MACABRA
SCORRIBANDA
Han
varcato di notte tre congiunti
del
Cimitero il limite de l’ombra
ove
da anni li à consunti
la
buia tomba or tutta d’ossi ingombra.
E
al bel chiaro di luna ormai riprese
ciascun
le forme proprie a respirare
uscir
sotto gli ulivi del paese
nel
paese voller penetrare.
Disse
il primo, il più vecchio dei sepolti,
Tutto
è mutato nel paese mio ...
quanti
rioni di casette folti
dal
di che di tra i vivi manco io ...
Quella
è la mia magion che visitar
or
mi punge vaghezza. - Con permesso,
disse,
ci rivedrem sull’ombreggiare..
per
ritornare poi al tombale amplesso.
E
si spartiro. E verso casa ognuno
si
diresse restando in quell’intesa.
Il
redivivo morto numero uno
salì
la scala da un trentennio scesa.
E
picchiò sull’uscio dove popolani
si
adunavano un giorno al suo comando
e
scosse l’uscio con le scarni mani
e un mirmidone uscì tutto tremando.
Urlò
il vecchio Signor: - chi sei che vieni
incontro
a me nella mia casa avita?
Ove
sono i forzieri d’oro pieni?
povera
casa mia com’è finita !!!
E
colei che nel talamo, vi giace
chi
è mai? La riconosco - di Cardara
è
prole - Ed è tua sposa? Torno in pace
a
dormir colla morte, alla mia bara.
Il
secondo dei tre, quando il gradino
ultimo
vi salì dello scalone
chiese
un tale GIACOMO TASSONE
e
gli rispose invece un tal DELFINO
Ma
che succede qui, co... (manca)
Qui
lasciai mio nipote ... (manca)
cose
da pazzi ... Mai ... (manca)
e
si grattò la testa senza un ciglio
Il
terzo intanto sconquassò il portone
allor
che vide nel suo nido antico,
ove
avea funzionato da montone.
intruffolato
un certo don Enrico
.......
manca
Alla
vedova sua con viso arcigno
urlò
in faccia parole di anatema
furibondo
imprecando contro il “ CIGNO “
e
contro il ciabattin “ PECORA SCEMA “
Indi
ritto scomparve, che l’aurora
s’affacciava
da un ciel sereno e bello
ed
i compagni raggiunse, che già l’ora
era
di ritornare dentro a l’avello.
Giunti
che furo presso il Camposanto
si
dissero a vicenda i tre, commossi
se
avessimo saputo ahi noi cotanto
non
ci saremmo certamente mossi.
Meglio
dormire nel silenzio fondo
all’ombra
folta e amica dei cipressi
che
riveder ancora in quel tal mondo
degno
soggiorno di cazzoni e fessi !!!
Giacomo Tassone Oliva
Degno di Dante il nostro Tassone Oliva...
RispondiEliminaQuante poesie ci sono di Giacomo Tassone Oliva?
RispondiEliminaAspetta ... come io aspetto i vostri commenti sulle poesie pubblicate sin qui. Eppure sono piene di tracce sulla vita del paese in quegli anni.
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