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domenica 18 marzo 2018

Torneranno i prati (reg. Ermanno Olmi - 2014)




 Francesco "Ciccillo" Gliozzi
06/03/1908 - 27/03/1974


Gerace  22 – X – 34

Carissimo papà
L’ora dell’ordinazione è stata fissata per le 7/30 della mattina. Fate di trovarvi a tempo qui a Gerace e venite direttamente al seminario perché la funzione avverrà nella cappella del seminario. Riguardo allo zio Ernesto, mettetevi d’accordo con lui su come deve fare per unirsi a voi. Parlate se dovete andare a Casignana voi per prenderlo o se si troverà lui a Bovalino. Sarebbe meglio che se ne venisse a Platì sera di sabato, dato che dovete partire quasi di notte per poter arrivare a tempo.
Da Locri ho mandato a Peppe un paio di scarpe e un paio di pantaloni con Rocco Sergi venutovi con la macchina di D. Achille. Se le scarpe non gli vanno bene, non le metta e portateli Domenica e al ritorno, passando da Locri le cambieremo con un paio più grande.
Baci per tutti.
                               Aff.mo Ciccillo

Vi spedirò domani le partecipazioni, perché le distribuiate.

mercoledì 7 marzo 2018

Il prezzo della giustizia 2



  L’anno milleottocento settanta nove del giorno ventitre Aprile in Platì.
Ad istanza di Mastro Francesco Mittiga di Rocco di condizione calzolaio domiciliato e residente in Platì, Mandamento di Ardore, e per gli effetti della presenta procedura eligge la sua dimora nella propria casa di abitazione in Contrada Capicanali.
Io Zappia Filippo usciere comunale addetto all’ufficio della Conciliazione del Comune di Platì ove domicilio e dimoro. In virtù di sentenza contumaciale emessa dal Signor Conciliatore di Platì in data sette Settembre mille ottocento settantasei estratta in forma esecutiva il giorno quattordici Settembre mille ottocento settantasette. Contro. Antonio Ciampa fu Vincenzo di condizione muratore domiciliato e residente in Platì. Detta sentenza venne debitamente notificata e precettata pel ministero di me medesimo in data otto Novembre Settembre mille ottocento settantasette colla spesa di centesimi sessantacinque. Con detta sentenza esso ripetuto Ciampa venne condannato a pagare prontamente allo attore Mittiga la somma di lire venti, e le spese del giudizio = In virtù del sopra cennato titolo, e per la somma di lire venti più lire due, e centesimi sessanta cinque per spese giudiziarie, più centesimi sessantacinque per notifica e precetto del otto Novembre Settembre mille ottocento settantasette, più centesimi settantacinque del precetto di pari data che in una sono lire venti quattro e centesimi cinque; per quale somma io sopradetto usciere ho pignorato e messo nelle mani della giustizia le robe tutte che si trovano nelle mani del sarto Francesco Miceli fu Domenico domiciliato e residente in Platì, di pertinenza di Antonio Ciampa fu Vincenzo debitore pignorato consistente in pantalone o calze, giube o gilé, nonché roba per fodera di essi abiti, ingiungendo  ad esso Miceli che qualora annovera nelle sue mane gli oggetti pignorati sopra accennate senza ordine della giustizia pagherà di proprio le somme tutte che lo spettante Mittiga avanza dallo Ciampa = Detta sentenza venne oggi medesimo e pria di questo atto ripetuto il precetto di pagamento ad esso Antonio Ciampa colla diffida di pagare immediatamente alla consegna di esso le somme tutte contenute nel titolo sopradetto le spese fatte; e che contro venendo si procedeva al pignoramento; e ciò in virtù di Decreto emesso dal Signor Conciliatore del Comune di Platì in data di oggi stesso dietro ricorso avanzato dal creditore istante in data di oggi  = Nel contempo e sulla medesima istanza di esso Francesco Mittiga di Rocco di condizione e domicilio come sopra io Zappia Filippo usciere comunale domiciliato come sopra ho citato il debitore pignorato Antonio Ciampa fu Vincenzo di condizione e domiciliato come sopra; nonché Francesco Miceli fu Domenico domiciliato anche come sopra, possessore dei mobili di pertinenza dello Ciampa; affinché il giorno due Maggio alle ore otto a. m. con continuazione al bisogno comparissero innanzi al Signor  Pretore Mandamentale di Ardore nel solito locale delle sue ordinarie udienze onde esso Ciampa  credendolo di suo interesse assistesse alla dichiarazione che farà il Miceli; e questi dichiari i mobili che si trovano nelle sue mani di pertinenza dello Ciampa = Avvertendo esso Miceli che non comparendo nel luogo, giorno ed ora sopra stabilite a far la dichiarazione sarà condannato a pagare al Mittiga quanto avanza dallo Ciampa.
Copie separate del presente atto da me fatte scritte ho portato e lasciato nel domicilio di esso Ciampa e Miceli e questa per esso Ciampa consegnandola in mano di lui stesso
                L’Usciere Comunale
                      Zappia Filippo


