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domenica 8 novembre 2015

Turista per caso (reg. Lawrence Kasdan - 1988)







Le foto risalgono al 25 del mese scorso e sono di Salvatore Carannante che ora mi prenderà a pedate. Da parte mia era tempo che volevo spararmi il titolo del film e qui sotto vi propongo un brano del soundtrack di John Williams per una volta tanto godibilissimo.

mercoledì 28 ottobre 2015

La notte dei morti viventi (reg George A. Romero 1968)



MACABRA SCORRIBANDA

Han varcato di notte tre congiunti
del Cimitero il limite de l’ombra
ove da anni li à consunti
la buia tomba or tutta d’ossi ingombra.

E al bel chiaro di luna ormai riprese
ciascun le forme proprie a respirare
uscir sotto gli ulivi del paese
nel paese voller penetrare.

Disse il primo, il più vecchio dei sepolti,
Tutto è mutato nel paese mio ...
quanti rioni di casette folti
dal di che di tra i vivi manco io ...

Quella è la mia magion che visitar
or mi punge vaghezza. - Con permesso,
disse, ci rivedrem sull’ombreggiare..
per ritornare poi al tombale amplesso.

E si spartiro. E verso casa ognuno
si diresse restando in quell’intesa.
Il redivivo morto numero uno
salì la scala da un trentennio scesa.

E picchiò sull’uscio dove popolani
si adunavano un giorno al suo comando
e scosse l’uscio con le scarni mani
 e un mirmidone uscì tutto tremando.

Urlò il vecchio Signor: - chi sei che vieni
incontro a me nella mia casa avita?
Ove sono i forzieri d’oro pieni?
povera casa mia com’è finita !!!

E colei che nel talamo, vi giace
chi è mai? La riconosco - di Cardara
è prole - Ed è tua sposa? Torno in pace
a dormir colla morte, alla mia bara.

Il secondo dei tre, quando il gradino
ultimo vi salì dello scalone
chiese un tale GIACOMO TASSONE
e gli rispose invece un tal DELFINO

Ma che succede qui, co... (manca)
Qui lasciai mio nipote ... (manca)
cose da pazzi ... Mai ... (manca)
e si grattò la testa senza un ciglio

Il terzo intanto sconquassò il portone
allor che vide nel suo nido antico,
ove avea funzionato da montone.
intruffolato un certo don Enrico

....... manca

Alla vedova sua con viso arcigno
urlò in faccia parole di anatema
furibondo imprecando contro il “ CIGNO “
e contro il ciabattin  “ PECORA SCEMA “

Indi ritto scomparve, che l’aurora
s’affacciava da un ciel sereno e bello
ed i compagni raggiunse, che già l’ora
era di ritornare dentro a l’avello.

Giunti che furo presso il Camposanto
si dissero a vicenda i tre, commossi
se avessimo saputo ahi noi cotanto
non ci saremmo certamente mossi.

Meglio dormire nel silenzio fondo
all’ombra folta e amica dei cipressi
che riveder ancora in quel tal mondo
degno soggiorno di cazzoni e fessi !!!

