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giovedì 21 gennaio 2016

I cacciatori (reg. Theo Angelopoulos - 1976)



Circolo sportivo


E ci volea pur questo! E Sissignori!
Un Circolo Sportivo ... “ Cacciatori “
Non c’era un buco dove andar la sera
a farsi un macaino, una primiera ...
Se andavi in qualche casa di privato
finivi querelante o querelato ...
Se andavi al buio a farti quattro passi
riuscivi di lasciar le suole ai sassi.
Invece nò, con questo circoletto
passi la sera almeno con diletto
e se tu a caccia non sei andato mai
come si mira e tira ... imparerai
ed avrai pur nozioni sulla caccia
come si spara il tordo e la beccaccia.
Insomma, in quel bel luogo sì socievole
l’utile puoi accoppiare al dilettevole.
E poi non paghi troppo! cosa vile!
appena sette lire per mensile ...
Se il camerier ti sbircia alquanto torbo
non paventare ché di un occhio è orbo ...
se nel Circolo vede entrar estranea gente
è per la gran bontà del Presidente.
Fatti socio, se ancora non lo sei,
e nel Circolo vede estranea gente
e paga GLI ARRETRATI    ... CON I MIEI ..

Giacomo Tassoni Oliva

mercoledì 20 gennaio 2016

Ricorda il mio nome

-Ciampa Giuseppe(10.3.937/107-36)-N e Ciampa Vittoria di Rocco rocchìcia.
-Grillo Rosario(11.3.937/107-37)-Domen.'ngrisi -Sergi M.di Ant. perciasipali.
-Papalia Giuseppe(14.3.837/108-39)-Gius.e Portol. Elisab.di Giuseppe lucìu.
-Calabria Maria(14.3.937/108-40)-Dom. piscilongu e Ielasi Teresa di Pasq.
-Perre Antonia Fr.(11.4.937/111-48)-Ant.santallinu e Catanz.Gius.a di Rocco.
-Trimboli Maria Fr.sca(24.4.937/111-49)-Franc. piseja e Carbone Caterina Serafina di Rocco.
-Trimboli Maria(24.4.937/112-50)-Franc. maluni e Callipari Concetta di Vinc.
-Pangallo Filippo(25.4.937/112-51)-Antonio jemiju e Lentini Gius.a di Dom.
-Perre Pasquale Ant.(4.3.937/113-54)-Rocco rasula-Perre Anna di Pasquale santallino.
-Catanzariti Rosario(6.5.937/113-55)-Rocco celestrinu e Perre Cater.di Ant.
-Catanzariti Francesca(8.5.937/114-56)-Gius. vajana- Carbone M.Rosa di Fr.
-Mittiga Giuseppa(9.5.937/114-57)-Rosareio cinna-Stancati Serafina di Gaet.
-Marando Giuseppe(16.5.937/114-56)-Vincenzo pajuni e Pangallo Elisabetta di Giuseppe zoru.
-Carbone Giuseppe(22.5.937/115-59)-Gius. ranco -Portol. Anna di Gius.lucìu.
-Pangallo Antonio(23.5.837/115-60)-Pasq.batazzinu e Sergi Elisab.di Antonio
-Morabito Pasquale(29.5.937/115-61)-Dom. mastrudatta e Catanzariti Michelina di Saverio.
-Rinaldo Domenica(30.5.937/116-62)-Rocco pittineja e Carbone Maria di Fr.
-Barbaro Pasquale(17.3.937/116-64)-Rocco zumpanu e Barbaro Elisabetta di Antonio micciunarda.
-Agresta Rosa(19.6.937/117-65)di Sav.ciaramejotu -Schimizzi Fr.sca di Franc.
-Virgara Rosa(26.6.937/118-69)-Dom. Ant. picigaja e Riganò Antonia di Gius.
-Sergi Maria(4.7.937/118-70)-Antonio filomenaru e Lentini Rosa di Giuseppe
-Perre Giuseppe(14,7,937/119-71)-Rocco jhumentaru e Barbaro Elisabetta di Francesco zumpanu.
-Catanzariti Rocco(11.7.937/129-74)-Gius.giarruni e Ielasi Maria di Rosario.
-Garreffa Antonia(17.7.937/120-76)-Ant.burni e Portolesi Maria di Antonino.
-Violi Maria Carmela(22.7.937/121-78)-Ant. rigineju e Ielasi Franc.a di Dom.
-Marando Antonia(22.7.937/121-79)-Rocco pistola e Romeo Caterina di Francesco cecalupi.
-Trimboli Giuseppa(1.8.937/122-82)- Dom.vajana e Pelle MarAnt.di GiusAnt.

