Powered By Blogger

martedì 8 maggio 2012

La Vergine della montagna


Questo filmato, molto rimaneggiato per l’occasione e tinteggiato da una musichetta che segue quella folla festante attorno al simulacro della Vergine, è dedicato alla memoria di don Giosofatto Trimboli di Platì, Superiore al santuario di Polsi, morto un po’ di anni addietro. Altri sacerdoti platioti ricoprirono quella carica tra cui don Giosofatto Mittiga ai primi del novecento. Presso il santuario prestò servizio nei primi anni ‘50 anche lo zio Ciccillo, che coadiuvava mons. Pelle allora Superiore, e in vario modo anche gli zii Ernesto senior e junior.
Qualcuno vide in quelle espressioni di giubilo forme di idolatria e paganesimo e cercò di censurare tanto ardore con bolle e privazioni, non conoscendo, per non essere figlio della nostra terra, il dramma interiore di quanti vi accorrono per cercarvi soccorso.
Prima della sua scomparsa don Gesufattinu  aveva cercato, con studi, convegni e mostre fotografiche, di far uscire il santuario dal suo circoscritto territorio aspromontano e ricollocarlo in un ampio contesto che abbracciava tutti i luoghi dove avvenivano tali manifestazioni di fede.
Certamente il suo maggiore obiettivo era quello di rispondere a quanti continuano a bollare quel luogo come il santuario del crimine e dei criminali.
Malauguratamente  questa reputazione negativa la fece sorgere Mario Camerini quando alla fine de Il brigante Musolino,  Amedeo Nazzari fa la festa ai suoi nemici proprio in un improbabile Polsi che aveva le fattezze, invece, di quelle del santuario di Paola.
A nord di Ciurrame,  e precisamente nella chiesa di san Nicola di Bari, di fronte il lago grande di Ganzirri, si trova una copia della statua della Madonna di Polsi e da lì ogni anno un nutrito numero di pellegrini partono in barca fino a Scilla per recarsi a Polsi, valicando a monte di Bagnara.
Termino consigliando alcuni testi per capire quanto accade o è accaduto a Polsi : innanzi tutti Il ramo d’oro di John G. Frazer e Totem e tabù di Sigmund Freud, quindi, Emigranti del carerotu ( di Careri) Francesco Perri ed i racconti del cosentino Nicola Misasi. Il libretto di Corrado Alvaro, Polsi nell’arte, nella leggenda, nella storia del 1921, mia impressione questa, è troppo infarcito di misticismo adolescenziale e per niente assimilabile alle opere della maturità del santulucotu ( di San Luca), tutte piene di sfrenati ardimenti giovanili e senili.
 


lunedì 7 maggio 2012

Non solo chiacchiere - atto secondo

 a gentile richiesta anonima, le fave




e la loro giusta fine

venerdì 4 maggio 2012

Chiamami Aquila (Michael Apted - 1981)



Al Reverendissimo Sacerdote Ernesto Gliozzi

Di monte in monte la tua sacra lira
De l’aquila il gran volo sospirando
Di là de l’Orsa col suo volo a spira
A l’infinito giunge, a Dio cantando

Di gloria gl’inni a cui salire aspira
L’alma tua eletta degna d’Ildebrando
Pel tuo rigor nel tempio, cui ammira
Popolo e Dio, sempre Te lodando.


Tra quei monti torreggia il tuo Parnaso,
su cui dai vanni d’oro la tua musa
gl’increduli in credenti ha persuaso.

Così di diva luce circonfusa
L’etica poesia senza occaso,
onde Te rinomanza non ricusa.

                                                                     Vicenzo Papalia

Un giorno dovrò pur scrivere sul dottor Vincenzo Papalia, autore di poesie e dell'unico romanzo autobiografico uscito da Platì, amico dello zie Ernesto sen., nonché medico della famiglia Gliozzi tra la fine dell'800 e i primi del 900.

giovedì 3 maggio 2012

Primo maggio rosso (reg. Chris Marker - 1967)