 Giacomo Tassone Oliva

martedì 27 ottobre 2015

Indian Summer - Poco


Please keep my heart a little longer

C’era un tempo in cui il giorno dei morti, in paese, era il momento della morte collettiva. Forse ancora è così. Ma in quei giorni il rituale era diverso. Il cambiamento è avvenuto al momento della frattura tra il paese e me. Non mi dovete fraintendere, io non c’entro niente. Chi ha messo mano su tutto è stata la riforma della liturgia ecclesiastica che veniva approntata in quell momento.
Allora ...!
Il due novembre per come lo ricordo io è un giorno estivo che ferma per un istante il moto della natura. E’ l’Indian Summer, come la definiscono gli americani della West Coast. La luce è smaltata di bianco; non il bianco di luglio/agosto su cui si infrange il giallo oro del grano o, più spesso, dell’erba secca. E’ un bianco pulito che si ripercuote, se volete, sulle foglie degli ulivi che circondano il cimitero, sui cipressi che fanno da squadrone in riga ai lati del cancello d’ingresso.
Il rito della commemorazione dei defunti comincia nella chiesa maggiore, al centro di una scenografia dominata dal nero: neri sono i paramenti dell’arciprete coadiuvato per l’occasione dallo zio Ciccillo; neri, stendardi e stoffe cadenti dalle colonne della navata centrale. La messa va avanti per un bel po, cantata, o meglio gorgheggiata da Micuzzu che si accompagna all’armonium. La coesione al tutto dipende dal chiarore che si spande dalle miriade di candele e cirogini e dall’odore dell’incenso profuso a mani larghe,  più che nella festa di San Rocco.
Finita la messa con la benedizione generale di tutti i morti, quelli del paese intendo, l’arciprete in piviale e lo zio Ciccillo con una semplice cotta, partono in processione per il camposanto. Li precedono quelli della congregazione del Rosario incappucciati di nero e innanzi a quest’ultimi i Luigini con fascia nera a tracollo. Davanti a tutti Raimondo vestito da chierichetto che porta la croce, la stessa che si usa ancora oggi nelle processioni.
Il camposanto è già stato preso d’assalto fin dalle prime luci dell’alba, sono passati già tutti gli uomini che si recano in campagna. In quel luogo sono le donne a dominare la scena, sono le officianti di un rito fatto di lamenti, pianti, grida: “ ora convulsi, quasi prossimi ad una vera e propria crisi parossistica, ora invece più umani, risolti in lunghe melopee velate di pianto “ per citare Ernesto De Martino.
Ma c’è anche un aspetto ludico in questo tripudio mortuario che, come il solito, lo danno bambini e ragazzi. Essi vagano curiosi intorno alle tombe, più volentieri sostano nella spoglia cappella, che poi è l’ossario; su tutto il pavimento, sull’altare spoglio, sui candelieri si consumano e si riforniscono di continuo le candele, per cui i ragazzi sono lì a raccogliere la cera tiepida, ancora molle, per farne delle palle.
Tutto questo trambusto era avvertito dal paese, poco distante dal cimitero, che per quel giorno era diventato un teatro dove assieme al dolore venivano rivissute le morti, spesso tragiche, ancora grondanti sangue.

venerdì 23 ottobre 2015

Lo scuolabus (reg. John Landis - 1979)





Sig. GLIOZZI FRANCESCO
PLATI’
p.c. Sig. PRESIDE SCUOLA MEDIA
PLATI’
Ricevo dal Sig. Preside della locale Scuola media statale una nota in cui mi comunica che, in mancanza di servizi pubblici o privati che potessero provvedere al trasporto degli alunni iscritti a quella Scuola, sul percorso NATILE VECCHIO-BEVIO SS. 112, ha dato incarico alla S.V. fin dall’inizio del corrente anno scolastico, per il trasporto dei medesimi; e che la S.V. ha messo a disposizione della Scuola una macchina di Sua proprietà, per tale incarico accettato ed espletato fino al presente.
Nell'approvare l'operato del Sig. Preside, prego la S.V. di voler continuare la Sua prestazione fino al termine delle lezioni dell'anno scolastico 1966-67, anticipando le spese per l'acquisto del carburante necessario e per la manutenzione della macchina, e notificandomi, a tempo-debito, le spese sostenute, per il rimborso da parte di questo Patronato scolastico.
In attesa di una Sua cortese nota di accettazione La saluto  distintamente.
                                                                                                                   Il Presidente
                                                                                                             (Francesco Mittiga) 

Papà che da presidente autorizza e approva lo zio Ciccillo è una bella sorpresa. Più bella ancora è la sorpresa dello zio Ciccillo autista dello scuolabus, che poi era la R 4 che vedete nelle foto. Posso immaginare solo il divertimento dei ragazzi dentro quella macchina! Lo zio alla patente arrivò che già aveva superato i cinquanta anni.


giovedì 22 ottobre 2015

Gli eroi di ieri oggi domani (reg. Sergio Tau - 1963)

In originale




 e con una botta di fotosciòp





Non mi occorrono le date: io ero, sono e sarò.
Arsenij Tarkovkij

mercoledì 21 ottobre 2015

L'udienza (reg. Marco Ferreri - 1972)