-Romeo Pasquale(4.8.937/123-84)-Giov.pettinaru e Ielasi Elisabetta di Dom.


lunedì 18 gennaio 2016

La città dolente




Erba!
Il ragazzo è di famiglia nobile, ma la sua casa essendo ridotta a un cumulo di macerie sotto il quale giacciono
ancora genitori e fratelli, denaro, documenti e mobili, si guadagna ora da vivere portando cassette di frutta e
di verdura dal porto fino a quel gruppo di capannoni che viene onorato col nome di mercato. Più tardi, quello stesso giorno, ci capitò di passare davanti alla sua casa, situata nei pressi del molo. «La mia casa e la mia famiglia» mi disse, indicando con un gesto di atavica rassegnazione un mucchio di macerie.
Poco distante, fra le rovine, una giovane donna sca-pigliata cantava, estatica. «Ha perso il marito e il Suo cervello ha ceduto ››  spiegò il giovane. «È strano: non facevano che litigare, ed ora lei lo chiama giorno e notte col suo canto, supplicandolo di ritornare.››
L'Amore, secondo i greci, era figlio del Caos. In questa parte della città sorge il museo civico, che tutti i lettori delle armoniose pagine di Gissing: «By the Ionian Sea ›› ricorderanno certamente. È crollato, come tutto il resto che egli visitò a Reggio, come l’albergo in cui prese alloggio, come la cattedrale la cui fiera iscrizione «Círcumlegentes devenimus Rhegium» gli fece una così profonda impressione, come «quel singolare pezzo di avanzata civiltà che mi diede la strana sensazione di essere capitato nel mondo di quei romanzieri che prevedono il futuro: un macello pubblico di armoniose linee, situato in un boschetto di limoni e di palme, che faceva pensare all'ideale sognato da un riformatore il cui palato rifugga dal vegetarianismo ››. Facemmo il giro di tutti quei luoghi, senza dimenticare la casa che porta la lapide commemorativa di un giovane soldato, caduto combattendo contro i Borboni. Dalle sbarre di ferro contorte del suo balcone pende una corda con la quale gl'inquilini hanno tentato di calarsi.
Un mio amico, il barone C . . . di Stilo, appartenente a quella stessa famiglia di patrioti, mi narrò un caso davvero strano. Il giorno della catastrofe, lui era assente da Reggio, ma tre suoi parenti erano in casa. Alla prima scossa si riunirono tutti, terrorizzati, in una sola stanza; il pavimento cedette e, improvvisamente, si trovarono seduti nella loro automobile, l'autorimessa essendo situata sotto a quella stanza. Se la cavarono con poche insignificanti contusioni.
Su di una rovina vicina, un'iscrizione dice che «il palazzo essendo stato gravemente danneggiato nel terremoto del 1783, il suo proprietario l'aveva ricostruito in maniera appositamente studiata per resistere ad eventuali futuri terremoti». Chissà se lo ricostruirebbe ancora?
Ritengo, comunque, che Reggio abbia possibilità di risorgere: la sua prognosi non è senza speranza.
Ma Messina è un caso disperato.

