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mercoledì 28 ottobre 2015

La notte dei morti viventi (reg George A. Romero 1968)



MACABRA SCORRIBANDA

Han varcato di notte tre congiunti
del Cimitero il limite de l’ombra
ove da anni li à consunti
la buia tomba or tutta d’ossi ingombra.

E al bel chiaro di luna ormai riprese
ciascun le forme proprie a respirare
uscir sotto gli ulivi del paese
nel paese voller penetrare.

Disse il primo, il più vecchio dei sepolti,
Tutto è mutato nel paese mio ...
quanti rioni di casette folti
dal di che di tra i vivi manco io ...

Quella è la mia magion che visitar
or mi punge vaghezza. - Con permesso,
disse, ci rivedrem sull’ombreggiare..
per ritornare poi al tombale amplesso.

E si spartiro. E verso casa ognuno
si diresse restando in quell’intesa.
Il redivivo morto numero uno
salì la scala da un trentennio scesa.

E picchiò sull’uscio dove popolani
si adunavano un giorno al suo comando
e scosse l’uscio con le scarni mani
 e un mirmidone uscì tutto tremando.

Urlò il vecchio Signor: - chi sei che vieni
incontro a me nella mia casa avita?
Ove sono i forzieri d’oro pieni?
povera casa mia com’è finita !!!

E colei che nel talamo, vi giace
chi è mai? La riconosco - di Cardara
è prole - Ed è tua sposa? Torno in pace
a dormir colla morte, alla mia bara.

Il secondo dei tre, quando il gradino
ultimo vi salì dello scalone
chiese un tale GIACOMO TASSONE
e gli rispose invece un tal DELFINO

Ma che succede qui, co... (manca)
Qui lasciai mio nipote ... (manca)
cose da pazzi ... Mai ... (manca)
e si grattò la testa senza un ciglio

Il terzo intanto sconquassò il portone
allor che vide nel suo nido antico,
ove avea funzionato da montone.
intruffolato un certo don Enrico

....... manca

Alla vedova sua con viso arcigno
urlò in faccia parole di anatema
furibondo imprecando contro il “ CIGNO “
e contro il ciabattin  “ PECORA SCEMA “

Indi ritto scomparve, che l’aurora
s’affacciava da un ciel sereno e bello
ed i compagni raggiunse, che già l’ora
era di ritornare dentro a l’avello.

Giunti che furo presso il Camposanto
si dissero a vicenda i tre, commossi
se avessimo saputo ahi noi cotanto
non ci saremmo certamente mossi.

Meglio dormire nel silenzio fondo
all’ombra folta e amica dei cipressi
che riveder ancora in quel tal mondo
degno soggiorno di cazzoni e fessi !!!

 Giacomo Tassone Oliva

3 commenti:

  1. Degno di Dante il nostro Tassone Oliva...

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  2. Quante poesie ci sono di Giacomo Tassone Oliva?

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  3. Aspetta ... come io aspetto i vostri commenti sulle poesie pubblicate sin qui. Eppure sono piene di tracce sulla vita del paese in quegli anni.

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