Umberto Primo per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia = Estratto dell’originale sentenza pronunziata da questo sig. Conciliatore Papalia dottor Vincenzo, nella pubblica udienza del giorno 31 ottobre 1897 = Numero ... della present = In nome di Sua Maestà Umberto Primo per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia = Il Conciliatore del Comune di Platì, ha emesso la seguente sentenza nella causa civile = Tra il sig. Gliozzi Francesco fu Domenico, possidente, domiciliato e residente in Platì, attore comparente in persona = Contro = il sig. Zappia Carlo fu Filippo, commerciante ivi domiciliato e residente, convenuto anche comparso in persona = Sta in fatto che l’attore sig. Gliozzi, con citazione a biglietto del dì undici volgente mese di ottobre, usciere G. Morabito, chiese dal convenuto sig. Zappia, il pronto pagamento di lire trenta per danni cagionati, non che lo sgombero immediato del materiale che stavasi nel basso di esso convenuto, il quale fu la cagione del danno arrecato; ed all’udienza del sedici detto mese ne ha chiesto l’aggiudicazione della sua domanda. Il convenuto ha risposto che egli di quel fabbricato che ha arrecato il danno all’attore, possiede il solo pianterreno e che i piani superiori sono di altri proprietari e che perciò è il caso di scegliere un perito per constatare le cose. L’attore ha aderito a quanto il convenuto testé ha dedotto relativamente alla perizia da eseguirsi. L’ufficio in questo stato di cose ha rinviato la causa ad altra udenza per per l’udizione del perito. L’attore all’udienza del ventiquattro del mese si è ripresentato, chiedendo, in assenza del convenuto Zappia, il quale non è comparso sebbene atteso, la udienza del perito Timpani Pasquale fu ... da Santa Cristina di Aspromonte, il quale previe le formalità prescritte, ha deposto ch’egli si è recato nel basso di proprietà del convenuto Zappia, attiguo a quello dell’attore Gliozzi, e là ha constatato che il piano di questi è ituato col piano un pò più in alto del secondo, e che nello stesso trovansi ammucchiato una quantità di materiale demolito dalle pareti soprastanti e per conseguenza del livello e del materiale ha arrecato e arreca tuttavia umidità nel basso dell’attore Gliozzi - Tassato lire una e centesimi cinquanta. Dopo tale dichiarazione, l’ufficio ha rinviato la causa all’udienza infrascritta, perché l’attore provasse i danni sofferti e la relativa ordinanza che stabiliva la prova, fu notificata allo Zappia il quale era contumace. L’attore all’udienza infrascritta si è ripresentato chiedendo l’aggiudicazione della sua domanda e chiedendo pure che fossero uditi i testimoni Caruso Giuseppe Antonio fu Francesco e Marando Antonio fu Giuseppe, i quali, previe le formalità volute dalla legge, hanno deposto quanto appresso.Il primo ha deposto che l’anno scorso l’attore Gliozzi, nel basso attiguo a quello del convenuto Zappia teneva una zimbella d’olive e che a causa dell’umidità ha sofferto un  danno di tre cafisi di olive, pari a chilogrammi sessantaquattro e centocinquantadue 64,152 - Tassato lire una - Il secondo ha confermato la suestesa deposizione, dichiarando non ricordarsi a quanto ascese il danno sofferto, tassato lire una; cui è seguito il giuramento suppletivo dell’attore Gliozzi in conformità della spiegata dimanda. Il convenuto quantunque atteso non è comparso né si fece rappresentare. Ritenuto che l’attore ha giustificato la sua istanza. Che la contumacia del convenuto avvalora l’istanza dell’attore, altrimenti sarebbe comparso a difendersi. Che si accorda al convenuto sig. Zappia un termine di dieci giorni dalla notifica della presente per sgomberare il materiale che fu causa del danno fatto e faciendo. = Che le spese del giudizio sono a carico di chi soccombe. Per tali motivi = Noi Papalia dottor Vincenzo Conciliatore del Comune di Platì, diffinitivamente pronunciando in contumacia del convenuto sig. Zappia Carlo fu Filippo, condanniamo il medesimo a pagare prontamente in favore dell’attore Gliozzi Francesco fu Domenico la somma di lire trenta per la causale dietro indicata, più le spese del giudizio per lire sette _________ comprese in esse quelle dell’ordinanza di pruova fuori la spedizione della presente e sua notificazione, salvo regreso contro chi di dritto. Platì, trentuno ottobre milleottocentonovantasette = Il cancelliere assunto = firmato Giuseppe Morabito. Pubblicata la presente sentenza dal sottoscritto Cancelliere all’udienza del trentuno ottobre milleottocentonovantasette, 1897. = Il Cancelliere assunto firmato G. Morabito = Specifica = Carta per la minuta originale centesimi venti; dritto centesimi sessanta totale centesimi ottanta. Il Cancelliere assunto = firmato = G. Morabito. Comandiamo a tutti gli uscieri che ne sieno richiesti ed a chiunque spetti di porre in esecuzione la presente, al Ministero pubblico di darvi assistenza, a tutti i Comandanti ed ufficiali della forza pubblica di concorrervi con essa quando ne sieno legalmnte richiesti. Spedita la presente a richiesta dell’attore sig. Francesco Gliozzi fu Domenico in foma esecutiva a termine di legge. Platì. 19 novembre 1897 - Il Cancelliere = firmato = Rosario Fera = Specific: carta foli 5 a £ 0.10 cad.no £ 0.50 - Redazione per facc. 16 £ 3.20 - Spedizione ed annotazioni £ 0.25 - Totale sono £ 3.95 = Il Cancelliere firmato - Rosario Fera
Per copia conforme
Il Cancelliere
Rosario Fera