Quel superbo lungomare con la sua lunga fila d'imponenti edifici ... Immaginate uno scenario teatrale di cartone attraverso il quale un mostro di enormi proporzioni e di tendenze sportive abbia saltato con frenetica allegria. Ecco com'è ridotto. E, dentro, tutto è desolazione. Le macerie arrivano fino all'altezza delle finestre e bisogna arrampicarsi per passare. Quale interessante deposito post-terziario per le generazioni future, per l'abile archeologo che decifra la storia dell'umanità da credenze di cucina e da deformi mucchi di cianfrusaglie dimenticate! Tutta la vita sociale dei cittadini, la loro arte, la loro economia domestica, i loro svaghi giacciono sepolti in quei rifiuti. «Una vera gara musicale» concluderà l'archeologo, osservando le numerose vestigia di pianoforti, chitarre e mandolini venute alla luce. Il clima di Messina, dichiarerà poi, deve essere stato molto umido, poiché ovunque si trovano ombrelli infilati tra le macerie, sconsolatamente appoggiati ai muri in rovina, sepolti nella povere. Piovve molto durante quei giorni terribili e gli ombrelli erano ricercatissimi. Ma cinquanta ombrelli non avrebbero acquistato una pagnotta. Goethe ebbe a dire che, delle grandi catastrofi che afflissero l'umanità, nessuna più di quella di Pompei ha procurato piacere ai posteri. Altrettanto non potrà mai dirsi di Messina, le cui reliquie sono in gran parte squallide e meschine. Lo stesso Goethe visitò la città dopo il disastro del 1783 e ne descrive la zackige Ruinenwiiste - parole il cui suono evoca immagini di distruzione e di morte. Tuttavia, la città risorse.
Ma che fu il 1783?
Una semplice prova generale, una rappresentazione da dilettanti.
Norman Douglas, Old Calabria


continua

domenica 17 gennaio 2016

Un ragazzo di Calabria (reg. Luigi Comencini - 1987)


Pasqualino Papalia 
30 maggio1973 -  03 gennaio 1993

” Nel camposanto del mio paese uno scolaretto morto nei primi  anni del secolo se ne sia in piedi vestito d'una marinara di pietra.
Quando lo vidi la prima volta avevo i suoi stessi anni decisi di essergli amico, di giocarci in sogno la notte. Per qualche tempo mi riuscì, poi cominciai a sognare me stesso, da solo, in piedi sul medesimo piedistallo, col medesimo volume sigillato sotto l’ascella.
Allora con spavento capii che quel libro era la vita - non vita di entrambi e che nessuno lo avrebbe aperto .
  (Da Gesualdo Bufalino, scrittore siciliano)
  Carissimo  Pasqualino
   la gita di fine anno l’abbiamo anticipata. Un viaggio mesto  e silenzioso, senza la tua presenza allegra e scanzonata, ponderata e piena di vita. Un pellegrinaggio amaro come l'amaro miele, in questo tuo paese dove dai fianchi rovinosi dell'Aspromonte in una gelida mattina di gennaio, sgorgano polle d'acqua che sono stille di lacrime senza fine.
  Ci siamo tutti. Alla partenza i professori hanno fatto l'appello.
  Per te nessuno ha risposto "assente" perché sei "presente", in ogni istante nei nostri cuori, nei pensieri, negli affetti e nelle memorie che ci portiamo addosso lungo il difficile ed effimero sentiero
della vita.
   Tu eri l’ambasciatore delle nostre istanze, problemi, richieste che nascono ma non trovano mai soluzioni in una comunità scolastica emarginata ed avevi trovato nel Preside, tuo conterraneo, un fratello con cui parlavi gestualmente ed in dialetto, che poi - come dice il Manzoni - è la vera lingua, la lingua dei poveri.
    La tua bontà d'animo, il tuo altruismo, il tuo servizio per un’umanità  sofferente che si affida al prossimo per lenire pene e ferite. La raccolta per gli ammalati di distrofia muscolare.
Ognuno aveva svuotato le tasche in una sorta di gara di solidarietà  senza fine, in una scuola popolata da ragazzi d'Aspromonte e non a caso intestata a Corrado Alvaro.
   Caro Pasqualino,
   Con la tua morte a scuola siamo raccolti come “ stormo di rondini che seguono la guida nel loro volo triangolare “.
    Ed il tuo paese tutto qui riunito. 
    “ Il paese abbandonato – scrive Alvaro – intorno si sfascia rapidamente, le piazze e le strade deserte sono amplificate dai meandri che si aprono nelle case crollanti, di dove hanno portato sia le porte e le finestre, con polverio minuti. Tutto è divenuto bianco come se i respiri e le parole trascorse fossero raggelati e incanutiti nell’aria.
    La chiesa è spalancata, l’altare disadorno, e qui il muro che si sfalda è pieno di dramma: sembra che qui sia un perpetuo Venerdì Santo; quando si manomettono gli altari e se ne abbattono le suppellettili “.
    Ma la tua morte è resurrezione. La croce di Cristo è gemmata con il gesto di tuo padre che ha voluto affidare a chi soffre il sorriso dei tuoi occhi e la bontà del tuo cuore. Ed il vecchio cuore di Platì che torna nuovamente a pulsare in un paese non spento ma vivo, sempre incudine mai martello.
  Si, tuo padre!
  Quel volto livellato da ragazzo, dal vento, dal gelo di queste montagne e poi  dalle sofferenze di una giustizia ingiusta. Le sentenze – diceva Leonardo Sciascia – sono scritte dal popolo, tra le mura, nella piazza del paese, agorà di ogni vicenda umana.
  E poi, caro Pasqualino, tua madre!
  “ Comu si comporta Pasqualino ? “
  Ed i professori: Bene.
  Questa povera donna, novella Niobe che tiene aggrappata i figli al grembo per strapparli alla morte.
  Una morte ingrata.
  Caro Pasqualino, giovedì riprenderanno e lezioni. Sul tuo banco accanto alla lavagna deporremo un cespo di fiori. Fiori di campo che spuntano come i bucaneve dalla terra gelata.
   E' primavera, caro Pasqualino il ritorno alla vita.
   Addio!
                                                                                                  VITTORIA PISCIONERI
                                                                                                        a nome della Scuola
Platì, lì 5 gennaio 1993

Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali “ Corrado Alvaro “ Bovalino  In Memoria di Pasquale Papalia



lunedì 11 gennaio 2016

Una madre dovrebbe essere amata (reg. Yasujiro Ozu - 1934)


Caterina Gliozzi Mittiga
01 marzo 1913 - 11 gennaio 1991

Il testo di Neruda è stato sovrapposto da Francesco di Raimondo al quale va la lode illimitata. Io da parte mia ho finalmente potuto dedicare alla mamma un titolo di Ozu, che in originale è cosi: 
母を恋はずや Haha o Kowazuya

venerdì 8 gennaio 2016

Per la patria (reg. Ugo Falena - 1915)



Comitato di Assistenza Civile
in                     Platì

Deliberazione N. 1°
Oggetto: Costituzione del Comitato
Costituzione e scopo
L’anno mille novecento quindici, il giorno 14 del mese di Ottobre, in Platì, in una sala del Palazzo Comunale.
In seguito alle savie disposizioni del Governo, si costituisce in Platì un Comitato di Assistenza Civile, allo scopo di portare alla grande causa comune il contributo delle energie di questa popolazione, non seconda ad alcuna nello spirito di solidarietà e di patriottismo.
Il Comitato viene composto dei Signori: Aricò Domenico, Ragioniere Capo di Prefettura, Commissario Prefettizio – Sig.r Cioni Attilio, Maresciallo dei R. R. Carabinieri – Portolesi Francesco, Segretario Comunale – Dottor Zappia Filippo, Medico Condotto – Fera Rosario, Insegnante Elementare e dal Sacerdote Ernesto Gliozzi.
Il Commissario rag: Aricò, che viene acclamato Presidente del Comitato, rende ostensiva ai convenuti la circolare ministeriale, in cui s’invoca la cooperazione di tutti e di ciascuno nell’aiuto sia dell’esercito che combatte strenuamente sulle porte della più grande Italia, sia per le famiglie dei richiamati che vivono nel bisogno e nell’ansia. E’ un dovere quindi – conchiude – dimostrare alla Patria nella solennità e del momento, quanto abbiamo in noi di nobile e di generoso.
Affidate le cariche del Cassiere al Dottor Zappia e quella di Segretario al Sacerdote Gliozzi si propone di eseguire una sottoscrizione mensile tra gli abbienti  del paese e la requisizione di lana, per gli indumenti dei soldati.
Il Presidente informa che, come fondo di cassa, il Comitato dispone della somma di lire trecento quarantacinque di cui L. 300 elargite dal comune e L. 45 residuo di una sottoscrizione.
Dopo di che il Presidente esorta tutti a voler lavorare con amore per il bene e per la grandezza della Patria, che vede nell’unione dei suoi figli, la forza e la certezza di vincere, la speranza e la gloria dell’avvenire.
Si chiude la prima seduta del Comitato con una tacita promessa di ognuno e col saluto alla Patria e al Re.
                                                                                                                                                                                                                                                                             Il Presidente
                                                                                                                Aricò
 Il Segretario
Sac: E. Gliozzi

giovedì 7 gennaio 2016

Casino (reg. Martin Scorsese - 1995)

