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mercoledì 27 giugno 2018

Nostalgia [di Mark Pellington, 2018 ]


Come il  testo di Sabrina Carbone postato qualche giorno addietro, anche questo di  Francesco Barbaro  è importante, perché pur essendo ancora nella prima crescita, rivive il dramma di 67 anni fa e in più vi installa una buona dose di nostalgia – “Il mio paese era importante anche nella sua miseria perché aveva tanti bravi lavoratori con i loro mestieri di calzolaio, fabbro, falegname, contadini e pastori anche con qualche cantastorie che dopo la sua esibizione si faceva offrire qualche bicchiere di vino” - tenera in un bambino di 12 anni. In più, con disillusione, oscura il suo prossimo futuro: “Comunque anche se tutt’oggi siamo arrivati nel 2018 con tutto il progresso che c’è stato in Italia, in Europa e nel mondo intero, gli abitanti di questo pianeta si trovano a dover emigrare”.

Calabria: un racconto della mia terra
L’emigrazione calabrese iniziò intorno al XIX e XX secolo e portò in alcuni casi alla scomparsa anche dei cognomi delle famiglie che sono scomparsi sia dalla Calabria sia dall’Italia. Questa emigrazione ha stravolto l’intera Calabria dato che ad oggi la stessa conta 1.950.000 abitanti mentre nel corso di 155 anni gli emigranti aumentarono a circa 3.000.000. Dall’iscrizione all’anagrafe degli italiani all’estero dal 1987 al 1999 dalla Calabria sono emigrati 43.872 abitanti con un ritorno di 30.425 abitanti e un saldo di emigrazione di 13.447. Oltre il 70% degli emigranti sono andati in Francia, Belgio, Argentina e Venezuela.
Invece al contrario nel mio paese, Platì, l’emigrazione è iniziata dopo l’alluvione che avvenne tra la notte del 17 e del 18 ottobre 1951. La gente racconta di aver visto scene terribili, l’acqua della fiumara che spazzava via case, alberi e terreni con la perdita di 19 persone e centinaia di famiglie rimaste senza tetto. Da allora è iniziato il calvario di questa gente. Il mio paese era importante anche nella sua miseria perché aveva tanti bravi lavoratori con i loro mestieri di calzolaio, fabbro, falegname, contadini e pastori anche con qualche cantastorie che dopo la sua esibizione si faceva offrire qualche bicchiere di vino. Ma dopo quell’inferno la gente decise di lasciare la propria casa e i loro parenti per andarsene perché la vita doveva andare avanti. Era un’emorragia inarrestabile per trovare quella terra promessa.
Comunque anche se tutt’oggi siamo arrivati nel 2018 con tutto il progresso che c’è stato in Italia, in Europa e nel mondo intero, gli abitanti di questo pianeta si trovano a dover emigrare.
BARBARO FRANCESCO II B


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