Non era proprio una scuola di timidi, si chiamava avviamento; io riconosco mio fratello Saro, mia cugina Pina, suo fratello Duccio, forse PasqualinoVioli, lo zio di Francesco, che mi ha ha regalato la foto ed ancora altri ed altre per sempre giovani.
Lo zio Ernesto stentava per tenerli a freno nell'ora di religione, li ricordo quando passavano dall'asilo per andare a fare pratica agraria, era un mucchio selvaggio.
Buon onomastico zio Ernesto
"Sono come un ontano del fiume, le mie radici sono fisse e profonde" Mikio Naruse, 1958
mercoledì 7 novembre 2012
martedì 6 novembre 2012
Dio ha bisogno degli uomini (reg. Jean Delannoy - 1950)
Domani è l'onomastico dei due Ernesto, basi su cui si appoggia questo blog
A loro queste poesie scritte dal dottor Domenico Vincenzo Papalia, medico condotto di Platì tra la fine dell'800 e gli inizi del '900 ed autore dell'unico romanzo con il Paese protagonista, Lividure.
Al Reverendissimo Sacerdote Ernesto Gliozzi
Di monte in monte la tua sacra lira
De l’aquila il gran volo sospirando
Di là de l’Orsa col suo volo a spira
A l’infinito giunge, a Dio cantando
Di gloria gl’inni a cui salire aspira
L’alma tua eletta degna d’Ildebrando
Pel tuo rigor nel tempio, cui ammira
Popolo e Dio, sempre Te lodando.
Tra quei monti torreggia il tuo Parnaso,
su cui dai vanni d’oro la tua musa
gl’increduli in credenti ha persuaso.
Così di diva luce circonfusa
L’etica poesia senza occaso,
onde Te rinomanza non ricusa.
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1
Salve! O gran Sacerdote a cui natura
Del Vas d’elezione incorruttrici
Ne l’alma impresse idee di fede pura
Vieni e i miei lari e me, me benedici.
2
Vieni e su l’ara eleva la preghiera
Che questa figlia snaturata e imbelle
Vi si corregga, ed ove ancor bufera
Continuasse ad essere, alle stelle
3
De l’infinito, o Dio a sé la chiami
O me infelice a riposare in Dio,
Ché di natura questo aborto grami
Più i giorni miei non faccia e il dolor mio! …
4
Spenta è la speme che ella si ravveda,
Poiché la tua fiera disciplina santa,
Che fu, o gran Ministro, sacra fede,
Non valse, e tua pazienza ormai è infranta! …
Platì, 15 Aprile 1925
D. V. P.
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lunedì 5 novembre 2012
L'emigrante (reg. Carlie Chaplin - 1917)
Massena N. Y.
12 Gennaio 930
Gent.mo
Compare Ms (mastro) Rosario,
Accolgo l’occasione d’un momento favorevole per farvi queste poche righe di lettera non tanto corrette.
Vi errò informato che giorni orsono scrisse una lettera al Sigr D. Ciccio Zappia, nella quale fui costretto manifestargli le mio lagnanze a riguardo il locale.
Perdonate se anche con voi mi sento un dovere lamentarmi; siete tanto buono che io basandomi della bontà esprimo quello che il cuore mi detta.
Sappiate dunque che se non vogliate ritrattare delle vostre promesse fattemi, io vi richiamo adesso di ciò che vi avete compromesso.
Al Sigr D. Ciccio Zappia tutti mi avevano raccomandato a non immischiarmi con lui e non fidarmi per nulla delle sue chiacchiere. Perciò siete stato voi l’autore principale del detto locale, ed in mano vostra affidai danaro e ogni massima facoltà. Sicuro della parola di un gentil’uomo avrei affidato se l’avrei anche un milione. Adesso non mi piace andare incontro ad inimicizia, e se ciò non garba neanche a voi, vi raccomando gentilmente giustar le cose prima che devo incominciare ad esservi importuno. Ne a voi ne al D. Ciccio Zappia deve passarvi per la testa che devo perdere il mio danaro, e privare i miei piccoli che tanto tento per loro di quello che a forza di sacrificio cercai ricuperare. Si lotta per la propria esistenza, ma s’ è necessario privarsi di questa non mi passa neanche per sogno.
Desidero avere quello che a mane vostre o consegnato, e non se dimentica il Sigr Zappia che in quei momenti critici e scabrosi dimostrai tutta la mia generosità e questa è tutta la sua riconoscenza-
Credete la mia parola di uomo, che non spero morire in questa terra, e se voi non cercate sbrigare i fatti prima di venire io, son sicuro e ho tutta la volontà di compromettermi quando sarò sul loco.
Gli ho scritto direttamente a lui che se il Sigr Prof. Spadaro suo genero desiderava il locale libero avrebbi dovuto preservarselo prima che lo compravo io, già il Prof. busa dell’autorità della carica di Segr. Politico, ma se tutti i Segretari Politici fossero come lui povero Fascismo!
Di questo vi avrei dovuto scrivervi d’un pezzo, ma debbo dirvi francamente che fui trascurato ed ero sicuro che non avevate dimenticato quello che vi avevo parlato a Napoli.
Non altro spero che questa mia vi troverà in buona salute con tutti di vostra famiglia, io bene fin’oggi.
Intanto graditi i miei pù cari ossequi uniti con tutti di famiglia.
Vostro Affmo
Compare
Vincenzo Scarfò
P. S. Mi raccomando se a vostra comare si occorre cosa favori tela che io sarò tanto obbligato verso voi.
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venerdì 2 novembre 2012
martedì 30 ottobre 2012
lunedì 29 ottobre 2012
Vittime di guerra (reg.Brian De Palma - 1989)
30 dicembre 1915
Egregio Signore
L’ufficio Centrale
in data 27 dicembre ci trasmette una notizia dolorosa riguardante il suo povero figliuolo Callipari Pietro di Sebastiano – 76° fant. Con l’incarico di comunicarla alla famiglia.
E noi sentiamo che quest’incarico è triste tanto!
Le parole più belle è più confortanti riescono sempre troppo dure al cuore dei genitori e se noi parliamo loro della patria, dei suoi ideali e della sua grandezza e del suo diritto, oh! I genitori non possono ascoltarci essi sentono solo l’angoscia infinita dell’anima che ha distrutto le loro più belle e più grandi speranze.
Forse noi nemmeno possiamo comprendere quanta amarezza versiamo nel cuore dei genitori dicendo che il loro povero figlio è morto.
Poiché il nostro caro ha dato la sua bella giovinezza alla madre Patria il giorno 25 novembre 1915 per ferita penetrante al capo ed al braccio sinistro come risulta da cartolina del Cappellano militare della Sezione di Sanità della 23° Divisione – elenco 5547 dalla fonte in data 10 dicembre 1915. Voglia gradire i sensi del nostro sincero cordoglio.
La Presidente
Maria Gatta
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venerdì 26 ottobre 2012
La fiamma che non si spegne (reg. Vittorio Cottafavi - 1949)
Per come vivo, circondato da morte e resurrezioni senza fine, non mi porta nessun giovamento frequentare, seppure raramente, quei luoghi dove la morte è un affare lucroso di zinco e cemento.
Permane il ricordo di quanti hanno lasciato un solco profondo nella mia vita, parenti ed amici, ma anche coloro che con l’immagine, i suoni e la scrittura ed in vari altri modi hanno fertilizzato quel solco.
Così in questi giorni, in cui la natura si prepara il riposo, all’approssimarsi della sera, accendo un lume ad olio d’oliva, come si faceva nelle nostre case di Platì, per ricordarli tutti, e per qualche sera la fiammella si eleva anche per i dimenticati.
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giovedì 25 ottobre 2012
mercoledì 24 ottobre 2012
Nel nome del Padre (reg. Marco Bellocchio - 1971)
Es Sacerdos!