She wore a red ribbon

Il 1° maggio passoi* come tanti altri primo maggio.
Anni addietro si partiva per manifestare accanto alla classe operaia, ora che anche questa passoi si parte per invadere montagne, campagne e qualche marina.
Negli anni della mia infanzia a Platì si usava celebrare questa festa.
Platì nella vita quotidiana era due paesi, ancora adesso è così: quello della Chiesa di Maria SS. Di Loreto e quello del Municipio, due entità distinte che non collaborano, se non per gli atti di matrimonio.
In quella mia lucente infanzia il municipio era condotto dal Partito Comunista che aveva per simbolo una spiga: “ spica, spica ta iettammu a ressccia “. Non ho mai capito a cosa si riferisse , ma era un detto che circolava per le strade del paese in bocca ai sostenitori della spiga. La Camera del Lavoro era un po’ la lunga mano dei reggenti il municipio.
Municipio e Camera del Lavoro per la ricorrenza del 1° maggio si sostituivano alla chiesa imitando quella che era la festa  della Madonna du ritu o di santu Rroccu.
La banda, i cui musici portavano attorno al collo un fazzoletto rosso – she wore a red gibbon per chiosare John Ford -, faceva il giro del paese  alternando nelle sue esecuzioni  Brunetta, la mia preferita di sempre, Bella ciao, Andiamo a mietere il grano, L’internazionale, Bandiera rossa. Secondo me Mira il tuo popolo era pure molto appropriata se eseguita bene in forma di marcia, per via della parola popolo compresa nel titolo, se non per il fatto che per quella ricorrenza vi era stato fatto coincidere un improbabile San Giuseppe lavoratore;  di certo il motivo sarebbe apparsa blasfemo a quelli della spiga.
Compariva anche qualche bancarella di giocattoli o calia.
A sera dopo una sommaria processione,  in testa i rappresentanti la giunta comunale e la Camera del Lavoro, per la via XXIV maggio, con la banda che strombazzava Bandiera rossa ci si recava alla “cresiola” dove sorgeva un palco che ricordo con molto incanto: non era quello tutto colonnine, merletti, luci ed un luccicante lampadario al centro,  su cui si esibiva la banda in uniforme di gala, la sera del sabato o della domenica nella ricorrenza della Madonna o di San Rocco e da cui provenivano le note di famose sinfonie o arie d’opera, era molto più modesto ma abbellito con gusto popolare.
L’impalcatura, di forma rettangolare,  era di neri tubi innocenti , il piano di tavoloni lunghi quattro metri, provenienti da qualche cantiere portavano tracce ben visibili di cemento e calce. Un semplice addobbo lo rivestiva: alti rami fioriti di oleandro  recisi lungo “u drittu filu”. Il rettangolo era illuminato da normalissime  lampadine appese alla piattina che portava la corrente per accenderle.
Li sopra  all’imbrunire si esibivano i portavoce della Camera del Lavoro e del Partito che venivano dai comitati provinciali reggini. Come in tutti i tempi, solo promesse e buone intenzioni.
In fine per allietare il popolo  se non era la banda che saliva per intonate canzoni popolari e tarantelle ci pensava qualche urlatore/urlatrice, anch’essi reggini,  con altre promesse e buone intenzioni di tutt’altro genere e contenuto.
Anni prima, nel buio dei miei primi anni, subito dopo i comizi c’era la proiezione cinematografica in piazza mercato. Le immagini, di sicuro film sovietici in rigoroso bianco e nero, come il ricordo,  uscivano, incantandomi , da un furgoncino adibito per questo scopo su cui era montato il proiettore. Le immagini andavano a riflettersi sul bianco telone montato sopra la piccola bassa costruzione  che recava la scritta mercato.  La piazza mercato era gremita unicamente di uomini, i più fortunati erano appoggiati alle inferriate dei balconi che circondavano la piazza e da cui si affacciava  qualche rara donna.
Anche quel cinema passoi , e quell’ indimenticabile piccolo mercato.

 * passoi è termine in uso nella provincia tirrenica messinese per indicare materia e tempo ormai svaniti irrimediabilmente.


mercoledì 2 maggio 2012

lunedì 30 aprile 2012

Il buon soldato (reg. Franco Brusati - 1982)



Locri 20 maggio (1941). Carissimo Peppe
Ti scrivo queste poche righe, ma questa volta ti faccio un rimprovero. Prima tu ti lagnavi di ricevere da noi poca posta, ora questo debbo dirlo a te, ti sei dimenticato di scrivere spesso, anzi scrivi rare volte, cosa che non devi fare, perché noi siamo tutti in casa e tu pure non ricevendo così spesso notizie, non hai di che impressionarti. Invece noi ti abbiamo da lontano ed in luoghi disagiati, ed il nostro  pensiero e continuamente per te, ci conforta soltanto con la notizia spesso; anzi la vorremmo tutti i giorni, invece tu non pensi, la preoccupazione che abbiamo per te. Ti prego quindi di scrivere più spesso. E poi perché nella tua ultima non parli di licenza? Noi ti aspettiamo, e bada di non partire per dove sarai destinato senza venire a casa. Come stai? Noi stiamo tutti bene anche a casa, Ieri è venuta Cata con la macchina di Pepp’Antonio, ed è ritornata ieri stesso a Platì  Iola ha pure passato pochi giorni a casa ed è ritornata pure ieri con Cata. C’è qua pure Amalia. Ci ha fatto pure una visita lo zio Giuseppino, Giovedì stesso, si trovava di passaggio per Siderno. Ti ricordo ancora una volta di farti il S. precetto Pasquale, hai tempo fino all’otto giugno e la mamma non è tranquilla finché non l’assicurerai non che lo farai: ma che l’avrai fatto. Carissimo Peppe se il demonio ti tenta di trascurare i tuoi doveri da Cristiano dal primo anno che manchi di casa, poi un’altranno farai meno conto, non lasciati vincere. Tanti abbracci. La mamma ti manda la S. Benedizione.
Tua aff.ma Fina