Abbiamo avuto anche questo, non tutti vi erano ammessi



mercoledì 6 gennaio 2016

I magi randagi (reg. Sergio Citti - 1986)


Stavo camminando, ed ecco non camminavo più
Giunti a metà del cammino, Maria gli disse: - Fammi scendere dall'asina, perché quello che è in me mi fa forza per venire alla luce.
Egli la fece scendere dall’asina e le disse: - Dove ti condurrò per nascondere questa tua sconvenienza? Qui il luogo è deserto.
Ma trovò là una grotta  e ve la condusse dentro, lasciando presso di lei i suoi figli, ed egli usci a cercare una levatrice ebrea nel paese di Betlemme.
E io Giuseppe stavo camminando, ed ecco non camminavo più. Guardai per aria e vidi che l’aria stava come attonita, guardai la volta del cielo e la vidi immobile e gli uccelli del cielo erano fermi. Guardai a terra e vidi posata li una scodella e degli operai sdraiati intorno, con le mani nella scodella: e quelli che stavano masticando non masticavano più, e quelli che stavano prendendo del cibo non lo prendevano più, e quelli che stavano portandolo alla bocca non lo portavano più, ma i visi di tutti erano rivolti in alto. Ed ecco delle pecore erano condotte al pascolo, e non camminavano, ma stavano ferme; e il pastore alzava la mano per percuoterle col bastone, e la sua mano restava per aria. Guardai alla corrente del fiume e vidi che i capretti tenevano il muso appoggiato e non bevevano;  e insomma tutte le cose, in un momento, furono distratte dal loro corso.
Dal Protovangelo di Giacomo, Einaudi Tascabili, 1969

Fino a pochi anni indietro, nel paese, l’immaginetta di sopra era ancora visibile sulle vecchie porte delle vecchie case. Era stata incollata negli anni della mia infanzia per la novena di natale e serviva da segnale di sosta  per il trio musicale che faceva il giro del paese nel buio dell’alba. Ovvio che quella sosta era stata precedentemente rimunerata, ma davanti la nostra putiga (bottega) papà offriva loro un bicchierino di anice, e la tonalità su cui era eseguito Tu scendi dalle stelle passava dall’andante bachiano al moto con brio vivaldiano. Ricordo che la persona che aveva incollato le immaginette era la stessa a capo del trio, o quartetto; veniva da fuori e nei miei ricordi,fissati in quel tempo come il racconto di Giacomo protovangelista, era il sacrestano che sostituiva Micuzzu, allora migrante come i magi di Sergio Citti.

lunedì 4 gennaio 2016

Atto di dolore (reg. Pasquale Squitieri - 1990)



PATRONA
Maria Santissima di Loreto patròna di Platì,
Madre incoronata, da tutti i paesani sei amata,
Vergine immacolata, protettrice, di poveri e ammalati,
Maria misericordiosa, che lenisci i dolori,
luce che all’aurora risvegli il mattino.
ti adoro patrona beata …
Ascolta la supplica di questo pellegrino,
che ti osanna e ti venera mia patrona,
a te mi affido mia adorabile madre,
stendi il tuo manto e coprimi con esso,
è un tuo umile figlio che te lo chiede.
ti adoro patrona beata …
Che si prostra ai tuoi piedi mia divina,
Che cerca la strada maestra e un po’ di pace,
Aiutami mia Regina a trovare il Verbo di Dio,
Abbi cura della mia famiglia, santa Venerata,
Che ogni anno in processione a te si accompagna.
ti adoro patrona beata …
Proteggi i tuoi figli sparsi per il mondo,
Ammorbidisci i cuori crudeli e di pietra,
fa che cessano le guerre nel mondo,
e che i popoli della terra si amino,
come tu ami tutti i tuoi figli.
ti adoro patrona beata …

Antonio Papalia
VISTO PER CENSURA – CASA CIRCONDARIALE - PADOVA
PLATINSIEME foglio informativo della parrocchia n. 8