E come disse Rroccu u zzuiu (riferendosi allo zio Peppino): a simenza esti bbona!
"Sono come un ontano del fiume, le mie radici sono fisse e profonde" Mikio Naruse, 1958
lunedì 28 settembre 2015
domenica 27 settembre 2015
Ricorda il mio nome
-Portolesi Giuseppa(13.2.1936/55-20)di Pasq. lucìu e
Callipari Marianna di Vincenzo.
-Violi Maria Giuseppa(18.2.1936/56-21)di Vinc. meccanico e
Zappia Grazia.
-Tropeano Elisabetta(16.2.1936/56-22)di Gius.Ant. nasuni e
Romeo Mar. di Fr.
-Taliano Elisabetta(16.2.1936/56-23)di Francesco caravanu e
Marando Francesca di Giuseppe Antonio.
-Agresta Antonio(23.2.1936/57-24)di Giuseppe e Sergi
Nicolina di Antonio perciasipali.
-Perre Pasquale(1.3.1936/59-30)di Francesco santallino e
Papalia Francesca di Domenico.
-Portolesi Rosario(1.3.1936/59-31)di Francesco strascinatu e
Cusenza Maria di Saverio.
.-Lentini Elisabetta(8.3.1936/59-32)di Nicola lissandru e
Crea Maria Carmela di Michele.
-Trimboli Giuseppe(19.3.1936/61-37)di Nicola vajaneja e
Perre Mariantonia di Antonio ciucia.
-Calabria Antonio(22.3.1936/61-38)di Rocco tizzuni e
Catanz.Dom.di Rosario
-Lentini Maria RTosa(22.3.1936/62-39)di Rosario
strascinapedi e Pascale Teresa di Domenico.
-Perre Vincenzo(22.3.1936/62-40)di Domenico jhumentaru e Scarfò Mariantonia
di Giorgio.
(jhu:come jhuri=fiore)
-Catanzariti ASntonio(29.3.1936/62-41)di Rosario 'mpastagria
e Barbaro Maria di Nicola.
-Marando Domenico(5.1.1936/63-42)di Francesco burraschjja e
Catanzariti Teresa di Francesco.
-Sergi Elisabetta(12.4.1936/63-44)di Dom. careja e Baarbaro
Maria di Antonio
-Spagnolo Rocco(5.3.1936/64-45)di Francesco mattulinu e
Zappia Elisabetta di Domenico cagnolaru.
-Catanzariti Rocco(18.5.1936/65-50)di Antonio carrau e Sergi
Francesca di Giuseppe 'mbilli.
-Stalteri Elisabetta(21.5.1936/66-51)di Domenico venga e
Sergi Caterina di Domenico tri.
-Carbone Antonia(10.1.1936/66-53)di N e Carbone Maria di
Saverio lasceri.
-Barbaro Giuseppe(7.6.1936/67-55)di Giuseppe pìllari e Sergi
Elisabetta di Domenico perciasipali.
-Catanzariti Maria(7.6.1936/67-56)di Mich.Arc.e Cutrì Dom.a
di Dom.pizzicata
-Sergi Romano(7.6.1936/68-58)di Rosario lignuduru e Mittiga
M.di Rocco Nic.
-Sergi Giuseppe(11.6.1936/69-60)di Francesco scoja e Cusenza
Fr.a di Gius.
-Violi Caterina(14.6.1936/69-62)di Gius. francuni e Carbone
Giuseppa di Dom
-Romeo Antonio(17.6.1936/70-64)di Paolo grugna e Perre
Caterina di Gius.
-Carbone Pasquale(21.6.1936/71-68)di Fr. tridicinu e
Catanz.Elisab.di Pasq.
-Virgara Antonio(20.6.1936/72-69)di Saverio zoccula e
Campiti Fr.sca di Ant.
giovedì 24 settembre 2015
Terra in trance (reg. Glauber Rocha - 1967)
Che cosa resta più delle famose città che i Greci
fondarono su questi due mari e che ebbero una fioritura così vivida e intensa,
oltre l’alone di poesia e di gloria che circonda i loro nomi? Faticosamente
l’archeologo tra dense macchie e acquitrini disseppellisce fondamenta solitarie
di templi, rocchi di colonie, frammenti di terrecotte ... ma non un’anima è
tornata a dire il perché di tanta desolazione.