lunedì 5 marzo 2018

Il prezzo della giustizia (reg. John Badham - 1999)



Precetto di Pagamento
L’anno mille ottocento settanta nove il giorno ventitre del mese di Aprile in Platì 
A istanza di Mastro Francesco Mittiga di Rocco di condizione calzolaio domiciliato in Platì Mandamento di Ardore. E per gli effetti di legge elige la sua dimora nella propria casa di abitazione in contrada Capi Canali
Io Zappia Filippo usciere Comunale addetto allo ufficio della Conciliazione del Comune di Platì in data sette Settembre mille ottocento settanta sei ed estratte in forma esecutiva il giorno quattordici Settembre mille ottocento settantasette
Contro
Antonio Ciampa fu Vincenzo di condizione muratore domiciliato e residente in Platì.
Detta sentenza venne per ministero di me medesimo notificata e precettata ad esso Antonio Ciampa il giorno otto Novembre mille ottocento settanta sette colla spesa di centesimi cinquantacinque =
Sempre ad istanza di esso Francesco Mittiga di Rocco Io Zappia Filippo Usciere Comunale col presente atto di precetto di pagamento ad esso Antonio Ciampa di pacare immediatamente alla esibizione di questo atto nelle mani del creditore istante ho nelle mie usciere latore del documento le somme seguente.
1° Lire venti di parte capitale
2° Per spese giudiziarie lire due, e centesimi sessantacinque
3° Per la notifica e precetto precedente a quella data Centesimi cinquantacinque che in una sono lire ventitre e centesimi venti oltre le spese del atto presente. Colla diffida che qualora esso Ciampa non avesse a pagare le somme sopra dette, immediatamente a questo atto procederò al pignoramento dei suoi mobili effetti mobiliari e semovente fino alla concorrenza delle somme sopra dette non solo ma per quelle ancora da farsi
L’esecuzione immediatamente al precetto della sentenza venne decretato dal Signor Conciliatore di questo Comune di Platì in data di oggi medesimo dietro ricorso presentato da l’istante Francesco Mittiga di Rocco colla spesa di centesimi
Copia del presente atto da me sottoscritta portata e lasciata nel domicilia di esso Antonio Ciampa consegnandola in mano di sua figlia
L’Usciere Comunale
Zappia Filippo
Specifica
Carta bolli 2°                         L.  0,20
Scritturazione                        L.  0,30
Notifica                                   L   0,25
Sono centesimi                               75

Zappia Usciere Comunale


domenica 4 marzo 2018

Apocalypse Now (reg. Fancis Ford Coppola - 1979)



La «pax mafiosa»
di Platì
ILTEMPO
Anno XLIX / N. 333
Domenica
6 dicembre 1992

Dopo quattro consultazioni andate a vuoto, tre liste in lizza
Il Msi e due formazioni civiche tenteranno di restituire un’amministrazione alla «Capitale dei sequestri››. Ma occorrerà superare il quorum del 50 % dei votanti. Ogni pronostico, però è un azzardo. L’ultima Giunta comunale è stata travolta dagli scandali e dalla «rivolta delle donne››, infuriate per le ingiunzioni esattoriali.
La criminalità organizzata avrebbe preferito le urne vuote, ma intanto ha rinsaldato tutte le possibili «alleanze››. E lo Stato? Ha molte colpe, soprattutto di aver tollerato i localismi. Così, il paese resta la cenerentola dimenticata. La storia di «Massaru Peppi››, il leggendario maresciallo dei Cc Giuseppe Delfino.