Ancora un omaggio al Dottor Vincenzo Papalia, qui in veste di Giudice Conciliatore.

lunedì 19 ottobre 2015

La città dolente


Così come qualsiasi paese italiano sarebbe incompleto senza la piazzetta in cui convergono le sue strade e dove il commercio pulsa al suo massimo ritmo, ogni cittadina che si rispetti fa in modo di possedere un giardino pubblico per il diporto serale dei suoi abitanti. Sono quasi tutti assai graziosi e nessuno è più delizioso di quello di Messina, adorno di palme azzimate, di aiuole fiorite e di labirintici vialetti innaffiati da poco. Quella sera, furtive brezze dal mare rinfrescavano l'oasi illuminata a festa. Mentre mi accingevo a sedere vicino al palco della banda, guardando passeggiare la gente, calcolai che ci dovevano essere non meno di  trentamila persone. Una folla ordinata e ben vestita. Potremo anche sorridere quando ci dicono che questa gente si toglie il pane di bocca per vestirsi decentemente, ma devo ammettere che, per un estraneo, l'effetto è quello che dovrebbe essere. Anche i monelli, che correvano rumorosi tra la folla, avevano un'aria di felice prosperità, assai diversa dalla miseria del nord coi suoi visetti pallidi e la sua denutrizione. E come si accordano bene le sensuali melodie italiane con l'ora e con la scena! Suonavano, se ben ricordo, la sempre popolare Aida; poi seguirono altri pezzi più ambiziosi: una rapsodia ungherese, Berlioz, una selezione Wagneriana. << Musica filosofica ›› osservò il mio vicino, alludendo al compositore tedesco. Era un uomo magro e asciutto sulla sessantina: un viso abbronzato, militaresco, segnato dal dolore. «Non va in Sicilia›› soggiunse. «Ma non crediate con questo che non apprezziamo i vostri pensatori. Leggiamo e ammiriamo il vostro Schopenhauer, il vostro Spencer. All'Opera di Napoli danno discrete edizioni di Wagner. Ma . . .››
«Il clima?››
«Esattamente. Ho viaggiato molto, signore; e conoscendo Berlino e Londra e Boston, ho potuto osservare come la nostra architettura italiana appaia stonata sotto i vostri cieli grigi e come suoni male la nostra musica fra i complicati congegni della vostra vita artificiosa. È stato il vostro clima a rendervi tanto seri e a far si che prendiate seriamente anche i vostri svaghi. Per noi, la musica è rimasta quella che era nei tempi antichi: uno sfogo dell'anima in una notte estiva. Suonano bene, questi ragazzi. Anche Palermo ha una buona banda . . . Ah! quel recitativo è un po' troppo veloce!››
«Il signore è musicista?››
«Sono proprietario. Ma adoro la musica e, da giovane, mi illusi di poter diventare violinista. Ora, invece guardate !» Stese la mano rattrappita. «Reumatismi».Li ho qui, e qui» proseguì, indicando varie parti del corpo, «ed anche qui! Ah, questi dottori! I bagni che mi hanno fatto fare! E poi medicine, unguenti, linimenti-un'intera farmacia! Ora posso appena trascinarmi, e senza l'aiuto di quei due cari ragazzi, anche questo innocente svago mi sarebbe negato. Sì, sono miei nipoti . . . orfani» soggiunse, seguendo la direzione del mio sguardo.
Sedevano alla sua sinistra - due bei ragazzi che non parlavano né troppo, né troppo poco. Di tanto in tanto, si alzavano insieme e passeggiavano tra la folla per sgranchirsi le gambe, ritornando dopo pochi minuti accanto allo zio. Gli occhi del vecchio seguivano ogni loro mossa.
«Se mio fratello minore fosse vissuto, ne avrebbe fatto degli uomini» osservò.

