflessione su una Richard-Ginori con in grembo l’IPhone per sapere l’ultima trovata della Salvini mente; La sfoglia di crema mandata in circolo con caffellatte freddo o, se eravate nella città dello Stretto, la granita caffè con panna e brioche da Irrera, che non è l’antico Irrera - senza essere a conoscenza che ora di moda va u tedescu sul viale Europa; E che dire dell’incombenza di portare Dog a fare acqua e solidi in una traversa laterale o su una finta siepe; Non avete disoccupato, per un giorno, il vostro angolo di mondo al Lido, benché la giornata andava compromessa da cielo di piombo; … Per il resto … ubi maior, minor cessat!
Fine delle baggianate, il serio verrà prossimamente.

lunedì 13 agosto 2018

Saremo film [di Ludovica Marineo, 2006 ]

Francesco – Ciccillo – Mittiga
1908 – 1986

Non vi è capitato mai di scorgere nell’andatura, nel profilo, in un gesto ... un parente o un affezionato amico da poco morto? Essi possono ritornare anche nell’espressione di un grande attore. Gianmaria Volontè nel suo ultimo lavoro mi richiama papà: negli occhi, nelle sopracciglia, nelle labbra corrucciate. E le interpretazioni dell’attore così come la vita del mio genitore si svolgono in uno svolgimento velocissimo in loop.

A papà per il suo 110° compleanno nel giorno della morte del suo Giannuzzeiu.

Il fotogramma si riferisce a Una storia semplice di Emidio Greco del 1991.

venerdì 3 agosto 2018

Walk like a man - come all


Platì, summer of sixty years ago

“Il viaggiatore più veloce è colui che va a piedi.”  H. D. Thoureau

La foto appartiene agli eredi Mimì Colonnenno Fera

mercoledì 1 agosto 2018

Se i gatti scomparissero dalla terra [di Akira Nakai, 2016 ]



A seguito della precedente, visionaria, pubblicazione, ecco ora una breve esposizione delle opere suggerite. Le prime tre sono episodi stagionali di due serie televisive: l’anglosassone Black Mirror e la nipponica Sion Sono’s  Tokio Vampire Hotel. Devo ammettere che a dispetto della provenienza sono godibili, a legarle insieme è lo spirito social-politico che le avvicina illustrando esse il marciume e le basse pratiche dell’odierna classe dirigenziale, comune in ogni angolo del globo. Il film di Steven Soderbergh  Unsane, confezionato come un thriller a sfondo psycho va a pescare nel torbido dell’assistenza sanitaria americana. Soderbergh, che è sempre stato uno con la mente rivolta al futuro, lo confeziona servendosi di un Iphone e dell’uso frequente del fisheye. Il tema di The Tale di Jennifer Fox è quello degli abusi sui minori; senza inibizioni la regista, per mezzo dei volti di Laura Dern e della piccola Isabelle Nèlisse svela quelli da lei subiti nella prima adolescenza evitando di intorbidirlo come usano molti registi preda dei mega festival.

Nostalgia di Mark Pellington.  Al centro del tutto.
Il titolo è fuorviante perché ci porta alla mente l’ultimo capolavoro di Andrei Tarkovskij. Ma con il regista russo non ha niente in comune, essendo quella di Tarkovskij una nostalgia della patria, ricordata da lontano, alla Puskin.  In comune invece i suoi intendi c’è l’ha con le pagine di questo blog, trasfigurando uomini, ricordi, foto, pezzi di carta, mobilia, macchinari vintage. Essi non sono altro che nostalgia di un tempo e persone che furono con noi e prima di noi. Ma c’è ancora, il distacco feroce e subitaneo che ci colpisce, inesorabilmente, nei momenti della vita. Ed è bello rivedere invecchiati bene Bruce Dern, padre della citata Laura, e Ellen Burstyn. Qui val la pena consigliarvi di leggere Museo d’ombre di Gesualdo Bufalino.