Roma che dovunque è passata ha lasciato tracce
grandiose della sua potenza, qui dove, per affrontare i Bruzi e più ancora i
Cartaginesi, ha fatto il deserto, è quasi del tutto muta e assente.
Bisanzio, che in queste sue estreme marche
occidentali tante volte difese contro ondate di Arabi e di Longobardi, vide
affluire dall’Oriente torme di monaci migranti e fiorire una santa tebaide, a
null’altro ha legato il suo nome che a qualche umile chiesetta, a qualche lembo
d’affresco.
Normanni, Angioini, Aragonesi, stranieri che hanno
riempito questa terra, tra clangore d’armi di guerre devastatrici, ed una
intensa e rapace vita amministrativa, di tante grandi costruzioni, di tanti
imponenti castelli e che hanno scatenato passioni così feroci che ancora oggi
leggendo le loro cronache non è possibile non parteggiare per gli uni o per gli
altri, qual testimonianza della lor storia ci hanno tramandato in questo
giustizierato se non la taciturna solennità delle dirute rocche feudali?
Tutto ciò che altrove forma la vivente tradizione
d’una terra, il retaggio d’arte e di bellezza dei padri, la silenziosa
educatrice della sensibilità nazionale, qui è stato distrutto se non dalla
violenza degli uomini,dalla furia apocalittica degli elementi che con persistenti
attacchi hanno di secolo in secolo raso al suolo quanto nelle epoche precedenti
s’era salvato. Tutto ciò che non è stato affidato esclusivamente alla vita
dello spirito, penetrando nel profondo delle esperienze umane, qui è naufragato
nel silenzio e nell’oblio.
Qual meraviglia, se nella perpetua vedovanza del
patrimonio che crea alle collettività la poesia dell’esistenza, se davanti a
quest’eterno richiamo alla morte, gli spiriti siano andati in cerca delle città
del sole per evadere dalla loro città terrena impastata di lacrime e di sangue
e che da queste montagne sia sorto il canto più poetico, l’aspettazione più
trepida della terza epoca della pace e dell’amore?
Le foto (mie) ritraggono per chi non lo sa il Capo Zephyrium tra Bruzzano e Africo.
mercoledì 23 settembre 2015
A Song For You - Whiskeytown/Ryan Adams
Ancora doni estivi. I ringraziamenti vanno a (in stretto ordine
anagrafico se no rischio embarghi) Pina, Bettina e Pasquale. Il piatto era
della zia Rosina, i tovaglioli della nonna Lisa, a pezzotteia i casu di Pasquale.
La G in origine era Gliozzi, oggi anche Gino va bene.
lunedì 21 settembre 2015
I dimenticati (reg. Vittorio De Seta - 1959)
Mesi or sono
avevo accompagnato da queste parti due signore svedesi che s’interessavano ai
tessuti popolari calabresi: (quando) … m’accorsi che la più giovane s’era
fermata a mezza costa.
Tornato
indietro la vidi immobile dinnanzi all’ immensa distesa azzurra del mare.
- E’ stanca?
– le gridai – vuole che ci fermiamo?
- Oh no! – mi
rispose alzando come a respingermi, la mano aperta – lasciatemi qui, signore.
Voglio respirare l’aria che hanno respirato li Greci Magni!
Umberto Zanotti Bianco 1921
Atre
volte si è solo citata la figura del personaggio che oggi vogliamo celebrare.
Altari e devozioni non servono, pur servendo non bastano, e i ministri
nell’atto celebrativo ricorrerebbero a vuote frasi di circostanza per
concludere riconoscendo ad altri il progresso raggiunto nei nostri luoghi.
Parliamo di Umberto Zanotti Bianco. Il paese di Platì per la sua crescita, che
voleva cominciasse dall’infanzia, ha beneficiato del suo contributo con gli
aiuti per la fondazione dell’asilo d’infanzia.
La
prima Calabria Ultra Umberto Zanotti Bianco la percorse in lungo e in largo, a
piedi molto sovente, a dorso di mulo quando le autorità mettevano a
disposizione i mulattieri. Oggi sono in molti a riconoscergli virtù che lui
forse no sapeva di possedere. Col senno di poi gli sono intitolate vie, piazze,
edifici. Ma gli ostacoli dei dirigenti locali e le difficoltà giornaliere che
doveva affrontare sono taciute. Erano anni in camicia nera. La volontà di
riscatto per le nostre terre in lui era ben salda e correva veloce anche per
merito della sua intelligenza che talvolta avvolgeva di salubre scaltrezza.