 Norman Douglas, Old Calabria


domenica 18 ottobre 2015

Cuor di poeta, ancora lo stesso


I boss di Platì hanno dovuto abbandonare i lussuosi bunker sotterranei del passato, con vasca dell'acido Jacuzzi e vista sulla tromba dell'ascensore, e ormai risiedono con le loro famiglie, in condizioni deplorevoli, nelle buche preparate per i rapiti.
Michele Serra

Si crede arguto e spiritoso, il Signor Poeta. Ho provato a leggere queste poche righe alle galline della foto, all'istante esse hanno cominciato a beccarmi le dita dei piedi; irritate e deluse per rappresaglia hanno sporcato le uova di ...  abituate per come sono  alla prosa di  Mark Twain. Lo ripeto, il peggio lo fecero il Grande Inquisitore  e i suoi sceriffi.

giovedì 15 ottobre 2015

Cuor di poeta (reg. Eduardo Bencivenga 1913)

Un povero vecchietto di Platì
fedele nelle urne alla diccì
si vide dimezzare la pensione
e pianse per la gran disperazione.
Tra qualche mese rivoterà diccì
quel vecchio idiota nel seggio di Platì

Michele Serra

Chi vuol sapere chi sia l'Autore di questo capolavoro della Letteratura Italiana, Natalino Sapegno ebbe la sfortuna di non vivere assai per poterlo conoscere, non ha che farsi un giro nella Rete. Io dirò solo che esso è un nomade dei partiti dell'arco costituzionale. Aggiungo pure, cosa che il Poetà ignora, che quel povero vecchio prima e dopo la diccì voto pure ppiccì, il partito della sua gioventù, del Poeta intendo, e di Natalino Sapegno. Peggio poté fare solo il Grande Inquisitore .

mercoledì 14 ottobre 2015

Mater dolorosa (reg. Mario Caserini - 1913)