 Mean Dream di Nathan Morlando: grande cinema americano con i paesaggi dell’Ontario, avvertendo in esso le pagine dell’ultimo, più grande, scrittore, Cormack McCarthy. Quello che nasce da Villain di Lee Sng-il è una violenza del tutto inedita, quotidiana, che pervade i protagonisti, la società. Ne consegue una perdita dei valori tradizionali per abbracciarne altri adottati dai nuovi mass media. Che cosa succederebbe se venissero a mancare dal modo l’amore, il cinema, il telefono, l’amicizia … i gatti. Domande solo da porsi in punto di morte? Le risposte sono in If Cats Disappeared from the World di Akira Nakai. Radiance di Naomi Kawase: come raccontare il visibile a chi la vista non l’ha mai avuta o l’ha persa? Come descrivere le immagini, la natura, un tramonto, ad un fotografo che la vista la sta perdendo? In the Crosswind (Risttuules) di Martti Helde: tanti lunghi travelling all’interno di attori fissati alla profondità di campo dell’immagine, una storia dove la vittima è una deportata in Siberia, moglie e madre. November (Rehepapp), Andrus Kivirahk si cimenta a rifare il più cupo e terroristico Ingmar Bergman – animismo, primordiali credenze, rituali magici, metafisica - con l’odierna tecnologia e gli effetti speciali. Lo si poteva chiamare L’ora del lupo senza per questo offendere l’autore svedese.
FINE

Walk Like a Man - Bruce Springsteen -



Se sei pronto a lasciare il padre e la madre, e il fratello e la sorella, e la moglie e il figlio e gli amici, e a mai più rivederli, se hai pagato i tuoi debiti e stilato il testamento, se hai sistemato tutte le cose e sei un uomo libero, allora sei pronto per una passeggiata.”
Henry David Thoreau, Camminare


mercoledì 25 luglio 2018

Mean Dreams [di Nathan Morlando, 2016 ]


Si sa com’è! In estate i filmfestival spuntano come l’erba porcellana, sebbene quest’ultima adori il terreno umido. Ma questo che prende il via oggi è un evento del tutto inedito perché è virtuale, c’è, ovvero, non c’è! “Ci sarebbe”, usando un espressione del “principe Antonio De Curtis”. Per mettere su un festival c’è prima di tutto bisogno di sovvenzioni pubbliche o private e Platì oltre che difettare di cose molto più importanti difetta dell’intervento sia esso istituzionale che privato. Tacendo l’inesistenza di strutture atte ad ospitare eventi del genere, che non sia la sala ex cinema Loreto. E' inconcepibile girare per il paese come faceva Mimmo Addabbo quando dismessi i panni del proiezionista guidava il comitato festeggiamenti con una rubrica in mano dove si segnava la cifra che ognuno poteva dare per il buon esito della festa e la soddisfazione da madonnaduritu o i santurroccu. Ma, da sempre, c’è anche la scarsa partecipazione, solo e sempre i soliti, della comunità ad eventi culturali che hanno il solo scopo di allargare le prospettive mentali, dare un futuro a Platì. Nasce così la particolarità di questo festival, esso è direttamente fruttuoso stando comodamente seduti presso la propria postazione mediatica: una semplice ricerca del titolo in formato Mp4, Avi o simili, il download, aprirlo con VLC, il resto fatelo fare alla vostra intelligenza. Le opere, i cui titoli sono quelli più tracciabili, in inglese, sono tutte in rete per opera dei tanti infaticabili comunisti della cultura. Così, il FilmFestival è servito! Il cinema come evento sociale è morto da decenni, la pellicola da cui sgorgavano le immagini è stata dismessa per divenire “file”: aprire un file è una faccenda privata seppur condivisibile.
Nota: L’epigrafe apposta in alto sulla locandina proviene dal Circolo di Cultura Cinematografica “U. Barbaro” che operò nella città dello Stretto con alterne vicende fino alla metà degli anni ottanta dello scorso secolo, quello delle stragi. Oggi essa è tornata carica del suo significato non solo politico. Gli auspici di Enzo Ungari sono anch’essi virtuali, avendoci egli lasciati appena approntato il bertolucciano Ultimo Imperatore. Ancora, e per sempre, la critica cinematografica italica non ha trovato un suo degno sostituto, ma solo venduti parolai mediatici.

