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lunedì 28 settembre 2015

Zucca (reg. Yasujiro Ozu - 1928)





E come disse Rroccu u zzuiu (riferendosi allo zio Peppino): a simenza esti bbona!

domenica 27 settembre 2015

Ricorda il mio nome

-Portolesi Giuseppa(13.2.1936/55-20)di Pasq. lucìu e Callipari Marianna di Vincenzo.
-Violi Maria Giuseppa(18.2.1936/56-21)di Vinc. meccanico e Zappia Grazia.
-Tropeano Elisabetta(16.2.1936/56-22)di Gius.Ant. nasuni e Romeo Mar. di Fr.
-Taliano Elisabetta(16.2.1936/56-23)di Francesco caravanu e Marando Francesca di Giuseppe Antonio.
-Agresta Antonio(23.2.1936/57-24)di Giuseppe e Sergi Nicolina di Antonio perciasipali.
-Perre Pasquale(1.3.1936/59-30)di Francesco santallino e Papalia Francesca di Domenico.
-Portolesi Rosario(1.3.1936/59-31)di Francesco strascinatu e Cusenza Maria di Saverio.
.-Lentini Elisabetta(8.3.1936/59-32)di Nicola lissandru e Crea Maria Carmela di Michele.
-Trimboli Giuseppe(19.3.1936/61-37)di Nicola vajaneja e Perre Mariantonia di Antonio ciucia.
-Calabria Antonio(22.3.1936/61-38)di Rocco tizzuni e Catanz.Dom.di Rosario
-Lentini Maria RTosa(22.3.1936/62-39)di Rosario strascinapedi e Pascale Teresa di Domenico.
-Perre Vincenzo(22.3.1936/62-40)di Domenico jhumentaru e Scarfò Mariantonia di Giorgio.
(jhu:come jhuri=fiore)
-Catanzariti ASntonio(29.3.1936/62-41)di Rosario 'mpastagria e Barbaro Maria di Nicola.
-Marando Domenico(5.1.1936/63-42)di Francesco burraschjja e Catanzariti Teresa di Francesco.
-Sergi Elisabetta(12.4.1936/63-44)di Dom. careja e Baarbaro Maria di Antonio
-Spagnolo Rocco(5.3.1936/64-45)di Francesco mattulinu e Zappia Elisabetta di Domenico cagnolaru.
-Catanzariti Rocco(18.5.1936/65-50)di Antonio carrau e Sergi Francesca di Giuseppe 'mbilli.
-Stalteri Elisabetta(21.5.1936/66-51)di Domenico venga e Sergi Caterina di Domenico tri.
-Carbone Antonia(10.1.1936/66-53)di N e Carbone Maria di Saverio lasceri.
-Barbaro Giuseppe(7.6.1936/67-55)di Giuseppe pìllari e Sergi Elisabetta di Domenico perciasipali.
-Catanzariti Maria(7.6.1936/67-56)di Mich.Arc.e Cutrì Dom.a di Dom.pizzicata
-Sergi Romano(7.6.1936/68-58)di Rosario lignuduru e Mittiga M.di Rocco Nic.
-Sergi Giuseppe(11.6.1936/69-60)di Francesco scoja e Cusenza Fr.a di Gius.
-Violi Caterina(14.6.1936/69-62)di Gius. francuni e Carbone Giuseppa di Dom
-Romeo Antonio(17.6.1936/70-64)di Paolo grugna e Perre Caterina di Gius.
-Carbone Pasquale(21.6.1936/71-68)di Fr. tridicinu e Catanz.Elisab.di Pasq.
-Virgara Antonio(20.6.1936/72-69)di Saverio zoccula e Campiti Fr.sca di Ant.


giovedì 24 settembre 2015

Terra in trance (reg. Glauber Rocha - 1967)


 