I lieti eventi
Tardi, aspettati, giungono e non sempre …
Presta soltanto è la sventura:
Intraveduta appena, ella ci è sopra.
Signori.
La Nobile Donna Caterina Mezzatesta,  ieri esuberante di vita, oggi freddo cadavere ci insegna come un tiranno minaccioso passa in mezzo a noi, trascinando dietro di sé, a brandelli, i cuori lacerati. Passa, seguito da un coro lamentoso di gemiti e di singhiozzi, di lacrime e di sangue …
Una bambina, che dal selvaggio dolore si sente stringere il petto, che piange amaramente su una bara, simboleggia la desolazione dinanzi a cui lo spirito cristiano devotamente medita. E non ha bisogno questo muto e sanguinoso dolore, non ha bisogno di parole per manifestarsi … il vero dolore non parla … va fremendo nel cor, finché lo spezza.
Ed è per questo che non vi domando parole, non vi domando lacrime … Raccogliamoci e pensiamo piuttosto sui destini ultimi degli uomini.
XXX
Conoscevo appena il timbro della sua voce … ma conoscevo ma conoscevo abbastanza il ritmo della sua bell’anima. Conoscevo in altri termini, che era buona, di quella bontà che viene dall’Evangelo e a me lo dissero i poveri.  Non è questa, credetemi, un’asserzione che scende dai regni della metafisica o della rettorica , è una verità vera e quella vecchietta che mi rifiutava dei soldi unicamente, perché, come diceva lei, aveva la sua Donna Caterinuzza, se fosse qui sarebbe una prova parlante … Compresi allora,sin dal mio primo apparire in questa cura, come qualmente la nobildonna Caterina Mezzatesta lavorasse davvero pel cielo. Ma oggi comprendo meglio che Ella non doveva morire … che Ella non è morta anzi … vive, per lunga pezza ancora, nella riconoscenza dei poveri Lo credo.
XXX
Vive! Oh non possiamo dire che sia tutta ,morta! Per carità, non la dite questa acerba parola a quattro angioletti di bimbi, che si stringono come un gruppo di naufraghi intorno al padre, indebolito dallo schianto. Non dite che tutto è un sogno e che essi non si desteranno domani. Voi li uccidete certamente. Lasciiateli vivere di fede, di speranza di amore … Oh come è bello “ sui casti silenzi della tomba sospirare, sognare ed amare! “
XXX
“ Io sono la resurrezione e la vita. Chi crede in me anche se morto vive … credis hoc? “ Così diceva il Biondo Nazzareno a quell’anima desolata della buona Marta. E le restituiva il fratello quatriduano. O come vorrei in questo giorno, come vorrei sollecitare il Miracolo di Betania a favore dei figlioletti teneri, del marito affranto, dei parenti desolati! Con la manifestazione più bella, più chiara, più ampia della mia fede, nella divinità del Maestro! Ma se ciò non  mi è dato, lasciatemi che ho bisogno di meditare … Il religioso silenzio piace ai morti. E’ allora che essi rispondono alle nostre domande, molciscono i nostri cuori, asciugano le nostre lacrime. E’ allora quella corrispondenza di amorosi sensi tra gli estinti e i vivi, di cui parlava il Poeta.
XXX
Io non scriverò mai la storia di un cuore. Ne hanno scritto abbastanza di queste storie. Dico semplicemente che innanzi ad una martire della Maternità, innanzi a due esistenze che si inabissano nell’atto di afferrare di afferrare la tavola di salvamento … è giocoforza tacere, raccogliersi e meditare.
Se non che, i cuori sanguinanti hanno bisogno delle bende di conforto, e queste bende pietose me li appresta la religione di cui sono indegnamente ministro e che è nata tra i sepolcri. Essa mi schiude “ i floridi sentieri della speranza, i campi eterni, il premio che i desiderii avanza “ mi fa vedere in luogo di delizie dove le anime buone che amammo ci attendono per vivere di una vita immortale, non funestata dal pianto. E’ colà che ci ha preceduto e vive Donna Caterina Mezzatesta.
XXX
Si, e lo dico con foce ferma e robusta, Ella non è morta! Passò dall’ombra nella perpetua luce, dalla terrav al cielo, come una melodia che si perde nell’orizzonte, lontana. E’ andata a ricevere il premio delle sue virtù e vigilare, ombra benefica ed invisibile, sopra la sua casa, oggi in desolazione. Intanto … Sunt lacrime rerum
Piangono le mura di questa casa come colpite dal fulmine, piangono in essa le cose tutte, divenute memorie sacre della sua esistenza stroncata e dal flutto delle cose emerge l’idea della sventura. Come un nero sudario incombe la monotonia del tempo che lento volge ed incalza alla preghiera.

Sac. Ernesto Gliozzi sen.

N. B. La citazione d'apertura lo zio la trasse dal Conte di Carmagnola di Alessandro Manzoni. Io vorrei invitarvi a leggere il testo per intero perché mi pare che sia una composizione tra le migliori uscite dalle penne paesane.