Basta! Attraverso la Rete potete approfondire meglio la sua figura e le sue
strategie.
Quello
che interessa è porre l’accento su un’ulteriore dote del nostro: la scrittura,
grazie ad un libro, dono di Francesco di Raimondo, Tra la perduta gente del 1959. Attraverso le sue pagine sono giunto
alla conclusione che con l’imitare i sentimenti e la sensibilità, ben salde con
l’azione, che conduceva Zanotti Bianco si può portare avanti la volontà di
riscatto che tutti sogniamo. Se la sua opera meritevole è descritta nei brani
relativi ai soggiorni in Calabria, nei restanti racconti egli ci svela il suo
carattere umanitario: nella Grande Guerra, nella Russia all’alba della rivoluzione,
col soccorso ai profughi armeni fuggiti dalle orde turche di Kemal. E’ una prosa
che va da Guerra e pace a I Malavoglia come usciti dalla penna di
Antonio Fogazzaro. Solitario sotto le stelle, operoso e meditativo come il
principe Bolkonskij, nel suo trascorrere il tempo ai piedi dell’Aspromonte
egli ci descrive le vere anime nere,
che potevano essere i poveri o quelli che gestivano il potere per conto di chi
stava a Roma. Soprattutto ci consegna un territorio e un popolo arcaici,
indietro nel tempo prima che la Cassa per il Mezzogiorno e successivamente la
Comunità Economica Europea iniettassero somme di denaro i cui fini erano solo
elettorali, a beneficio di pochi e a danno del territorio inteso come suolo da
proteggere e curare con opere di tutt’altro genere, per il benessere di chi vi
abita.
domenica 20 settembre 2015
La forza e la ragione (reg. Roberto Rossellini . 1971)
Io
qui sottoscritto Francesco Fera fu Michele colla presente scrittura cedo a
favore di Don Filippo Gliozzi tutti i miei dritti, azioni e ragioni, che avrà
acquistato e mi competevano sopra cinquanta piedi di ulivo vendutomi da Don
Francesco Gliozzi nei fondi Petto ed Arcavallo, e sopra un credito di D. 35.00
dico ducati trentacinque, dritti e ragioni a me attribuite coll’istrumento del
di 11 Luglio 1853 per Notaro Palumbo di Oppido, registrato ivi il a 12 detto
mese ed anno al N. 1247 ... , e che tutti cedo per lo prezzo di D. 257.37.0
ducati duecento cinquantasette e grana trentasette, incluso col prezzo dei
fondi di interesse del mutuo e le spese per la regolarizzazione del Istromento,
e nel fare la quietanza ho consegnato la copia trascritta sopra detto titolo,
avendomi ricevuto la suddetta somma dal Don Signor Gliozzi
Platì
7 Luglio 1858
Francesco Fera
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Don Filippo Gliozzi,
Once upon a time in Platì
giovedì 17 settembre 2015
La porta del cielo (reg. Vittorio De Sica - 1945)
Carissimo Don Ernesto
Grande commozione ha suscitato la notizia della vostra morte, grande è
il dovere di ricordarvi perché con voi Platì perde uno dei suoi figli migliori.
Sacerdote vigile e attento vi siete prodigato senza posa ad istruire al
cristianesimo la gioventù platiese; profondo conoscitore dell’arte e dei
classici siete stato un esempio di POSITIVITA’ per la nostra terra. La missione
che Dio vi ha affidato l’avete espletato al meglio con saggezza e prudenza e
servendo Gesù nelle persone più semplici e più umili. Vi debbo ringraziare
immensamente per avermi donato la vostra amicizia, i vostri ammaestramenti li
custodirò nel cuore tra le cose più belle
In questi ultimi anni quando gli acciacchi dell’età si sono fatti
sentire, siete stato accudito amorevolmente dalla dolcissima sorella Amalia,
dai nipoti e dai parenti e voglio ringraziare chiunque si sia prodigato per voi
Ora che l’Inverno triste e uggioso lancia i suoi ultimi sprazzi “ con
discrezione “ e “ compostezza “ siete partito verso lidi migliori, siete
partito così come avete sempre vissuto. Ed io caro DON ERNESTO con rimpianto
ricorderò le nostre lunghe chiacchierate, i vostri sorrisi, e soprattutto come
una di quelle persone che hanno desiderato sempre il “ mio bene “. E quando
sentirò troppo la mancanza rovisterò nel cassetto dei ricordi, perché i ricordi
vincono anche la morte.