Nostrum est ascendere super speculum montis: ma è questo pure il monito desolato di tutta la storia di questa terra così provata.
Che cosa resta più delle famose città che i Greci fondarono su questi due mari e che ebbero una fioritura così vivida e intensa, oltre l’alone di poesia e di gloria che circonda i loro nomi? Faticosamente l’archeologo tra dense macchie e acquitrini disseppellisce fondamenta solitarie di templi, rocchi di colonie, frammenti di terrecotte ... ma non un’anima è tornata a dire il perché di tanta desolazione.
Roma che dovunque è passata ha lasciato tracce grandiose della sua potenza, qui dove, per affrontare i Bruzi e più ancora i Cartaginesi, ha fatto il deserto, è quasi del tutto muta e assente.
Bisanzio, che in queste sue estreme marche occidentali tante volte difese contro ondate di Arabi e di Longobardi, vide affluire dall’Oriente torme di monaci migranti e fiorire una santa tebaide, a null’altro ha legato il suo nome che a qualche umile chiesetta, a qualche lembo d’affresco.
Normanni, Angioini, Aragonesi, stranieri che hanno riempito questa terra, tra clangore d’armi di guerre devastatrici, ed una intensa e rapace vita amministrativa, di tante grandi costruzioni, di tanti imponenti castelli e che hanno scatenato passioni così feroci che ancora oggi leggendo le loro cronache non è possibile non parteggiare per gli uni o per gli altri, qual testimonianza della lor storia ci hanno tramandato in questo giustizierato se non la taciturna solennità delle dirute rocche feudali?
Tutto ciò che altrove forma la vivente tradizione d’una terra, il retaggio d’arte e di bellezza dei padri, la silenziosa educatrice della sensibilità nazionale, qui è stato distrutto se non dalla violenza degli uomini,dalla furia apocalittica degli elementi che con persistenti attacchi hanno di secolo in secolo raso al suolo quanto nelle epoche precedenti s’era salvato. Tutto ciò che non è stato affidato esclusivamente alla vita dello spirito, penetrando nel profondo delle esperienze umane, qui è naufragato nel silenzio e nell’oblio.
Qual meraviglia, se nella perpetua vedovanza del patrimonio che crea alle collettività la poesia dell’esistenza, se davanti a quest’eterno richiamo alla morte, gli spiriti siano andati in cerca delle città del sole per evadere dalla loro città terrena impastata di lacrime e di sangue e che da queste montagne sia sorto il canto più poetico, l’aspettazione più trepida della terza epoca della pace e dell’amore?

Umberto Zanotti Bianco, Aspromonte, 1927




Le foto (mie) ritraggono per chi non lo sa il Capo Zephyrium tra Bruzzano e Africo.

mercoledì 23 settembre 2015

A Song For You - Whiskeytown/Ryan Adams


Ancora doni estivi. I ringraziamenti vanno a (in stretto ordine anagrafico se no rischio embarghi) Pina, Bettina e Pasquale. Il piatto era della zia Rosina, i tovaglioli della nonna Lisa, a pezzotteia i casu di Pasquale.

La G in origine era Gliozzi, oggi anche Gino va bene.


lunedì 21 settembre 2015

I dimenticati (reg. Vittorio De Seta - 1959)

Mesi or sono avevo accompagnato da queste parti due signore svedesi che s’interessavano ai tessuti popolari calabresi: (quando) … m’accorsi che la più giovane s’era fermata a mezza costa.
Tornato indietro la vidi immobile dinnanzi all’ immensa distesa azzurra del mare.
- E’ stanca? – le gridai – vuole che ci fermiamo?
- Oh no! – mi rispose alzando come a respingermi, la mano aperta – lasciatemi qui, signore. Voglio respirare l’aria che hanno respirato li Greci Magni!
 Umberto  Zanotti Bianco 1921