dall`inviato
FRANCOBALDO CHIOCCI

PLATI’ -- Come andrà? «L'urna è femmena, la femmena qualche volta è puttana››. Anche Michele Strangio  - un bel volto saracino, parola facile quando denuncia le latitanze dello Stato e minimizza quelle dei mafiosi, mulinaio, candidato «del posto» nella lista Solidarietà e Rinnovamento insieme con gli «stranieri›» Salvatore  Zoccali, assessore regionale repubblicano che è di Reggio Calabria, e all'ambientalista d'assalto Silvano Vicenti, che viene da Reggio Emilia, guarda di traverso chi vuol sapere troppo,  e schiva filosofeggiando maschilista.
A Platì si può cominciare a chiedere, ma non a capire. Non spiegano neppure i coraggiosi che si sono decisi a tornare in campo per ricostruire una municipalità dopo quattro elezioni comunali andate a vuoto o invalidate, come l`ultima di settembre in cui si presentarono alla donchisciotte soltanto i missini venuti da Reggio. I segreti sono gelosi e invalicabili. Non per niente Platì è la capitale dei sequestri, dei latitanti, delle ombre. Diventa pericoloso anche un pronostico. 
Sul muro davanti al Comune, dove dal marzo scorso fa il convitato di pietra Tommaso Mondello, giovane commissario prefettizio impaurito e taciturno, una scritta chiede «Più lavoro, meno carabinieri» e un'altra grida «Abbasso il sindaco!››. La vernice è sbiadita, perché è del 1985. Quell'anno ammazzarono a lupara il sindaco Domenico De Maio. Aveva osato chiedere il ritorno al Comune dei beni demaniali disseminati ai pledi dell'Aspromonte e che dagli anni 50 sono finiti e restati i in “mani diverse”. Dice un proverbio d'antico revanchismo nato ai tempi in cui quassù arrivò il piombo dei piemontesi a caccia del mitico brigante Mittica, ex sergente borbonico ribellatosi allo Stato unitario: «Roba 'i guvernu cu nun futtî, vaij 'o 'nfernu››, se non rubi cose del governo vai all'inferno”.
Quello di come continuare a «futtere›› il demanio, e quindi la comunità, è uno del misteri dolorosi e intoccabili di Platì. Altri misteri sono contenuti in quella svariata e malassortita moltitudine di articoli del codice penale che accomunano a vario titolo rapitori ad amministratori nella stessa raffica di 73 avvisi di garanzia partita l'anno scorso dal Tribunale di Locri per fatti e misfatti commessi nel comune di Platì nell'ultimo decennio. Accanto ai responsabili dei sequestri Longo e Casella e ad altri mafiosi notori, figurano in questo coacervo da «colonna infame» della Giustizia inconclusa anche un sindaco, un vicesindaco, un ufficiale sanitario, sei segretari e quasi tutti gli impiegati municipali, due interi consigli comunali. Delitti gravi accanto a reati amministrativi non inconsueti, ma, nell'insieme, il groviglio di tutto un clima, il clima di una repubblica d'Aspromonte.