Su l’onda grigia dei secoli
la voce del Cristo ripete
( si come un giorno sul Golgota )
Sitio! Di anime ho sete.
E tu, rigoglioso germoglio
di gente volata al Signor,
a sete così inestinguibile
per nappo gli dasti il tuo onore.
E tu Gesù - in contraccambio
di tale purissima offerta –
del Sangue suo preziosissimo
per te la sua vena fu riaperta
Ed ogni dì, e per lungo ordine
d’anni nel calice d’oro,
il Sangue suo che fortifica
ti appresta di angeli un coro
O Te beato! Da l’aeree
sue azzurre soglie eternali,
discende il Cristo a riprendere
per Te le sue spoglie carnali
Tu lo vedesti! I suoi glauchi
occhi nei tuoi si fissaro!
Tu gli parlasti nel mistico
linguaggio ch’è agli angeli caro
Tu gli dicesti: nel numero
Dei molti chiamati, me eletto
Volesti nel Santo tuo Tempio
E in tempio mutasti il mio petto.
Così tu parlasti. Il Gran Martire
a faccia a faccia con te
li stette, si come un dì Jeova
soleva ristar con Mosè.
Dimani, nel santo colloquio,
ricordati, o fresco Levita,
di dirgli che un dì – quando il voglia –
sia l’anima nostra a Lui unita.
Digli nel muto linguaggio
- che è tutto un poema d’amore –
che sol da Lui, in ansia fervida,
aspettiamo la quiete del cuore .
Tu vivi a lungo e inistancabile
sia la tua santa fatica
in mezzo la vigna sua mistica
sorretto da l’ombra sua amica.
Con questo candido augurio
Il vate d’appoco v’invita:
a più alto sollevasi il cantico
in segno di festa, al Levita.
Al Neo Sacerdote
Don Rocco Salinitro
Sac. Ernesto Gliozzi sen. 29 – 7 – 1946
martedì 23 ottobre 2012
Il debutto (reg. Gleg Panfilov - 1970)
Lo zio Ciccollo è il primo alla vostra destra
Casignana 11/7/1935
Carissimo Ciccillo
Ho avuto la lettera in cui mi parlavi dell’invito che ti fece l’Arcip. di Benestare Accetta. Però cerca di prepararti bene e non fare fiasco, il che sarebbe il tramonto della tua carriera oratoria, perché, come sai, il primo debutto è che conta. Avrei voluto, se non ti fosse venuto l’invito, farti venire qua – ma ero sicuro che la soggezione della mia presenza ti avrebbe messo in imbarazzo. Meglio dunque a Benestare. Non so capire che cosa ci sia di sotto e l’Arcip. Non voglia pronunziarsi. Sarebbe buono che qualcuno l’interpellasse a proposito, e ci sarebbe tuo padre, lo zio o qualche altro estraneo. Non posso venire per fare io questo sondaggio.
Per i libri hai a disposizione la “predicazione contemporanea” di Caterinuzza e qualche altra cosa ti manderò. Per i miei lavori c’è bisogno di molto lavoro a memoria, perché non comportano sunti. Come la predica di S. Sebastiano. Basta, ci intenderemo a voce. Papà insiste per l’olio e non mi dice altro – beato lui! Da Catanzaro ho avuto un ultimo appello di Ernesto. Anche tu, prudentemente, non affidi ai mulattieri se non le cose che si possono leggere da tutti, e, ti ripeto, fai bene. Così si ingrossa il fiume Buonamico che ci divide – nonostante che tutti i giorni vengono per vino – ed io mi secco di domandare più di voi.. A proposito, celebri la messa alle quattro? L’ex Ec. Assiste gli ammalati o va l’Ar.? Quest’ultimo chiarì il fatto del mancato invito alla tua prima messa? Lep non sa fare più nulla o ha perduto il fiuto?
Così si scrive a lungo. Ma io mi accorgo di essere fastidioso, accidioso, brontolone … e fo punto.
Bacio le sorelle e Peppino e ossequio gli altri. Abbracciandoti
tuo zio EG
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