Atre volte si è solo citata la figura del personaggio che oggi vogliamo celebrare. Altari e devozioni non servono, pur servendo non bastano, e i ministri nell’atto celebrativo ricorrerebbero a vuote frasi di circostanza per concludere riconoscendo ad altri il progresso raggiunto nei nostri luoghi. Parliamo di Umberto Zanotti Bianco. Il paese di Platì per la sua crescita, che voleva cominciasse dall’infanzia, ha beneficiato del suo contributo con gli aiuti per la fondazione dell’asilo d’infanzia.
La prima Calabria Ultra Umberto Zanotti Bianco la percorse in lungo e in largo, a piedi molto sovente, a dorso di mulo quando le autorità mettevano a disposizione i mulattieri. Oggi sono in molti a riconoscergli virtù che lui forse no sapeva di possedere. Col senno di poi gli sono intitolate vie, piazze, edifici. Ma gli ostacoli dei dirigenti locali e le difficoltà giornaliere che doveva affrontare sono taciute. Erano anni in camicia nera. La volontà di riscatto per le nostre terre in lui era ben salda e correva veloce anche per merito della sua intelligenza che talvolta avvolgeva di salubre scaltrezza. Basta! Attraverso la Rete potete approfondire meglio la sua figura e le sue strategie.
Quello che interessa è porre l’accento su un’ulteriore dote del nostro: la scrittura, grazie ad un libro, dono di Francesco di Raimondo, Tra la perduta gente del 1959. Attraverso le sue pagine sono giunto alla conclusione che con l’imitare i sentimenti e la sensibilità, ben salde con l’azione, che conduceva Zanotti Bianco si può portare avanti la volontà di riscatto che tutti sogniamo. Se la sua opera meritevole è descritta nei brani relativi ai soggiorni in Calabria, nei restanti racconti egli ci svela il suo carattere umanitario: nella Grande Guerra, nella Russia all’alba della rivoluzione, col soccorso ai profughi armeni fuggiti dalle orde turche di Kemal. E’ una prosa che va da Guerra e pace a I Malavoglia come usciti dalla penna di Antonio Fogazzaro. Solitario sotto le stelle, operoso e meditativo come il principe Bolkonskij, nel suo trascorrere il tempo ai piedi dell’Aspromonte egli ci descrive le vere anime nere, che potevano essere i poveri o quelli che gestivano il potere per conto di chi stava a Roma. Soprattutto ci consegna un territorio e un popolo arcaici, indietro nel tempo prima che la Cassa per il Mezzogiorno e successivamente la Comunità Economica Europea iniettassero somme di denaro i cui fini erano solo elettorali, a beneficio di pochi e a danno del territorio inteso come suolo da proteggere e curare con opere di tutt’altro genere, per il benessere di chi vi abita.

domenica 20 settembre 2015

La forza e la ragione (reg. Roberto Rossellini . 1971)


Io qui sottoscritto Francesco Fera fu Michele colla presente scrittura cedo a favore di Don Filippo Gliozzi tutti i miei dritti, azioni e ragioni, che avrà acquistato e mi competevano sopra cinquanta piedi di ulivo vendutomi da Don Francesco Gliozzi nei fondi Petto ed Arcavallo, e sopra un credito di D. 35.00 dico ducati trentacinque, dritti e ragioni a me attribuite coll’istrumento del di 11 Luglio 1853 per Notaro Palumbo di Oppido, registrato ivi il a 12 detto mese ed anno al N. 1247 ... , e che tutti cedo per lo prezzo di D. 257.37.0 ducati duecento cinquantasette e grana trentasette, incluso col prezzo dei fondi di interesse del mutuo e le spese per la regolarizzazione del Istromento, e nel fare la quietanza ho consegnato la copia trascritta sopra detto titolo, avendomi ricevuto la suddetta somma dal Don Signor Gliozzi
                                                           Platì 7 Luglio 1858
                                                              Francesco Fera

giovedì 17 settembre 2015

La porta del cielo (reg. Vittorio De Sica - 1945)



Carissimo Don Ernesto
Grande commozione ha suscitato la notizia della vostra morte, grande è il dovere di ricordarvi perché con voi Platì perde uno dei suoi figli migliori.
Sacerdote vigile e attento vi siete prodigato senza posa ad istruire al cristianesimo la gioventù platiese; profondo conoscitore dell’arte e dei classici siete stato un esempio di POSITIVITA’ per la nostra terra. La missione che Dio vi ha affidato l’avete espletato al meglio con saggezza e prudenza e servendo Gesù nelle persone più semplici e più umili. Vi debbo ringraziare immensamente per avermi donato la vostra amicizia, i vostri ammaestramenti li custodirò nel cuore tra le cose più belle
In questi ultimi anni quando gli acciacchi dell’età si sono fatti sentire, siete stato accudito amorevolmente dalla dolcissima sorella Amalia, dai nipoti e dai parenti e voglio ringraziare chiunque si sia prodigato per voi
Ora che l’Inverno triste e uggioso lancia i suoi ultimi sprazzi “ con discrezione “ e “ compostezza “ siete partito verso lidi migliori, siete partito così come avete sempre vissuto. Ed io caro DON ERNESTO con rimpianto ricorderò le nostre lunghe chiacchierate, i vostri sorrisi, e soprattutto come una di quelle persone che hanno desiderato sempre il “ mio bene “. E quando sentirò troppo la mancanza rovisterò nel cassetto dei ricordi, perché i ricordi vincono anche la morte.
CON GRANDE AFFETTO ED INFINITA RICONOSCENZA
                                                                                                              “Annamaria 
                                                                                                                          Sergi”



