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mercoledì 25 luglio 2018

Mean Dreams [di Nathan Morlando, 2016 ]


Si sa com’è! In estate i filmfestival spuntano come l’erba porcellana, sebbene quest’ultima adori il terreno umido. Ma questo che prende il via oggi è un evento del tutto inedito perché è virtuale, c’è, ovvero, non c’è! “Ci sarebbe”, usando un espressione del “principe Antonio De Curtis”. Per mettere su un festival c’è prima di tutto bisogno di sovvenzioni pubbliche o private e Platì oltre che difettare di cose molto più importanti difetta dell’intervento sia esso istituzionale che privato. Tacendo l’inesistenza di strutture atte ad ospitare eventi del genere, che non sia la sala ex cinema Loreto. E' inconcepibile girare per il paese come faceva Mimmo Addabbo quando dismessi i panni del proiezionista guidava il comitato festeggiamenti con una rubrica in mano dove si segnava la cifra che ognuno poteva dare per il buon esito della festa e la soddisfazione da madonnaduritu o i santurroccu. Ma, da sempre, c’è anche la scarsa partecipazione, solo e sempre i soliti, della comunità ad eventi culturali che hanno il solo scopo di allargare le prospettive mentali, dare un futuro a Platì. Nasce così la particolarità di questo festival, esso è direttamente fruttuoso stando comodamente seduti presso la propria postazione mediatica: una semplice ricerca del titolo in formato Mp4, Avi o simili, il download, aprirlo con VLC, il resto fatelo fare alla vostra intelligenza. Le opere, i cui titoli sono quelli più tracciabili, in inglese, sono tutte in rete per opera dei tanti infaticabili comunisti della cultura. Così, il FilmFestival è servito! Il cinema come evento sociale è morto da decenni, la pellicola da cui sgorgavano le immagini è stata dismessa per divenire “file”: aprire un file è una faccenda privata seppur condivisibile.
Nota: L’epigrafe apposta in alto sulla locandina proviene dal Circolo di Cultura Cinematografica “U. Barbaro” che operò nella città dello Stretto con alterne vicende fino alla metà degli anni ottanta dello scorso secolo, quello delle stragi. Oggi essa è tornata carica del suo significato non solo politico. Gli auspici di Enzo Ungari sono anch’essi virtuali, avendoci egli lasciati appena approntato il bertolucciano Ultimo Imperatore. Ancora, e per sempre, la critica cinematografica italica non ha trovato un suo degno sostituto, ma solo venduti parolai mediatici.

Onde evitare la noia, una breve descrizione delle opere proposte verrà in seguito.



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