Di questo clima ha molte colpe lo Stato, la sua inefficienza, la sua impotenza, il suo tollerare soperchierie e localismi. Una colpa e più vistosa delle altre. La Comunità Montana di Bovalino e Ardore, paesi marittimi, accorpa il 98% dei finanziamenti per un territorio in cui Platì, il paese più montano, è la cenerentola dimenticata. Ma è l'altro clima, l'indigeno, il clima Sciroccoso e intimidatorio di Platì, dei suoi pericoli, delle sue paure, delle sue omertà, dei suoi misteri, quello che ha tenuto lontano Platì dalle urne per quattro volte consecutive, compresa l'ultima il cui esito fu nullo perché l'unica lista era la missina che prese 307 voti di temerari su appena 422 votanti provenienti de una popolazione di 2839 aventi diritto. Adesso le liste in lizza sono altre. Alla «provocatoria›› del Msi, si sono aggiunte quella capeggiata dall'assessore regionale repubblicano Zoccali in polemica col suo partito che non l`ha candidato a Reggio e quella civica guidata dal dottor Francesco Mittica, amico del Vescovo di Locri, medico del paese ed ex vice sindaco nella Giunta che fu spazzata via nel maggio '91 dalla rivolta delle donne infuriate per le ingiustizie delle ingiunzioni esattoriali sulla raccolta dei rifiuti e l`erogazione dell'acqua.
Sulla spontaneità di quella rivolta, nonostante tutto il folclore che ha fornito a Samarcanda e alla letteratura sociologica, c'è qualche dubbio. Fatto sta che, da allora, «qualcuno» impedì che avesse un seguito elettorale. Se adesso lo stesso «qualcuno» consente che si torni a votare è perché, se non si fosse presentata la terza lista, il paese sarebbe stato conteso e conquistato dagli estranei, dai «colonialisti» saliti a Platì al seguito del Msi e di Zoccali.
La pax mafiosa, che da Reggio è arrivata sull'Aspromonte più pericolosa di una guerra perché ha rinsaldato tutte le possibili alleanze a delinquere, avrebbe preferito le urne vuote, ma ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. Quando la 'ndrangheta era agropastorale e non aveva le scarpe lucide degli affaristi gangster ma gli scarponi infangati dei contadini, quassù lo Stato era rappresentato soltanto da un carabiniere avventuroso e solitario: il leggendario maresciallo Giuseppe Delfino, il «massaru Peppi» dei racconti di Corrado Alvaro. Per catturare i banditi, latitanti e renitenti si travestiva da donna, da zingaro, da frate cercone.  Lo accettavano e lo rispettavano perché era leale come la guerra che in Aspromonte si combattevano i due ordini, quello istituzionale e quello supplente. Andato in pensione, «massaru Peppi› fu nel '47 il primo sindaco democratico di Platì. Il Vescovo di Locri, infuriato perché non si era presentato con la Dc, per esorcizzarlo fece venire in paese la Madonna del Santuario di Polsi, cara anche ai mafiosi. Non servì. Votarono per l'ex carabiniere pure i nemici che aveva ammanettato. Fu un idillio fecondo, ma breve. Altri tempi, altri mafiosi. Ora i mafiosi vorrebbero sparare anche sulle urne, oltre che sulle lucerne. Lo faranno,  visto che non sono più riusciti a farle restare vuote? Pronostico impossibile. L'urna è femmena.