Nota: era il giorno della Candelora dell'anno 2008.

mercoledì 16 settembre 2015

Piccolo mondo antico (pt. seconda)




Il mio paese
a cura di Trimboli Maurizio 5a B

Il paese dove sono nato e dove abito si chiama Platì.
I suoi abitanti sono circa 4.000 e diminuiscono continuamente a causa dell’emigrazione.
Molti abitanti si trasferiscono con le famiglie a Milano e Torino; altri in America e in Australia, dove possono trovare un posto sicuro di lavoro.
A Platì non ci sono industrie e gli abitanti si dedicano alla pastorizia ed all’agricoltura. Altri cittadini esercitano svariati mestieri: muratore, falegname, meccanico, barbiere, calzolaio, negoziante.
I principali prodotti della terra sono: ulive, castagne, fichi, fichi d’india, mele, pere e agrumi.
A Platì c’è la chiesa Matrice e quella del Rosario. Ci sono le scuole materne, elementari e medie.
Un tempo i Platiesi si spostavano a piedi o con l’asino; oggi vanno in macchina o con i pullman
Si racconta che Platì sia stato fondato dai ladroni.
Questi, dopo aver rubato l’oro di una chiesa di Reggio Calabria, si sono rifugiati in questa valle ai piedi dell’Aspromonte con tutto l’oro rubato.
Qui hanno costruito il paese.


Antichi costumi dei Platiesi

  Una volta le donne indossavano una gonna arricciata alla vita e lunga quasi fino ai piedi ( la saia ) e una camicetta chiamata Cuppuni, quasi tutte andavano scalze.
I “ massari “ portavano pantaloni stretti fino alle ginocchia, calzettoni di lana nera che coprivano le gambe; ai piedi portavano una specie di sandali fatti con un pezzo di gomma e alcune strisce di cuoio ( calandreii).
( Da ricerche ambientali degli alunni di 4a classe)


LA NONNA RACCONTA

Una volta, racconta mia nonna, la vita in paese era più bella.
La gente era più buona, c’era più amicizia, più affetto e amore per il prossimo anche se c’era tanta miseria.
Nelle serate d’inverno la famiglia si riuniva intorno al focolare dove si narravano antiche leggende.
Nelle giornate fredde e piovose, i ragazzi andavano scalzi e mal vestiti; molte vecchiette chiedevano l’elemosina e in alcune famiglie mancava persino il pane.
Eppure allora si viveva più felici di adesso che tanta miseria non c’è.
Campiti Giuliana
Classe Va A

A pizzata

Le nostre mamme ci raccontano che quando erano bambine al posto del pane mangiavano la “ pizzata “ fatta con farina di granoturco.
La “ pizzata “ aveva una crosta dura, all’interno era morbidissima e gialla.
Marando Patrizia
Classe Va A


Proverbio paesano

Cu si arza prestu
Lu mattinu
Busca u piattu
E lu carrinu.


lunedì 14 settembre 2015

Piccolo mondo antico ( reg. Mario Soldati - 1941)





PRESENTAZIONE
Perché “ IL CIANCIO “
Il nostro giornalino prende il nome del fiume “ Ciancio” che tanta parte ha avuto e continua ad avere nella storia del nostro paese.
La portata di questo fiume che nasce dal cuore dell’Aspromonte e, dopo aver attraversato una ripida discesa, scorre accanto all’abitato, è minima, quasi insignificante nei periodi estivi, ma diventa notevole, fino a raggiungere livelli di guardia, nelle stagioni piovose; ed è allora che il “ Ciancio “ costituisce una minaccia ed un serio pericolo per l’intero paese la cui sopravvivenza sembra legata al capriccio delle sue acque.
Con questo giornalino la scuola elementare di Platì si appresta ad iniziare una nuova esperienza destinata a continuare nel tempo per contribuire a quel processo di rinnovamento che la scuola italiana persegue ormai da tanti anni e che la nostra direttrice ha già avviato in maniera intelligente ed esemplare.
Tale iniziativa non costituisce, quindi, un fatto episodico ma rientra nel quadro delle attività integrative svolte dalla scuola a tempo pieno al fine di favorire il dialogo e la collaborazione fra i ragazzi delle varie classi, tra i colleghi e soprattutto per stabilire nuovi rapporti tra la scuola e le famiglie.
Naturalmente i protagonisti di questo giornale sono gli scolari, i quali, attraverso ricerche, esperienze e scoperte danno vita a questo modesto lavoro che certamente li abituerà ad esprimere con naturalezza e vivacità il loro pensiero, le loro idee, il loro mondo.
Pertanto chiediamo a tutti i colleghi la collaborazione affinché siano di guida agli alunni che si esprimono e si confrontano tra loro, in un discorso franco e leale che supera le pareti dell’aula scolastica per raggiungere la realtà che li circonda.
Con questi intenti e senza grandi pretese ci accingiamo alla stesura del prossimo numero sicuri di essere assecondati per migliorar, arricchire e consolidare questa nostra iniziativa.
...
Dicembre 1980 – Platì
Gli insegnanti del tempo pieno