venerdì 27 aprile 2012

Harvest



Come ho ricordato prima ho prestato mano d’opera con Taormina Arte, e in quella sede con i circoli messinesi si organizzarono retrospettive su Roger Corman, Brian De Palma, Peter Weir e il cinema australiano.
Già negli anni del mio apprendistato al Cineforum Don Orione per mezzo di Ubaldo avevo timidamente collaborato alla “Settimana del Filmnuovo” una sezione della Rassegna Cinematografica di Messina-Taormina affidata al professor Sandro Anastasi, critico cinematografico della Gazzetta del Sud, creata negli anni della contestazione per tacitare i turbolenti giovani – un pallido scopiazzamento tutto buddace di quanto era accaduto a Cannes e a Venezia dove a scendere nella strada era gente come Godard, Truffaut, Malle, Pasolini, Bertolucci provocando turbolenze davanti al Palais e al Lido – che si opponevano a quanto gestiva dispoticamente Gian Luigi Rondi.
Le proiezioni della “Settimana”, si svolgevano nella varie sale messinesi affittate di anno in anno; il Trinacria e il suo Giardino, l’Odeon, il Garden e il Giardino Corallo. Più avanti dopo l’abbandono da parte mia del Cineforum continuai, chiedendo, assieme a Franco Cingari, al gentilissimo professor Anastasi di poter dare una mano, soprattutto per la retribuzione che ci veniva accordata, poca cosa di fronte a quanto percepivano impiegati e dirigenti dell’E.P.T di allora. Questa partecipazione mi diede comunque l’occasione, talvolta, di mettere piede a Taormina, con la macchina e l’autista, Silvio, della Rassegna, e recarmi al San Domenico dove c’era la vera e propria organizzazione e intravedere nell’andirivieni di quelle stanze qualche personaggio famoso.
Nel frattempo giunse il 1984, non quello di Orwell ma quello di Leone con l’arrivo nelle sale di C’era una volta in America, per dirla con Walker Percy  “sono un uomo giovane, ventinovenne, ma sono pieno di sogni, quanti  potrebbe averne un vecchio”,  il mio ideale di bellezza ha finalmente un volto e un corpo e per giunta il suo cognome è come quello di  nonna Mariuzza.



giovedì 26 aprile 2012

L'avventura (reg. Michelangelo Antonioni - 1959)





dalle Aci a Noto - le foto sono di Salvatore Carannante

venerdì 20 aprile 2012

Fratelli lontani (reg. Pino Mercanti - 1954)



Platì  21.  1.  63.
Mio caro Fratello

Faccio presto a rispondere la tua cara lettera, che Dio sa quanto sollievo a portato all’animo di tutti noi, nell’apprendere prima di tutto che stai bene. E poi che ti sei messo a lavoro in un calzaturificio. Caro Fratello tu sei privo della parola per tua infelicità, e per nostra eterna tristezza. Mi dici che la padrona di casa ti vuol bene noi tutti di cuore la ringraziamo. Tu sei cosa di essere voluto bene, ma il destino bisogna lasciarlo fare. Vuol dire che Dio è grande e se pensa agli uccellini per non fargli mancare il cibo, per te che sei privo di una delle cose più belle della vita non  può a non dare anche a te la sua misericordia.
Quando rispondi mi dici nella fabbrica che lavoro fai.
L’altro ieri scrisse Rosi i Masi e io gli rispose, ora aspetto la sua risposta.
A Peppino e Franco Pangallo me lo ringrazi delle gentilezze che ti fanno, me li saluti.
Io come ti dicevo quando eri qui, quando posso vengo a farti una visita così vedo con i miei occhi come la passi.
Smetto con l’augurio che questa ti trova in ottima salute lo stesso ti dico di noi tutti. Saluto Rosi Morabito e famiglia. Saluto Pangallo e famiglia. Ti salutano i miei bambini specie Gino e Gianni che sono col tuo nome sempre sulla bocca.
Caramente ti salutano e ti abbracciano i nostri genitori e ti mandano la S. Benedizione da me e da mia moglie con grande affetto ti salutiamo
Tuo aff.mo Fratello Ciccillo

Caro Totò
Mi consolo che state bene e che avete preso lavoro Come risponde mi dice che lavoro fate
Ti raccomando mio Fratello, quando siete in giro per le macchine
Ti saluto caramente  Ciccillo

giovedì 19 aprile 2012

Scritti Politti - Perfect world


Mimma ( perché nata di domenica) l'ultima arrivata a Ciurrame