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mercoledì 1 agosto 2018

Se i gatti scomparissero dalla terra [di Akira Nakai, 2016 ]



A seguito della precedente, visionaria, pubblicazione, ecco ora una breve esposizione delle opere suggerite. Le prime tre sono episodi stagionali di due serie televisive: l’anglosassone Black Mirror e la nipponica Sion Sono’s  Tokio Vampire Hotel. Devo ammettere che a dispetto della provenienza sono godibili, a legarle insieme è lo spirito social-politico che le avvicina illustrando esse il marciume e le basse pratiche dell’odierna classe dirigenziale, comune in ogni angolo del globo. Il film di Steven Soderbergh  Unsane, confezionato come un thriller a sfondo psycho va a pescare nel torbido dell’assistenza sanitaria americana. Soderbergh, che è sempre stato uno con la mente rivolta al futuro, lo confeziona servendosi di un Iphone e dell’uso frequente del fisheye. Il tema di The Tale di Jennifer Fox è quello degli abusi sui minori; senza inibizioni la regista, per mezzo dei volti di Laura Dern e della piccola Isabelle Nèlisse svela quelli da lei subiti nella prima adolescenza evitando di intorbidirlo come usano molti registi preda dei mega festival.

Nostalgia di Mark Pellington.  Al centro del tutto.
Il titolo è fuorviante perché ci porta alla mente l’ultimo capolavoro di Andrei Tarkovskij. Ma con il regista russo non ha niente in comune, essendo quella di Tarkovskij una nostalgia della patria, ricordata da lontano, alla Puskin.  In comune invece i suoi intendi c’è l’ha con le pagine di questo blog, trasfigurando uomini, ricordi, foto, pezzi di carta, mobilia, macchinari vintage. Essi non sono altro che nostalgia di un tempo e persone che furono con noi e prima di noi. Ma c’è ancora, il distacco feroce e subitaneo che ci colpisce, inesorabilmente, nei momenti della vita. Ed è bello rivedere invecchiati bene Bruce Dern, padre della citata Laura, e Ellen Burstyn. Qui val la pena consigliarvi di leggere Museo d’ombre di Gesualdo Bufalino.

 Mean Dream di Nathan Morlando: grande cinema americano con i paesaggi dell’Ontario, avvertendo in esso le pagine dell’ultimo, più grande, scrittore, Cormack McCarthy. Quello che nasce da Villain di Lee Sng-il è una violenza del tutto inedita, quotidiana, che pervade i protagonisti, la società. Ne consegue una perdita dei valori tradizionali per abbracciarne altri adottati dai nuovi mass media. Che cosa succederebbe se venissero a mancare dal modo l’amore, il cinema, il telefono, l’amicizia … i gatti. Domande solo da porsi in punto di morte? Le risposte sono in If Cats Disappeared from the World di Akira Nakai. Radiance di Naomi Kawase: come raccontare il visibile a chi la vista non l’ha mai avuta o l’ha persa? Come descrivere le immagini, la natura, un tramonto, ad un fotografo che la vista la sta perdendo? In the Crosswind (Risttuules) di Martti Helde: tanti lunghi travelling all’interno di attori fissati alla profondità di campo dell’immagine, una storia dove la vittima è una deportata in Siberia, moglie e madre. November (Rehepapp), Andrus Kivirahk si cimenta a rifare il più cupo e terroristico Ingmar Bergman – animismo, primordiali credenze, rituali magici, metafisica - con l’odierna tecnologia e gli effetti speciali. Lo si poteva chiamare L’ora del lupo senza per questo offendere l’autore svedese.
FINE

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