Come il testo di Sabrina Carbone
postato qualche giorno addietro, anche questo di Francesco Barbaro è importante, perché pur essendo ancora nella
prima crescita, rivive il dramma di 67 anni fa e in più vi installa una buona
dose di nostalgia – “Il mio paese era
importante anche nella sua miseria perché aveva tanti bravi lavoratori con i
loro mestieri di calzolaio, fabbro, falegname, contadini e pastori anche con
qualche cantastorie che dopo la sua esibizione si faceva offrire qualche
bicchiere di vino” - tenera in un bambino di 12 anni. In più, con disillusione,
oscura il suo prossimo futuro: “Comunque
anche se tutt’oggi siamo arrivati nel 2018 con tutto il progresso che c’è stato
in Italia, in Europa e nel mondo intero, gli abitanti di questo pianeta si
trovano a dover emigrare”.
Calabria: un racconto
della mia terra
L’emigrazione calabrese iniziò intorno al XIX e XX secolo e portò in
alcuni casi alla scomparsa anche dei cognomi delle famiglie che sono scomparsi
sia dalla Calabria sia dall’Italia. Questa emigrazione ha stravolto l’intera
Calabria dato che ad oggi la stessa conta 1.950.000 abitanti mentre nel corso di
155 anni gli emigranti aumentarono a circa 3.000.000. Dall’iscrizione
all’anagrafe degli italiani all’estero dal 1987 al 1999 dalla Calabria sono
emigrati 43.872 abitanti con un ritorno di 30.425 abitanti e un saldo di
emigrazione di 13.447. Oltre il 70% degli emigranti sono andati in Francia,
Belgio, Argentina e Venezuela.
Invece al contrario nel mio paese, Platì, l’emigrazione è iniziata dopo
l’alluvione che avvenne tra la notte del 17 e del 18 ottobre 1951. La gente
racconta di aver visto scene terribili, l’acqua della fiumara che spazzava via
case, alberi e terreni con la perdita di 19 persone e centinaia di famiglie
rimaste senza tetto. Da allora è iniziato il calvario di questa gente. Il mio
paese era importante anche nella sua miseria perché aveva tanti bravi
lavoratori con i loro mestieri di calzolaio, fabbro, falegname, contadini e
pastori anche con qualche cantastorie che dopo la sua esibizione si faceva
offrire qualche bicchiere di vino. Ma dopo quell’inferno la gente decise di
lasciare la propria casa e i loro parenti per andarsene perché la vita doveva
andare avanti. Era un’emorragia inarrestabile per trovare quella terra
promessa.
Comunque anche se tutt’oggi siamo arrivati nel 2018 con tutto il
progresso che c’è stato in Italia, in Europa e nel mondo intero, gli abitanti
di questo pianeta si trovano a dover emigrare.
BARBARO FRANCESCO II B
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