CON GRANDE AFFETTO ED INFINITA RICONOSCENZA
“Annamaria
Sergi”
Nota: era il giorno della Candelora dell'anno 2008.
mercoledì 16 settembre 2015
Piccolo mondo antico (pt. seconda)
Il mio paese
a cura di Trimboli Maurizio 5a B
Il paese dove sono nato e dove
abito si chiama Platì.
I suoi abitanti sono circa 4.000
e diminuiscono continuamente a causa dell’emigrazione.
Molti abitanti si trasferiscono
con le famiglie a Milano e Torino; altri in America e in Australia, dove
possono trovare un posto sicuro di lavoro.
A Platì non ci sono industrie e
gli abitanti si dedicano alla pastorizia ed all’agricoltura. Altri cittadini
esercitano svariati mestieri: muratore, falegname, meccanico, barbiere,
calzolaio, negoziante.
I principali prodotti della terra
sono: ulive, castagne, fichi, fichi d’india, mele, pere e agrumi.
A Platì c’è la chiesa Matrice e
quella del Rosario. Ci sono le scuole materne, elementari e medie.
Un tempo i Platiesi si spostavano
a piedi o con l’asino; oggi vanno in macchina o con i pullman
Si racconta che Platì sia stato
fondato dai ladroni.
Questi, dopo aver rubato l’oro di
una chiesa di Reggio Calabria, si sono rifugiati in questa valle ai piedi
dell’Aspromonte con tutto l’oro rubato.
Qui hanno costruito il paese.
Antichi
costumi dei Platiesi
Una volta le donne indossavano
una gonna arricciata alla vita e lunga quasi fino ai piedi ( la saia ) e una
camicetta chiamata Cuppuni, quasi tutte andavano scalze.
I “ massari “ portavano pantaloni stretti fino alle ginocchia,
calzettoni di lana nera che coprivano le gambe; ai piedi portavano una specie
di sandali fatti con un pezzo di gomma e alcune strisce di cuoio ( calandreii).
( Da ricerche ambientali degli alunni di 4a classe)
LA NONNA
RACCONTA
Una volta, racconta mia nonna, la vita in paese era più bella.
La gente era più buona, c’era più amicizia, più affetto e amore per il
prossimo anche se c’era tanta miseria.
Nelle serate d’inverno la famiglia si riuniva intorno al focolare dove
si narravano antiche leggende.
Nelle giornate fredde e piovose, i ragazzi andavano scalzi e mal
vestiti; molte vecchiette chiedevano l’elemosina e in alcune famiglie mancava
persino il pane.
Eppure allora si viveva più felici di adesso che tanta miseria non c’è.
Campiti Giuliana
Classe Va A
A pizzata
Le nostre mamme ci raccontano che quando erano bambine al posto del
pane mangiavano la “ pizzata “ fatta con farina di granoturco.
La “ pizzata “ aveva una crosta dura, all’interno era morbidissima e
gialla.
Marando Patrizia
Classe Va A
Proverbio
paesano
Cu si arza prestu
Lu mattinu
Busca u piattu
E lu carrinu.
lunedì 14 settembre 2015
Piccolo mondo antico ( reg. Mario Soldati - 1941)
PRESENTAZIONE
Perché “
IL CIANCIO “
Il nostro giornalino prende il nome del fiume “ Ciancio” che tanta
parte ha avuto e continua ad avere nella storia del nostro paese.
La portata di questo fiume che nasce dal cuore dell’Aspromonte e, dopo
aver attraversato una ripida discesa, scorre accanto all’abitato, è minima,
quasi insignificante nei periodi estivi, ma diventa notevole, fino a
raggiungere livelli di guardia, nelle stagioni piovose; ed è allora che il “
Ciancio “ costituisce una minaccia ed un serio pericolo per l’intero paese la
cui sopravvivenza sembra legata al capriccio delle sue acque.
Con questo giornalino la scuola elementare di Platì si appresta ad
iniziare una nuova esperienza destinata a continuare nel tempo per contribuire
a quel processo di rinnovamento che la scuola italiana persegue ormai da tanti
anni e che la nostra direttrice ha già avviato in maniera intelligente ed
esemplare.