Testo e foto IL TEMPO, 6 dicembre 1992

--------------  CURIOSITÀ --------------

Nota. Il giornalista (devoto a Padre Pio) passa per una penna eccelsa ma è sempre stato un parolaio. Le sue sono mezze verità carpite a persone che ovviamente parlavano con la mente al paese e non al giornale. Ferdinando non fu mai sergente borbonico  così come Giuseppe Delfino non fu mai un comunista e Mons. Chiappe fece arrivare la statua polsiana per paura dei comunisti. Platì e i platioti sono stati gabbati dallo Stato e non viceversa. Tutta la verità è ancora depositata in fondo al cuore dei platioti che, ancora, aspettano per darla alla luce. Quella che il giornalista dipinge è una apoclypse con tanto di elicottero come nel film citato. 



giovedì 1 marzo 2018

Le vie del cuore (reg. Camillo Mastrocinque - 1942)





Rev. Sig. Parroco,
Prof. ERNESTO GLIOZZI
Parroco di
PLATI’  (REGGIO CALABRIA)
ITALY

Rev. R. Beltrame
Catholic Presbytery,
P. O. Box  714
Griffith , N. S. W.  2180
ASTRALIA


Catholic Presbytery
Griffith , N.S.W
10 – 8 – 1977

                                                                                   Carissimo Mons. Ernesto Gliozzi,
Volevo scriverle da lungo tempo, ma ora l’occasione è diventata urgente. Anzitutto voglio con tutta sincerità da vero amico farle le condoglianze per la perdita del carissimo fratello, che mai non posso dimenticare, Don Francesco, per la sua grande semplicità, apertura, e il suo meraviglioso carattere confidenziale che metteva a proprio agio chiunque gli parlava o stava con lui. Che Gesù che amava gli umili di cuore dia al nostro carissimo Don Ciccillo la luce eterna del suo volto. Abbiamo pregato e offerto la Santa Messa per lui. Però mi stringe sempre il cuore al pensiero che, se verrò ancora a Platì, non lo vedrò più. Siamo tutti in cammino e là dobbiamo arrivare e se siamo umili possederemo il Regno qui e nell’aldilà.
Faccio le mie sincere condoglianze alla sua cara sorella e a tutta la famiglia.
Come va a Platì? spero che la sua presenza come parroco avvicini la gente al Signore. Abbiamo tutti e in ogni parrocchia lo stesso problema.
Ora qui incluso trova un cheque da dividersi secondo le offerte in due parti: una alla Santa Vergine Loretana e una per il Santuario di Polsi. Includo anche un’immagine che le sarà nota e che ha dei bei ricordi anche se lontani per il nostro cuore e non ho ancora abbandonato l’idea di poterne avere una copia esatta qui nella nostra chiesa.
Carissimo Don Ernesto, mi saluti tutti di casa e poi gli amici di Platì, quelli che mi hanno ospitato, specialmente Armando Mittiga e la sua carissima Signora, Luigino, Pasqualino e la sua famiglia, (parenti di Treccase) e tutti gli amici. Speriamo che Dio ci dia la grazia di vederci ancora nella bella valle di Platì e nella costa Ionica che sarebbe meravigliosa se ci fosse un po’ più di pace e di amore cristiano.
Abbracci fraterni
Don Raffaele Beltrame


Nota- Chi arriva a Platì senza premeditazioni va incontro ad un paese come tutti gli altri e da dove si riparte col cuore in mano, grati dell'ospitalità e coraggiosi di ritornarvi.
Don Raffaele Beltrame era originario di Castello di Godego in provincia di Treviso. E’ morto il 19 dicembre del 2015 all’età di 86 anni e per quarant’anni è stato accanto ai platioti di Griffith.


mercoledì 28 febbraio 2018

Te Deum - M. A. Charpentier



Quest'anno le olive stentano a cadere in rete, e, forse è bene ricorrere a qualche pratica esoterica visto che si sono perse quelle religiose. Ancora, Paolo fu Pasquale del Vignale ...  Michele Mittiga magazziniere ...Marando della Sezione olivocoltura ... hanno fatto il loro tempo ma qui li ricordiamo.




BENEDICTIO MACHINAE OLEAREAE

Adiutorium nostrum in nomine Domini
Qui fecít Coelum et terram.
Domine, exaudi orationem meam
Et clemor meus ad te veniat.
Dominus vobiscum.
Et cum spiritu tuo.

OREMUS

Omnipotens sempeterne Deus, qui in oleo cibos suaviores efficiendos iussisti, et electos tuos unprophetas vel reges ordinastí, quique Filium tuum unigenitum in sacerdotem aeternum unxisti;  Bene + dic machinam ìitam quae ad terendas oleas erecta est, ut inde oleum conficiatur ad cíbos condiendos et ad tuos fideles in plerisque sacramentis recípiendis signandos, Angelumque lucis ac defensíonis ei assignare digneris.
Per Christum Dominum nostrum.



lunedì 26 febbraio 2018

La saggezza nel sangue (reg. John Huston - 1979)


Ianaru siccu, massaru siccu

Frevaru, curtu e amaru

Frevi mu ndavi cu frevi mi misi ca quandu vojjiu, sugnu  u mejjiu di misi

Ancora ndavi a marzu p’a’ ngneji

Aprili muccarisi

Augustu i gustu e capu d’invernu


Cu ‘ndavi u commutu e non si servi Non ‘ndavi cunfessuri pemmu u ssorvi

domenica 25 febbraio 2018

Fatti corsari



Battezzati

1828 – 13 sett. Gliozzi Rachele da Gliozzi Giuseppe fu Carlo e Elisabetta Ioculano e da Filippo Codespoti
1831 – Gliozzi Serafina dai medesimi
1833 – 18 marzo – Giuseppe Antonio Enrico Gliozzi da Gliozzi Francesco fu Carlo e da Carolina Mittiga fu Ferdinando e Giulia Leuzzi (Carolina nacque l’1 gennaio 1800 ed era zia del più famoso Ferdinando alias Caci)
1836 – 29 marzo – Gliozzi Carlo Ferdinando – da Francesco fu Carlo e da Carolina Mittiga fu Ferdinando
1839 – 5 luglio – Mariantonia Teresa Benigna Gliozzi dai medesimi

