Powered By Blogger

lunedì 21 settembre 2015

I dimenticati (reg. Vittorio De Seta - 1959)

Mesi or sono avevo accompagnato da queste parti due signore svedesi che s’interessavano ai tessuti popolari calabresi: (quando) … m’accorsi che la più giovane s’era fermata a mezza costa.
Tornato indietro la vidi immobile dinnanzi all’ immensa distesa azzurra del mare.
- E’ stanca? – le gridai – vuole che ci fermiamo?
- Oh no! – mi rispose alzando come a respingermi, la mano aperta – lasciatemi qui, signore. Voglio respirare l’aria che hanno respirato li Greci Magni!
 Umberto  Zanotti Bianco 1921

Atre volte si è solo citata la figura del personaggio che oggi vogliamo celebrare. Altari e devozioni non servono, pur servendo non bastano, e i ministri nell’atto celebrativo ricorrerebbero a vuote frasi di circostanza per concludere riconoscendo ad altri il progresso raggiunto nei nostri luoghi. Parliamo di Umberto Zanotti Bianco. Il paese di Platì per la sua crescita, che voleva cominciasse dall’infanzia, ha beneficiato del suo contributo con gli aiuti per la fondazione dell’asilo d’infanzia.
La prima Calabria Ultra Umberto Zanotti Bianco la percorse in lungo e in largo, a piedi molto sovente, a dorso di mulo quando le autorità mettevano a disposizione i mulattieri. Oggi sono in molti a riconoscergli virtù che lui forse no sapeva di possedere. Col senno di poi gli sono intitolate vie, piazze, edifici. Ma gli ostacoli dei dirigenti locali e le difficoltà giornaliere che doveva affrontare sono taciute. Erano anni in camicia nera. La volontà di riscatto per le nostre terre in lui era ben salda e correva veloce anche per merito della sua intelligenza che talvolta avvolgeva di salubre scaltrezza. Basta! Attraverso la Rete potete approfondire meglio la sua figura e le sue strategie.
Quello che interessa è porre l’accento su un’ulteriore dote del nostro: la scrittura, grazie ad un libro, dono di Francesco di Raimondo, Tra la perduta gente del 1959. Attraverso le sue pagine sono giunto alla conclusione che con l’imitare i sentimenti e la sensibilità, ben salde con l’azione, che conduceva Zanotti Bianco si può portare avanti la volontà di riscatto che tutti sogniamo. Se la sua opera meritevole è descritta nei brani relativi ai soggiorni in Calabria, nei restanti racconti egli ci svela il suo carattere umanitario: nella Grande Guerra, nella Russia all’alba della rivoluzione, col soccorso ai profughi armeni fuggiti dalle orde turche di Kemal. E’ una prosa che va da Guerra e pace a I Malavoglia come usciti dalla penna di Antonio Fogazzaro. Solitario sotto le stelle, operoso e meditativo come il principe Bolkonskij, nel suo trascorrere il tempo ai piedi dell’Aspromonte egli ci descrive le vere anime nere, che potevano essere i poveri o quelli che gestivano il potere per conto di chi stava a Roma. Soprattutto ci consegna un territorio e un popolo arcaici, indietro nel tempo prima che la Cassa per il Mezzogiorno e successivamente la Comunità Economica Europea iniettassero somme di denaro i cui fini erano solo elettorali, a beneficio di pochi e a danno del territorio inteso come suolo da proteggere e curare con opere di tutt’altro genere, per il benessere di chi vi abita.

1 commento: