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lunedì 5 marzo 2012

I giorni randagi (reg. Filippo Ottoni - 1988)

Ci sono i giorni montuosi ed ardui che si impiega un tempo infinito a superare e giorni in discesa che sim lascian discendere a tutta velocità.
Marcel Proust, op. cit

venerdì 2 marzo 2012

Harvest




E ancora. Quando la notte, per scansare qualche servizio più pesante, mi mettevo di PAO, Picchetto Armato Ordinario, accendendo la piccola radio a transistor Philips 80, capitava che l’angelo di deejay di una emittente locale,  molto simile a Radio Messina Quartiere nelle scelte musicali, faceva girare sul piatto The River del Boss, e lo faceva anche in quelle notti fredde e più lente da trascorrere, in cui ero sull’altana a guardare oltre la parte illuminata intorno alla caserma. Di certo non mi ha fatto sentire inutile. E ci fu una mattina quando dopo una notte passata al comando, era stato nel frattempo nominato caporalmaggiore, del drappello di guardia alla porta centrale, al momento dell’alzabandiera, al cospetto di tutta la caserma “Pasquali”, ufficiali, sott’ufficiali e truppa, mentre urlavo il presentat arm, con la banda che intonava l’inno di Mameli, che mi avrebbero potuto ordinare di invadere nuovamente la Polonia per come mi sentivo in quel momento, dentro un film epico di Anthony Mann.
Rock’Roll animal di Lou Reed, in cassetta, lo faceva serpeggiare per le camerate un catanese che aveva solo una pecca, era l’unica cassetta in suo possesso e lui ce la faceva ascoltare dall’alba al tramonto. Costui la notte, prima di andare in missione a mollare buste di plastica piene di acqua ed altre porcherie, si preparava ascoltando l’intro con quell’assolo di chitarra che rimane una delle cose più belle di Lou Reed. Erano note di terrore in quell’istante, che annunciavano all’ignaro malcapitato la pena per una infrazione al codice del nonnismo. Un urlo disumano volava nei corridoi, attestava che la busta si era deflagrata sul malcapitato di turno ed il sonno poteva riprendere tranquillamente per quella notte.
Quello fu l’anno in cui il battaglione a cui ero assegnato ebbe l’onore delle cronache radiotelevisive e giornalistiche. Un giovane muratore che lavorava dentro la caserma mise in moto un cingolato anfibio, sfondò il muro di cinta e dopo un percorso di qualche chilometro si fermò al casello dell’autostrada Roma-L’Aquila per prendere il biglietto. Voleva andare dalla sua fidanzata e farle fare un giretto. Come un film a velocità raddoppiata ci armammo e montando su qualsiasi mezzo scappammo a riprenderlo in tempo. I giudici,stranamente, furono molto clementi vista la giovane età.



al massimo del volume, sentite qui sotto lou reed quando non era un pensionato del rock'n roll

giovedì 1 marzo 2012

Nata di marzo (reg. Antonio Pietrangeli - 1957)

 la mamma 01/03/1913
con la zia Amalia, alla sua destra e la zia Iola, alla sua sinistra

chi le avrebbe mai detto che 25 anni dopo la data sulla cartolina sarebbe andata ad abitare
qualche metro più sopra  Piazza Vittoria, in Piazza san Vincenzo!

mercoledì 29 febbraio 2012

Il concorso - atto secondo - allegati









Caro Ciccillo,
Mi piace che stai facendo il mese mariano in modo splendido -  a dispetto di tutti: L’interessante è che non abbiate a scoraggiarvi, e cadere ammalati. In quanto al resto, si sperano cose migliori, ché l’avvenire è vostro.
La politica adottata, sino ad oggi dai nostri è aiutati che Dio t’aiuta!, e nel momento del bisogno si squagliano. Prendiamo nota. Le candele costano più delle dieci lire e non te ne posso mandare che un chilo. Io sto … come posso.
Vi abbraccio
                    Aff. Zio
                            Ernesto

Caro Ernesto,
Avrei voluto che anche tu mi scrivessi, Quando mi disse la zia che quella sera soffrivi ne ebbi gran pena e ancora ti considero. Non voglio che te l’abbia a prendere molto sul serio. La buffonata scese dall’alto e voi due restate gli stessi, anzi più alti – perché l’avvenire è vostro. Io fascisticamente me ne frego.
Ieri ho fatto intervenire pelle dal medico Polito. Pare che egli abbia veramente perorato la vostra causa; ripete che non tutto il male viene per nuocere, che oggi riprenderà la arringa. E che – dopo tutto a Locri c’è un bel posto.  Forse di coadiutore Audino? Volesse il cielo!
Il campo in questo caso, si presenta molto vasto e fruttifero. E il Comm. Mittiga l’avete visto? Ecco le notizie e le speranze che volevo sentire
Mi diceva il medico quale commissione mai si è presentata dal ve… chi è il nostro portavoce e se il Pref. e il Fed. Si siano davvero interessati. In queste domande vedo un po’ di scetticismo verso i nostri Amici(?) Migliaccio dignitosamente si mantiene neutrale. E’ vero? Vi disse della mia lettera? Voglio vedere che mi saprà consigliare. So, in fine, che sino ad oggi la bolla non è stata rilasciata. Se ti avviene di avere notizie “meno catastrofiche”, ti prego di comunicarmele.
Fai coraggio alla mamma e  alle sorelle. Papà deve mettersi i nervi a posto e che non compromettervi.
Sono sicuro che non siete bambini.
Ti abbraccio caramente insieme al resto della famiglia.
  4 – 5 - 1940
         Tuo aff. Zio
Ernesto

Carissimi
Mi comunica il Cancelliere che l’approvazione l’abbiano avuta ognuno – ma che M. ha superato tutti.
Sta al Vescovo di avvalersi delle sue facoltà e decidere …
Suppongo che l’apatia abbia padroneggiato i nostri Amici, mentre i nemici sono stati più sagaci: è il momento di fare agire Migliaccio, Pelle e la Commissione. Abbracci a tutti
                                                                                                                                    E_______


Carissimo Ernesto,

ò saputo ch’eri andato a S. Giovanni; ma, non sei riuscito a fare che Minniti non si presentasse al Concorso. Da ciò dovrei capire che fu il vescovo a dirgli che si presentasse e che aveva intenzione di farlo arc. di Platì.
                Stando così le cose non dovevate presentarvi voi altri, avevate più ragioni a poter rimproverare al vescovo questo suo modo di agire. Il cancelliere che fa tanto l’amico collo zio non doveva avvisarlo?
  Fa l’amico per tornaconto e niente altro. Vi fu comunicato l’esito del concorso? Approvati tutti. Volendo preferire l’anzianità non c’era lo zio? Stai allegro non preoccuparti. Ricordi che ti dicevo che con questo Vescovo c’è d’aspettarsi ogni improvvisata? Può darsi che ti capiterà appresso molto meglio. Affettuosi abbracci aff. Can. Antonio Gratteri
P.S. Di questi miei giudizi non dire niente a nessuno. Parleremo a voce

Careri  6 – 5 -1940

Carissimo Ernesto,

Eccovi l’indirizzo richiestomi:
Studente Licciardello Giuseppe
Via Carbonari N. 1
Catanzaro

Ho saputo, se la notizia risponde a verità, che Minniti prenderà possesso il giorno di Pentecoste, cercate di mantenervi calmi, e raccomandare anche alla popolazione la calma, perché ogni dimostrazione ostile vi potrebbe pregiudicare.
Cordiali saluti
Aff
Sac: Oliva Francesco

martedì 28 febbraio 2012

La morte e la fanciulla - Quartetto per archi n. 14 in re minore D810 - Franz Schubert


A l’anima benedetta
De la signorina Paolina Furori
Due volte bella
Ne lo spirito e ne le sembianze

( Versi )

Oh non mi date i pallidi
Crisantemi di morte onde si copre
Ogni superbo tumulo:
Pallidi come i fior sono le opre
Oggigiorno de i nobili-
Neppur domando lacrime bugiarde
Spremute per miracolo
A cuor che per amor giammai non arde
Come la cartapecora.
Non lacrime né fior io vi domando
Per il beato spirito
Che da la terra al ciel salì trillando
Come festante allodola.
Oh datemi la palma di vittoria
E l’ulivo pacifico
Faremo una corona a la memoria
De la defunta vergine
Che nella valle dove regna il pianto
Spiccò d’un tratto il rapido
Volo verso l’azzurro dove il Santo
Regna Gran Dio di Sabaoth.
Sac. Ernesto Gliozzi sen



questa, per me è la migliore esecuzione in senso assoluto, ed il Quartetto Italiano il più grande mai esistito

Sono covinto che lo zio non conoscesse L'antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, leggendo la sua poesia la mente volò a quell'opera, del resto gli anni di composizione di ambedue coincidono ed anche il Bonamico con Spoon.

lunedì 27 febbraio 2012

Koko Taylor - Voodoo Woman


Stavo pensando che tu sei il solo uomo (da me conosciuto) che racchiude in sé VERAMENTE oltre il fanciullo  la donna evitando così quell’odiosità che hanno tutti gli uomini (da me conosciuti) - poveri
Questo messaggio è di Layla, si potrebbe aprire un dibattito, ma nulla toglie alla sua affettuosità
Invece la canzone me l'ha segnalata Antonella Phard L.R.

venerdì 24 febbraio 2012

La casa senza tempo (reg. Andrea Forzano - 1943)











Così come la vedete voi ora è come la vidi l’ultima volta. Aveva cento anni passati, poi... non ci fu più!
Una storia unica è la sua.
E’ stata la casa dei miei bisnonni Gliozzi, Francesco e Rosa Fera, dei nonni Gliozzi, Luigi ed Elisabetta Mittiga, dei nonni Mittiga, Rosario e Mariuzza Trimboli, degli zii Gliozzi e Mittiga; infine unendoli tutti fu la casa di papà e mamma.
Lo zio Ciccillo, la zia Rosina, la mamma, zio Ernesto, zia Gemma e lo zio Pepé nacquero qui. Qui vennero al mondo Maria, Lisa, Gianni ed io. Fu la casa anche della zia Serafina, sorella di nonno Luigi, quando ancora viveva  il marito di lei, Antonio Zappia. Da qui uscirono spose la zia Rachelina, la zia Rosina e la zia Pina.
E’ stata una dimora vissuta fino alla sua decadenza.  Le uniche persone che vi morirono furono dapprima la mia sorellina Lisa, di pochi giorni, e il  nonno Rosario nel 1967, forse vi morì il marito della zia Serafina, ma di questo non sono sicuro.
Una cosa strana mi succede quando vado a Platì e passo per la via dove essa sorgeva: non vedo la sua sostituta bensì essa ancora com’era, grande, dai bassi bui che emanavano paura e mistero, ai solai dove venivano riposti i frutti come in un frigorifero; alle stanze dello zio Peppino e di Saro e quella parte dove c’erano il focolare ed il forno a legna. Prima di arrivare in questa parte, in un mezzanino sorgeva una loggetta che dava nel giardino degli Zappia, e da dove si poteva alzare lo sguardo verso il campanile della chiesa “du ritu”, vi esisteva anche, incassato nella parete, un gabinetto d’emergenza.
Ancora al piano basso esisteva la mescita del vino appartenuta al nonno Luigi e  la dispensa dell’olio; al livello stradale sorgevano la calzoleria dello zio Peppino e la “bottega di generi alimentari e diversi” come recitava il timbro delle attività li svolte.  Alle spalle di quest’ultima c’era una parte bassa con  attaccata una che portava al livello stradale, nella prima vi scorreva la mastra e nell’altra c’era il gallinaio; fuori, nei limiti con gli Zappia, vi era pure una pergola di uva fragolina.
Come in una panoramica in technicolor e techniscope alla sua sinistra c'era attaccata la casa di zia Annina, con a piano terra l'ufficio del dazio, successivamente la casa Zappia-Galatti e oltrepassando corso Umberto il bar di papà. Di fronte ad esso, sulla via XXIV maggio,  c'era l'ufficio postale e risuperando il corso la casa della signora Fera, quindi un casalino, luogo di invenzioni ludiche; dopo la scalinata che portava al municipio c'era la casa di Raimondo con affiancata quella di don Umberto Romeo e più avanti quella di mastru Cicciu u cruciatu, al secolo Schimizzi, di fronte, oltrepassando la via XXIV maggio, la casa du bumbiu e tornado verso casa mia la falegnameria di lignuduru, più oltre una discesa con il panificio carrarmatu, il bar di Dante De Maio, quindi la Casa. Questo che vi ho circoscritto era il perimetro dei giochi che non bisognava oltrepassare e incorrere nelle sanzioni paterne.
Davanti la casa vi passavano le greggi portate al pascolo, le processioni ed obbligatoriamente i morti che venivano portati al cimitero. Ero nella bottega chiusa, che giocavo per terra, con il nonno Rosario che rispondeva alle mie domande su quel mistero come la morte, mentre fuori passava il carro funebre trainato dai cavalli, un rumore assordante e sinistro di zoccoli e ruote, come nei western leoniani,  e,  dentro la bara, lo zio Michele, fratello di nonna Lisa.
E’ destino delle case essere sostituite da altre nuove, un destino che arriverà per l’altra casa, adesso silenziosa, dove neanche lo squillo del telefono, alle mie chiamate dei primi tempi del suo abbandono per alimentarvi ancora qualche tremito di vita, potrà scuoterla, anch'esso rimosso.

Scusatemi, ma tutte queste foto e parole la casa se le meritava.

giovedì 23 febbraio 2012

Corsico: provincia di PL (Reg. Giorgio Stegani - 1976)



Corsico 26/2/65
Carissimi Genitori
Subbito vi rispondo la vostra cara lettera e sono contento che di saluti state tutti bene, e un altro tanto vi posso dire da me che sto molto bene. Ora vi dico che io sto ancora lavorando dove ero e sto facendo 9 ore e mezza al giorno. Ora come voi dite che a PLATI’ la neve non si a visto ma fa un freddo tremente io vi dico che qui a Milano sta facendo dei belli giornate di sole e senza  un filo di freddo. Come dite che la fine di questo mese si sposa la signorina Maria che quando va Ciccillo che gli da i miei puri migliori auguri per parte mia. Ora vi ricevete tanti saluti, mi salutati tanto i miei sorelle e famiglie, saluto a Ciccillo e famiglia e in fine vi saluto a tutti voi mamma e padre e sono vostro figlio Mittiga Giuseppe

Come dite che io vi o mandato la somma di lire 100.000 vi dico  che non vi o mandato niente che io questi soldi c’è le o posate io qui

Gino io sto molto bene e tu come stai ti saluto tanto tanto e sono tuo zio Giuseppe

Ora vi ringrazia la signora di dove io abbito della cartollina che si avete mandato che la ricevuto assieme con la mia lettera

Ora fatemi a sapere se la sera di Mercoledì 17 avete sentito qualche cosa per aria che io mi trovavo in casa dei figli di mastro Saverino u cicella che ci stavamo scaldando un po alla stufa e a colpo abbiamo sentito tre colpi di bombe atomiche e dopo siamo usciti fuori a vedere cosa è abbiamo visti tanti agente che guardavano in cielo e abbiamo visti dei aerei che volavano in aria che non finivano mai fatemi sapere se anche a PLATI’ e successo cosi Mittiga Giuseppe

martedì 21 febbraio 2012

Il concorso - atto 2 - allegato 1°





Reverendo
La causa di non essere voi arciprete nel vostro paese sono stati i vostri paesani che anno mandato lettere al vescovo è di più sono andate di presenza ma di più è stata una donna chiamata d’. M. la moglie del m. che a mandato persone dal vescovo e gli a pagato il viaggio e di più ha spinto a l’arciprete di andare a fare il concorso. Voletele bene i vostri paesani ma specialmente a questa donna che vi a fatto questa offesa e portatela di buon occhio che per lei voi non siete arciprete.  Fatemi il favore chiamate il marito di donna M.  e dite che la corregga a sua moglie che tutte le giorni manda persone a dire a l’arciprete che se ne viene per presto per dispetto vostro vi prego che questa lettera non la mostrate a nessuno per amore di Dio
Tanti ossequi un vostro intimo
amico

lunedì 20 febbraio 2012

Harvest




Totò mi disse: “vedrai , sarà un anno in cui non ti dovrai preoccupare di niente, a tutto provvederà lo Stato”. E così accadde.
Tra Sulmona e L’Aquila, dove arrivai sotto un nevicata a cui non ero abituato, l’unico modo di occupare il tempo della libera uscita, avendo finito in un pomeriggio le bellezze della città e le sue artistiche chiese, fu di stiparmi dentro i cinema e vedere di tutto da Walt Disney a Bianco Rosso e Verdone. Collezionai così un gran numero di capolavori e, con mio scorno, la clinica delle supersexy, che andai a confessare al cappellano della caserma.
Accaddero anche degli avvenimenti piacevoli che col passare degli anni hanno fatto maturare l’idea che quell’anno non sia stato del tutto inutile.
Un fatto che mi fece lievitare di gioia accade d’estate, un pomeriggio ci misero a marciare per punizione. Il comandante della caserma doveva aver visto MASH di Robert Altman, per suo ordine il furiere in quei pomeriggi di canicola, diffondeva musica dagli altoparlanti Geloso. Qualcuno doveva aver messo insieme agli altri lp, Harvest di Neil Young. Durante quella marcia punitiva il furiere lo mandò tutto, compresa la pausa per voltare alla b side. Ancora quando lo ascolto mi tornano in visione il sudore, la nuca di chi mi stava davanti, gli scarponi, la voce del canadese e quella del sergente di turno che ringhiava imprecazioni contro il pigro plotone.
Did i see you down in a young girls town
With your mother in so much pain