LA NOSTRA SCUOLA NOTIZIE

La nostra scuola prende il nome di un grande scrittore dell’ 800: Edmondo De Amicis la cui fama resta legata al popolare libro “ Cuore “ che ha commosso intere generazioni.
L’edificio scolastico, sito in via Roma, è stato costruito nel 1953. E’ formato da 17 aule, la direzione, la segreteria, la cucina, il refettorio, i bagni, l’ingresso, i corridoi, l’alloggio per il custode ed un ampio cortile.
Nell’anno 1958 è stata istituita per la prima volta a Platì la Direzione Didattica dalla quale dipendono anche le scuole elementari del vicino Comune di Careri-
Il primo direttore didattico di Platì è stato il dott. Salmena -  Da un anno dirige il circolo la dott.ssa Anna Staiano.
Nel plesso di Platì . Capoluogo frequentano 255 alunni di cui 144 maschi e 111 femmine. Nel pomeriggio funzionano n. 4 sezioni di scuola a T. Pieno . ( Ricerche)

PLATI’
SIGNIFICATO DEL TERMINE
POSIZIONE – CONFINI
La parola Platì secondo la tradizione locale deriva dalla parola “ Prati “, secondo alcuni storici deriva dalla parola “ platus “ che starebbe a significare luogo largo, ampio, esteso da cui sarebbe spigata anche la topografia della valle.
Secondo il prof. Zangari la parola pratus “ venduto “ starebbe a significare il passaggio del feudo da un feudatario a un altro.
Lungo i fianchi dell’Aspromonte orientale si diparte da Monte Scorda verso il Mare Ionio una dorsale con pendio prima lieve e poi più ripida che raggiunge la valle dove sorge l’abitato di Platì la cui origine risale al secolo sedicesimo.
Il comune di Platì fa parte della provincia di Reggio Calabria, conta 3720 abitanti ed è formato dalle frazioni: Cirella, Lauro, Gioppo, Senoli e Lacchi. Confina con i comuni di Ciminà, Ardore, Careri, Oppido Mamertina e S. Cristina d’Aspromonte.
L’abitato è sito sulla sponda sinistra del fiume Ciancio, a 300 metri sul livello del mare dal quale dista  Km 16.
Un’ importante strada ( SS.112 ) attraversa il paese e collega il mare Ionio con il mare Tirreno.
                                                                                                                            (continua)
                                                         ( da ricerche effettuate dagli alunni di V classe )



domenica 13 settembre 2015

La stagione dei sensi ( reg. Massimo Franciosa - 1969)


L’Autunno
L’autunno è la stagione dei colori e per questo rassomiglia alla primavera. In autunno, nei campi ondeggiano le bianche spighe di granoturco.
Gli alberi sono carichi di frutti e nelle vigne i grappoli dorati luccicano al sole.  Le foglie degli alberi sono rosse e gialle e al primo soffio di vento si staccano dall’albero e, come tante farfalle, volteggiano nell’aria e poi si posano, stanche sul terreno.
Gli alberi piano, piano restano spogli. Nelle campagne i contadini preparano la terra per la semina.
I frutti dell’autunno: noci,, pere, mele, castagne uva e ulive. In questa stagione si raccolgono le lumache e i funghi.
Tratto dal periodico della scuola a tempo pieno IL CIANCIO . Platì – Anno I – n. 1 – Ottobre-Dicembre 1980