Onde evitare la noia, una breve descrizione delle opere proposte verrà in seguito.



mercoledì 11 luglio 2018

Il dolce rumore della vita [di Giuseppe Bertolucci,1994 ]


Riprese dell'estate 1993 di G. Barbaro


Ci vorrebbe un miracolo [di Davide Minnella, 2014]





A Cirella di Platì,
la nuova Amministrazione
Cirella di Platì, 1 
Giuseppe Zappia è stato eletto Sindaco ad unanimità. Ad Assessori effettivi risultarono eletti: Gelonesi Giuseppe, Leopoldo Costanzo, Tripepi Antonio, Aurelio Umberto; il secondo Delegato per la frazione.
Ci auguriamo che la nuova Amministrazione farà ii possibile per la risoluzione degli annosi problemi che interessano il capoluogo e Cirella. Non si pretendono miracoli perché per bene operare sono sufficienti buona volontà e spirito di sacrificio.
GAZZETTA DEL SUD Mercoledì 2 Luglio 1952

mercoledì 27 giugno 2018

Nostalgia [di Mark Pellington, 2018 ]


Come il  testo di Sabrina Carbone postato qualche giorno addietro, anche questo di  Francesco Barbaro  è importante, perché pur essendo ancora nella prima crescita, rivive il dramma di 67 anni fa e in più vi installa una buona dose di nostalgia – “Il mio paese era importante anche nella sua miseria perché aveva tanti bravi lavoratori con i loro mestieri di calzolaio, fabbro, falegname, contadini e pastori anche con qualche cantastorie che dopo la sua esibizione si faceva offrire qualche bicchiere di vino” - tenera in un bambino di 12 anni. In più, con disillusione, oscura il suo prossimo futuro: “Comunque anche se tutt’oggi siamo arrivati nel 2018 con tutto il progresso che c’è stato in Italia, in Europa e nel mondo intero, gli abitanti di questo pianeta si trovano a dover emigrare”.

Calabria: un racconto della mia terra
L’emigrazione calabrese iniziò intorno al XIX e XX secolo e portò in alcuni casi alla scomparsa anche dei cognomi delle famiglie che sono scomparsi sia dalla Calabria sia dall’Italia. Questa emigrazione ha stravolto l’intera Calabria dato che ad oggi la stessa conta 1.950.000 abitanti mentre nel corso di 155 anni gli emigranti aumentarono a circa 3.000.000. Dall’iscrizione all’anagrafe degli italiani all’estero dal 1987 al 1999 dalla Calabria sono emigrati 43.872 abitanti con un ritorno di 30.425 abitanti e un saldo di emigrazione di 13.447. Oltre il 70% degli emigranti sono andati in Francia, Belgio, Argentina e Venezuela.
Invece al contrario nel mio paese, Platì, l’emigrazione è iniziata dopo l’alluvione che avvenne tra la notte del 17 e del 18 ottobre 1951. La gente racconta di aver visto scene terribili, l’acqua della fiumara che spazzava via case, alberi e terreni con la perdita di 19 persone e centinaia di famiglie rimaste senza tetto. Da allora è iniziato il calvario di questa gente. Il mio paese era importante anche nella sua miseria perché aveva tanti bravi lavoratori con i loro mestieri di calzolaio, fabbro, falegname, contadini e pastori anche con qualche cantastorie che dopo la sua esibizione si faceva offrire qualche bicchiere di vino. Ma dopo quell’inferno la gente decise di lasciare la propria casa e i loro parenti per andarsene perché la vita doveva andare avanti. Era un’emorragia inarrestabile per trovare quella terra promessa.
Comunque anche se tutt’oggi siamo arrivati nel 2018 con tutto il progresso che c’è stato in Italia, in Europa e nel mondo intero, gli abitanti di questo pianeta si trovano a dover emigrare.
BARBARO FRANCESCO II B