Tale iniziativa non costituisce, quindi, un fatto episodico ma rientra
nel quadro delle attività integrative svolte dalla scuola a tempo pieno al fine
di favorire il dialogo e la collaborazione fra i ragazzi delle varie classi,
tra i colleghi e soprattutto per stabilire nuovi rapporti tra la scuola e le
famiglie.
Naturalmente i protagonisti di questo giornale sono gli scolari, i
quali, attraverso ricerche, esperienze e scoperte danno vita a questo modesto
lavoro che certamente li abituerà ad esprimere con naturalezza e vivacità il
loro pensiero, le loro idee, il loro mondo.
Pertanto chiediamo a tutti i colleghi la collaborazione affinché siano
di guida agli alunni che si esprimono e si confrontano tra loro, in un discorso
franco e leale che supera le pareti dell’aula scolastica per raggiungere la
realtà che li circonda.
Con questi intenti e senza grandi pretese ci accingiamo alla stesura
del prossimo numero sicuri di essere assecondati per migliorar, arricchire e
consolidare questa nostra iniziativa.
...
Dicembre 1980 – Platì
Gli insegnanti del tempo pieno
LA NOSTRA SCUOLA NOTIZIE
La nostra scuola prende il nome di un grande scrittore dell’ 800:
Edmondo De Amicis la cui fama resta legata al popolare libro “ Cuore “ che ha
commosso intere generazioni.
L’edificio scolastico, sito in via Roma, è stato costruito nel 1953. E’
formato da 17 aule, la direzione, la segreteria, la cucina, il refettorio, i
bagni, l’ingresso, i corridoi, l’alloggio per il custode ed un ampio cortile.
Nell’anno 1958 è stata istituita per la prima volta a Platì la
Direzione Didattica dalla quale dipendono anche le scuole elementari del vicino
Comune di Careri-
Il primo direttore didattico di Platì è stato il dott. Salmena - Da un anno dirige il circolo la dott.ssa Anna
Staiano.
Nel plesso di Platì . Capoluogo frequentano 255 alunni di cui 144
maschi e 111 femmine. Nel pomeriggio funzionano n. 4 sezioni di scuola a T.
Pieno . ( Ricerche)
PLATI’
SIGNIFICATO DEL TERMINE
POSIZIONE – CONFINI
La parola Platì secondo la tradizione locale deriva dalla parola “
Prati “, secondo alcuni storici deriva dalla parola “ platus “ che starebbe a
significare luogo largo, ampio, esteso da cui sarebbe spigata anche la
topografia della valle.
Secondo il prof. Zangari la parola pratus “ venduto “ starebbe a
significare il passaggio del feudo da un feudatario a un altro.
Lungo i fianchi dell’Aspromonte orientale si diparte da Monte Scorda
verso il Mare Ionio una dorsale con pendio prima lieve e poi più ripida che
raggiunge la valle dove sorge l’abitato di Platì la cui origine risale al
secolo sedicesimo.
Il comune di Platì fa parte della provincia di Reggio Calabria, conta
3720 abitanti ed è formato dalle frazioni: Cirella, Lauro, Gioppo, Senoli e
Lacchi. Confina con i comuni di Ciminà, Ardore, Careri, Oppido Mamertina e S.
Cristina d’Aspromonte.
L’abitato è sito sulla sponda sinistra del fiume Ciancio, a 300 metri
sul livello del mare dal quale dista Km
16.
Un’ importante strada ( SS.112 ) attraversa il paese e collega il mare
Ionio con il mare Tirreno.
(continua)
(
da ricerche effettuate dagli alunni di V classe )
domenica 13 settembre 2015
La stagione dei sensi ( reg. Massimo Franciosa - 1969)
L’Autunno
L’autunno è la stagione dei colori e per questo rassomiglia alla
primavera. In autunno, nei campi ondeggiano le bianche spighe di granoturco.
Gli alberi sono carichi di frutti e nelle vigne i grappoli dorati
luccicano al sole. Le foglie degli alberi
sono rosse e gialle e al primo soffio di vento si staccano dall’albero e, come
tante farfalle, volteggiano nell’aria e poi si posano, stanche sul terreno.
Gli alberi piano, piano restano spogli. Nelle campagne i contadini
preparano la terra per la semina.
I frutti dell’autunno: noci,, pere, mele, castagne uva e ulive. In
questa stagione si raccolgono le lumache e i funghi.
Tratto dal periodico della scuola a tempo pieno IL CIANCIO . Platì – Anno I – n. 1 – Ottobre-Dicembre 1980
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