Morti
1823 Carlo Gliozzi figlio di Giuseppe
1760 – Fabrizio Gliozzi padrino ad un battesimo
1773 2 dicembre – Francesco Giuseppe Antonio Gliozzi da Carlo Gliozzi e Elisabetta Ioculano
1776 Benigno Gliozzi da magnifico Carlo filio Fabricii et  Baernardinae Zappia et  Elisabetta Ioculano
1887 – Vincenzo Rosario Maria Gliozzi da Carlo e Elisabetta Ioculano
1754 – Nicola Gliozzi figlio di magnifico Fabrizio di anni 22
1825 – Elisabetta Gliozzi da Giuseppe fu Carlo e Elisabetta Ioculano e da Filippo Codespoti

Martedì 21 agosto 1945 ore 21,30 moriva l’avv. Fera Rosario
Venerdì 7 giugno 1946 ore 5 cessava di vivere il prof. Zappia Pasqualino fu Filippo 1863 – 1946
Lunedì 12 agosto 1946 ore 10 cessava di vivere il pro. Zappia Amato fu Pasquale 1894 – 1946(in realtà nacque l’1 giugno 1892 da Pasquale e Frisina Carmela)
21 – XI – 946 ore 4 morì Zappia Rosario fu Filippo
20 – XII – 946 ore 11 morì Zappia Carmelo

Nella foto Palazzo Oliva


giovedì 22 febbraio 2018

La strategia della lumaca (reg. Sergio Cabrera - 1993)



Giovanni Virgara
        PALERMO
                           Carissimo Ernesto,
anzitutto ti ringrazio del buon apprezzamento e della ottima critica per il mio volume,"Nostalgica Poesia", mi riservo di inviarti il secondo volume, molto più importante,non appena uscirà dalla tipografia.
Solo ed esclusivamente per farti ridere,troverai compiegate alla presente altre due mie poesie,riguardanti,Palermo e la Sicilia.
Io, ormai che sono pensionato,vado allo studio solo per poche ore al giorno, scrivo di tutto, specialmente degli avvenimenti eccentrici o paradossali.
Ho scritto moltissimo anche di Platì, Polsi, Gerace etc. nel mio terzo volume ancora in " costruzione".
A proposito di Gerace, non hai, per caso, tra le tue carte anche : " U SONNU BELLU I MICANTONI" ed "U SONNU BRUTTU I MICANTONI" del Dott. Filippo Fimognari, che abbiamo rappresentato per la festa del Concordato?
Se,le hai, ti sarei grato se mi farai avere una fotocopia.
Ti ringrazio nuovamente, e ti prego volere accettare i miei più affettuosi saluti ed abbracci
tuo ,
Giovanni Virgara


SE AVETE SETE, MANGIATE LUMACHE!

Udite, udite, udite! La grande novità
scarafaggi e lumache, trovàro in quantità.
In quel di BLUFI ed IMERA, mentre si lavorava,
per fare un acquedotto, perché l'acqua mancava.

Ma quelle gran lumache, e i grandi scarafaggi
essere specie eletta, han detto tutti i saggi.
Pertanto, si sospendano, subito quei lavori
perché gli scarafaggi,sono dei Gran Signori,

che devon sopravvivere, anzi ben allevati,
e poco importa,poi,se ci sono assetati.
L'acqua si può cercare, in luoghi più lontani
cercar questi animali, saranno sforzi vani.

E cosa importa poi, se campagne e paesi
resteranno a secco,per tanti e tanti mesi?
Son cose che avvengono, in terra siciliana
ove si muor di sete ed ove resta vana

ogni protesta energica,perché con queste Leghe
non c'è più serietà,ci sono solo beghe.
E se 'l popolo poi ha sete, questo poco importa
SI MANGI LE LUMACHE, questa è la via più corta.


                                                                   Giovanni Virgara